“In opera. Conservare e restaurare l’arte contemporanea” nell’era dei nuovi materiali e nuove tecniche

inopera_marsilio_recensione chronicalibriGiulia Siena
PARMA – Il tentativo di perpetuare la bellezza e l’integrità dell’opera d’arte nel tempo è uno degli obiettivi fondamentali di un sistema culturale che fruisce di quell’arte. Nell’ultimo secolo, però, metodologie e materiali di lavorazione sono cambiati e, con essi, la necessità di conservare le opere. Dal XX secolo, gli artisti hanno potuto reperire materiali non tradizionali (resine, plastiche, stoffe, arbusti) che hanno messo in luce, fin da subito, la necessità di pensare a un “mantenimento” dell’opera, se non subito a un restauro.  Isabella Villafranca Soissons, Direttore del Dipartimento di Conservazione e Restauro di Open Care affronta questo tema in In opera. Conservare e restaurare l’arte contemporanea, il volume pubblicato da Marsilio nella collana “Mestieri d’Arte”, ideata e promossa dalla Fondazione Cologni. Continua

Skantinato58 Bibliocafè, un sogno di provincia tra libri e bontà

Skantinato58_chronicalibri intervistaGiulia Siena
FOGGIA – Siamo a Troia, un suggestivo paese dei Monti Dauni, in provincia di Foggia. Siamo qui per raccontarvi un posto che ci piace. Qui, qualche anno fa, Chiara Neri e suo marito Giuseppe Beccia, due giovani coraggiosi sognatori hanno deciso di aprire un luogo che raccogliesse libri, musica, colori e sapori del territorio. Hanno deciso che qui, in un soleggiato locale che si affaccia sulle colline circostanti, potesse nascere Skantinato58 (Via Ritucci ). Oggi Skantinato è ritrovo, luogo di scambio, lettura, location teatrale, spazio per insegnare l’arte della lettura e il piacere del disegno. Entrate a conoscerlo con noi attraverso le parole di Chiara.

 

Che cosa è Skantinato58?

Skantinato 58 Bibliocafè è tante cose insieme. Una biblioteca. Una libreria. Un spazio di aggregazione dove ascoltare della buona musica inedita, assistere ad uno spettacolo teatrale in una dimensione intima, partecipare a dei laboratori per sviluppare abilità e immaginazione. E poi è anche una caffetteria speciale, dove degustare un buon caffè o un tè equosolidali o prodotti a Km zero: dai salumi ai formaggi, dalle birre artigianali al vino, ovviamente.

Come e quando nasce in voi la voglia di creare un luogo di incontro e confronto, un posto in cui la grandezza dei libri si sposa con l’aroma del caffè e delle tante bontà locali?

Ogni progetto nasce da delle propensioni personali. Noi abbiamo unito il nostro amore per la lettura e per le storie belle, da leggere e da raccontare, con il piacere di sorseggiare un buon caffè da soli o in compagnia di un amico. Così abbiamo deciso di mettere a disposizione della comunità una parte di un fondo privato e degli spazi per tradizione di famiglia occupati da prove musicali, feste, riunioni editoriali o di impegno civile e politico. Infine, abbiamo deciso di allestire un angolo bar per sostenere un’altra filosofia di commercio, quello di “altromercato” appunto, e per valorizzare le eccellenze dell’economia del nostro territorio. Ne è nato un contenitore culturale a 360 gradi, dove poter discutere, interrogarsi, crescere.

La sfida di Skantinato è anche una sfida sociale: dare vita a una libreria-cafè in provincia. Creare una cosa del genere in un piccolo paese della Puglia da una marcia in più al vostro progetto?

A noi sono sempre piaciute le sfide. Quando siamo venuti a vivere a Troia, ormai quasi 5 anni fa, abbiamo deciso di scommettere sulla sua storia, sulla sua cultura, sulle sue tradizioni. Lo abbiamo fatto per amore, certo, ma soprattutto per la convinzione che la provincia di Foggia abbia un immenso patrimonio artistico-culturale di cui spesso si è inconsapevoli oppure, all’opposto, che si considera per eccessivo campanilismo come sufficiente a se stesso. Noi siamo convinti che fare cultura oggi, in particolare in provincia, non possa prescindere dalla voglia di contaminarsi, di ri-scoprire. E questa è la sfida che con Skantinato 58 portiamo avanti.

skantinatoSecondo voi perché un giovane dovrebbe scommettere sui libri e aprire una libreria oggi?

