ROMA – Sei disposto a morire per un’altra persona? Da inerme cittadino, tu. Sì, tu, tu che vuoi l’articolo sul Salone Internazionale del libro di Torino, o tu, che vuoi avere consigli sui nuovi libri appena usciti; tu, che per renderti più colto leggi Satisfiction o navighi qui, tra queste pagine; tu, che lèggi due libri a settimana e, a stento, esci da casa. Tu, e tutti gli altri che non ho menzionato ma che so esserci, tu, sei disposto a morire per un’altra persona? Un’altra persona sconosciuta, non un caro, si intende. Troppo facile essere disposti a morire per una persona cara… Allora? La tua risposta più sincera? Qual è la tua risposta più sincera?
Le forze migliori delle istituzioni non ci sono più. I movimenti li devono fare quelli che non hanno niente da perdere. Ché gli altri, quelli che hanno troppo attaccamento alla vita, non la metterebbero a rischio mai nemmeno per il padre.
Nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo. Minuscole volute, non frutto di refuso. Mio padre si chiama Alberto, ed è padre di un figlio che vive di espedienti bastardi, calpestando e violando legami e urgenze familiari in nome dell’egoismo e della droga. Mio figlio non c’è, perché per trentaquattro anni ho dovuto preoccuparmi di galleggiare e, si sa, più pesante sei, più facilmente affondi, un pupo in braccio proprio non lo potevo tenere. Lo spirito santo non so dove cazzo sia, sicuramente non qui. Questo fa di me una persona che non ha niente da perdere. Questo mi rende libera.
Allora scrivo questa lettera aperta a tutti quelli che, come me, non hanno niente da perdere, perché a mio padre non chiederei mai di lasciare mio fratello orfano. Scrivo questa lettera a tutti quelli che sono disposti a rinunciare alla propria vita per mio fratello.
Facciamo un movimento. Che sia in movimento
Un movimento, strutturato e pensato. Un movimento generale che sia sincronizzato, determinato, compatto. Un movimento di quelli fermi, che fai quando hai un grave tra le mani da spostare e non puoi sbagliare e mettere il piede in fallo. Un movimento che sia di spostamento, un movimento che cambi.
“Se vi serve una penna io ci sono!”
“Perfetto! Scrivi un contributo di seicento battute da pubblicare su Chronica libri di domani!”
“Sarebbe meglio, prima, strutturare il tutto e aspettare adesioni…”
“Le adesioni siamo noi… tu struttura il tutto, intanto io vado.”
Ecco, non questo.
Questo non è movimento vero. Questo è desiderio di dimostrare. Io non voglio dimostrare. Sono sempre stata contraria alle dimostrazioni perché, come diceva la mia psicologa, mostrare a qualcuno un esempio non lo porterà ad agire in quel modo, mai.
Agisci. E nell’agire la gente ti seguirà. E se non lo farà, poco male, perché ti muovi per un tuo bisogno, così come fai quando scrivi. Un’esigenza uterina, o di pancia. Un’emergenza che ti sveglia nel cuore della notte come squilli o sirene, e ti fa andare a una scrivania a buttare giù parole. Non c’è giorno della mia vita in cui non abbia desiderato essere sola. Detesto chiunque, il genere umano è quanto di più disgustoso esista. “Siamo in troppi, ormai, a farmi schifo” come dice Gian Paolo Serino. Sì, siamo in troppi. Quello di troppo sono io. E, visto che non posso agire direttamente sugli altri perché il padre ci ha dato il libero arbitrio, allora agisco sull’unica persona che possa comandare. Me.
Allora, ora, posso dire “siete in troppi, ormai, a farmi schifo”. Ciò nonostante, sono disposta a morire. Non per voi, non morirei mai per voi. Mi fate schifo, con sincerità e nobiltà di cuore, vi dico che mi fate schifo. Polemici, arrabbiati, inutili nel vostro lassismo, nel vostro perbenismo cellulosico. Mi fate schifo perché nella vita non avete altro da fare se non giudicare dai vostri pc. Allora giudicate questo pezzo, fatelo con calma, mi raccomando. Editatevi, contenetevi, pensate bene alle parole. E poi, se potete, censuratevi.
Ecco, per la causa, fate questo. Censuratevi. Se siete di quelli con un grande attaccamento alla vita, censuratevi, questo sarà il vostro movimento. State zitti. Il silenzio è assenso. Contribuite così. Non per me, per la quale provate disgusto, ma per la causa, per l’ideale causa. La stessa per la quale mi muovo. Il muoverci per lo stesso obiettivo ci renderà meno distanti. Meno disgustosi, l’uno agli occhi dell’altro.E allora invito chiunque sia disposto a seguire l’ideale causa del morire per un’altra persona, a inserire nello spazio sottostante non commenti, ma propositi. I propri, personalissimi proposti di movimento. Piccoli, quotidiani. Grandi, plateali. Ognuno fa quel che può, per ruolo, occasione, possibilità, capacità e attitudine. E che lo facciate firmandolo, a viso scoperto.
Che questi propositi siano promesse e che vi ricordiate, ogni giorno, di rispettarle. E che le vostre firme siano reali, perché quando si sceglie di entrare in movimento bisogna essere onesti, verso sé stessi.
“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. Le gocce che fanno traboccare i vasi non si annunciano, arrivano e fanno quel che devono. La mia paura di vivere in questo modo ha superato, ormai, la mia paura di morire.
E tu, non te ne accorgi che stai già morendo?
ROMA – Flavio Carbone (alias Frank Solitario)
Tutto ruota intorno a terrore e tensione.
Dalla rivoluzione francese in poi.
I lumi della ragione sono durati uno scampolo di secolo, per cedere giusto il passo ad un irrazionalismo strutturato. Sul terrore e sulla tensione.
Lo Stato italiano attuale nasce da delle fasi conclusive di una Guerra Mondiale i cui contorni sono molto, molto sfocati e confusi.
I voltafaccia sulle alleanze, i referendum probabilmente taroccati, le intrusioni invasive della C.i.a. Il tavolo della democrazia sempre, costantemente truccato.
Due partiti di massa, scaturiti dalla Resistenza di cui uno solo era legittimato a governare, nello scenario di blocco occidentale in cui era inserita l’Italia.Insieme alla C.i.a., intorno alla C.i.a., indipendentemente dalla C.i.a., apparati paralleli allo Stato, che interferiscono con lo scorrere delle tranquille e anestetizzate vite di un popolo allergico ad ogni cambiamento.
