Alberto Gobetti
TIRANO – Si accennava alle rese. I lettori sanno certamente che il mercato librario si fonda sulla possibilità di rendere al grossista o al distributore parte degli invenduti. Il senso di tale prassi è evidente: essa riduce il rischio magazzino, ne ottimizza il giro e contiene l’esposizione finanziaria delle librerie. Per i libri scolastici questo sistema non funziona. O, meglio, funziona in modo assurdo. Si consideri, ad esempio, che le case pretendano la resa degli eserciziari scolastici estivi entro il 15 giugno – a due giorni dalla fine della scuola, cioè ancor prima che la maggioranza di loro li abbiano prenotati! E si consideri che per i libri scolastici, la data tassativa di resa è fissata entro e non oltre la settimana successiva all’inizio della scuola (quando il 30/40% dei libri deve ancora venir consegnato). Infine, le rese non vengono accreditate in un tanto da spendere per l’acquisto di altri libri, magari sulla stagione successiva, bensì in un certo numero di – spesso invendibili – vocabolari, dizionari, o testi tecnici dal valore di mercato assai aleatorio (il che fra l’altro spiega come mai le grosse librerie scolastiche, tipo Libraccio, o le librarie online, offrano alla loro clientela sconti del 30 e fino del 50% sull’acquisto di questi strumenti di supporto).
Ma il non senso più rilevante si sconta altrove, nel fatto che la gran maggioranza dei distributori chiude i battenti per ferie dalla seconda e fino a tutta la quarta settimana di agosto! E’ probabile che parte di questo lungo periodo serva alle case editrici per recepire gli ordini, lavorarli ed organizzare al meglio la distribuzione della merce fra le varie sedi dei loro magazzini regionali. Eppur tuttavia tale pratica di chiusura prolungata contribuisce ad ingolfare, ed in maniera sensibile, la consegna ai consumatori finali, che viene costretta nei ristrettissimi tempi compresi fra la fine di agosto e giorni di inizio della scuola. Inoltre, essa non è in grado di evitare – anzi, semmai aggrava – i ritardi di consegna dei libri. Nella mia zona, ad esempio, Zanichelli non ha ancora completato la consegna di quasi la metà dei testi in ordinativo (siamo al 2 ottobre). Non sono in grado di dire quale ne sia la cagione; va però osservato che le case editrici scolastiche proporzionano la tiratura dei testi alle adozioni segnalate dai loro promotori, preventivandone comunque un quantitativo più basso della prevista necessità – e ciò allo scopo di evitare invenduti. Ristampe suppletive soccorrono dunque al bisogno, ma non possono impedire la formazione dei ritardi che, se non sono troppo malviste dagli studenti, fanno però molto arrabbiare le loro madri.
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Un libro e gli scaffali. ChronicaLibri entra in libreria.
AOSTA – Alberto è un libraio; uno di quelli che ama esserlo e che dedica testa e cuore al mestiere. Un libraio come non ce ne sono quasi più; e dei quali ce ne sarebbe un infinito bisogno. Non sto parlando per piaggeria o per scontata evidenza, ma perché è tutto vero. Albero ha una libreria, a Tirano, a pochi metri da quella stazione ferroviaria da dove partono i trenini rossi rossi che raggiungono St. Moritz, in Svizzera, percorrendo un dislivello di 1.824 metri in 145 chilometri. Alberto ha una libreria che si chiama “Il mosaico” e sa come le librerie funzionano. Una rivista che si occupa di editoria e cultura non poteva continuare a ignorare questi luoghi: ed ecco allora che, da oggi, comincia una collaborazione preziosa e, speriamo, spregiudicata. ChronicaLibri, grazie alla guida di Alberto, penetrerà nei meccanismi delle librerie per capire questi luoghi, che stanno diventando sempre più rari e boicottati, e per continuare a sostenere le ragioni della loro importanza.
Alberto Gobetti
TIRANO – In molte provincie e nelle zone d’Italia meno servite dalla grande distribuzione (e meno use, aggiungerei, ai fasti del commercio elettronico), la fornitura dei testi scolastici è ancora appannaggio delle librerie e delle cartolerie di paese.
