“La finestra viola”, quando gli artisti lasciano il segno

La_finestra_viola_Cop_chronicalibriGiulia Siena
PARMA – L’amicizia, a chilometri di distanza, può essere legata a un filo colorato, immaginario e fantasioso. L’amicizia tra Giulio, che vive in una città italiana affacciata sul mare e Adama, un bambino di un villaggio africano, nasce per caso e continua, nonostante la distanza, grazie ai colori. La finestra viola, la favola scritta da Fuad Aziz e pubblicata dalle Edizioni Artebambini, racconta di questa amicizia e narra, in modo semplice e poetico, dei colori.
Adama, infatti, scrive a Giulio e gli racconta di aver visto un quadro bellissimo, un dipinto coloratissimo di Paul Klee. Catturato dalla vivacità espressa dal quadro, dal calore immenso dato dai colori, Adama vuole condividere quell’emozione con il suo amico lontano. Dall’altra parte del mare, Giulio gli risponde e si ritrova in quella immagine descritta così bene dal bambino africano; Giulio, in Italia, vive sul mare, in una casa di pescatori, in una di quelle colorate con i colori del cielo, dKleeel sole e della terra. Adama, leggendo quelle parole, ha un’idea. E se anche il suo villaggio fosse così colorato? Così convince tutti a dare colore alle proprie case, ognuna con una tonalità diversa. E un giorno, mentre un pittore straniero passeggia per le vie del villaggio incontra il piccolo Adama, si lascia trascinare dal bambino ad ammirare i colori vividi e avvolgenti della sua casa. Ma al pittore non basta, oltre a guardare, si lascia ispirare e dipinge una finestra, una finestra viola.

 

Fuad Aziz, in questa favola di amicizia e diversità, inserisce la figura possente ed enigmatica di Paul Klee, il pittore tedesco che si lasciò coinvolgere dalla luce e dalla ricchezza cromatica della Tunisia. Questo, de La finestra viola, è un viaggio nell’arte, nella storia e nelle ambizioni.
“Il colore mi possiede; il colore ed io siamo una cosa sola”. P. Klee

