Silvia Notarangelo
ROMA – Un titolo curioso, “Diecipercento e la gran signora dei tonti” (Autodafé Edizioni), per un libro intenso e coinvolgente. L’autrice, Antonella Di Martino, proprio come in un film, riavvolge il nastro della vita del protagonista, procedendo per ricordi, per frammenti di vissuto, alla ricerca di quel mistero che sembra avvolgere la sua fine.
Diecipercento, il protagonista del romanzo, è, nell’ordine, un vigliacco, un ladro, un traditore ma è, soprattutto, un uomo appena defunto che, in attesa del suo angelo, ha l’opportunità di usufruire di una speciale prospettiva: guardare tutti dall’alto cercando di cogliere che cosa è mancato o che cosa non è andato nella sua esistenza da poco conclusa.
Si parte dal suo funerale. In chiesa, oltre ai familiari più stretti, appare, inaspettatamente, Margherita. Quella ragazza “scemotta” che non aveva esitato a tagliare i ponti con la famiglia d’origine pur di vivere il suo amore per un uomo maturo, sembra tornata per un estremo saluto allo zio. In realtà, dietro al suo improvviso ritorno, si nasconde altro. La donna vuole sapere la verità, è convinta che Diecipercento sia stato ucciso da uno dei suoi tanti nemici.
Inizia, così, un vero e proprio viaggio nella memoria, un viaggio che per Margherita significa rituffarsi in un passato ancora doloroso ma comunque accettato e, in qualche modo, superato. Per Diecipercento, invece, assume tutto un altro significato.
Seguire la nipote, dalla sua visuale privilegiata, gli consente di “vedere” con occhi diversi: ciò che sembrava così ovvio, così scontato, ora non lo è più. Ciò in cui ha sempre creduto diventa una forzatura, una condizione a cui si è, con il tempo, rassegnato.
Diecipercento ha soffocato la propria indole, le proprie inclinazioni, a vantaggio di una maschera che, con gli anni, è divenuta un peso insopportabile.
Per lui la verità è davvero vicina, forse fin troppo per riuscire a riconoscerla e ad ammetterla.