Il margine di guadagno per unità di prodotto è, in generale, modesto: in media si aggira sul 13%, con una varianza che va da un massimo del 24% per quei cartolibrari che preferiscono fornirsi direttamente presso le case editrici, ad un 10% per coloro i quali usano servirsi dal grossista o dagli intermediari – il tutto, naturalmente, al lordo delle spese di trasporto e di porto imballo. Ciò che rende appetibile un tal genere di commercio è il forte giro di magazzino. Infatti, sebbene il lavoro di prenotazione si svolga sull’arco dei tre mesi precedenti all’inizio della scuola, il ritiro e la consegna dei testi si conclude nel giro di due, tre, massimo quattro settimane. Posso portare l’esempio della mia libreria: a stagione oramai conclusa, l’80% degli ordini è stato evaso nel periodo 26 agosto-21 settembre. Per avere un’idea di quanto questo incida sull’economia dell’esercizio, si consideri che un tal business rappresenta il 20% del fatturato annuo. Detto in altri termini, un quinto dei ricavi si realizza grazie alla fatica di tre settimane.
Per affrontare al meglio una tal mole di lavoro serve una pianificazione ed una organizzazione piuttosto accurata delle sue fasi. Soprattutto, serve ordine, precisione e… una buona dose di pazienza. Alle prime esigenze può sopperire l’uso d’un programma di prenotazioni efficiente, che magari sia capace di lavorare gli ordini misti, cioè formati sia libri nuovi sia da libri usati (un business più limitato in volume, ma assai più interessante in margine); è altresì indispensabile una gestione ordinata dei depositi in magazzino: l’attenzione aiuta ad evitare errori nella formazione dei plichi e la perdita di volumi.
Ma molta concentrazione è richiesta anche durante la recezione delle prenotazioni da parte del cliente. I problemi maggiori nascono dal fatto che, in larga massima, non sono gli studenti, bensì le loro mamme (assai più di rado i loro papà) ad effettuare gli ordini. Sbagliereste credendo ch’io stia parlando dei frequentatori della scuola dell’obbligo! Ancora in quinta superiore, e talvolta perfino in università, la maggioranza dei ragazzi delegano a terzi l’acquisto dei libri (ma assai meno della cartoleria). Coll’aberrante risultato di vedere i “delegati” prenotare libri già in possesso dei loro figlioli, e figlioli – quando costretti dai loro genitori ad arrangiarsi nella gestione delle prenotazioni – dimenticarsi letteralmente di effettuarle o, una volta effettuate, di trascurare la necessaria fase del ritiro dei volumi.
Tuttavia i fastidi maggiori per il libraio provengono da altrove.
1.- Dagli stessi istituti, in primo luogo. Sì, perché, almeno nella mia zona, le segreterie gareggiano nello sbagliare l’elenco dei testi d’adozione obbligatoria. Volete alcuni esempi? I bimbi di seconda elementare si sono trovati senza sussidiari, perché il codice identificativo diramato riguardava il formato ebook, non quello cartaceo (e nessuno se ne è accorto, se non dopo l’inizio della scuola, quando i ritardi nelle consegne da parte del grossista hanno iniziato ad insospettirmi); in 2.a ragioneria i ragazzi si sono visti indicare come d’acquisto obbligatorio un testo di geografia che già avevano comperato l’anno prima; in 2.a alberghiera il codice del testo di storia rimandava ad un’edizione errata (anche in questo caso la scoperta è stata fatta a scuola iniziata). Ma il parossismo s’è raggiunto in 3.a ragioneria, ove, una volta scoperto dall’insegnante che l’antologia italiana adottata non comprendeva due fascicoletti indispensabili, l’istituto ha tardivamente deciso di procedere di motuproprio all’acquisto dei medesimi. Con buona pace di quei librai che, accogliendo dagli studenti più solerti le integrazioni d’ordine, si trovano in magazzino fascicoletti che non possono più rendere al grossista e che, probabilmente, non riusciranno mai più a vendere.
2.- Dai fornitori, dunque. Qui il discorso si fa delicato e complesso. Basti per il momento dire che il sistema distributivo dei testi scolastici italiani è fra i più dissennati ed irrazionali che si possano immaginare.
Cercherò di spiegarmi.
[seguirà la seconda parte]