Daniela Distefano
CATANIA – “Le mie giornate hanno l’elasticità dell’albero piegato dal vento. La mia percezione del mondo esterno acquista vigore, sono più ricettivo. Libero da ogni interferenza sonora, il mio udito si affina a contatto con l’esterno. Ormai sono in grado di distinguere il canto degli uccelli, il verso acuto del rallo che chiama i piccoli smarriti nel giuncheto. Uno sciabordio al crepuscolo mi dice che la nutria sta nuotando verso il suo giaciglio vegetale. Il vagabondaggio degli animali notturni lascia su di me le sue impronte. A forza di andare su e giù per la foresta, ne sono diventato parte. Fauna e flora mi confidano i loro segreti e io vivo più vicino alla terra”.
E’ così che descrive la propria vita a contatto col silenzioso linguaggio della Natura David Lefèvre. Nato nel 1973, dopo aver conseguito una laurea triennale in storia e geografia, David lascia l’università a vent’anni per fare i suoi studi umanistici per le strade: Nordamerica, Vicino Oriente, Asia Centrale, Sudest asiatico. Continua
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Feltrinelli: “La felicità del cactus” di Sarah Haywood. Traduzione di Chiara Mancini
Daniela Distefano
CATANIA – “Non sono una donna rancorosa. Quando litigo con qualcuno, poi non ci rimugino troppo e non contesto le ragioni altrui. In una discussione, non sento l’esigenza di avere a tutti i costi l’ultima parola, ma come sempre, quando si parla di regole, esistono delle eccezioni. Per esempio, non riesco proprio a rimanere impassibile se qualcuno si approfitta di un’altra persona e questo vale ovviamente anche quando la persona in questione sono io. In questi casi faccio tutto ciò che è in mio potere per far prevalere la giustizia. Ecco perché i fatti accaduti in questo mese non mi hanno lasciato altra scelta se non un’azione rapida e decisiva”.
Susan Green – protagonista de La felicità del cactus – vive a Londra ha un lavoro e un compagno fisso, anche se è allergica a ogni sentimentalismo o romanticheria. Improvvisamente, si rovescia per lei la vita quotidiana. Le muore la madre ed è costretta a fare i conti con una maternità involontaria. Lei, femminista di ferro, cocciuta e prevedibile dovrà vedersela pure col fratello Edward per l’eredità. I mesi trascorrono con alti e bassi, e Susan li affronta con un programma meticoloso di sopravvivenza a tutti i costi. Continua
HarperCollins: “La saggezza del bradipo. Scopri il tuo animo bradiposo e goditi la vita!” di Jennifer McCartney
Daniela Distefano
CATANIA – “Non agitarti. Fai con calma. Rilassati. Prenditi un momento per te. Siamo costantemente bombardati da inviti alla calma. Alla lentezza. Alla consapevolezza. E a ragione. La scienza ha dimostrato che rallentare un po’ il ritmo comporta una gran quantità di vantaggi, non ultimi un aiuto nella gestione della fibromialgia (dolore cronico), l’aumento della felicità e la conseguente diminuizione del livello di stress. Eppure sembrare pigri è un peccato capitale nella nostra società iperstimolata”.
Jennifer McCartney è autrice di numerosi libri tra cui un saggio bestseller contro l’imperante mania del riordino, a lungo in vetta alla classifica del New York Times. Scrive anche per The Atlantic, Vice, Teen Vogue e BBC Radio 4, con il volumetto La saggezza del bradipo (HarperCollins, traduzione di Claudia Lionetti) si propone di tracciare un diagramma sul modo migliore per affrontare stress e altre idiosincrasie della nostra odierna società. Continua
Francesco Dei: Storia dei samurai. Cronache dal periodo degli Stati combattenti
Giorgia Sbuelz
ROMA – Del Giappone, patria dei samurai, comincia a circolar voce in Occidente sul finire del secolo XIII: “Correva l’anno 1298 quando Marco Polo riportò nel Milione le notizie circa il Cipangu (Giappone), raccolte durante il suo soggiorno alla corte di Kublai Khan, descrivendolo come il Paese dell’oro e dell’argento”.
