Orecchio Acerbo, nuvole scure e ricordi di guerra
Giulia Siena
PARMA – Una vecchia foto ingiallita. Una bambina, spaurita, davanti un muretto a secco. Attorno un albero di mele e un polveroso silenzio. Un’immagine di tranquilla quotidianità eppure, da lì a poche ore, la sua vita cambierà per sempre.
Comincia così A chi appartengono le nuvole? il nuovissimo albo illustrato pubblicato da Orecchio Acerbo. Le parole di Mario Brassard narrano e percorrono la storia di Mila, le poetiche illustrazioni di Gérard Dubois costruiscono scenari di fuga, distruzione, colorando flebili speranze.
Mila osserva quella foto, ma non si riconosce; suo padre, autore dello scatto, le conferma che quelle spalle esili sono proprio le sue, così come i capelli ordinati e raccolti in uno chignon basso. Mila è sorpresa: sono passati molti anni e di quei giorni ricorda solamente la grande stanchezza, il sonno che la catturava spesso mentre il mondo cambiava forma. Irregolare, lacerata e spaventosa, la forma del mondo andava a modificare anche lo sguardo di una bambina che, da quel momento, decise di vegliare sulla bellezza che rimaneva impigliata tra le nuvole, nel volo degli uccelli, tra i gatti randagi. Quando arrivò il momento di scappare, una fila infinita di gente si muoveva lentamente verso la verità. La verità, però, rimase impigliata sulla ciminiera di una fabbrica, nel gesto eroico dello zio di Mila. Forse le nuvole erano le sole a trattenere quel segreto che, dal naso rosso del clown, passava all’azzurro intenso del cielo.
Nuove valigie vennero riempite, nuovi passi fatti. Mila crebbe, il suo sguardo cambiò e rimase catturato da quelle nuvole che annunciavano segreti, non sembrava però avessero padrone.
In A chi appartengono le nuvole? il ricordo si fa racconto e diventa testimonianza di un periodo buio della storia sociale e personale di un popolo. Il tempo, il ritrovato benessere, la tranquillità e i cambiamenti non sono in grado di far dimenticare la guerra, la distruzione, la fuga e la perdita perché alcune fratture non si risanano. Alcuni ricordi sono come nuvole scure, stentano ad andare via.
Quella di Mario Brassard (autore francese classe 1978) è una prova poetica a tutti gli effetti che cattura e stordisce per pathos e delicatezza.