ROMA – Clemente Rebora nasce a Milano nel 1885 e questo momento storico influenza fortemente il suo pensare, il suo vivere e il suo scrivere.
L’egual vita diversa urge intorno;
cerco e non trovo e m’avvio
nell’incessante suo moto:
a secondarlo par uso o ventura,
ma dentro fa paura.Perde, chi scruta,
l’irrevocabil presente;
né i melliflui abbandoniné l’oblioso incanto
dell’ora il ferreo battito concede.
E quando per cingerti lo balzo
-‘ sirena del tempo –
un morso appéna e una ciocca ho di te:
o non ghermita fuggì, e senza gridonei pensiero ti uccido
è nell’atto mi annego.
Se a me fusto è l’eterno,
fronda la storia e patria il fiore,
pur vorrei maturar da radice
la mia linfa nel vivido tutto
‘e con alterno vigore felice
suggere il sole e prodigar il frutto;
vorrei palesasse il mio cuore
nei suo ritmo l’umano destino,
e che voi diveniste – veggente
passione del mondo,
bella gagliarda bontà
-l’aria di chi respira
mentre rinchiuso in sua fatica va.
Qui nasce, qui muore il mio canto:
e parrà forse vano
accordo solitario;
ma tu che ascolti, recalo
al tuo bene e al tuo male;
e non ti sarà oscuro.