Luca Vaudagnotto
AOSTA – Ci sono molte ragioni per leggere La sepolta viva, di Francesco Mastriani, edito con coraggio da Rogas Edizioni: si tratta, infatti, della ripubblicazione di un romanzo d’intrattenimento datato 1889 e tradotto in linguaggio cinematografico nel 1948 dal regista Guido Brignone.
“Ah! Che bell’italiano!”, è il primo pensiero del lettore, appena terminate due pagine del libro: si rimane increduli e stupiti dalla qualità della lingua impiegata da Mastriani, pur rivolgendosi a un pubblico vasto ed eterogeneo, dalle espressioni ricche e dal lessico a tratti addirittura aulico (l’uso di verbi come “palesarsi”, o di vocaboli come “il sembiante”, “rivendugliolo” o ancora espressioni come “mettere a parte qualcuno”): sembra, talvolta, di scorrere un libretto d’opera; ma a guardar bene, è ancor più sorprendente trovare in queste pagine espressioni che ci appaiono estremamente contemporanee (“il cuore schiantato” o “gettar luce” su un fatto poco chiaro). Continua
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