Momenti di passaggio epocali scanditi dalle bombe. Nelle stazioni, nelle piazze, sui treni, nei cieli.Il piombo. Nelle piazze, nelle gambe, nelle strade.
Un filo conduttore che è rappresentato dal riuscire a capire sempre tutto senza sapere mai niente.
Brindisi, ore 07:44.
Studentesse lasciano parte dei residui del sonno della mattina su un pullman; si spande il vociare, qualcuno corre, risate sovrapposte, un intero giro d’orologio e arrivano uno-due-tre tuoni a sovrastare tutto e spegnere ogni voce in un silenzio elettrico.
Non mi spiego perché, nell’immediatezza.
La mafia, le mafie, la pazzia. Macché: terrore e tensione.
Terrore per definizione; dacché compaiono come per miracolo subito dopo i R.o.s. dell’antiterrorismo che hanno “indagato” sull’attentato al dirigente della Ansaldo pochi giorni prima.
Tempestivi, sbucano dal nulla di un iperuranio da dove già si sapeva tutto prima che gli inquirenti cominciassero a fare ipotesi.
Hanno detto fateci largo, non vi preoccupate, lasciate fare. I rilievi del caso, le sistemazioni del caso.
Spesso così tempestivi da fare una tale pulizia non rintracciabile finanche prima dell’esplosione.La controinformazione impazza, su direttiva delle deliranti e volutamente confuse veline di qualche funzionario degli interni.
All’Ansa diamo… ma sì, va bene, la mafia siciliana contro l’Istituto Falcone.
All’Adnkronos diamo, diamo… la Sacra Corona Unita contro le retate dei giorni scorsi.
A Sky tg24 che cosa possiamo dare? Oddio, vabbé, diamogli la pista passionale, ché questa gente si beve tutto. Niente di più facile; la sedicenne in calore tradisce il fidanzatino, e lui che fa? Progetta un ordigno con tre bombole del gas manovrate a distanza da un congegno elettronico che potrebbero uccidere centinaia di persone.
Ma… c’è qualcosa che non quadra.
Napolitano: “Focolai eversivi”. Monti: “Tentazioni eversive”. Veltroni: “Manovre eversive che in momenti di passaggio tentano di conquistare il potere tramite l’attuazione di una strategia della tensione”.
Certo. E poi ci sono i R.o.s. che indagano sul caso Ansaldo. Il terrorismo.Ma forse sarebbe meglio dire il tensionismo. Entro in campo come soggetto attivo nella questione.
Decido di chiamarlo tensionismo.
Decido, arbitrariamente, che è strano che ci siano volantini che minacciano Monti e Napolitano proprio in questi giorni. Decido che è strano che ci siano bombe a Equitalia e mai nessuno che ci dica da dove vengono. Decido che è strano che venga gambizzato un dirigente dell’Ansaldo e che non si facciano già più ipotesi.
Ogni tanto viene ritrovata qualche bomba inesplosa nella metro.I partiti di maggioranza relativa al 15%, l’astensionismo al 40%, i movimenti di protesta quantificabili nel 20% del Paese.
I giorni in cui il P.C.I. poteva sorpassare la D.C. Bombe nelle piazze, stragi, sequestro Moro.La fine dei partiti derivante dalla caduta del Muro di Berlino, la fine di Andreotti.Il ’92, le stragi di Mafia, Falcone e Borsellino, un nuovo terrore.
L’arrivo di Berlusconi. Un sereno ventennio di plastica.La fine di Berlusconi. Il vuoto di potere.
La necessità di trovare qualcuno che rappresenti il 40% del Paese che desidera l’ordine e la disciplina.La sua mancanza. La tensione. La tensione e il terrore.
Brindisi, ore 07:45.
Buongiorno, Notte.
Il movimento siamo noi.
Dove sono finiti i vari Robespierre, Robin Hood ed il gentil Passatore cortese? ogni epoca vanta il suo brigante, almeno così fu nei secoli dei secoli. Che la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione pubblica dai problemi importanti e dai cambiamenti determinati dalle élite politiche ed economiche, mediante la tecnica del diluvio, inondazione di continue distrazioni e di informazioni insignificanti stia funzionando per davvero? Che il popolo tenuto nell’ignoranza e nella mediocrità sia sul serio incapace di comprendere la sua condizione di schiavitù? Che le soluzioni offerte ai problemi creati dalla casta siano percepite dagli italiani come reali soluzioni ai problemi? che la strategia della gradualità sia realmente efficace? che gli italiani siano proprio convinti che i loro sacrifici “dolorosi ma necessari” salveranno l’Italia? può darsi, ma non ci credo. Credo invece nelle coscienze sopite da un lungo letargo e da un consumismo che ci ha resi tutti più molli. In Italia una rivoluzione è possibile solo lontano dai periodi di ferie, mai nei fine settimana, mai quando gioca la squadra del cuore e sicuramente mai nell’ora in cui va in onda una puntata di Beautiful. L’imperate abitudine di manifestare il proprio dissenso sui social network ha sostituito in toto le proteste in Piazza, i cortei e le manifestazioni pubbliche. Facebook è diventato un catalizzatore d’insulti più o meno velati, spesso decisamente espliciti. Ma ci lasciano fare, finché l’italiano medio sfoga la sua rabbia sui social network non fa danni altrove. Il dissenso dilaga, impera ma non tracima. Il popolo e la classe media sono la vera forza di una nazione, bisogna solo movimentarlo e a creare la scossa potremmo essere proprio noi. Mi rivolgo ai miei colleghi scrittori e agli artisti in generale. In Italia siamo migliaia e migliaia. Non possiamo più esimerci. Dobbiamo urlare la disperazione degli italiani, raccogliere il loro dissenso e dare voce a un popolo che la casta vuole muto. Il movimento siamo noi.
Liana Fadda
E’ vero, il web ha sostituito le piazze, è una valvola di sfogo, catalizzatore della rabbia e del dissenso del popolo. Però è anche vero che il web ha un grande potere, quello di risvegliare le coscienze e di unire tra loro persone geograficamente distanti. Ed è proprio questo che a mio parere manca in Italia, l’unione, anzi la condivisione. Viviamo in un’epoca in cui l’egoismo la fa da padrona, i grandi ideali capaci di smuovere le masse sono crollati sotto il muro di Berlino e ognuno pensa per sé.
