L’Italia dei tanti popoli e religioni

Inviati per casoGiulio Gasperini
AOSTA – In Italia sono presenti cittadini stranieri provenienti da circa 200 paesi del mondo, ovvero quasi tutte le nazioni riconosciute. La ricchezza sociale e culturale italiana è sterminata: la vera sfida è soltanto rendersene conto, per poter compiutamente contribuire a creare un tessuto sociale armonico e solidale. Per farlo, può servire la disposizione d’animo, la curiosità, la voglia di non fermarsi alle apparenze e ai pregiudizi, ma anche qualche libro. Come Inviati per caso. Viaggio nell’Italia delle religioni, di Lia Tagliacozzo con i disegni di Eleonora Antonioni, edito da Sinnos nella collana Nomos. Il testo è una graphic novel dedicata ai ragazzi, con alcuni specchietti approfonditivi sulle principali comunità religiose presenti in Italia, che due ragazzi conoscono e frequentano per portare a termine un progetto scolastico fotografico.
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“Lampedusa”, quale futuro per la porta d’Europa?

LampedusaGiulio Gasperini
AOSTA – Giusi Nicolini da sempre alza la voce in difesa di terre e uomini. Da quando è stata eletta sindaco, nel 2012, ha portato all’attenzione dell’Europa intera quei ventun chilometri scarsi di terra che amministra. Marta Bellingreri l’ha intervistata, nel luglio 2013, e questa lunga chiacchierata è stata pubblicata dalle Edizioni Gruppo Abele nel 2013 nella collana “Palafitte”. “Lampedusa. Conversazioni su isole, politica, migranti” è un manifesto di grande lucidità e acutezza, nel quale Giusi Nicolini, diventata uno dei sindaci più famosi d’Italia, racconta la sua storia, la sua decisione di dedicarsi all’amministrazione politica delle sue terre, e tratteggia con grande competenza quelli che potrebbero essere gli orizzonti futuri per Lampedusa, la porta dell’Europa.
Giusi Nicolini parla delle migrazioni, del ruolo che Lampedusa ha nell’accogliere le persone in fuga da una realtà feroce, da malattie, dalla guerra, dalla fame. Parla del cimitero che non basta, dei diritti negati anche da morti, parla dei tanti troppi minori non accompagnati che viaggiano sulle rotte del Mediterraneo e che sono abbandonati, senza cure né assistenza. Tra i tanti progetti realizzati si cita anche la Biblioteca dei ragazzi, realizzata grazie a un progetto di Ibby Italia, nella quale saranno utilizzati molti silent books, libri senza parole ma con tante immagini, realizzati per superare le barriere linguistiche tra i bambini italiani e quelli migranti.
Ma non ci sono migranti, nella storia di Lampedusa. C’è anche l’ambiente, una risorsa straordinaria che fino a pochi anni fa era seriamente minacciata dall’uomo e dai suoi abusi di vario ordine e grado. Quell’ambiente che recentemente ha conferito alla spiaggia dell’Isola dei Conigli il titolo di spiaggia più bella del mondo. Un riconoscimento anche al lavoro della Nicolini, che per tanti anni è stata responsabile di Legambiente della Riserva dell’Isola dei Conigli, una delle ultime spiagge europee dove si riproducono le tartarughe marine, le Carretta, che a Lampedusa vengono recuperate e, in un apposito ospedale, curate.
La lunga intervista con Giusi Nicolini mette in luce le potenzialità e le reali esigenze di un’isola, e di una terra, per lungo tempo dimenticata, trascurata ai margini dell’italianità in ogni settore, da quello scolastico-sanitario a quello sanitario, a quello dell’approvvigionamento idrico ed energetico. Un’isola che strategicamente ha la sua importanza, tanto da essere diventata sede di una base NATO, e di esser stata vittima di un attacco missilistico dalle coste libiche, nel 1986, ad opera del Colonnello Gheddafi.
Ma la Nicolini ha parole di accusa anche per la politica italiana, per i partiti, per i meccanismi del potere che vogliono sempre ricondurti in una definizione, in una schematicità. La sua battaglia si definisce quasi apolitica, sfidando preconcetti e pregiudizi che sono propri di intere collettività umane. I valori che sono difesi, le aspirazioni ventilate, gli obiettivi sperati sono patrimonio comune, non esigenze da manifesto partitico o campagna elettorale.

