“C’è mancato poco”, storie agrodolci di uomini e palloni. Il nuovo libro di Felice Panico

Giulia Siena
PARMA“Per una volta gli sconfitti diventano protagonisti”. Scrive l’attore Giulio Scarpati nella prefazione di C’è mancato poco. Le finaliste perdenti di Coppa dei Campioni Storie agrodolci di uomini e palloni, il libro di Felice Panico pubblicato qualche mese fa nella collana Ologrammi della Fefè Editore. Gli sconfitti, infatti, vengono osservati nella loro condizione di guerrieri a un passo dalla vittoria; ma quella vittoria, all’ultimo duello con il nemico, è scivolata via, per poco, per un pelo, per un soffio. C’è mancato poco e sarebbero stati i campioni. Questo il nodo cruciale di questo libro che è un viaggio a tappe (21, come i capitoli) lungo sessant’anni di storia del calcio attraverso le finali della Coppa dei Campioni, poi Champions League. Continua

Coccole Books: l’estate, il cambiamento e il coraggio tra le righe di “Mamma farfalla”

Giulia Siena
PARMAMamma farfalla, scritto da Daniela Valente – direttore editoriale della casa editrice Coccole Books – e illustrato da Marcella Brancaforte, torna in questi giorni in libreria rinnovato nello stile e nei colori. Il volume, già edito nel 2012, viene ripubblicato con una font ad alta leggibilità e promette di coinvolgere il lettore con un tema delicato e importante: la malattia e il coraggio per affrontare i cambiamenti.

La protagonista di questo racconto ha otto anni, gli occhi grandi, il cuore gentile e i capelli arruffati. La nonna la chiama “sciatu”, fiato, respiro della sua vita, perché anche se sono lontane poche chilometri, a dividerle c’è il mare. Continua

Arkadia: “Il caso letterario dell’anno” di Marco Visinoni inaugura la nuova collana di narrativa, Senza rotta

Giulia Siena
PARMA “Aprii la porta e mi trovai davanti a me stesso. Era un me stesso più vecchio di una decina d’anni, con le basette brizzolate e le borse sotto gli occhi più accentuate. Per il resto era vestito uguale a me. Uguale a me quando uscivo di casa, intendo, perché a quell’ora ero ancora in mutande.
Ciao, mi disse.
Ciao, risposi”.

Ritorno al futuro: ciò che si palese davanti agli occhi di Leifur, in quel monolocale dissestato di via Boldrini 3 a Bologna, è la propria immagine deformata dal tempo, ma non troppo mutata. Come in una scena inflazionata e poco geniale, l’uomo arriva con l’Almanacco dei risultati delle lotterie di tutti gli anni a venire e sprona il giovane a tentare la fortuna per mutare le sorti del futuro. Continua

Bonfirraro: “Il mistero della tomba di Federico II” di Daniela Scimeca

Daniela Distefano
CATANIADaniela Scimeca vive a Palermo, è laureata in lettere e insegna al liceo. Nel 1996 ha vinto il Primo Premio di Giornalismo giovanile “Dario Arrigo”, ha collaborato con la rivista Biblion. Nel 2010 ha pubblicato il romanzo “La lunga marcia verso casa”, che ha ricevuto il Premio della Critica al Concorso Nazionale Val di Magra “Roberto Miccheloni”. La sua ultima opera letteraria – Il mistero della tomba di Federico II (Bonfirraro Editore) – è stata finalista regionale al Premio RAI La Giara 2013.
Tutto il plot ruota attorno alla scoperta di un cadavere femminile che giace, nella regale tomba, accanto a quello di Federico II – lo “stupor mundi” che aveva reso florida la Sicilia arricchendola di commistioni culturali e sociali. Continua

Voland: Giorgia Tribuiani porta in libreria”Guasti”, accettazione della perdita

Giulia Siena
PARMA – “Io non credo che l’uomo sia un’opera d’arte, e vuole sapere perché? Perché l’arte è un prodotto dell’uomo, il segno tangibile della sua grandezza, certo, ma anche della sua fragilità. Arte è solitudine, il tentativo di fermare qualcosa di vero e la speranza che qualcuno si fermi a guardarlo. […]”

Tutto è fermo in quella grossa stanza in cui Giada entra tutte le mattine. E’ fermo fino all’arrivo dei visitatori; per questo non è molto diverso dalle grandi esposizione fotografiche in giro per il mondo, quelle in cui erano presenti entrambi: lui, il genio dello scatto che cattura il momento e lei, la sua compagna devota. Ora lui è inerme, egli stesso un’opera catturata nel gesto fasullo di premere il clic della propria reflex. Eppure è lui che ha scelto di devolvere il suo corpo, una volta cessato di vivere, all’arte. Continua

“Il gatto di marmo” di Ilaria Mazzeo: il nuovo romanzo breve di Intermezzi

Giorgia Sbuelz
ROMA – Scene di ordinaria vita di coppia, un po’ avanti con gli anni, in ambientazione estiva tipicamente borghese: Amalfi. Lei è Paola, lui è Carmine, protagonisti di Il gatto di marmo, di Ilaria Mazzeo per Intermezzi Editore.
“Poco dopo scendo in spiaggia, e mentre sistemo il corredo della tipica signora di una certa età al mare (romanzo d’amore, crema protettiva per il viso e per il corpo, pareo, telo, stick per le labbra, rivista femminile piena di consigli inattuabili, acqua) Carmine mi raggiunge. Ha dei boxer da bagno arancione fosforescente e una maglietta bianca con la scritta “I’M A VIRGIN but this is an old shirt”.
Fin qui non ci sarebbe molto altro da raccontare, se non fosse che Paola e Carmine non sono una coppia, ma lo sono di fatto, non sono amanti, ma si sono amati, e la Costiera non è la meta di una vacanza, ma il luogo scelto per la presentazione del film intitolato “Il gatto di marmo” di cui Carmine è sceneggiatore. Continua