Ed è esattamente a questo punto che dovrebbe entrare in gioco la Cultura. La Cultura in Italia ha in sé le potenzialità per formare e mettere in campo una nuova classe dirigente che pensi al bene reale del Paese. Sarebbe ora che la Cultura, mortificata e sottomessa per anni, abbia uno scatto d’orgoglio, e non pensi solo a recensioni, a ebook e a bestselle, ma contribuisca alla ricostruzione morale di questo nostro Paese
Ho letto questo: testo? articolo? editoriale? boh, nemmeno so definirlo…. e mi chiedo, in ogni caso, una cosa: perché su una rivista di libri devo leggere queste cose che sono tutto tranne che inerenti i libri e la letteratura? non giudico il contenuto, sia ben chiaro, e nemmeno voglio fare commenti come quelli (SENSATI ed OPPORTUNI) riguardanti l’articolo sul salone del libro… però io sono un utente che quotidianamente viene su questo sito per leggere recensioni, novità, avere dei piccoli spunti e chiavi di lettura per i libri…. e cosa trovo? una pagina con tante parole, concetti espressi più o meno chiaramente, senza un titolo che giustifichi introduca e motivi il contenuto… io, anche per questa rubrica, mi conformerei alla mission della rivista…. parliamo di libri, mercato editoriale, ebook, riflettiamo sui best seller, sull’importanza del libro, e su altri innumerevoli temi…
Mi domando, davanti a tutto questo, come facciate, ancora, a ragionare a compartimenti stagni.
Letteratura uguale cultura. Libri uguale cultura.
Vite uguale cultura. CULTURA. CULTURA. CULTURA.
E IMPEGNO.
p.s. p.s. Mi scuso per le maiuscole, non volevano essere indice di mancanza di rispetto. Solo enfasi.
Caro Alessio, suvvia sia un po’ elastico.
La figura che si occupa di curare questa rubrica non è giornalistica tout court, bensì letteraria.
Uno spazio letterario può variare su diversi gradi che coinvolgano realtà e fiction.
Il momento politico e sociale richiedeva un pezzo di forte impatto e ai limiti del provocatorio.
Oppure si può decidere di tenere separate le due sfere: da una parte i saloni del libro, le recensioni, le librerie e dall’altra le bombe che esplodono davanti le scuole.
Almeno fino a che non esploderanno nei saloni del libro o nelle librerie…
la Grande FORTUNA di ChrL è di essere un giornale libero, nel quale tutti possono commentare e dire la loro perché sono lettori che ci leggono, ogni giorno.
Anche io che “voglio l’articolo sul Salone del Libro” concordo con te Giulia… ma torno a ribadire, forse mi farò odiare da Scrittori, Editorialisti o come Si vogliono definire, che ogni giorno vengo qui per leggere di libri e letteratura… poi tutti possono scrivere dire e pensare qualsiasi cosa, quindi assolutamente sono articoli leggibili tutti, anche questi… solo destinerei queste riflessioni a un blog specifico, che tratti di attualità e quant’altro… Personale opinione… Menomale, comunque, che abbiamo la possibilità “sempre” di poter imparare qualcosa, poter riflettere su tutto ciò che ci circonda… Grazie, quindi, a ChrL…
QUANTO ACCADUTO DEVE ESSSERE URLATO OVUNQUE…NON ESISTONO” BLOG SPECIFICI” PER MANIFESTARE IL DOLORE E LA RABBIA.OGGI NON ESISTONO CAMPANE DI VETRO E ISOLE FELICI DOVE RIFUGIARSI PER FARE FINTA CHE LO SCHIFO NON ESISTA.STRUZZI, TIRATE FUORI LA TESTA!
anche chi nn ci segue ogni giorno deve sapere che la regola principale è avere rispetto delle opinioni di tutti, senza usare termini offensivi nei confronti di nessuno. grz
massimo rispetto per tutti sempre e comunque, ma la rabbia c’è e l’indignazione va GRIDATA e deve essere GRIDATA all’unisono. le centomila voci devono fondersi.grazie a voi per esserci e per il coraggio.
La vita porta in se la più grande truffa della storia.
Quando nasci l’unica certezza che hai in mano è quella che un giorno smetterai di vivere.
Questa notizia basterebbe per farti vivere con l’ansia fino al giorno in cui chiuderai gli occhi definitivamente, ma la vita ti da la fortuna all’inizio di essere troppo acerbo per poter capire da subito il senso della sua truffa.
Quando poi il tuo intelletto è in grado di affrontare la questione la vita, sempre quella, ti da la spensieratezza di offuscare, o meglio ancora censurare, il suo piano finale ed allora vai avanti senza troppi pensieri. Senza capire la truffa.
Poi succede qualcosa, qualcosa che la vita ti fa vedere, ed è la vita intorno a te, la vita degli altri, la vita che ti passa accanto e che in qualche modo si relaziona con la tua, modificandola, cambiandola e in qualche modo plasmandola. Tutto questo fa probabilemnte parte della sua truffa.
Guardandoti intorno scopri le vite degli altri, vite che sembrano simili alla tua ma che non lo sono affatto, vite totalmente diverse ma non solo, vite felici e vite dolorose, vite strozzate e vite mancate.
Guardi la tua e dici: “Cosa avrò di diverso?”. Tutto e niente.
Poi leggi, scrivi, t’informi e scopri un mondo dove la vita non è esattamente come quando avevi 10 anni e tutto ti sembrava magico e fatato, anche questo fa parte del bieco piano “truffa” della vita, e li scopri violenze, abusi, omicidi, cattiverie, tragedie, difficoltà, ma trovi anche tanto coraggio, voglia di non fermarsi, sprazzi di felicità, sorrisi, onestà e tanto altro ancora.
Io (non) ho paura di tutto questo. Io (non) ho paura di non riuscire a vivere la mia vita come la vorrei. Io (non) ho paura di non farcela, di non essere all’altezza, di non avere la forza necessaria per rimediare ad errori e sbagli. Io (non) ho paura di vivere l’amore, di fare felice qualcun altro, di essere una persona giusta.
Io (non) ho paura di essere cattivo, di far soffrire o di apparire superbo e tronfio.