Le “Bùlastrocche” che sconfiggono le paure dei bambini

BùlastroccheGiulio Gasperini
AOSTA – Marco Zanchi è un avvocato con la passione della poesia e delle filastrocche. Dopo il riuscito esperimento delle Gufilastrocche (La Toletta edizioni), i suoi testi tornano in libreria nel volume Bùlastrocche, edito da CLEUP (Coop. Libraria Editrice Università di Padova), con i disegni di sei bravissimi illustratori: Alessandro Coppola, Luca Monfardino, Sergio Olivotti, Miriam Serafin, Mariacecilia Tiozzo e Tommaso Vidus Rosin, e la postfazione di Livio Sossi, docente di letteratura per l’infanzia all’Università degli Studi di Udine e all’Università del Litorale di Koper (Capodistria).
Le “Bùlastrocche” sono raccolte in sei sezioni, ognuna illustrata da un autore diverso. Si inizia coi “Rimostri”, illustrati da Tommaso Vidus Rosin, una carrellata di filastrocche sui mostri che più diffusamente popolano gli incubi dei bambini, dall’orco (“tutto nero e pure sporco”) alla strega (“d’evitarla dunque prega”) allo yeti (“non c’è molto da star quieti”). I disegni di Luca Monfardino accompagnano la seconda parte, quella dei Mischiamostri: lo Spaventatutti (“Spaventar la sua missione”), Mummiao (“Gatto nero imbalsamato”) e la Sirenera (“di carattere astiosa / Sirenetta tenebrosa”). Le Cadaverime, le cui immagini di Sergio Olivotti così tanto ricordano il Tim Burton de La sposa cadavere, sono la terza sezione, dove compaiono gli abitanti del mondo dei morti: gli zombi (“rigidini come piombi”), lo scheletro (“della linea ne va fiero”), Dracula (“brutto pure è il suo castello”). Gli animaloschi sono i protagonisti della quarta sezione, decorata da Mariacecilia Tiozzo: il T.Rex (“era ghiotto di budino”), il serpente (“vorrebbe a tutti dare un gran morso”), lo squalo (“da domani via in montagna / là lo squalo non ti magna”). La quinta sezione è dedicata invece alle paure più diffuse tra i bambini, con le illustrazioni molto oscure di Miriam Serafin: la siringa (“tutti temon la siringa”), l’interrogazione (“e poi svieni per tre ore”), gli occhi nel buio (“vedi solo pelouche sopra il tuo letto”). L’ultima sezione, con le illustrazioni di Alessandro Coppola e il suo personaggio dai capelli rossi, è dedicata a paura più sociali e collettive: la fame (“resta il morso della fame”), l’inquinamento (“acqua putrida e fetente”), i ladri (“scoprirli in casa vestiti di nero”).
Le “Bùlastrocche” affrontano le paure più frequenti dei bambini, ma che spesso anche molti adulti cullano nel proprio intimo, incastonate nell’essere più profondo (e che troppo sovente non hanno il coraggio di affrontare compiutamente). Per questo, le “Bùlastrocche” sono uno strumento, quasi un mantra o un salmo da ripetere, per chiunque abbia a che fare con un’angoscia, un trauma, un terrore. Le immagini splendide dei sei illustratori trasportano la parole su un piano diverso, visivo e decorativo, colorato e spesso crudelmente evocativo, e danno più valore e più potenza al potere curativo delle rime e dei suoni. Sono giocose, è vero, queste filastrocche, ma si sa che il gioco ha potenzialità enormi, e la parola ancora di più.

Le mine antiuomo e la dolcezza di una rinascita

Miss MinaGiulio Gasperini
AOSTA – Le mine antiuomo fanno ancora danni: ogni anno circa 3600 tra morti e feriti. Quasi l’80% sono civili, la metà bambini. Sono dati questi, sui quali anche i bambini possono cominciare a riflettere, assumendo coscienza di un problema che riguarda i loro coetanei di altre culture e provenienza, neanche così distanti (in Bonia, a pochi chilometri da noi, si calcola che ci siano ancora 120.000 mine da disinnescare). Miss Mina di Marco Innocenti, edito da Edizioni Corsare (2015) è un racconto per bambini dai 9 anni, che li proietta in una nuova geografia, quella lontana dell’Angola, e li avvicina a un problema serio, reale, che altri bambini in tutto il mondo hanno: quello della possibilità di saltare su una mina antiuomo, magari durante una corsa, e perdere un arto, un braccio, una gamba, quando non la vita stessa.
Fatima è una ragazzina che abita in un villaggio dell’Angola, assieme alla madre e al fratellino Manuel; un giorno, durante una gara di corsa col fratello, mette il piede su una mina. I medici riescono a salvarla ma la bambina perde la gamba. Comincia, per lei, un lungo percorso non solo di riabilitazione ma anche personale, durante il quale la bambina comincerà a capire che si può vivere anche con una menomazione come la sua. Conoscerà, grazia all’amico Toninho, una squadra di calcio composta esclusivamente da ragazzi vittime di amputazioni, e soprattutto diventerà amica di Teresa, una ragazza con il suo stesso destino. Ma sarà proprio Teresa a farle conoscere nuove possibilità, tra cui anche il concorso “Miss Mina”, un concorso di bellezza destinato soltanto a ragazze con delle amputazioni, il cui premio finale è proprio una protesi, così necessaria ma anche così cara e difficile da avere. Il governo angolano, infatti, non ha la possibilità di pagare una protesi a tutti i suoi cittadini; così Fatima comincia a sognare di poter vincere il concorso e avere di nuovo una vita “normale”. Ma la normalità, anche in questa storia, è soltanto un punto di vista, perché normale, ci insegna Fatima, è tutto quello nel quale impariamo a vivere a nostro agio e comodità, lasciandoci accarezzare i capelli dal “vento, carico di speranze”.
Ad accompagnare questa bellissima storia di dolore ma anche di voglia di rinascita, le illustrazioni in bianco e nero di Maria Cristina Costa.

