Giulia Siena
BOLOGNA – “No, non si può vivere tutta la vita in un giorno solo, ma in un giorno solo la si può raccontare se hai la pazienza di aspettare e poi di raccogliere”. Questo è quello che ha fatto Felice Panico con “Terzo Tempo. Quindici storie di sport”. Pubblicato da Caracò Editore (collana Singoli), il libro è un viaggio che l’autore intraprende nel passato attraverso storie di sport. Lo sport, anche se solamente guardato, è stato per Panico – attore, autore e regista teatrale – il metronomo della propria esistenza. Una sera, a tredici anni, Felice si accorge che quell’anno, la sua estate, sarebbe stata segnata da un grande evento: i mondiali di calcio. E’ il 1994 e, per un caso fortuito, quella stessa sera si accorgerà che il coinvolgimento, la passione e il trasporto per quel calcio stellare era lì, prima di lui. In soffitta, suo padre aveva conservato in una cesta, una maglia color arancio, la numero tredici; la maglia di Neeskens, uno degli undici leoni dell’Olanda del ’74, la stessa squadra che gli aveva dato i brividi nel documentario trasmesso quella sera, venti anni dopo.
Così Felice Panico comincia a raccontare e raccontarsi. E’ il 4 luglio 1981 quando sull’erba di Wimbledon si affrontano “l’Orso e lo Sbruffone”, Borg e McEnroe; dall’altra parte dello schermo, a duemilacinquecento chilometri di distanza, seduta a guardare quella partita, c’è una giovane coppia di Pomigliano d’Arco. Lei, la ragazza, da lì a pochi minuti darà alla luce Felice, giusto in tempo per vedere l’ultimo punto di McEnroe. E da questa partita parte un viaggio trentennale fatto di sport e musica, umanità, sconfitte, sfide e scommesse, drammi, gioie e cambiamenti. Arriveranno gli slalom di Alberto Tomba, i sogni giamaicani nel bob, le partite al San Paolo, le speranze del Camerun, l’antica disputa tra Coppi e Bartali, il dramma dell’Heysel e la tragedia delle Torri Gemelle. Con “Terzo Tempo” si percorre tutto questo; ma accanto ai racconti, parallelamente, viene narrata una storia. La storia è ambientata negli anni Settanta, quando due giovani della provincia italiana vivono di sogni, speranze, idoli, ideali e realtà. Questa realtà, poi, si trasforma in famiglia, una famiglia che non abbandona i sogni per crescere il futuro.
“Terzo Tempo” è una piccola scatola preziosa. E’ un dono lasciato in soffitta – come la maglia in lanolina del piccolo Felice – che, togliendo il coperchio, si perde la cognizione del tempo e si viene magicamente catapultati nel passato. Il passato, però, viene dosato, filtrato e riproposto in maniera eccellente: i ricordi si fanno veicolo delle emozioni del narratore. Di queste emozioni – grazie alla bravura di Panico – ci sentiamo un po’ tutti parte; anche perché lo sport ha un pregio: è di tutti.