Silvia Notarangelo
ROMA – L’uomo è “l’animale che dimentica di essere animale”. Questa la tesi attorno alla quale ruota “Al di là della natura”, il bel saggio scritto da Marco Maurizi e recentemente pubblicato da Novalogos. Antispecismo, movimento animalista, Marx ed Engels, scuola di Francoforte: sono questi alcuni degli argomenti oggetto dell’accurata analisi dell’autore.
All’uomo non può essere tutto concesso. L’antispecismo ne è convinto. Non si tratta, però, di una condanna incondizionata della civiltà e della cultura. Più semplicemente, bisogna lavorare per una riconciliazione con il mondo naturale che non significa “tornare indietro”, ma stabilire un nuovo corso nei rapporti tra le specie.
Come immaginare, però, una società affrancata dalla violenza sugli animali che non abbia prima eliminato la violenza dell’uomo sull’uomo? Con questo interrogativo Maurizi introduce il movimento per i diritti degli animali, un movimento cui vengono contestate una sopravvalutazione dell’etica e dell’azione individuale, nonché la convinzione di costituire una società più giusta mediante un riconoscimento legislativo. Affinché ci sia, però, una vera liberazione animale occorre andare oltre.
L’indignazione verso il capitalismo e la sua ossessione per il profitto, già nella prospettiva assunta da Marx, possono, come dimostra l’autore, diventare strumento per una contemporanea liberazione animale e umana. Una liberazione che, secondo gli studiosi della scuola di Francoforte, non può che rientrare all’interno di un unico processo. Perché solo in un ordine che abbia saputo superare la contrapposizione tra cultura e natura, il rapporto tra uomo e animale riuscirà ad evolversi fino a divenire un “rapporto reale”, in cui sarà l’uomo con un “ atto di solidarietà” a decidere per sé e per il suo altro.
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