Giulio Gasperini
AOSTA – Un giorno, tante briciole diverse, ognuna di loro caduta da un dolce diverso – da una tartellette a un croquembouche, da una tarte tatin a un macaron, da un croissant a una meringa – rifiutate e non volute da nessuno, si ritrovano tutte assieme, vicino all’Arc de Triomphe. Non sanno cosa fare e chiedono consiglio a una briciola più grande, Pepito, caduta da un churros. Lui dice alle briciole di non essere tristi per esser state scartate, perché ci sarebbe stato qualcuno che le avrebbe mangiate con estremo piacere. Le manda, allora, da un pasticciere particolare, che non scarta nessun briciola. Quello che Lorenzo Naia racconta in Briciole (VerbaVolant Edizioni) è un delizioso e saporito viaggio nella città di Parigi.
Il libro, illustrato da Roberta Rossetti con estrema raffinata leggerezza, è una doppia esperienza: una del racconto di tante solitudini che combattono la sensazione sfinente e neutralizzante di non essere accettate da nessuno e una che riguarda la scoperta della ricchezza dolciaria della Francia e della città di Parigi.
La storia del pasticciere Bibì e delle briciole perdute ci fa conoscere una Parigi che pulsa di vita, una raffinata città di dolcezze e colori, di sapori preziosi e di tradizioni antiche: Naia, infatti, inserisce molte schede informative, che spiegano la storia della creazione di tantissimi dolci, alcune delle quali dominate dal caso e dall’accidentalità. Quanti incidenti in cucina hanno dato vita ad alcuni tra i dolci più buoni che si possono ancora oggi gustare! Quante casualità imprevedibili ma necessarie! La Parigi narrata da Lorenzo Naia e dipinta da Roberta Rossetti è uno scrigno di delicatezze e di dolcezze, un bosco di raffinatezze e prelibatezze; un luogo dove le differenze si compattano ma mantengono la loro unicità e – proprio per questo – creano nuove realtà migliori e più saporite.
Un pasticcere e un esercito di briciole parigine
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