Ma quel che di caratteristico, e allo stesso tempo familiare, suona all’orecchio occidentale della cultura nipponica scaturisce dai fatti politici e militari che segnarono il Giappone nella fase conclusiva del Sengoku Jidai, il periodo degli Stati combattenti. Parliamo del XVI secolo, giusto il periodo narrato da Francesco Dei in Storia dei samurai. Cronache dal periodo degli Stati combattenti di Odoya Edizioni. Il libro è l’ampliamento di Il sole e il ciliegio, uscito nel 2011, in cui ha affrontato il tema della riunificazione del Giappone. Per questo lavoro ha dedicato sei anni di studio, numerose ricerche e viaggi. Continua
Ediciclo Editore: “Let my people go surfing. La filosofia di un imprenditore ribelle” di Yvon Chouinard, fondatore di PATAGONIA
Daniela Distefano
CATANIA – “Sono più di sessant’anni che faccio l’imprenditore. Faccio fatica a dirlo: è come ammettere di essere un alcolizzato o un avvocato. E’ una professione che non ho mai rispettato. Buona parte dell’imprenditoria è ostile alla natura, distrugge le culture autoctone, ruba ai poveri per dare ai ricchi e avvelena la terra con gli scarichi delle fabbriche. Ma l’imprenditoria può anche produrre cibo, curare malattie, controllare la crescita demografica, dare lavoro e in generale arricchire le nostre vite. E può farlo guadagnandoci e senza rinunciare alla propria anima”.
Recita un’antica maledizione cinese: “che tu possa vivere in tempi interessanti”. Ma la storia dell’azienda Patagonia (che ha sede a Ventura, CA). dalla crisi del 1991-92 a oggi, per fortuna, non è stata molto “interessante”. Tutto per merito del suo fondatore e proprietario, Yvon Chouinard. Alla fine degli anni ’50 egli entra nel mondo degli affari progettando, fabbricando e distribuendo attrezzatura da arrampicata su roccia. Nel 1964 produce il suo primo catalogo di vendita per corrispondenza, un foglio ciclostilato in cui si consiglia al cliente di non aspettarsi consegne rapide durante la stagione di arrampicata. Continua
“Città senza mura”, la poesia è una valorosa guerriera. Intervista a Flavio Pagano
Giulia Siena
PARMA – “Amo le storie / di chi non fa la Storia. / La pazienza di chi bussa / alla porta di una casa vuota. / La forza di chi sceglie la salita / e la dolcezza di chi si guarda indietro. / Non so raccontare / il mio sentire più profondo / ma lo porto con me / in quella valigia / che non disferò mai”. Flavio Pagano ha aperto quella valigia e ha lasciato che il suo sentire più profondo trovasse la strada della parola; una parola – quella di Pagano, scrittore e giornalista – che in Città senza mura si fa interprete delle emozioni più recondite e immediate. La parola emerge attraverso suoni delicati e accordati a ritmo del tempo trascorso e della melodia presente. In questa raccolta, pubblicata nella collana di poesia Rosso Sospeso da Fuorilinea Editore, confluiscono gli scritti poetici che hanno dato rifugio e lucidità, stasi e asilo all’autore napoletano. Sono versi sciolti e poesie strutturate in esametri, settenari ed endecasillabi, simbolo di una scrittura immediata o soppesata, causa e conseguenza di una sensibilità acutizzata dall’analisi, dall’ironia e dalla sofferenza.
Città senza mura è resa e richiesta; abbandono al cospetto della vita e preghiera di amore scevro da limiti o imposizioni. Le composizioni – divise secondo la tipologia e il periodo – sono state scritte lungo un arco di tempo molto esteso; solo l’ultima sezione, “Diario di un addio”, sono testimonianza della partecipazione al dolore e alla malattia e narrano la durezza del distacco. Quest’ultima sezione, infatti, chiude un’ideale trilogia insieme ai romanzi “Perdutamente” e “Infinito presente”, firmati da Pagano negli ultimi anni. Continua
Giovane Holden Edizioni: “Lo specchio di oKram” di Laura Del Veneziano
Daniela Distefano
CATANIA – “Di lì a poco, forse, si sarebbero ritrovati. Giulia si domandava come sarebbe stato rivederli e riabbracciarli, dopo tutti gli eventi che avevano inevitabilmente segnato le loro vite”.