Tutte persone, titolari di “Fogli di via”

Fogli di viaGiulio Gasperini
AOSTA – Il Vice Questore Gianpaolo Trevisi non è un uomo ‘buono’, né tantomeno un buonista. È un uomo di legge, e come tale la legge deve far rispettare. Ma senza dubbio Gianpaolo Trevisi è un uomo umano: abituato a lavorare sempre al limite, mai dimentico che dietro ogni foto del permesso di soggiorno ci sono un uomo, una donna, dei figli, dei genitori, delle vite intere messe ogni volta in gioco, con scadenza di permesso in permesso, Trevisi capisce che oltre alla legge civile, statale, ci sono anche leggi umane da far rispettare, che meritano la stessa attenzione e la stessa diligenza. I “racconti strani/eri” come lui stesso li definisce di “Fogli di via”, edito da EMI, sono delle vere esperienze, concrete, su cosa significhi avere il potere di firmare con la stessa facilità il rinnovo d’un permesso di soggiorno o il suo diniego. Le persone che affollano l’Ufficio Immigrazione della Questura, che riempiono di voci e rumori i corridoi, che trasportano e squadernano la loro varia umanità sono persone effettive, che hanno volti occhi capelli suoni. Non sono creazioni astruse né piacevoli invenzioni ma concretamente calpestano il suolo, praticamente respirano, oggettivamente pensano. Ma anche i poliziotti che si confrontano con questa tanta umanità sono concreti, reali; primo tra tutti, il capo, coi suoi “occhiali pieni di ditate” e il suo desiderio di riposo (“Lo ringraziai anche io delle belle parole, ma non so se più desideroso di un panino per il pranzo o di aiutarlo veramente”). Il capo è talmente concreto che nel primo racconto declina le sue generalità, senza esitazioni né paure: “Il sottoscritto Dr. Gianpaolo Trevisi, Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato, in servizio presso la Questura di Verona, in qualità di Dirigente dell’Ufficio Immigrazione…”. E il capo è anche il primo che non si santifica né si auto-assolve ma all’opposto riconosce i propri limiti, evidenzia le mancanze, si infuria per i suoi limiti.
Il registro narrativo dei racconti è vario: si passa dalla grottesca comicità, neanche troppo celata, di “Il volo sbagliato”, al dolore più profondo e feroce, quello di due genitori che vedono morire il figlio clandestino e sfruttato, in “Il cantiere in un sacco”. Si va dalla narrazione persino un po’ visionaria e simbolista de “L’Africa in un cassonetto” fino a “La mummia” ovvero l’incredula e umanamente dolorosissima vicenda di Mohamed, che voleva essere considerato come Otzi, conteso tra due stati. E poi ci sono i racconti di condanna, di accusa nei confronti di un sistema che, come tutti, ha lacune e problemi, grandi e piccoli da dover affrontare e risolvere, come nel racconto “Almeno quaranta…”.
Uno degli aspetti più sbalorditivi è che, a differenza di tante altre situazioni, Gianpaolo Trevisi la legge la conosce, si orienta nei termini e nelle procedure con sicurezza e lungimiranza. E capisce che la legge ha dei limiti proprio perché è scritta prescindendo dagli uomini e dalle donne e dalle storie che ognuno di loro si porta in sé, con sé. Perché tutti noi siamo narrazioni, siamo un inizio, uno svolgimento e una fine. E nessuna narrazione è un canto solitario, ma si nutre e si sviluppa con le tangenze, gli incontri, le casuali conoscenze. E per arrivare fino in fondo, fino all’ultima riga, serve tanto coraggio.