Giulio Gasperini
AOSTA – Ismail e il grande coccodrillo del mare, scritto da Costanza Savini e edito da Euno Edizioni, è un’opera piccola, per dimensioni, ma smisurata per profondità e respiro. Erroneamente, si potrebbe classificare come un racconto lungo per ragazzi e ragazze, ma è molto di più, perché squaderna una potenza immaginifica (e salvifica) che non si contiene in termini di età.
La storia del giovane migrante Ismail che si trova ad affrontare il grande coccodrillo del mare (elemento ricorrente nelle narrazioni migranti) diventa l’espediente narrativo per esplorare più a fondo l’interiorità ma anche la relazione che si stabilisce tra la varia umanità, permettendo a tutti di approfittare di strategie di salvezza facilmente identificabili.
L’umanità tratteggiata in questa storia scontorna e gioca continuamente con il confine tra fantasia e verità, tra immaginazione e corporeità, tra astrazione e concretezza. La mente di Ismail serve per sublimare il contesto, per sollevarlo rispetto alle brutalità della contingenza, e ce lo ripropone dotato di un alone di magia e sortilegio, tipico delle fiabe. Di incantesimo in incantesimo, si matura una consapevolezza più forte e stabile di cosa sia importante, di quale percorso sia più opportuno intraprendere, di come affrontare gli ipotetici e reali ostacoli che sbarreranno la strada. Ogni cammino è un percorso di coscienza personale ma anche di maturazione dei rapporti con l’altro: è il nostro senso di umanità (e il nostro senso di giustizia) che viene messo duramente alla prova dei fatti e dei comportamenti. Da questi non si può sfuggire se non rovinosamente.
Con il pretesto della storia, l’autrice avanza anche un’analisi della nostra società attuale, senza giudicare ne mette in luce le contraddizioni e indica la direzione verso cui dovremmo puntare, tutti assieme, per arrivare a nuovi e migliori orizzonti; fino a indicare che la soluzione potrebbe essere in una semplice frase, banale quanto illuminante e spiazzante: “La tua Patria è dove è il tuo bene”.