ALBA – Filippo de Pisis, Franco Fortini, Alfonso Gatto, Mario Lattes, Carlo Levi, Mino Maccari, Eugenio Montale, Pier Paolo Pasolini, Giuseppe Zigaina. Artisti del Novecento dalle forme espressive spesso molto differenti, ma accomunati da una caratteristica in particolare: all’inizio della loro carriera hanno sperimentato forme d’arte diverse prima di scegliere quale intraprendere. Pittori che sono anche poeti e poeti che scrivono attraverso la pittura. Per indagare questi tratti e gli intrecci tra arte visiva e scrittura poetica in alcune personalità che hanno segnato la storia culturale italiana, la Fondazione Bottari Lattes propone la nuova mostra Poeti/Pittori/Poeti, curata da Marco Vallora presso il Palazzo Banca d’Alba (Via Cavour 4, Alba).
La mostra, a ingresso gratuito, prosegue fino a domenica 17 dicembre. Organizzata dalla Fondazione Bottari Lattes, Poeti/Pittori/Poeti è realizzata in collaborazione e con il sostegno di Banca d’Alba, Regione Piemonte, Cassa di Risparmio di Torino, Cassa di Risparmio di Cuneo, Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, con il patrocinio del Comune di Alba e del Comune di Monforte.
“Il titolo della mostra – spiega il curatore Marco Vallora – richiama una circolarità, un volano che evoca un’incertezza feconda tra arte e poesia. È un fenomeno ovviamente non soltanto italiano, ma in Italia ha avuto alcuni esiti assai curiosi: artisti che all’inizio del loro percorso sono indecisi sulla strada da prendere, se farsi pittori, poeti, musicisti o saggisti. Il problema è comune a molti artisti europei, basterebbe rileggersi l’epistolario tra Schönberg e Kandinskij”.
Si parte dal Beccaccino di Filippo de Pisis, simbolo di una vera amicizia con Eugenio Montale, due artisti nati nello stesso anno (1896), conosciutisi nel 1919 post-bellico. Nel 1939 Montale invia al pittore, che sa anche essere poeta, una copia delle Occasioni, con dedica. In risposta, De Pisis gli regala una bellissima beccaccia su sfondo marino, un dono importante, per catturare anche la benevolenza del poeta. La mostra espone la lettera di Montale a De Pisis, in cui, tra orgoglio e ironia, Montale gli confida: «Lei non lo sa, ma sono anche io pittore, e forse più bravo di lei». Accanto a manoscritti di poesie del De Pisis-scrittore, sono esposti libri rari, suoi appunti sulla storia dell’arte, tele che omaggiano il tema del libro, della penna-piuma, del sonetto, oltre alla documentazione della sua amicizia con Marino Moretti, Palazzeschi e Comisso. E un rarissimo nudino di donna, corredata da una lettera autografa di Ungaretti. Si passa dunque al Montale-pittore, forse non così brillante nei risultati, ma assai pugnace: incisioni, tele, in dialogo con De Pisis, ma non solo. Carte, lettere, autografi, fotografie.
Anche Pier Paolo Pasolini, che ha legami profondi con Montale, inizia a Bologna come De Pisis, quale allievo di Roberto Longhi. La sua passione di storico dell’arte e di pittore non lo abbandona: la filtra nelle poesie, nei saggi, nel cinema. Con Longhi prepara una tesi sulla pittura ferrarese, che però perde in treno. Ciò cambia il destino della sua vita, e si laureerà su Pascoli con Calcaterra. Nella mostra la sua posizione di pittore viene rappresentata da opere, come autoritratti dipinti, disegni o scritti poetici. Si mette in luce la caratteristica, abbastanza unica, di Pasolini, di dipingere non solo con i colori tradizionali, ma con fondi di caffè, olio, vino. Di qui si parte alla volta del suo cinema, con spezzoni scelti e montati: Ricotta, Terra vista dalla luna, Che cosa sono le nuvole?, Teorema, Salò.
Personale è il legame di Pasolini con Franco Fortini (Franco Lattes), un poeta difficile e intenso, che diventerà un saggista imprescindibile, critico severo del lavoro pasoliniano. Pochi sono al corrente che non solo disegnava benissimo ritratti caustici degli amici, su libri e foglietti, ma che era anche un pittore vero, a differenza di Pasolini e Montale, avendo seguito i corsi dell’Accademia.
Mario Lattes, torinese di tradizione ebraica, ha scritto romanzi eccentrici e originali sul tema dell’ebraismo e della guerra (la sua tesi di laurea sul Ghetto di Varsavia è stata pubblicata nel 2016). Lattes progetta e pubblica per anni una celebre antologia per le scuole con le sue illustrazioni visionarie. Nella sua pittura omaggia le tematiche dei suoi romanzi, come L’incendio del Regio e Il Borghese di ventura, editi da Einaudi e ripubblicati da Marsilio. Negli anni Quaranta Lattes pubblica un’importante rivista torinese «Questioni», cui collaborano autori come Adorno, Simone Weil, Zolla, Abbagnano, Navarro, Albino Galvano, Italo Cremona, con temi nevralgici che si riflettono anche nella sua pittura e che rivelano la sua cultura altra. A testimonianza del suo rapporto con la casa editrice Einaudi (di cui Fortini, tra l’altro, è autore-traduttore-consulente), sono in mostra alcuni scambi di lettere, in particolare con Calvino.
La mostra coinvolge altresì i nomi della linea del Realismo, come Carlo Levi, amico di Pasolini, e talvolta in conflitto con lui, grande ritrattista di intellettuali vicini a questi personaggi. Altri invece volano verso il fantastico visionario: Giuseppe Zigaina, che parte dal Realismo, prima socialista poi immaginifico, in alternativa a Guttuso, e poi aderisce a un suo curioso Realismo spettrale e visionario. Amico d’infanzia di Pasolini, collaborò a vari suoi film, soprattutto a Medea. Anche Zigaina è letterato, importantissimo soprattutto per l’attività critico-interpretativa dei testi ultimi di Pasolini, letti in modo originale, secondo l’ipotesi scandalosa di un progetto di suicidio cristologico dello stesso Pasolini.
Anche Alfonso Gatto ebbe rapporti con Pasolini come attore per Il Vangelo secondo Matteo, documentati da foto sul set. Fondatore di una galleria a Salerno, collezionista di manoscritti e libri rari, era anche pittore (acquerelli, olii, tempere e disegni). Ha scritto il libro Coda di paglia, che è stato illustrato da Mino Maccari, pittore decisamente fantastico o caricaturale, su una linea politica diversa da Pasolini e Fortini, anarchico e geniale, non incasellabile. Maccari è in rapporto con Montale, Longhi e Pasolini per il quale disegna un manifesto di Accattone.
La mostra si inserisce nella attività della Fondazione Bottari Lattes, organizzatrice del premio letterario Bottari Lattes Grinzane – che quest’anno ha premiato Ian McEwan per la sezione La Quercia – e di progetti per far conoscere la figura di Mario Lattes, editore, scrittore, pittore di rilievo e collezionista (tra i suoi autori preferiti Ensor, Füssli, De Chirico, Cézanne, Morandi, de Pisis, alcuni dei quali erano presenti nella sua collezione).
Orari
Da martedì a venerdì 15.30-19; sabato e domenica 10.30-18.30.