Alessia Sità
ROMA – “Quando andrò in pensione – una data incerta per via dell’eterno dibattito sull’età e il sesso – scriverò un romanzo ambientato nella città in cui sono nata e vivo. Malgrado le letture e i viaggi, rimango infatti dell’idea che il luogo d’origine sia insostituibile fonte di buona lettura. Ma, al contrario di altri autori legati al territorio, che arcaizzano di proposito con il lessico oppure trascolorano nel mito vicende paesane tutto sommato banali, io di Maraglia voglio raccontare l’oggi poco onorevole, e nel linguaggio ordinario.”
Inizia con questi propositi il romanzo di Virginia Savona Less, “Mal di mare”, pubblicato da Autodafé Edizioni. A fare da sfondo alle intriganti indagini di Osvaldi, Capitano dei carabinieri, – definito come “un omaccione impegnato ad offrire al mondo l’immagine stereotipata dell’orso di buone maniere” – è proprio la cittadina immaginaria di Maraglia. In sette episodi, il prode Osvaldi e il suo insostituibile ‘braccio destro’, il maresciallo Pellicciotta, tenteranno di far luce su misteriosi delitti, quasi tutti di ambientazione nautica. Uomo di cultura e amante della buona cucina, il Capitano lascia che sia l’intuito e la deduzione a guidare il corso delle sue indagini. Ecco perché ama molto ripetere una citazione di Bloch: “Nessun egittologo ha visto Ramsete”; una sorta di ‘motto’ che metaforicamente riassume molto bene la sua tecnica investigativa. “Non si assiste al delitto né all’evento, però bisogna attendibilmente ricostruirli e cercare la verifica con gli strumenti adatti”. Il Capitano non lascia mai niente al caso, ma spesso sono proprio le sue lucide deduzioni la vera chiave di svolta. La prontezza di osservazione, la cura del dettaglio, l’attenta diagnosi di ogni teste coinvolto nei vari delitti, saranno le armi principali usate per la risoluzione dei complessi casi. In “Mal di mare” la piccola cittadina immaginaria diventa lo specchio infelice e il simbolo di un paese devastato dalla corruzione e dalla tracotanza umana. “Maraglia è rallegrata da un vistoso spaccio, da infiltrazioni camorristiche con tanto di riciclaggio e da un numero di rapine, ferimenti e omicidi in linea con la media nazionale”. Con uno stile molto lineare, Virginia Less racconta storie – alcune delle quali tratte liberamente dai fatti di cronaca – che hanno come comun denominatore figure e comportamenti che ormai sono entrati a far parte del nostro attuale‘costume’ sociale.
La recensione mi era sfuggita e l’apprezzo. Ringrazio Alessia Sità
E’stato un piacere, anzi spero di poterla ricontattare magari per una piccola intervista per ChroinicaLibri. Grazie mille
Alessia
Volentieri, mi scriva!
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