Orecchio Acerbo: “Il nuovo palazzo della Sirenetta”, favola moderna di rispetto e consapevolezza

Giulia Siena
PARMA “No, non voglio sposarmi! Voglio ballare!” 
Sirenetta ha un sogno; un sogno non riconducibile all’amore verso un umano, ma l’amore per sé stessa e per la propria libertà. Da questa consapevolezza comincia la storia de Il nuovo palazzo della Sirenetta, il libro di Marco Taddei con le illustrazioni di Tamara Tantalo. Il volume, pubblicato da Orecchio Acerbo nella collana Albi, è nato dal concorso “Notte di Fiaba”.
Ogni giorno la nonna racconta a Sirenetta del mondo degli umani. Lì, sulla terra, donne e uomini si tendono in un abbraccio e insieme danzano, stretti stretti. Muovono le gambe per ballare e quel movimento sinuoso e complice attira l’attenzione di Sirenetta. Continua

Salani Editore: “Al di là del deserto. Che cos’è la metafisica e come adoperarla per cambiare vita” di Igor Sibaldi

Daniela Distefano
CATANIA – Scrittore e filosofo, nato da madre russa e padre italiano, Igor Sibaldi è studioso di teologia e storia delle religioni e uno dei più seguiti esperti di spiritualità in Italia. Dal 1997 tiene conferenze e seminari su argomenti di mitologia, di religione e di psicologia. Negli anni Ottanta e Novanta ha tradotto varie opere di letteratura russa, in particolare romanzi e racconti di Tolstoj.
Ed è l’autore di un libro singolare, Al di là del deserto. Che cos’è la metafisica e come adoperarla per cambiare vita (Salani).
Partiamo dal “che cos’è”. La metafisica è come una fiaba che non finisce mai. La metafisica è un’attività più semplice di quel che solitamente si crede: i bambini la praticano costantemente, sotto forma di domande. Metafisica è chiedersi: “Perché questa cosa è questa cosa?”. Purtroppo, gli adulti hanno perso la capacità di farsi queste domande. Quasi sempre sono chiusi in un recinto mentale che li rende conformisti, impauriti, prigionieri. In questo libro troviamo le istruzioni preziose per superare quel recinto e utilizzare la metafisica nella vita di ogni giorno. Per ottenere questo scopo, l’autore riprende la più grande storia metafisica mai raccontata: l’Esodo di Mosè verso la Terra Promessa. Usciti come Mosè, dalla prigionia d’Egitto, e passati al di là del deserto, possiamo conquistare ciò che più desideriamo. Continua

Marsilio: “Giovanni Segantini. Magia della luce”, il volume curato da Elisa Pajer e Elia Romanelli

Daniela Distefano
CATANIA“Quando dalla vetta di un alto monte osservo la strada giù nella valle, dove un omino affretta il passo ma sembra cento volte più lento di una formica, percepisco l’infinita piccolezza dell’uomo e tremo per l’umiliazione. Dallo stesso posto però, alzando lo sguardo verso l’orizzonte posso ammirare le giganti increspature della terra che tutt’intorno formano, imponenti e sileziose, una catena indistruttibile fino al cielo, al di sopra dell’uomo. Allora penso di essere al centro del Tutto, cielo e terra non mi incutono più paura”.
Giovanni Segantini – in origine “Segatini”, fu lui a cambiare il cognome quando frequentava Brera, spinto dal soprannome “Segante”, affibbiatogli dagli amici – ebbe una vita aspra e sempre in salita, ma pienamente goduta. Con la sua pittura, sull’onda di un’eccitazione panteistica, parve voler carpire i misteri del creato per raggiungerne l’essenza. Le figure umane – alle prese con la fatica del vivere: la nascita, il lavoro, la miseria, la stanchezza, il riposo, il dolore, la morte – le utilizzò soprattutto per porre l’accento sulle consonanze che le legano al mondo naturale. Il volume Giovanni Segantini. Magia della luce (Marsilio) a cura di Elisa Pajer e Elia Romanelli comprende anche un documentario di Christian Labhart. Cinema, scrittura, racconto per focalizzare l’attenzione su un genio che ebbe per faro pochi ma eccelsi maestri come Jean- Francois Millet – il suo principale punto di riferimento – e molto sperimentò guadagnando fama e nuove frontiere artistiche. Continua

Neo: “Cometa”, miserie e follie di uomini attuali

Giulia Siena
PARMA – Dire che con Cometa Gregorio Magini cerchi la provocazione è inesatto. Gregorio Magini, attraverso il suo Cometa, scrive e descrive vite distratte che brancolano in una normalità qualunque resa anomala da tonnellate di silenzio. Magini descrive la normalità dell’oggi, nulla di più, e il fatto che lo faccia attraverso la percezione del piacere e del dolore non ne muta il contenuto. Cometa, il romanzo in libreria da poco più di venti giorni pubblicato da NEO Edizioni, ha i tratti fondamentali di un romanzo di formazione, ma non aspettatevi personaggi risoluti, vincenti e soddisfatti; aspettatevi – e ci tengo a sottolinearlo – personaggi dissennati, persi e soli che cercano nel piacere fisico il sussulto primordiale della vita; che trovano nella casa materna il proprio porto sicuro. Aspettatevi una scrittura tagliante e precisa, ma mai scurrile, nonostante l’apparenza. Continua