In questi ultimi mesi spesso ci siamo sentiti dire “Anche io avrei voluto aprire un posto così!” oppure “Avete realizzato uno dei miei sogni!”. Noi abbiamo creduto fino in fondo al nostro sogno. Noi ci siamo dati una possibilità e l’abbiamo voluta condividere con questa terra. C’è ancora tanta gente che ha voglia di ascoltare racconti e sorprendersi. Ci sono tante persone che hanno il desiderio di confrontarsi senza frenesia, senza o semplicemente oltre la cornice di un hashtag e di un mi piace. Noi nel nostro bibliocafè e nella nostra vita ne abbiamo incontrate tante. Per fortuna.

Quali sono i prossimi eventi preparati da Skantinato58 per grandi e piccoli lettori?

In questo mese e fino a marzo continua “Fiabe e Marmellata”, il ciclo di letture ad alta voce per bambini: siamo convinti che lo stimolo alla lettura passi per i più piccoli dall’esempio dei propri genitori e degli adulti in generale. Per questa ragione ormai da ottobre organizziamo ogni due domeniche un pomeriggio dove coppie di genitori, di nonni o di adulti leggono delle storie ai più piccoli e poi si passa tutti insieme ad attività laboratoriali e ad una sana merenda a base di pane locale e marmellata biologica e cioccolata spalmabile, rigorosamente del mercato equo-solidale.
Il 20 febbraio presenteremo “Fulmine” con l’autore Lello Gurrado; una storia intensa, che vede come protagonista un giovane di origine pugliese che va al nord a cercare stabilità ma si ritrova di fronte alle stesse ingiustizie che non accettava nel suo paese. Un ragazzo che non riesce a stare bene se non fa qualcosa per cambiare ciò che di brutto esiste al mondo Un ragazzo a cui ci sentiamo molto vicini. Ma poi ci sarà anche “Contagocce, brevi storie in una stanza”, uno spettacolo multiforme in due atti, che toccherà temi scottanti, puntando il dito contro il comportamento folle di alcune multinazionali responsabili della fame nel mondo e di conflitti armati. Sino a sfociare nel Mediterraneo, il “Mare nostrum” punto di contatto di popoli e culture. Un laboratorio per bambini il 13 febbraio, in cui realizzeremo tante maschere colorate. E ancora il lancio di una web radio in cui si parlerà di libri e di tanto altro.

Tre libri da consigliare ai nostri lettori?

“Bisognerà” di Thiery Lenain e con illustrazioni Olivier Tallec: la storia di un bimbo che osserva il mondo da un’isola lontana, metafora del ventre materno, e vede le sue tante imperfezioni. Lui pensa “Bisognerà cambiarlo e Bisognerà proteggerlo”. E, nonostante tutto, con coraggio deciderà di nascere e di provare a renderlo un posto migliore.
“Binario Zero. Storie da Foglio di Via”. Un libro che raccoglie le storie di quei nuovi poveri e degli esclusi della città di Foggia, che i ragazzi del periodico “FogliodiVia” hanno deciso di non lasciare nella polvere e nell’indifferenza. Infine, “Il desiderio di essere come tutti” di Francesco Piccolo; una storia provocatoria, che insegna a guardarsi dentro e in cui è impossibile, per affinità o opposizione, non rispecchiarsi.

 

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Boosta racconta i suoi libri preferiti. E li trasforma in musica su Sky Arte HD

Boosta racconta i suoi libri preferiti e li mette in musica per Sky Arte HD

MILANO – Che suono hanno i libri? Quale potrebbe essere la colonna sonora per le pagine di Süskind, Roth, Ammaniti, Eco, Nietzsche? Ce  lo racconta, con parole e musica, Davide Dileo, per tutti Boosta,  tastierista e co-fondatore dei Subsonica, protagonista di BOO(K)STA, uno spazio in cui letteratura e musica si contaminano e si parlano, una produzione esclusiva Sky Arte HD in onda dal 30 gennaio ogni mercoledì, giovedì e venerdì alle ore 21 sul canale 150. Continua

La crisi del realismo e le angosce degli artisti del Novecento.

