Giulio Gasperini
AOSTA – Niente è sensuale come il cibo, coi suoi colori i suoi sapori i suoi odori. In “Le relazioni culinarie”, sorprendente romanzo di Andreas Staikos, edito in Italia da Ponte alle Grazie nel 2001, sono proprio le ricette le assolute protagoniste, perché è intorno a loro che la trama si sviluppa. Due uomini che abitano uno di fianco all’altro coltivano due passioni in comune: una per la cucina e una per la stessa donna, che riesce a gestire e mantenere una relazione con entrambi.
La rivalità dei due uomini diventa però amicizia, che si costruisce man mano, si solidifica e si rafforza nella prospettiva dello stesso amore (per lei) ma principalmente nell’ottica della stessa passione (quella culinaria). Il disvelamento della situazione, la consapevolezza di amare la stessa persona, la sorpresa nello scoprirsi così simili son momenti, snodi della vicenda, sottolineati dagli odori, dai profumi, dalle intuizioni ai fornelli che si concretano attraverso finestre aperte e terrazze adiacenti, attraverso visioni immaginate di pentole sfrigolanti e di forni incandescenti. La cucina diventa il luogo perfetto, l’ambiente privilegiato per far accadere coincidenze.
Le ricette protagoniste sono quelle tipiche della cucina greca, dalla moussaka ai dolmades, dalla youvarlakia al patsàs. Sono tutte narrate nel romanzo, usate come suture tra quadri e situazioni diversi, fino ad arrivare a scandire le fasi della lotta tra i due uomini per il possesso della donna; ma lei mai sarà di nessun dei due, lasciando a entrambi l’illusione del loro potere e un futuro di rimpianti da gustare in compagnia. Le ricette diventano quasi pozioni, formule segrete che conservano, nonostante la spiegazione, degli elementi di mistero; sono piccoli ricami di sentimento che non vengono interamente svelati, ma conservano gelosamente zone d’ombra, nei tempi di cottura, nell’esatto tempo di marinatura, nelle proporzioni tra ingredienti. La storia, tutto sommato, fa da cornice ampia: tutta la vicenda ruota intorno all’abilità culinaria dei due, che pare l’unico elemento di interesse per la donna, una dispotica e viziata creatura che non conosce pentimento né vergogna. Gli ingredienti, i passaggi, le misure: sono un canto, un salmo incessante che piove sulle vite dei protagonisti della storia per renderle meno tristi e grigie, meno intrappolate in una quotidianità che, nonostante non sia propriamente modesta, diventa però carceriera.
In “Le relazioni culinarie” diventa letteratura anche la semplice ricetta, che si carica di aspettativa e di attese, di prospettive erotiche e amorose, mentre vengono snocciolate dalla donna come irresistibili preliminari, come vere e proprie serenate d’amore: “Sono coralli, coralli di riccio di mare annegati in un cucchiaio d’acqua dell’Egeo”.
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