Io (non) ho paura di non riuscire a risollevarmi, di non far ridere più la gente. Io (non) ho paura che un bel giorno all’improvviso la mia vita possa finire per colpa di una terza persona a me totalmente sconosciuta. Io (non) ho paura delle guerre, della criminalità, delle ingiustizie, dei ladri e degli assassini.
Io (non) ho paura del felicità.
Io (non) ho paura dell’essere incazzato per come va il mondo e per le persone che lo fanno andare così. Io (non) ho paura che le mie reazioni o decisioni possano influire nel bene o nel male ad altre persone. Io (non) ho paura di sbagliare troppo e spesso. Io (non) ho paura di sorridere e dire: “va tutto bene”.
Io (non) ho paura per la mia famiglia, per i miei affetti e per le persone che ho amato e che amo.
Io (non) ho paura del pubblico che ti sottopone ad un giudizio ogni sera. Io (non) ho paura che il pubblico smetta di essere tale. Io (non) ho paura che la primavera tarda ad arrivare, che l’estate non sia più calda come un tempo e che l’inverno non sia così rigido come vuole far sembrare.
Io (non) ho paura del gioco e del passatempo e nel sentirmi un gioco o un passatempo.
Io (non) ho paura dei contentini, delle mezze misure e dei dubbi. Io (non) ho paura nel dire “Ti amo” e nel sentirselo dire. Io (non) ho paura che quando chiudo gli occhi possa essere l’ultima volta. Io (non) ho paura di non riuscire a fare tutte le cose che voglio fare. Io (non) ho paura del successo e dell’insuccesso. Io (non) ho paura che la crisi porti alla disperazione più totale.
Io (non) ho paura dela vita stessa.
Io (non) ho paura della vita e della sua meravigliosa truffa.
Io (non) ho paura della vita che qualcuno più erudito e colto di me ha definito “Bella”.
Io (non) ho paura.
Molta passione in queste parole.
Io (non) ho paura dell’essere incazzato per come va il mondo e per le persone che lo fanno andare così. Io (non) ho paura che le mie reazioni o decisioni possano influire nel bene o nel male ad altre persone. Io (non) ho paura di sbagliare troppo e spesso. Io (non) ho paura di sorridere e dire: “va tutto bene”.
[…]
Io (non) ho paura.
Grazie!
trovo entrambi gli articoli intensi, giustamente rabbiosi e sacrosantemente provocatori. mi associo a questa denuncia così urlata e irriverente!
cito “Quinto potere”
Network, Sidney Lumet, 1976
“Non serve dirvi che le cose vanno male, tutti quanti sanno che vanno male. Abbiamo una crisi. Molti non hanno un lavoro, e chi ce l’ha vive con la paura di perderlo. Il potere d’acquisto del dollaro è zero. Le banche stanno fallendo, i negozianti hanno il f…ucile nascosto sotto il banco, i teppisti scorrazzano per le strade e non c’è nessuno che sappia cosa fare e non se ne vede la fine.
Sappiamo che l’aria ormai è irrespirabile e che il nostro cibo è immangiabile. Stiamo seduti a guardare la TV mentre il nostro telecronista locale ci dice che oggi ci sono stati quindici omicidi e sessantatré reati di violenza come se tutto questo fosse normale, sappiamo che le cose vanno male, più che male!
È la follia! È come se tutto dovunque fosse impazzito così che noi non usciamo più. Ce ne stiamo in casa e lentamente il mondo in cui viviamo diventa più piccolo e diciamo soltanto: “Almeno lasciateci tranquilli nei nostri salotti per piacere! Lasciatemi il mio tostapane, la mia TV, la mia vecchia bicicletta e io non dirò niente ma… ma lasciatemi tranquillo!”.
Beh!, io non vi lascerò tranquilli. Io voglio che voi vi incazziate. Non voglio che protestiate, non voglio che vi ribelliate, non voglio che scriviate al vostro senatore, perché non saprei cosa dirvi di scrivere: io non so cosa fare per combattere la crisi e l’inflazione e i russi e la violenza per le strade. Io so soltanto che prima dovete incazzarvi. Dovete dire: “Sono un essere umano, porca puttana! La mia vita ha un valore!”.
Quindi io voglio che ora voi vi alziate. Voglio che tutti voi vi alziate dalle vostre sedie. Voglio che vi alziate proprio adesso, che andiate alla finestra e l’apriate e vi affacciate tutti ed urliate: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!”.
Voglio che vi alziate in questo istante. Alzatevi, andate alla finestra, apritela, mettete fuori la testa e urlate: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!” Le cose devono cambiare, ma prima vi dovete incazzare. Dovete dire: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!” Allora penseremo a cosa fare per combattere la crisi e l’inflazione e la crisi energetica, ma Cristo, alzatevi dalle vostre sedie, andate alla finestra, mettete fuori la testa e ditelo, gridatelo: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!”.
Un contributo notevole. Grazie.
prego 🙂
HO SEMPRE AMATO NELLA MIA VITA LA SINCERITA’…E FIN DA BAMBINA QUANDO INIZIAVANO I PRIMI BISTICCI FRA AMICHE, HO SEMPRE CERCATO DI SENTIR SEMPRE “L’ALTRA CAMPANA”…
E’ PER QUESTO CHE NEGLI ANNI A VENIRE HO VISTO,ASCOLTATO,E DOCUMENTATO IL PIU POSSIBILE TUTTO IL MONDO CHE INTORNO MI CIRCONDAVA (E CHE MI CIRCONDA TUTT’ORA)….DALLA MORTE DI MORO,ALLA BOMBA ESPLOSA ALLA STAZIONE DI BOLOGNA…DALLA BANDA DELLA MAGLIANA,AL CASO DI EMANUELA ORLANDI….DALL’ATTACCO (TANTO FAMOSO <–E' IRONICO) ALLE TORRI GEMELLI FINO AI GIORNI SCORSI,(BRINDISI)…..
