Marilena Giulianetti
ROMA – C’è La Devota, La Dipendente, La Riluttante. E poi Quella Impegnata e La Deludente. L’elenco completo è lungo e colorito. Sono tutte figlie, unite dal desiderio di condividere un percorso verso una “figlialità” risolta, o almeno migliore. Sono le storie contenute in Scoprirsi Figlia, il libro scritto dalle irlandesi Natasha Fennell e Róisín Ingle, edito in Italia da Odoya Edizioni. Cose succede ad una donna adulta quando viene diagnosticato all’anziana madre – che adora – una malattia che non lascia molto spazio al futuro? E’ il “momento panchina” di Natasha Fennell (La Devota). Scoprirsi Figlia viene ideato in questo drammatico momento ed è così che ha inizio. “Le ho detto quanto le voglio bene? Sa quanto le sono grata per tutto quello che ha fatto per me? Nei miei quarantun anni di vita cos’ho fatto per lei? E’ consapevole di quanto la rispetti e l’ammiri come donna e come madre? E se non lo è, c’è ancora tempo per farlo?”. Nasce così il progetto del Club delle Figlie, grazie alla collaborazione con la giornalista Róisín Ingle che non solo aderisce in quanto Figlia (La Dipendente) e accetta di scrivere il libro a quattro mani con Natasha, ma dalla rubrica che cura sull’ Irish Times lancia l’appello per raggiungere altre Figlie disposte a confrontarsi e condividere la propria esperienza nel Club.
E’ un successo. “La reazione è stata immediata e potente. Sembrava che avessi intercettato decenni di conflitti filiali. Abbiamo ricevuto quasi cento e-mail da donne provenienti da tutta l’Irlanda, alcune lunghe diverse pagine. Molte parlavano delle loro madri per la prima volta, cosa che ci ha fatto pensare a tutte le altre figlie che stavano affrontando le stesse problematiche ma che temevano perfino di mettere i loro pensieri nero su bianco su un’e-mail per paura di dar voce a ciò che qualcuno avrebbe potuto considerare emozioni “non adatte” per una figlia”.
La maggior parte non trova il coraggio di compiere il secondo passo: entrare nel Club delle Figlie per raccontarsi e cercare di migliorare la propria figlialità, termine coniato dalle stesse autrici. Inizialmente aderiscono in sei, successivamente si uniscono altre due.
Da qui in poi Scoprirsi Figlia si dipana attraverso le trame tessute dai racconti fatti in prima persona dalle Figlie nel corso del primo incontro del Club. Il testo salta poi all’ultimo incontro, raccogliendo le testimonianze di ognuna e, sopratutto, il resoconto dei “mother work” i compiti che ognuna delle Figlie si è data nel corso dei sei mesi dall’avvio del Club per migliorare il rapporto figlia-madre.
Il racconto procede sempre con ritmo, alternando tratti a volte agghiaccianti (alcune delle storie sono davvero difficili) a narrazioni più serene ma sempre coinvolgenti, senza alcuna pretesa da parte delle autrici di rappresentare un esperimento di case study socio-psicologico in stile anglosassone.
Scoprirsi Figlia vuole essere un testo onesto di condivisione dell’esperienza da parte di chi, pur essendo a volte testimone di una realtà difficile da narrare, ha deciso di riflettere assieme ad altre Figlie sul legame più stretto, complesso e condizionante che una donna possa vivere: il rapporto che, nel bene e nel male, lega ogni figlia alla propria madre.
Ecco quindi il racconto di Maeve, la Figlia Impegnata, che arriva a fingere di non essere in casa per eludere le visite non programmate della madre e che per questo vive un profondo senso di colpa; la complicata storia di Sophie, la Figlia della Follia, da sempre alle prese con la sindrome bipolare materna; il difficile racconto di Lily, la Figlia del Narcisismo, avuta dalla madre per convenzione sociale ma intimamente sempre rifiutata; la Figlia in Lutto Anticipato, Grace, che narra il bellissimo rapporto figlia-madre spezzato dall’alzheimer; le storie di figlialità felice di Róisín la Figlia Dipendente e Natasha la Figlia Devota, entrambe affezionate alle madri ed impegnate a lottare con i propri caratteri e con le difficoltà dell’età e del quotidiano; poi ancora la testimonianza di Anna, la Figlia Riluttante, allontanatasi adolescente dall’infelice e soffocante genitrice per poi tentare di riavvicinarsi in età adulta, e la Figlia Deludente Debbie alle prese con l’incapacità di comunicare della mamma che arriva a fuggire in Australia dopo la morte del marito.
Riusciranno le nostre Figlie a risolvere i conflitti di figlialità? Impossibile, si può solo cercare di lavorarci, e questo è già tanto. C’è chi parte avvantaggiata, come le autrici, entrambe complici affezionate delle proprie madri ma comunque portatrici di rapporti complessi come inevitabilmente è ogni rapporto figlia-madre, e chi invece vive rapporti estremamente dolorosi, come Lily o Sophie. Tutte svolgeranno i motherwork che si sono prefissate, con consapevolezze ed esiti ovviamente diversi.
Tutte trovano comunque la forza di tentare. Forse è proprio questo ciò che davvero è possibile fare, nel convincimento che non possiamo essere perfette, né come figlie né in quanto madri e, a volte, quando i rapporti sono così compromessi da non poter essere recuperati, l’unica strada – se quella dell’amore figliale è impercorribile – può almeno essere la comprensione e l’accettazione dei propri e degli altrui limiti.
Scoprirsi Figlia è nel complesso un ottimo lavoro, delicato e onesto, che meriterebbe di essere letto da ogni Figlia.