“Codinobianco e il cappello pensante”: l’avventura di un leprotto come mezzo di crescita per ogni età

codinobianco_e_il_cappello_pensanteGiorgia Sbuelz
ROMA – Quanto coraggio occorre a un leprotto per attraversare il bosco insidioso alla conquista di un Cappello Pensante, o… di sé stesso?
Codinobianco è un leprotto che abita in una graziosa tana fra i cespugli di biancospino. Accudito dalla sua famiglia, vive in una cornice rassicurante che profuma di erbe selvatiche e pane appena sfornato, ha degli amici fidati e le sue giornate sono sempre uguali, proprio come si addice a un buon leprottino. Eppure Codinobianco sente di avere un limite che lo preoccupa: la memoria.
Quando Codinobianco poggia qualcosa da qualche parte, la dimentica, così come succede con le faccende ordinate da mamma e papà, per non parlare dei compiti di scuola! Un giorno viene a sapere dell’esistenza di un Cappello Pensante in grado di donare la memoria a chiunque lo indossi. Decide immediatamente che deve esser suo, ma… come ogni orpello magico, o strumento di crescita, non è facile da ottenere, e in questo caso Codinobianco dovrà raggiungere la bottega di un’anziana topolina, la Signora Agoefilo, sulle sponde del lago oltre i limiti del bosco. Non solo: la bottega compare e scompare a suo piacimento e occorre trovarla prima che scenda la sera.
Comincia l’avventura di Codinobianco, le cui imprese sono accompagnate dal canto del vento saggio, che sottolinea, commenta e suggerisce, un percorso che è quello di ogni bambino che si affaccia alla vita: “Per ottenere qualcosa di buono e bello è necessario non mollare mai, e non stancarsi di sognare. Anche la speranza ci aiuta a non smarrire la giusta strada, come l’amore”.
Codinobianco e il cappello pensante di Miriam Dompieri Negri, edito dalla veneziana Marcianum Press, è la favola per il bambino e il vademecum per l’adulto, poiché esiste un bosco per ogni età, con le sue prove e i suoi insegnamenti, e le storie come quella di Codinobianco aiutano a ricordare quale sia l’equipaggiamento essenziale per affrontare ogni sfida, indicando l’ atteggiamento giusto, che è quello vicino alla prodezza infantile, ma ben distante da ogni adulta ingenuità. Codinobianco sa distinguere per intuito gli amici buoni da quelli cattivi, il falso aiuto e soprattutto la falsa spavalderia dal coraggio. Il coraggio, del resto, è altro. Il coraggio è affrontare le personali paure attingendo alle proprie potenzialità e alla propria sorgente creativa. Lo sa bene il vento:
“ Quanto coraggio ha trovato Codinobianco dentro di sé per entrare nel bosco!
Tutto solo ha affrontato la paura per ciò che non conosceva. Se si vuol crescere e imparare bisogna trovare il coraggio di fare qualcosa di nuovo”.
Chi non ha bisogno di un Cappello Pensante per ricordare ogni giorno come superare gli ostacoli del bosco? Codinobianco quel cappello è riuscito a conquistarselo.