BEH IL MIO PENSIERO E' CHE PURTROPPO SIAMO TUTTI BURATTINI IN MANO AD UN SISTEMA CHE COMANDA PER NOI…E NON PARLO DEGLI ULTIMI SECOLI…O MILLENNI….MA DA SEMPRE!!!! ANCHE I MEDIA SCRIVONO E CI DOCUMENTANO FACENDOCI LEGGERE PAROLE DA LORO STESSI
DETTATE…CREDIAMO ANCORA CHE BABBO NATALE SIA VESTITO DI ROSSO SOLO PERCHE' SIAMO CRESCIUTI CON QUELLA CAZZO DI PUBBLICITA' DELLA COCA-COLA!!!!! BEH SVEGLIATEVI RAGAZZI PERCHE' L'UNICO MODO CHE AVETE PER VIVERE UNA VITA DIGNITOSA E' SVEGLIARSI CON LA CONSAPEVOLEZZA CHE A NESSUNO FREGA NULLA SE AVETE PERSO UN LAVORO E IL MUTUO DA PAGARE AUMENTA…SIETE VOI LA VOSTRA UNICA VIA D'USCITA E CREDETEMI CHE SPIDERMAN NON ESISTE!!! URLATE TUTTA LA VOSTRA RABBIA SE PER VOI E' NECESSARIO….MA NN DATEVI MAI PER VINTI!!! LOTTATE PER QUELLO IN CUI CREDETE…E SE NN CI RIUSCITE FATELO PER I VOSTRI MARITI O MOGLI …MA SOPRATTUTTO FATELO PER I VOSTRI FIGLI!!!!PERCHE' SONO LORO CHE LASCERETE QUI…SONO LORO CHE DOVRANNO PORTARE AVANTI QUESTO MONDO…E ALLORA??? VOLETE VERAMENTE TUTTO QUESTO PER LORO??? IO NON CREDO….COME NON CREDO A TUTTO QUELLO CHE CI VOGLIONO FAR CREDERE PER POI FARCI SBRANARE TRA DI NOI NON ASSUMENDOSI NESSUNA COLPA..PERCHE E' QUELLO CHE STA SUCCEDENDO…LA GENTE SI STA SUICIDANDO A CAUSA DI TUTTO CIO'…
VOI MI CHIEDETE SE SONO DISPOSTA A MORIRE PER UN ALTRA VITA??? BEH ..IO VI RISPONDO DI NO….MA NN PER EGOISMO O CHISSA' COSA MA BENSI PER DUE SEMPLICISSIMI MOTIVI:
IL PRIMO E' CHE MIO FIGLIO AVRA' LA SUA DI VITA E QUESTO VE LO GARANTISCO!!!!!
E IL SECONDO E' CHE LA MIA VITA E' LA MIA VITA E NON E' IN VENDITA!!!!!
NON SONO SCRITTRICE E NE TANTO MENO HO LA LAUREA…SCRIVO COME PARLO PERCHE COSI ALMENO MI SPIEGO DI PIU (ALMENO SPERO)
PS:BABBO NATALE ERA VESTITO DI VERDE 🙂
Parli bene, credimi, per quanto mi riguarda penso che parli bene!
Grazie,
Veruska Armonioso
Personalmente, non ho niente da dire né penso – sempre personalmente – che quel che è stato detto serva a qualcosa se non a perdere tempo.
Sono stato invitato a scrivere la mia e lo faccio, sebbene in un primo momento avessi deciso, risolutamente, di non scrivere nulla.
Ottimi gli articoli, ma non vedo i punti chiave per aprire una discussione a livello umanistico.
Bisognerebbe essere espliciti.
Okay, mandare a <> qualcuno fa bene, ma solo a noi… solo a farci sentire meglio.
Se volete organizzare qualcosa di “concreto” se ne può discutere, e sono dei vostri.
Io amo l’azione. Non riesco a farne a meno 😉
Comunque un saluto a tutti e, se sono sembrato offensivo, vi assicuro che non volevo… anzi.
Vorrei solo vedere gente che smette di scrivere. Scriviamo di noi stessi, e occupiamoci degli altri. In modo fisico. E’ ora di fare qualcosa di risolutivo e qualcuno deve farla o l’Italia andrà a puttane. Chi più di noi? Un abbraccio,
M.
La discussione principale a livello umanistico credo sia la seguente: liberare il proprio pensiero per liberare se stessi, perlomeno.
Leggere, collegare, ragionare, criticare ogni tipo di fonte.
Mettere in discussione tutto, sbagliare, produrre movimento rispetto allo statico appiattimento del pensiero lobotomizzato attuale.
Non sei stato offensivo, stimolante anche se critico.
Però compito di chi scrive è intanto divulgare il proprio pensiero e la propria visione delle cose, piuttosto che accettare qualsiasi versione.
Se solo questo avvenisse a livello di informazione di massa…
Scrivere è la base di partenza per fare qualcosa; anche solo per dire a qualcun altro “ci vediamo in posto tal dei tali per…”.
F.
Io vorrei vedere gente che si firma.
Tu vuoi fare qualcosa di “risolutivo” e nemmeno ti firmi… ma per piacere!
Veruska Armonioso
Okay… ecco la firma: MARCO AMORE.
Io non voglio fare proprio un bel niente; credo di non essermi spiegato bene.
Sono convinto che o si fa qualcosa di “risolutivo”, nel qual caso sono dei vostri, o non si fa un bel niente. Ma questa è una mia convinzione.
Ed è per la seguente convinzione che avevo deciso di non commentare gli articoli. Frank, mi dispiace per la nota critica del mio commento. Ma io credo – <> – di conoscere abbastanza bene l’indole umana da diffidare degli uomini. Il mio pensiero non serve ad altri che a me e, d’altronde, io non credo che pur scrivendo debba avere obblighi verso qualcuno.
Purtroppo abbiamo visioni diverse di quella che è la ‘scrittura’. Ma, in ogni caso, sai quanto ti stimo. Potrei sbagliarmi – e c’è una buona percentuale di possibilità che sia così – ma, fino a prova contraria,, non ritratterò la mia posizione.
MARCO AMORE
Sapete… secondo me l’Italia (e intendo gli italiani) vogliono affondare. Io vedo che le persone non ragionano – arrivano a negare persino l’evidenza. Si fanno abbindolare dalle proprie volontà e dai propri istinti perché non sono disciplinati nel cuore tanto quanto non lo sono nel cranio. Io vedo un’ammasso di NIENTE disposti a uccidere per NIENTE ma non a combattere per i propri diritti o per i valori. Il qualunquismo più assoluto. E scusate se nel commentare non sono poetico, ma c’è poco da essere poetici.
Condivido al 147,9%!
Io vorrei una firma, non una emme puntata.
Hai dimostrato per la seconda volta consecutiva di non saper scrivere un articolo lucido, quindi di non saper scrivere. Rimaniamo in attesa del triplete.
