“La spia” Ezra Pound è davvero il padre dei giovani neofascisti?

Marianna Abbate
ROMA – L’albero m’è penetrato nelle mani,
La sua linfa m’è ascesa nelle braccia,
L’albero m’è cresciuto nel seno
Profondo,
I rami spuntano da me come braccia.
Sei albero,
Sei muschio,
Sei violette trascorse dal vento –
Creatura – alta tanto – tu sei,
E tutto questo è follia al mondo.

 

Se non vi piace questa poesia, Ezra Pound per voi non è nessuno. Lo capisco. Eppure a me questa poesia piace; mi piace l’immagine dell’albero cresciuto in seno della linfa/sangue che scorre nelle braccia/rami. E’ buona poesia: è metafora dell’unione con la terra, con il mondo- dà un posto all’uomo.

Ma se non vi piace la poesia di Ezra Pound è davvero inutile che voi leggiate questo libro. Perché in fondo chi se ne frega se un pazzo americano qualunque era fascista o se faceva la spia per gli alleati attraverso messaggi cifrati.

Se invece credete come me che questa sia Poesia, cambia tutto. Ora vi interessa sapere perché. Volete sapere come sia possibile che un Poeta, uno che sa usare le parole con genialità, uno “che ci capisce” insomma, possa aver fatto un errore così grande e grottesco come aderire al fascismo. Perché un uomo capace di una così grande sensibilità, ha prodotto così tante e terribili invettive antisemite, e ha ammirato follemente un uomo- Mussolini-  che chiamare ignorante è un eufemismo bello e buono?

Forse per la stessa mania di grandezza dannunziana? Eppure Pound non vive il periodo d’oro, vive la caduta, la delusione, l’abbandono del popolo.

E qui la teoria del complotto trova il suo sfogo naturale: forse era tutto una finzione, forse Pound era una spia per gli alleati. Justo Navarro la presenta nel suo romanzo “La spia” edito da Voland.

Se pensate che sia stato un grande poeta, forse questa teoria potrà rasserenarvi.