Michael Dialley
AOSTA – “L’arte moderna non è nata per via evolutiva dell’arte dell’Ottocento; al contrario è nata da una rottura dei valori ottocenteschi”: così si apre il saggio “Le avanguardie artistiche del Novecento”, proposto da Mario De Micheli e edito da Feltrinelli. Un manuale che aiuta il lettore a scoprire i motivi che hanno portato l’arte del Novecento a diventare così avanguardista e diversa dall’arte classica, tanto estetica e perfetta. È interessante vedere proprio come sia nata la rottura, partendo dai solidi princìpi su cui si basava l’arte realista del XIX secolo: la cornice è Parigi e a livello storico si fa riferimento a tutte le rivolte e i fermenti, politici ma anche culturali, che animano le persone; si sente quanto la concezione forte di popolo che dominava gli animi del tempo si riflettesse nelle arti e nella letteratura. Un sentimento di unità che portò gli artisti a esprimere il loro attaccamento alla condizione dell’uomo, che diventò assolutamente centrale nella realtà nella quale vive. Sentimento, questo, che portò, però, a un profonda crisi del modello e che trovò sfogo nel 1848, ma ancora di più nel 1871 dopo i tragici eventi della Comune di Parigi, che segnarono rotture con il passato e grandi rivoluzioni e cambiamenti in Francia e in tutti gli altri paesi europei.
De Micheli racconta in maniera molto chiara e precisa, con numerose citazioni, l’emblematica e profonda crisi di Van Gogh: il suo animo è lacerato dalla perdita di tutte le sue concezioni, è dilaniato dal dolore per la caduta del realismo, su cui lui ha basato tutta la sua visione del mondo. Ma nonostante la consapevolezza che tutto è perduto, l’artista afferma che “al posto di cercar di rendere esattamente ciò che ho davanti agli occhi, io mi servo dei colori arbitrariamente per esprimermi in maniera più forte”. E ancora è riportato un commento a un articolo su di lui: “L’articolo di d’Aurier mi incoraggerebbe, se io osassi lasciarmi andare, a rischiare un’evasione della realtà e a fare con il colore come una musica di toni… Ma essa mi è così cara, la verità, il cercare di fare il vero, che infine io credo di preferire il mestiere di calzolaio a quello di musicista dei colori”.
Da qui, con il Novecento, si approda ad un’altra arte, ad una nuova visione del mondo che si propone come evasione dalla tanto cercata e bramata realtà ottocentesca. Le avanguardie, ecco la soluzione: ritornare alla realtà, sì, ma allo stesso tempo evadendola, cercando non una visione chiara e limpida, bensì scavando la verità andando a toccare la sua essenza più profonda. Tanti i movimenti dei primi anni del XX secolo, espressionismo e dadaismo, ad esempio, ma che non ebbero quella forza e quell’unità che servono per affermarsi davvero; forza, invece, che ha avuto il surrealismo: una forza interna sosprendente, che ha saputo unificare gli ideali e le esigenze di molti artisti che si possono tradurre con alcune parole chiave, trasformare il mondo (Marx), cambiare vita (Rimbaud), bisogna sognare (Lenin) e bisogna agire (Goethe); il tutto, in ogni caso, volto alla liberta individuale e alla libertà sociale, cercando sempre di unire sogno e realtà, razionalità e irrazionalità. Non solo bisogno di libertà e unione, ma anche necessità di una maggiore scientificità rispetto a quanto non avesse fatto l’arte impressionista: e questo è ciò che sostengono i cubisti, i quali, afferma De Micheli, “rimproveravano ai pittori dell’impressionismo di essere solo retina e niente cervello”. Ogni movimento raggiunge consapevolezze e risultati ben diversi, ma con una radice comune: ognuno è nato dalla profonda crisi, dalla spaccatura che si è creata a Parigi, verso la metà dell’Ottocento, che ha portato alla perdita del sentimento di unione, di popolo, su cui si basava la società.
Un manuale, questo di De Micheli, che permette di conoscere un po’ di più l’origine dell’arte moderna, tanto criticata, ma altrettanto amata; a volte difficile da capire, ma un’arte che ha dentro di sé tanto da dire, tanto da raccontare.

