Giulio Gasperini
AOSTA – Ci sono dei momenti in cui le parole non sono così necessarie, perfettamente evitabili. Ci sono delle storie che possono essere raccontante con altri, puri linguaggi, senza che perdano la loro forza evocatrice, la potenza di un exemplum che continuamente si potenzia di senso e di significato. È il caso del silent book Orizzonti, di Paola Formica, edito da Carthusia Edizioni: attraverso una serie di tavole dai colori accesi e performanti, si racconta la storia della fuga di un bambino dal suo paese. Nella sua storia, tanti dettagli, che diventano grandi e ricchi di significato, perché si presentano in primo piano, suggeriscono e suppongono, senza urlare né esser violenti. Tante linee, in queste magnifiche tavole, che si miscelano, si allacciano, si agganciano le une alle altre per espandere la portata dell’immagine al di fuori del formato quadrato del volume, squadernando la vicenda in una realtà che circonda tutti e che è concreta e reale.
La narrazione si fa libera, senza briglie né brogli, senza imposizioni né condizionamenti: perché ognuno si possa raccontare la storia che ha più voglia di sentire, la storia che ha più interesse a narrarsi. È nel sentimento, nella seduzione del colore e delle immagini che sta la vera potenza di questo silent book: per quanto poche siano le tavole, la storia che le attraversa è potente e destabilizzante, trasmessa in un costante brivido di scoperta e di indagine che non parole, come appigli, ma altri dettagli sapidi e significanti, perché concreti e plastici.
Come gli occhi, che sono in primo piano; ovunque e di chiunque. Occhi che guardano direttamente il lettore, che si ficcano nei suoi occhi, che quasi lo crocifiggono alla carta e ancor di più all’evidenza della storia, della narrazione. Perché gli occhi parlano, dagli occhi nascono le parole che altrove, su queste pagine, mancano. Ed è un’assenza che non pesa, un dettaglio che non manca perché a parlare qua è altro: è l’esperienza, è la sensibilità, è l’umanità che cova dentro ognuno e che aspetta poco, soltanto un frammento di vita altrui, per deflagrare e dare la capacità di conoscere.
Gli orizzonti e le parole che non servono.
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