Un viaggio da Milano a Sant’Anna, piccolo borgo toscano, e un fiume di ricordi come una spruzzata di profumo che sprigiona sensazioni che solleticano la pelle. Giulia, Leonardo e Andrea sono inseparabili amici di ogni estate, cresciuti sotto l’ala protettrice di nonna Elena, adesso morta. Ma dopo il triste evento luttuoso, il testamento di nonna Elena assegna alla nipote Giulia un oggetto speciale: lo specchio di oKram, che prende il nome dal suo antico costruttore. Attraverso un piccolo cerchietto magico questo oggetto bizzarro fa rivivere episodi della vita già accaduti e mostra esiti alternativi.
“Da allora la loro vita era giunta a una svolta: con il tempo avevano imparato che lo specchio funzionava ancora, sebbene non come avrebbe dovuto. Era come un vecchio saggio, che li guidava nelle loro esperienze di vita mostrando come gli eventi, a volte, potessero prendere pieghe diverse soltanto cambiando atteggiamento”.
Romanzo di formazione, Lo specchio di oKram (Giovane Holden Edizioni) di Laura Del Veneziano racconta la maturazione di una bambina che cresce e diventa donna abbandonando le paure della sua età per affrontare le sfide dell’ignoto. Continua
Bonfirraro: “Guido e il bandolo della matassa. Storie di un postino” di Romolo Giacani
Daniela Distefano
CATANIA – “Il giorno dopo decisero di fare un giro per il centro della città. Fino all’ora di pranzo erano liberi, l’appuntamento con Fuente era proprio lì in albergo, quindi decisero di non allontanarsi molto, ma entrambi volevano vedere la famosa Plaza de Mayo, che non era molto distante. Come gli spiegò Littorio, che cercava in qualche modo di fare da Cicerone, pur non ricordandosi più di tanto, quella piazza era stata testimone di molti fatti salienti della storia dell’Argentina: l’ascesa di Peron, le mamme dei Desaparecidos, fino ai recenti disordini causati dalla grave crisi economica scoppiata proprio pochi mesi prima e che aveva portato il paese sull’orlo della bancarotta”.
Partiamo dal plot. Guido Civitani è un postino, o meglio, uno sportellista, che d’un tratto viene investito da un tir di eventi: il trasferimento voluto dalla Direzione generale e un viaggio dall’altra parte del mondo. Continua
“Tre in tutto”: l’Italia povera, l’Italia ospitale
Giulia Siena
PARMA – Viviamo in un tempo fermo. Tutto si è fermato sulla soglia dell’apparenza, dell’egoismo e della noia. Non tutto, certo, ma molto di ciò che eravamo è andato perso, confuso tra i bagliori di un progresso che, con il tempo, ci ha costretti a guardare avanti senza aver bisogno di nessuno. Abbiamo percorso la strada, ci siamo voltati verso l’altro sempre meno; chi rimaneva indietro non doveva essere un nostro problema. Il percorso ha cancellato i valori. Ora, arrivati a una meta quasi invidiabile di progresso e sviluppo, siamo sempre più soli, costretti nelle nostre vite che non hanno più bisogno di nulla. Di nessuno. Eppure un libro come Tre in tutto arriva a destabilizzare le coscienze sopite, scuote e ricorda che un tempo eravamo altro, sapevamo essere diversi, sapevamo essere ospitali. Tolleranti. Aperti. Migliori. Continua
Caffè Orchidea: Giulia Bracco con “La Madre, il Maestro, Shakespeare e Dio”, una scrittura fluida e limpida
Marilena Giulianetti
ROMA – “La magia – la creazione – richiede tempo e incognite, e solo una vaga eppure maestosa idea dell’effetto finale”.
Chi ci sorveglia mentre scriviamo? La madre o il maestro? Shakespeare o Dio? Trae spunto da London Fields di Amis London il titolo del romanzo di Giulia Bracco La Madre, il Maestro, Shakespeare e Dio, edito da Caffè Orchidea.
Nabel è dolce, delicata. E’ ancora molto giovane ma sopratutto è insicura Nabel, si sente messa alla prova anche solo nel dichiarare la propria esistenza. Scrive lettere che poi cancella, pagine mangiate a ritroso dall’ultima parola alla prima. In verità cancella tutto quello che scrive, anche le e-mail e interi capitoli del libro che magari, un giorno, riuscirà a pubblicare. Eppure è una scrittrice appassionata, o forse crede solo di esserlo. Continua