Marcianum Press: “Il Pesciolino nero” e la voglia di scoprire il mondo

cop_pesciolino_neroGiulia Siena
ROMA
– Un pesciolino ribelle è stanco del suo solito ruscello. Lui e la madre vivono sotto un tetto di alghe, proprio dietro a un sasso nero. Nero come lui. Nonostante mamma e pesciolino siano spesso in giro, nuotando con altri pesci o tranquilli solo loro due, il pesciolino ho un problema, un serio problema: vuole andare via e scoprire dove va a finire il ruscello. Perché questo non è un pesce come tutti gli altri, questo è Il Pesciolino Nero, nato dalla penna di Samad Behrangi. Pubblicata dalla casa editrice veneziana Marcianum Press, la storia di questo curioso personaggio è un’avventura che si svolge nelle acque, dapprima tranquille della propria casa e, successivamente, in acque sempre più lontane, sconosciute e pericolose. Il pesciolino nero, infatti, in una tranquilla mattina, confida alla mamma un desiderio, il desiderio di un giovane pesce curioso, uno di quelli che ha il terrore di diventare un grosso pesce che ha perso tempo, ha sprecato la vita. Ma cos’è, poi, questa vita? Per scoprirlo il pesciolino nero comincerà un viaggio, incontrerà la cattiveria di altri animali, l’astuzia dei suoi simili, fronteggerà le leggi della natura e si ritroverà spesso in pericolo. Sarà valsa la pena uscire di casa per conoscere il mondo?

 

Samad Behrangi costruisce una storia di coraggio e ribellione. Un po’ favola e un po’ novella Il Pesciolino Nero è un bel viaggio – alle volte sorprende per immagini cruente o per atteggiamenti un po’ troppo umanizzati – che ci regala un tuffo in quel mare di libertà che tutti abbiamo desiderato.

 

“Ma la vita, cosa significa veramente?
Vuol forse dire stare sempre nello stesso posto, andare avanti e indietro finché non sei vecchio, è tutto qua?
Oppure si può vivere nel mondo anche in un altro modo?…”

 

Dai 5 anni

Sinnos: “Adesso scappa”, storia di una sfigata

ADESSO-SCAPPAGiulia Siena
PARMA“Ho saputo incassare, non sono morta. E’ possibile pure cambiare il sorriso, mostrare un dente rotto e sorridere lo stesso”. Il sorriso è quello di Maddalena, una sfigata che in qualche modo riesce a combattere il bullismo che la vede vittima insieme al suo amico Giorgio; ma partiamo dall’inizio. Maddalena è un’adolescente napoletana protagonista di Adesso scappa, la graphic novel nata dalla penna di Patrizia Rinaldi e dal tratto di Marta Baroni.

Maddalena è magra, capelli sottili dal colore scialbo, una macchinetta per i denti, idee confuse, una insufficienza in latino e il terrore di Zago e del suo clan. Chi è Zago? Nonostante il nome Zago è una ragazza aggressiva, prepotente e maleducata. Zago è quella che nella scuola – e soprattutto nella classe di Maddalena – infonde il terrore; lei e le sue amichette sono dei veri e propri boss: decidono cosa è roba loro e da chi devi stare lontano. Zago pensa che anche Alessandro sia roba sua. Proprio Alessandro, l’unico che insieme a lei a Giorgio ha l’insufficienza a latino e l’unico che fa battere il cuore a Maddalena. Ma Alessandro non è roba sua, Alessandro è preda di Zago, non può mica guardare una sfigata come lei. E se ora la sfigata tirasse fuori il coraggio e cominciasse a correre?

 

Adesso scappa, pubblicata da Sinnos nella collana leggimi! Graphic (pensata anche per chi ha problemi di dislessia o difficoltà di lettura) è una graphic novel che tratta il problema del bullismo al femminile e lo fa in maniera completa, guardando al meccanismo che il bullismo innesca: la paura. La paura di non riuscire ad affrontare i bulli – maschi o femmine che siano – la paura di essere inadeguati, fragili e soli, perché di fronte alla prepotenza si vorrebbe solo sparire.

 

“Inghiottici, muro, penso come una preghiera, ma il muro non ci inghiotte. Roberta, Maurizia, Giovanna e Zago, il capo, sanno che non possiamo andare via. Il muro non solo non ci inghiotte, ma diventa complice del nemico. Le gambe mi dicono: adesso scappa, adesso scappa, adesso scappa, ma è inutile”.

