Giulio Gasperini
AOSTA – Il primo caso fu registrato nel 1981. Da allora, attorno al virus HIV si sono costruiti muri di pregiudizi e false credenze, che hanno reso questo virus un nemico ancora più difficile da combattere, perché oltre alla battaglia del corpo si aggiunge quella contro una società che spesso rifiuta e respinge, condannando alla solitudine e all’esclusione. Sandro Ori, infermiere toscano, ha cercato di raccontare sotto una luce diversa il virus HIV e la condizione del sieropositivo nel “Libro viola”, edito da Ouverture Edizioni (2014).
La ricerca di Sandro Ori si sviluppa su tre diversi livelli: da una parte, una trattazione “scientifica”, che dà informazioni corrette e puntualmente documentate, in particolare su sette argomenti specifici, dalla discriminazione agli operatori che si occupano quotidianamente del virus, dalla solitudine alla maternità al continente nero, dove l’HIV e in particolare la malattia conclamata dell’AIDS stanno mietendo un numero impressionante di vittime nell’indifferenza di tutte le istituzioni, civili a religiose; poi l’indagine di Ori prosegue con un racconto, di diverse ambientazioni, che si ricollega in maniera significativa con l’argomento di ciascun capitolo; per finire, un’intervista a vari personaggi, dallo sport alla politica, da Flavia Pennetta a Fabio Canino, da Cesare Marretti a Roberta Gemma, che raccontano sé stessi e un po’ parlano del virus HIV e delle loro conoscenze e percezioni su questo virus, come fossero testimonial e significativi messaggeri di un’accortezza e considerazione particolari.
Sandro Ori ha il merito, in una lingua semplice e schietta, di ricordare e sottolineare alcuni concetti che finiscono quasi sempre per essere dimenticati, soprattutto per ignoranza (ma anche per certe incoscienti scelte); ci fa abbandonare alcuni preconcetti e pregiudizi, rimarcando, ad esempio, che l’HIV non è una questione esclusiva degli omosessuali, ma riguarda ogni persona, di qualsiasi orientamento sessuale. Sottolinea, inoltre, in maniera forte e decisa, come l’emarginazione, l’abbandono, la discriminazione siano comportamenti immotivati e gravissimi, che non dovrebbero trovare spazio in nessun consesso civile e sociale, perché finiscono per aggravare (ingiustamente e sconsideratamente) qualsiasi condizione.
Impressionante, negli ultimi anni, quanto sia sceso, soprattutto tra i giovani, il livello di preoccupazione sul virus HIV e le sue conseguenze: non si presta più attenzione, non si ha la percezione di cosa questo virus sia, di cosa possa comportare per sé stessi e per gli altri. Indubbio come la medicina moderna abbia sviluppato strategie e cure per permettere ai sieropositivi di condurre una vita tranquilla e non destinata irrimediabilmente alla morte, ma altrettanto indubbio è che soltanto una corretta informazione e una responsabilizzazione seria possano determinare la vittoria su una delle più gravi epidemia che la storia dell’uomo ricordi.
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