E tu hai saputo, per la seconda volta consecutiva, non saper leggere un articolo. Io mi dedicherei a qualche libro in più, Piero. Sì, leggi qualche libro in più così afferri qualcosa in più. Lo dico, sempre in grande amicizia, si intende,! In perfetto Italian Style, anzi, per smorzare tutti i toni ti metto pure questo 🙂
vi invito a vedere questo documentario http://www.youtube.com/watch?v=V0_p1g8cBQQ
questo è il movimento al quale mi sono iscritto e con il quale sto collaborando http://www.thrivemovement.com
Salve
ho appena letto questo “editoriale” “articolo ” o quello che vi pare… ma sicuramente quello che nasce da un disagio che dovrebbe colpire tutti..sono daccordo con chi ha scritto “davanti a ciò non esistono blog ecc” , è vero.. non dovrebbe esistere null altro che il disgusto.. purtroppo oramai siamo assuefatti a tutto questo marciume.. tanto da rimanere sorpresi 5 secondi dinanzi a notizie del genere e riprendere come se nulla fosse la nostra mediocre vita..mediocre per il semplice fatto che nulla intendiamo fare o cambiare di questo mondo perchè come i porci ci troviamo bene nel nostro fango.. mediocri perchè tanto non era mia figlia, nè mia sorella, nè un amica.. quindi “sti cazzi” …mediocri perchè un grido pubblicato su un blog di letteratura ci rompe gli schemi e gli equilibri.. beh che dire .. questo è il mondo che ci meritiamo perchè tanti di noi non potrebbero permettersene uno migliore… quindi o mettiamo la testa nella sabbia (e io direi che la merda sarebbe alquanto più appropriata) oppure urliamo urliamo fino alla fine che questo non ci sta bene .. urliamo fino alla fine per dirci e ricordarci che non siamo morti.. alessio non è una polemica assolutamente al tuo post .. ma se forse un giorno decidessi di chiudere il libro che stai leggendo e affacciarti alla finestre ti renderesti conto che viviamo in una grandissima fogna… CARA VERUSKA ARMONIOSO NON AMMETTO DI ESSERE GIA’ MORTO…
ps PIERO… se ci basiamo al giornalismo italiano .. si, forse non è un articolo, ma fortunatamente aggiungerei IO.. noi siamo abituati ad un giornalismo che, come dice C. W. Brown, grazie alla sua superficiale parvenza di diffusore di cultura e notizie, non fa altro che divulgare le peggiori qualità dell’ignoranza umana.
No. In tutta sincerità, non sono disposto a morire per uno sconosciuto, perché considero la vita sacra. La vita di tutti, perciò anche la mia. Ma sono disposto a fare qualcosa per cambiare. Per vedere cambiare le cose attorno a me. E non scendo in campo per interesse personale, che tanto in qualche modo, io sopravvivo, ma perché amo questa mia italia, con la lettera minuscola come diceva Rodari. Perché se non l’amassi, sarei tornato in Francia, dove mi pagano bene, o sarei scappato in Australia, dove si vive, bene. No, resto perché per I miei nipoti voglio un’Italia migliore. Con la maiuscola.
Io non credo di aver ben capito il senso di tutte queste parole…. evidentemente dipende da un certo filo che non riesco a ritrovare…
tuttavia credo che non morirei x un’altra persona…proprio credo di no. Gia fatico ad occuparmi della mia di vita, figuriamoci se sarei in grado di salvare quella di un altro…
no io no…ho smesso da un sacco di morire x altri.
Però magari qui fra i lettori c’è gente più pura e nobile…
Comunque dopo tutto…il senso di queste parole non l’ho capito…
Ho sempre provato grande stima e ammirazione per coloro che a un tratto decidono di impugnare la mazza ferrata e iniziano a distruggere. Metaforicamente parlando, chiaro. E’ un atto spontaneo che non sottintende alcuna progettualità: semplicemente recupera spazio e lo rende disponibile a tutti, perché respirino meglio e abbiano più libertà di “movimento”. Abbatte le eccedenze e recupera l’essenziale.
Personalmente ritengo del tutto superflui i 2/3 delle comunicazioni interpersonali, i 4/5 del tempo occupato nella quotidianità, i 9/10 delle informazioni che recepiamo ogni giorno e relativamente alla “produzione artistica contemporanea”, il 96% della letteratura, il 97% del cinema, il 98% delle arti visive e il 99% della musica. L’essenziale è altrove, ed è poca cosa: un gesto inatteso, un suono isolato, una parola autentica. La mia infinita gratitudine va a tutto ciò che contribuisce a farmelo capire sempre meglio, come il testo dell’autrice di cui sopra.
Sono sempre stato diffidente nei confronti dei cosiddetti “movimenti”. Mi intimoriscono le aggregazioni e sono naturalmente propenso alla solitudine, o al massimo ai piccoli gruppi. Accolgo invece in pieno l’idea del movimento come processo interiore, individuale e propositivo, tant’è che per la prima volta in vita mia rispondo pubblicamente a un appello. Perché c’è sempre tempo per crescere.
Mi hai detto: “La tua voce.. Liù”.
E non hai capito che io non ho più voce.
E non morirei per tuo fratello perché sono già morta per mio figlio che era come tuo fratello.
Non ho più voce. Solo un residuo di pensiero che ancora resiste nonostante me. Pensiero che si fa certezza in questa mia alba di morte.
Basta con il “delegare”. La delega ci libera dal peso dell’azione, ed è la negazione delle idee. La deresponsabilizzazione di ciascuno è il nocciolo di tanta vergogna.
Grazie, Liù!
Come scrivevo lunedì “Io non voglio dimostrare.[…]Agisci. E nell’agire la gente ti seguirà. E se non lo farà, poco male, perché ti muovi per un tuo bisogno […]E allora invito chiunque sia disposto a seguire l’ideale causa del morire per un’altra persona, a inserire nello spazio sottostante non commenti, ma propositi. I propri, personalissimi proposti di movimento. Piccoli, quotidiani. Grandi, plateali. Ognuno fa quel che può, per ruolo, occasione, possibilità, capacità e attitudine. E che lo facciate firmandolo, a viso scoperto.”
Nessuno vi ha chiesto di entrare in un circolo o in un gruppo. Fate da soli, basta che facciate. O non fate per niente, basta che sappiate.