 

Adolescenti ad Alta Leggibilità: “Io no!… o forse sì”, la storia di Steven, lo square-dance e i dubbi sulla propria sessualità

io noGiulia Siena
PARMA – Steven ha sedici anni, vive a Beaver Lake e ha un segreto: adora ballare square-dance e lo fa con la madre nel gruppo della Api Operose; balla non per fare un favore a sua madre o a tutte le vecchiette del gruppo, no, lui lo fa perché ballare lo rende felice. Già, proprio così. Come se non bastasse, poi, odia l’hockey, non è per niente attratto dalle ragazze, è un ottimo osservatore, è estremamente ordinato e, inoltre, ha una amica del cuore, Rachel. Nonostante tutti questi indizi, però, Steven continua a ripetere: “Io no, non posso essere gay! No. Io no. Assolutamente no”. Da questo continuo tentativo di Steven di auto-convincersi nasce il titolo del libro di David LaRochelle, Io no!… o forse sì pubblicato da biancoenero edizioni. Steven, fantastico protagonista della penna di LaRochelle, per dimostrare a se stesso di non essere gay si informa, ruba un libro in biblioteca per approfondire la questione adolescenti-identità-sesso, comincia a frequentare i veri maschi e a uscire con le ragazze. In poco meno di un mese, tra un esame di guida e l’altro, esce con oltre venti fanciulle senza essere attratto da nessuna; la sua attrazione, però, è per il Bowman, il giovane professore di educazione alla salute. Ma tutto questo non farà altro che confondere ulteriormente le idee di Steven. E se davvero fosse gay?

 

La storia continua, così, tra un tentativo e l’altro per schiarirsi le idee e capire in che direzione sta andando la propria vita.

 

Biancoenero edizioni, la casa editrice capitolina che dal 2005 si occupa del progetto Alta Leggibilità per avvicinare ai libri tutti i ragazzi – anche quelli che hanno difficoltà di lettura –  con Io no! alza il proprio target e questa volta si rivolge agli adolescenti (dai 15 anni in su) con una tematica di estrema attualità raccontata con arguzia e semplicità. I lettori crescono, le problematiche da affrontare si moltiplicano e l’Alta Leggibilità rimane.
Ottimi spunti.

 

Qui lo speciale ChronicaLibri a Più Libri Più Liberi 2014 dove è stato presentato Io no!… o forse sì

Coccole Books: “L’Ufo di Natale” per amici che non sono mai troppo lontani

ufo di NATALEGiulia Siena
PARMA – Chi lo ha detto che nella notte di Natale arriva solo Babbo Natale? Potrebbero arrivare molti altri personaggi e qui incontrarsi nuove storie e nuove amicizie. Potrebbero arrivare anche alieni di tanti altri pianeti: questa è la storia de L’Ufo di Natale, il libro scritto da Daniela Valente e illustrato da Sandro Natalini per Coccole Books.

 

In una notte speciale, quella di Natale, Sandrino proprio non riesce a prender sonno; sarà l’emozione della festa, saranno le noccioline mangiate davanti la tv, sarà che indossa già la sciarpa, pronto e in attesa di un arrivo speciale, ma questa notte, in una notte così magica, proprio non riesce a dormire. Così pensa alla storia di quel principe che solcava le galassie per scoprire nuovi mondi, quando all’improvviso qualcosa accade. Una luce si accende sul suo letto e arriva un ufo, sì, di quelli veri, ma senza tentacoli o antenne, l’alieno di Sandrino è rosa e molto carino. Prende Sandrino e lo porta con sé, già questa è una notte speciale! Arrivano in un posto dove ci sono tanti altri alieni con tanti altri bambini e c’è anche un bambino Babbo Natale e lo conoscono tutti! Qui sarà facile fare amicizia, anche se poi non sarà semplice fare i compiti insieme… Ma l’ufo di Natale avrà previsto anche questo?

