Giulia Siena
PARMA – La malattia è un baratro: ci cadi dentro, quando meno te lo aspetti. La malattia è uno specchio: ti guardi, cambi, stenti a riconoscerti, ti sforzi di sorridere, ti accorgi delle lacrime. La malattia è vita: ancora, ferita e deturpata, ma ancora vita che segue le sue emozioni, che lotta ogni giorno, come sempre, come prima che arrivasse. La malattia è un caleidoscopio di colori. Ed è dai colori che inizia la nostra chiacchierata con Sandro Capatti, autore di Come vele sopra il male. Il libro – il decimo per il fotoreporter romagnolo – sarà in libreria a partire dal 18 luglio pubblicato da Athenaeum Edizioni Universitarie.
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“Teatro 360° riabilitare, educare, essere…”: fotografia per raccontare il teatro sociale
Giulia Siena
PARMA – Da lì dove questo progetto è nato, circa tre anni fa, dalle carceri, lì è tornato sotto forma di libro per ricominciare il viaggio. Stiamo parlando di Teatro 360° riabilitare, educare, essere…, il libro del fotoreporter Sandro Capatti pubblicato da Edit Faenza e presentato la scorsa settimana nella Casa di Reclusione di Opera, a Milano. Dopo il successo dello scorso anno con Una luce per la memoria, una luce per la libertà, Capatti torna in libreria narrando – attraverso le fotografie – degli ultimi e colmando una lacuna editoriale legata al teatro sociale. “Il teatro non può essere solamente una forma espressiva, non è unicamente spettacolo, maschere e grandi manifestazioni – ha spiegato Sandro Capatti durante la nostra chiacchierata – ma il teatro è l’unica forma d’arte che un essere umano possa indossare”. Continua
“Una luce per la memoria, una luce per la libertà”: la storia raccontata con immagini e parole
Giulia Siena
PARMA – “Ormai di tutti coloro che hanno combattuto siamo rimasti in pochi. La vita ha ucciso quelli che non sono morti in guerra. Alla fine restano le nostre giacche e le nostre storie raccontate.” Per questo bisogna ricordare, ripercorrere, raccontare. Per questo, per la libertà e il suo significato, che bisogna tornare in Bielorussia, in quelle terre prima violentate dalla guerra e poi martoriate dall’uomo; tornare per ascoltare le ultime voci, catturare le immagini. Questo hanno fatto il fotografo italiano Sandro Capatti e la giornalista bielorussa Nadzehda Kalinina: sono andati alla ricerca dei superstiti di quella generazione di bielorussi che combatté e respinse gli invasori tedeschi dell’allora Unione Sovietica, ne hanno raccolto le voci, gli sguardi, le rughe, le cicatrici e i ricordi. Continua