Quando l’arte è espressione dei bisogni della società

Michael Dialley
AOSTA – Ci sono tantissimi stili e movimenti artistici nella storia dell’arte. Si è sempre incasellato tutto in rigidi schemi, non chiedendosi, però, se sia davvero giusto definire un’opera d’arte, un artista, a seconda delle somiglianze e dei contributi di un movimento culturale. Può valere, questo, per alcuni artisti, soprattutto se molto legati a circoli culturali; ma per alcuni non si può fare, basti pensare a Rubens, a Caravaggio, a Mirò. E anche ad Alberto Giacometti. Originario della Svizzera italiana, nato nel 1901, Giacometti ha una concezione dell’arte che deriva solamente dalla sua visione del mondo, da come concepisce la realtà nella quale vive.
Ives Bonnefoy ci fa conoscere l’uomo-artista Giacometti grazie al saggio “Alberto Giacometti”, edito da Abscondita nel 2004, nel quale si può toccare con mano quanto la produzione artistica dell’artista sia profondamente legata ed influenzata dalla sua visione del mondo.
Si ripercorre tutta la vita dell’artista svizzero, toccando gli episodi della sua quotidianità, dai primi studi all’Accademia di Ginevra, all’adesione al gruppo surrealista della Parigi degli anni ’20, arrivando poi alla sua produzione matura, quando raggiunge una maggiore consapevolezza di sé stesso e della propria arte.
Quello che emerge è il ritratto di un artista profondamente angosciato, che si preoccupa di voler concretare la presenza, la vita in quanto essenza, che abita il corpo umano; argomento, questo, che attirerà nel suo piccolo atelier parigino molti intellettuali e letterati, tra i quali Sartre, non a caso il più grande esponente dell’esistenzialismo.
A Giacometti non interessa la figura da un punto di vista estetico, della forma, bensì vuole dare alle sue sculture la vita che alberga in ogni uomo. Per raggiungere questo obiettivo inizia rappresentando dal vero le figure che incontra; a un certo punto, però, le immagini gli appaiono distorte e utilizza la memoria, ricorda ciò che ha visto nella sua infanzia, nella sua adolescenza, avvicinandosi, così, alla componente più irrazionale e istintiva propria del circolo surrealista. Questo non è che una tappa, che porta l’artista a realizzare l’inafferrabilità della sua arte.
Ecco che inizia il suo grande lavoro, interiore ed artistico, di comprensione della vita, della condizione umana, della componente esistenziale: osserva il viso, lo sguardo delle persone, l’unico elemento che meglio di tutti coglie l’interiorità, l’intimità più profonda di ogni uomo. E, una volta trovato il punto focale, l’uomo cammina, procede, avanza, ma verso che cosa? Questo Giacometti non lo esprime, lui semplicemente vede l’uomo che va sempre oltre, che cerca sempre qualcosa, che nonostante le due grandi Guerre mondiali è riuscito ad andare avanti, a rialzarsi.
Questo ciò che ci racconta Bonnefoy e che raccontano, in maniera straordinaria, anche i due racconti scritti da Giacometti stesso, che sono riportati in appendice al saggio, “Il sogno, lo Sphinx e la morte di T.” e “Lettera a Pierre Matisse”.
Un artista da conoscere, che ci comunica qualcosa, che ci pone delle domande grazie alle sue opere, ma che non ci dà risposte, ma che anzi, invita ognuno di noi a giungere alle proprie conclusioni, in quanto crede che ognuno, dentro di sé, abbia le risposte o le potenzialità per trovarle.

Hans Adam von dzu Liechtenstein e i suoi privati tesori.

Michael Dialley
AOSTA – “I Tesori del Principe” si propone come un viaggio nella più grande collezione privata di opere d’arte presente al mondo, l’ultima appartenente ad una casata asburgica.
Le 80 opere sono una minima parte rispetto alle 1500 che compongono questo patrimonio artistico della casata dei Principi del Liechtenstein: la famiglia ha sempre avuto la passione per l’arte classica, tant’è che la collezione nasce nei primi anni del 1600 e prosegue ancora oggi, sempre seguendo lo stesso filone artistico, in quanto l’arte moderna è immagine di un secolo buio, come afferma Hans Adam von dzu Liechtenstein.
Edito da Forte di Bard e curato da Johann Kraftner e Gabriele Accornero, il catalogo, dell’omonima mostra, si propone come un importante strumento per chi ama e studia l’arte, corredato di immagini grandi, nonché di testi introduttivi, didascalie che raccontano i soggetti e danno le informazioni necessarie per un’infarinatura generale sull’autore. 7 sezioni che fanno scoprire i più grandi maestri olandesi, fiamminghi ed italiani che hanno profondamente segnato la storia dell’arte dal XV al XVIII secolo: da Lukas Cranach Il Vecchio ad artisti del calibro di Hayez.
Un viaggio tra opere a carattere religioso, come il “Compianto di Cristo” di Rubens, scene mitologiche, come il “Ratto di Europa” di Van Balen piuttosto che “Apollo e Diana uccidono Pitone” di Francheschini, ma anche ritratti, di artisti come Van Dyck e Hals, fino ad arrivare a pezzi molto particolari come il “Cabinet” di Baumgartner, un mobile con piccoli cassetti interamente decorato con pietre preziose e marmo toscano.
Un insieme di opere ricche di cromatismo, movimento, emotività tipiche dell’arte e dei dipinti di un secolo controverso, ma fortunatamente molto rivalutato negli ultimi anni: il Barocco.
Un viaggio suggestivo nelle sale che erano le cannoniere dell’opera Carlo Alberto del Forte di Bard, in Valle d’Aosta, e che adesso può essere intrapreso anche attraverso il catalogo di questa mostra.