 

Ironico e un po’ fuori dagli schemi, L’Ufo di Natale racconta la festività anche sotto altri punti di vista: l’attesa, il sogno e l’amicizia. Leggere, così, diventa un ottimo modo per raccontare il Natale e la magia di ogni giorno.

 

Dai tre anni e per i lettori di tutte le età.

“Il principe felice e altri racconti” per sospendere il tempo, almeno a Natale!

Ilprincipefelice_CHRonicalibriGiulia Siena
PARMA – Con l’arrivo del Natale arriva il momento delle fiabe. E ISBN Edizioni ha pensato bene di riunire in un unico volume i più significativi e celebri racconti di Oscar Wilde accompagnandoli dalle deliziose illustrazioni di Cristina Pieropan. E’ nato, così, Il principe felice e altri racconti, un libro illustrato che, per la prima volta, propone al pubblico di lettori di tutte le età due storiche raccolte di Wilde, Il principe felice (1888) e Una casa di melograni (1891). Quello che ne esce è un intenso e fantastico viaggio tra corti e palazzi, giardini, laghi e città, foreste di pini e mari sconfinati accompagnati da statue e giganti, principi ingenui e fuochi d’artificio un po’ egoisti, giovani re e piccoli mostri di corte, cacciatori, taglialegna e streghe. Personaggi divertenti, nostalgici, complessi e schietti per questi racconti (9 in tutto) che ci portano a spasso tra ambientazioni fuori dal tempo e regalano storie e trame di grande spessore. Il principe felice e altri racconti è una carrellata di figure differenti e ricercate, costruite dal celebre scrittore allo scopo di creare novelle che potessero intrattenere i suoi figli e farli riflettere, educarli alla vita sottolineando, attraverso i racconti, comportamenti e situazioni da evitare a favore di un comportamento giusto per una vita felice e di valore. Per questo motivo il genio di Wilde delinea protagonisti irriverenti o esemplari: il vanitoso e logorroico razzo che taccia di egoismo e villania tutti quelli che – fontane luminose o rane, girandole o anatre – parlano di sé quando gli altri vogliono fare altrettanto; l’Infanta di Spagna che per il suo compleanno ride a crepapelle dell’ingenua bruttezza del piccolo Nano ignorando la sensibilità di quest’ultimo; il piccolo Hans di sentimenti nobili e lo speranzoso Pescatore innamorato di una Sirena.

 

I racconti di Wilde sono un toccasana per l’anima: regalano una sospensione dal quotidiano che solo i grandi scritti – e i grandi scrittori – possono fare. Perché, allora, non farlo a Natale? Sospendiamo il tempo e rifuggiamoci nelle fiabe, almeno per qualche ora.

 

Per i lettori di tutte le età.

A Napoli si scrive La Pagina Che Non C’Era: tre giorni di letture per ragazzi

forum_culture_pagina_chronicalibri2014NAPOLI – Da oggi, giovedì 20 novembre fino a sabato 22 novembre arriva a Napoli la versione autunnale straordinaria della Pagina Che Non C’Era, il progetto nazionale di lettura per i ragazzi delle scuole superiori che è diventato, grazie al successo delle passate edizioni e all’entusiasmo degli scrittori presenti, un vero e proprio festival di letteratura. Giunta così alla sua quinta edizione, la Pagina Che Non C’Era arriva in occasione del Forum Universale delle Culture Unesco ed è dedicata al genere letterario della cosiddetta Literary Non Fiction.