Movimento, una gran bella parola…
muovere verso un qualche dove…
Io trovo tutto così simbolico… nel momento di maggiore repressione dei tempi moderni, l’attacco è stato fatto ad una scuola, che porta in se il nome-simbolo di lotta/libertà.
E’ proprio dalla scuola che dovrebbe partire un movimento di libertà.
Basta guardarsi intorno, sul web o nei bar, si leggono commenti come se fossero frutto di un ragionamento di qualcun altro. Il vero problema è che la maggior parte delle persone crede a qualsiasi cosa gli venga detto, purché gli si dia speranza. Non è più in grado di usare il proprio intelletto per ragionare o esprimersi.
Ecco, la Scuola, i libri, da parecchio tempo è venuto il momento di voltare pagina. Ma la rivoluzione non è e non può essere immediata. La libertà va cercata, coltivata nell’idea di ognuno. In Italia ci manca proprio questo, manca la cultura della libertà, la cultura del rispetto, la cultura della vita. In compenso però è fondamentale fare quell’ora di religione (rigorosamente cristiana), frutto di quei patti lateranensi che tanto hanno rovinato l’Italia.
Ecco, la mia proposta è CULTURA. Nelle scuole andrebbero insegnati certi valori di libertà e rispetto. Solo così riusciremo a risollevarci tra una decina d’anni, sperando che il futuro che riuscirò a lasciare ai miei figli, ai miei nipoti sia un futuro con delle speranze.
Per quanto mi riguarda, l’unico futuro con speranza che riesco a vedere è lontano da qui, lontano da Roma, lontano dall’Italia. (ma questo è pensare egoisticamente… e forse è così che ci hanno cresciuto e hanno voluto farci diventare).
Infine per chi cerca un contenitore a queste parole, perché non sono esattamente cronaca di libri o letteratura.
Io dico che non tutta la letteratura ha delle pagine numerate, non tutta la letteratura parla di “un caldo pomeriggio di primavera sotto l’ombra di un pesco in fiore”.
Bisognerebbe uscire un pò fuori dagli schemi per poter comprendere che letteratura moderna è anche questa, forse sopratutto questa.
Buona vita.
COME HO FATTO COME FACCIO
Mi guarda, io lo guardo. Sono quindici anni che non ci incontriamo. Lui è dimagrito ed anche in buona forma. Ne son contento. E poi anch’io sono niente male. Lui sa, almeno più degli altri, della stragrande maggioranza degli altri.
mi chiede, sinceramente curioso, le chiacchere fino a quel momento erano state solo convenevoli.
Lui, seppur stupito forte, annuisce e sorride.
Sarà difficile incontrarlo ancora, eviterà bene, e se sarà costretto saranno solo un fiume di menzogne, nemmeno quelle tre parole COME HAI FATTO, tre, solo tre, ma vere.
Come ho fatto. Come faccio.
Ci ripenso, seduto solo alla scrivania del mio ufficio, mentre fuori dalla porta il rumore è assordante, operai al lavoro, come sempre da sei anni.
Come ho fatto. Come faccio.
Il primo “siluro” me l’hanno lanciato nel ’92. Da allora ne ho contati 19, poi, più o meno qualche anno fa, ho smesso di averne memoria, li evito e basta. I “muri” non li ho mai contati, troppi. Come ho fatto, come faccio. La Ducati non la uso più. Uso una Vespa, con carrozzeria in acciaio, e guido scooter da quando ho 8 anni. La controllo continuamente, freni e gomme. Per gli spostamenti extraurbani uso una Land Rover Defender, più robusta di una qualsiasi altra macchina, più veloce dei TIR.
Come ho fatto. Come faccio.
Le “caramelle” sono molto pericolose e ce ne sono di vari tipi. Mangio sempre a buffet, o dove posso vedere che preparano il cibo, o dagli espositori prendo le confezioni sigillate. Uno strappo alla regola ogni tanto si può fare, e se lo fai non ci pensare.
Come ho fatto. Come faccio.
Non rispondo alle offese, insulti, minacce, alla mia persona o all’indirizzo dei miei familiari. Mi difendo solo se direttamente attaccato. Ho fatto a pugni molte volte e praticato per decenni arti marziali. Quest’anno mi è capitato solo una volta. Evita, ma se devi farlo fallo.
Come ho fatto. Come faccio.
Ma queste sono tutte sciocchezze, robetta da manuali. Potrei continuare collìelencare le preucazioni che devo prendere per dormire. Altra robetta. Più impegnativa sarà l’assenza di assistenza medica, per andare avanti ci vuole una disciplina igienica ferrea. Ma si può fare, io l’ho fatto, io lo faccio. Insomma tutta roba da niente. Perché la vera arma sarà l’isolamento. Rotto solo per canalizzare il minimo di informazioni di cui hanno bisogno. La vera arma sarà la perdita di amici e familiari, spaventati, corotti, per paura e per denaro si comporteranno come mai vi sareste aspettati. La vera arma sarà la distruzione del vostro sé agli occhi del mondo. Diranno che siete comuniista ai fascisti, fascista ai comunisti, povero ai ricchi, ricco ai poveri, dirigente ai disoccupati, disoccupato ai dirigenti, laureato agli ignoranti, ignorante ai laureati, omosessuale agli omofoni, omofono agli omosessuali. Voi sarete il nemico. Non più una persona, il nemico. Voi sarete una minaccia. E questo è ancora nulla. Useranno ciò e chi siete più affezionati. Gli faranno del male, e si farà in modo di far comprendere che è vostra la colpa, non volete cedere. Chi vi ama vi odierà. Useranno ii vostri cari per farvi del male, li trasformeranno in sicari inconsapevoli. E tu, che consapevole sei, odierai chi ami. In gergo si chiama “la palude”.
Come ho fatto, come faccio.
