Giulio Gasperini
AOSTA – Possibile spiegare un fenomeno come la mafia attraverso il codice dell’ironia (o, meglio ancora, del grottesco)? Sì, possibilissimo, e Gianpiero Caldarella, giornalista e autore di satira, ce lo dimostra chiaramente in Frammenti di un discorso antimafioso, edito da Navarra Editore: un testo che dovrebbe entrare in ogni scuola e in ogni ufficio pubblico. Partendo, dichiaratamente, dai “Frammenti di un discorso amoroso” di Roland Barthes, il testo di Caldarella consiste in 55 voci, ordinate alfabeticamente, che analizzano, in maniera chirurgica, tutto l’universo dell’organizzazione mafiosa.
Ma Caldarella ha bene in mente come il discorso più interessante sia sul fronte opposto, ovvero su tutta l’antimafia, su quell’apparato burocratico e statale che dovrebbe provvedere allo smantellamento della rete mafiosa e che, all’opposto, finisce per diventarne il maggior alleato e sostenitore: “Mafia: organizzazione criminale a partecipazione statale”. Si attraversa così, dal vocabolo “Amici” fino a “Zuffa”, tutto lo scibile relativo alla mafia e al suo contromovimento, ancora più grottesco e “paradossalmente vero”. Merito di Caldarella, dunque, è quello di aver puntato i riflettori da un’angolazione diversa, rimodulando un linguaggio nuovo, conferendo nuovi significati a significanti oramai vittime di codificazioni giornalistiche e abusi linguistici tipici di chi usa le parole non per informare ma per commuovere o, peggio ancora, terrorizzare.
Il lettore si trova anche spaesato, in certi frangenti; senza, ovvero, quei punti di riferimento a cui è abituato quando si affrontano certi temi e tematiche, abituato ad altro. E si trova persino scomodo, nella lettura di questi frammenti. Perché scappano risate incontrollate, leggendo Caldarella: risate di divertimento, sano, perché supportato da un pensiero saldo e solido, da un’analisi che, meglio di qualsiasi trattato sociologico o politologo, penetra nella vera essenza della mafia (e dell’anti) e riconsegna un’immagine pulita da compromissioni e volontarie alterazioni. Come se qualcheduno accendesse una luce e balzasse fuori da un sottofondo oscura una realtà persino banale. Pirandello aveva già abbondantemente teorizzato i vantaggi del comico, del grottesco e dell’ironia. Caldarella riesce a calarli in un discorso sociale che sconfina, per tanti aspetti, nella quotidianità più feroce, nell’inevitabilità di certi contesti neanche troppo distanti.
I meriti di Caldarella sono tanti, in questo testo che il lettore si sorprende a divorare, a sperare che non finisca. Sostanzialmente perché, pur non essendo ovviamente esaustivo, concede una visione pulita e chiara sulla situazione, talmente luminosa ed esaustiva da far parere possibile e probabile ogni concepibile soluzione.
Un discorso antimafioso “paradossalmente vero”
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