Giulia Siena
PARMA – “Domani a quest’ora sarò morto!” Tuona la prima frase di Mute, bianche e stupende, il racconto inedito di Tod Robbins pubblicato in Italia da Via del Vento Edizioni con la traduzione di Francesco Cappellini.
Clarence Aaron Tod Robbins, autore statunitense classe 1888, arriva alla ribalta nel 1923 con il racconto Spurs che ispirerà il regista Tod Browning per il film del 1932, Freaks. La sua scrittura è nuda e sinuosa, lacerante e morbida, vivida e pulsante; Robbins è l’antesignano del macabro e in questo racconto raffinato e silente racconta la follia e l’orrore con piena lucidità.
René Galien proviene da un’antica famiglia francese, ma si reca spesso dall’altra parte dell’Oceano per andare a far visita a suo padre nella pensione gestita da Madame Fabien sulla Trentatreesima di New York. Poi il padre muore e René torna a Parigi dove comincia a frequentare lo studio di Paul Montaigne, artista che lo condurrà nel piacere e nel fascino della scultura. L’arte prende forma nelle mani affusolate di René che si dedica al suo maestro con anima e corpo fino a quando la morte di quest’ultimo non lo porterà di nuovo a cercare fortuna in America. Lì busserà di ancora alla porta di Madame Fabien. Entrando in quella casa si lascerà catturare dal blu intenso degli occhi della donna e dalle labbra carnose di sua figlia. Quella trappola diverrà asfissia dalla quale si libererà attraverso la sua follia e la sua arte.
Tod Robbins con Mute, bianche e stupende tende una trappola narrativa degna di un genio: frasi brevi, immagini schiette e colpi di scena renderanno la tragicità dei gesti quasi movimenti aggraziati.