Germogliata da un’idea di Diana Romagnoli e Maria Laura Vanorio, due insegnanti dell’istituto Pitagora di Pozzuoli, La Pagina Che Non C’Era nasce dalla convinzione che il piacere di leggere e la capacità di scrivere non possano essere trasmessi con metodi impositivi. La coraggiosa sfida di questo progetto, sorto tra i banchi di una delle più complesse e problematiche periferie italiane, è di superare la tradizionale diffidenza dei ragazzi nei confronti dell’atto della lettura grazie a un gioco letterario.

 

La prima parte del gioco consiste sempre nel confronto tra gli studenti e gli scrittori. E poiché il comitato organizzativo del festival ha deciso di dedicare questa edizione al genere della Literary Non Fiction, quest’anno ha invitato gli autori di alcuni dei libri che – pur restando nell’ambito narrativo – ci hanno più efficacemente raccontato la realtà dei nostri tempi: Luca Rastello con il romanzo I Buoni, Chiarelettere, Gaetano Di Vaio e Guido Lombardi autori di Non mi avrete mai, Einaudi e Francesco Barilli che, insieme all’illustratore Manuel De Carli, è autore del graphic novel Carlo Giuliani. Il ribelle di Genova, Becco Giallo. Gli incontri tra gli autori e gli studenti iscritti al festival avverranno il 20 e il 21 novembre a Napoli nei nuovi spazi del Foqus (Fondazione Quartieri Spagnoli). La prima giornata sarà introdotta da una tavola rotonda con l’intenzione di discutere e illustrare storia, modelli e caratteristiche della Literary Non Fiction dai libri al cinema e alle serie televisive. Oltre agli autori ospiti del festival, alla tavola rotonda interverranno anche lo scrittore e critico letterario Cristiano de Majo, lo sceneggiatore Stefano Bises, la giornalista del Corriere della Sera Alessandra Coppola, il regista Guido Lombardi e l’attore Lello Serao.

E anche quest’anno un’intera sezione della Pagina Che Non C’Era sarà dedicata alla letteratura scientifica per ragazzi: nella rinnovata e suggestiva cornice della Città della Scienza, sabato 22 novembre gli studenti incontreranno Amedeo Balbi (Cercatori di meraviglie. Storie di grandi scienziati curiosi del mondo, Rizzoli) e Nicola Nosengo (I robot ci guardano, Zanichelli).

 

Ogni anno l’incontro con gli scrittori, ma anche tra i vari studenti – appartenenti a scuole superiori, città e realtà differenti – diventa una preziosa occasione di confronto intorno alla parola (letta, immaginata, raccontata e, infine, scritta). Un confronto fecondo, che consente ai ragazzi di entrare in contatto con gli autori dei romanzi senza la mediazione degli adulti e senza distanze gerarchiche, costituendo un momento fondamentale del successivo processo creativo. Anche quest’anno, infatti, dopo aver incontrato gli scrittori ospitati dal festival, gli studenti saranno invitati a leggerne i libri e a scrivere (o a disegnare) una pagina – per l’appunto “la pagina che non c’era” – da aggiungere in un punto qualsiasi del libro scelto fra quelli proposti, imitando lo stile dell’autore e mimetizzandosi nella sua opera. Il metodo della scrittura mimetica e vincolata (o à contrainte) consente di accostarsi al testo con occhio attento per individuare e distinguere peculiarità, regole, stili e registri e, allo stesso tempo, di trasformare in gioco la letteratura, desacralizzandola e avvicinandola ai giovani lettori. I vincitori del concorso saranno gli studenti autori delle pagine migliori che, secondo il giudizio di una giuria composta da insegnanti e scrittori, il prossimo febbraio verranno premiati – naturalmente – con nuovi libri.

 

Il festival, patrocinato dal Forum Universale delle Culture 2013-2014 e dai Comuni di Napoli e Pozzuoli, è stato insignito da numerosi riconoscimenti, tra cui il premio Gutenberg 2013 dell’Ali e il prestigioso Maggio dei Libri del MiBac e del Cepel come migliore attività nazionale per la promozione alla lettura in ambito scolastico.