La risposta vera è che non lo so. Seguo il mio cuore. Vivo nel mio mondo. Non smetto di credere in ciò che ritengo giusto, a meno che non mi si dimostri il contrario. Non obbedisco a nessuno, mai, ma adoro incontrare chi ne sa più di me e arricchirmi con i suoi consigli. Non ho paura, così però ci sono nato. Non riconosco autorità, solo autorevolezza. Non faccio mai a nessuno ciò che non vorrei fosse fatto a me. Sono sincero. Credo. E soprattutto non smetto di amare, i miei familiari spaventati e corrotti e offesi, i miei amici, anche se ora ne ho solo il ricordo, la gente, così banale e fastidiosa… ah, un ultima cosa… non amo i “movimenti”, credo che il gruppo determini conformità, e la conformità soffochi l’intelligenza necessaria per vivere in un mondo cangiante. E le emozioni. E’ questa la ragione per cui sono in “dissidenza”. Ci tengo ad emozionarmi per le parole scritte da Veruska. A sorridere per i resoconti arruffati sulla storia d’Italia di Frank. Le mie emozioni. L mia dignità. Venite, provate a togliermi questo se ci riuscite…
* un siluro è un veicolo intenzionato a speronarti per simulare un incidente
** un muro è un veicolo che fa conversione ad U o esce da un parcheggio che, se non sei molto vispo, diverrà, appunto, un muro contro il quale ti andrai a schiantare
***una caramella è una sostanza tossica aggiunta alle tue bevande o al tuo cibo
Scrivo perché rispondo ad un appello di un’amica.
No amica, non morirei per un altro essere umano ma morirei per un IDEALE.
Gli ideali sono stati dimenticati ma sono l’armatura che l’essere umano indossa per andare a morire. La Libertà è un’ideale.
Se sono pronta a morire per difendere la mia libertà? Se sono pronta a morire per difendere la libertà degli altri? Se sono pronta a morire? Sì, lo sono. Paura? Non meno di quella che ho nel guardare i telegiornali.
Risposta a Flavio.
Interessante analisi, è pur sempre un punto di vista critico. Di pensieri “critici” ce ne sono troppo pochi in giro.
L’ Acriticità (passatemi il termine o voi scrittori) del pensiero moderno è fin troppo dilagante.
Va di moda nei salotti televisivi De Filippiani dire “Chi sei per giudicare? – Che fai giudichi? ” come se fosse il male supremo… dunque: io PENSO, quindi sviluppo capacità critica, quindi GIUDICO.
A tutti gli altri pro-cultura, acculturati e non, un pensiero scritto su di un muro da qualche parte nel mondo:
“La mente es como un paracaidas.. no sirve si no se abre”
serve traduzione?
Anna
Io la sto denunciando quasi quotidianamente questa situazione Liana… tu pure e mille altri su blog, radio e giornali minori…. ma il potere ha la testa ancora molto lucida… ed anche in questi momenti la sta usando… distraendo le masse con informazioni pilotate …
La mia domanda costante, quella che mi pongo ogni giorno è:” Ma io che ci faccio in questo mondo, in questo mondo che non mi appartiene, che non riconosco”? Non esiste più un ideale, non esiste più il rispetto né per se stessi né verso gli altri, ma soprattutto non esiste più rispetto nei confronti della vita. Forse siamo già morti ma non ce ne rendiamo conto.
Marianna Mansi
Va bene gridare, manifestare e protestare, ma non va bene offendere e offendersi. Scriveremmo ancora se potessimo scrivere solo per chi ama e ammira le nostre parole? Se, sapessimo già con anticipo che chi legge ci adora a priori qualunque ca**ta produciamo? Il dissenso è spirito, è STIMOLO!!
Chi mi odia mi fa crescere… E quindi rivolgo a tutti l’invito di leggerci e di odiarci. Non potrà che farci bene 😀
Condivido l’ultimo intervento e questa interpretazione del ruolo della cultura. Premesso che ragioniamo da privilegiati che ci stanno dentro a questa cultura, da persone che hanno scelto di leggere, di capire, di informarsi, di costruirsi una visione critica delle cose, ritengo che il punto non sia chiedersi se siamo disposti a morire per qualcun’altro e se la risposta è affermativa allora potremmo costruire un movimento anche perché non abbiamo niente da perdere. Perché dovremmo costruire un movimento fatto di persone che hanno delle proposte e dei propositi, grandi, piccoli, eclatanti banali…purché tutti i giorni ci si ricordi di averla fatta quella promessa?? Aver promesso di ricordarli quei propositi, essere quei propositi. Serve davvero un movimento? Cos’è un movimento? Non serve piuttosto che le persone quegli stessi propositi li mettano in pratica, senza bisogno di morire, perché magari è vivendo che si possano tradurre in qualcosa di concreto?
Lo so. Chiedersi se si è disposti a morire è una provocazione. Personalmente non mi sono mai posta il problema, ho sempre preferito chiedermi invece in quali circostanze io avrei potuto ritenere che essere disposta a morire servisse a qualcosa. Oltre che a me stessa.
Il ruolo di chi si indigna, di chi parla, di chi denuncia, di chi riflette e condivide le sue riflessioni contrasta le degenerazioni, soprattutto del potere, ma non è sempre sufficiente e non è mai abbastanza. Serve ma non basta e soprattutto credo serva essere disposti a NON morire perché il mondo e le persone facciano meno schifo.
A volte penso che le persone l’abbiano dimenticata l’indignazione, la ribellione. La conoscono sul piano ideale e ce l’hanno lasciata. Non riescono a trasporla al vivere di tutti i giorni, ai gesti e alle scelte di ogni giorno. Non sto dicendo che di fronte all’ingiustizia (o al generico “sbagliato”) si debba arrivare a premere un grilletto ma mi stupisce il fatto che molti siano diventati incapaci di dire NO. Non lo capisco. A meno che non si sia o non ci si senta sotto ricatto. Allora poi bisognerebbe discutere di cosa sia il ricatto. Cos’è il ricatto? Qual è il meccanismo per il quale potremmo dire di no però la voce si ferma prima di diventare suono? E esattamente quel NO, quello che può capitare di voler dire per qualsiasi circostanza, in qualunque momento, per le più disparate ragioni, resta su quel piano ideale?!
Mi capita spesso di dire NO, forse perché non mi sento sotto ricatto o perché non ho niente da perdere o forse invece perché non voglio sentirmi sotto ricatto e non voglio avere niente da perdere.
Immagino che ci siano svariati elementi non pertinenti e sicuramente “in ritardo” ma mi capita sempre più spesso di pensare che non è dai massimi sistemi che bisogna partire per cambiare qualcosa bensì dai singoli atteggiamenti e sì, in questo sì, ha responsabilità chi “non ha niente da perdere”, meglio chi sceglie di non volere avere niente da perdere per avere altro, per esempio la possibilità di scegliere di dire NO. Costruttivamente parlano.
Dalila Sansone