Giulio Gasperini
AOSTA – Le parole utilizzate come fossero pennellate dense, corpose, proprio quelle della pittura a olio che tanto aveva desiderato imparare: ecco come Silvana La Spina decide di affrescare la vita del grande Antonello da Messina, pittore siciliano che si afferma come uno dei più straordinari artisti della pittura di tutti i tempi. Per quei suoi volti espressivi ma enigmatici, per queste scene bibliche rappresentate al limite del rispetto, per quella fisicità così intensa e votata allo spasimo. L’uomo che veniva da Messina, edito da Giunti Editore, è un’ulteriore perle nella collana “Italiana”, e restituisce una storia pulsante e commovente della vita di un uomo di cui non si sa praticamente nulla.
Inevitabile il confronto con “Il sorriso dell’ignoto marinaio” di Vincenzo Consolo, ma la strada perseguita da La Spina è diversa. Ripercorre e cerca di ricostruire, inventando ma senza mai esagerando, gli angoli e gli aspetti più interessanti di una vita avvolta nel mistero, nella quale, proprio per questo, si può osare e immaginare, creando una narrazione potente e inesauribile. La vita di Antonello viene squadernata attraverso una potente orchestrazione di luoghi, orizzonti, coralità e intenti: un recupero memoriale intenso e struggente, una confessione autobiografica spietata e senza remore.
L’Antonello di La Spina è un pittore che prima di tutto è un uomo, consapevole dei suoi limiti e delle sue mancanze, dei peccati presunti e delle colpe meritate, degli alibi arrendevoli e dei meriti mai fino in fondo ammessi. La sua attività creativa viene vissuta con consapevolezza e certezza ma più legata ai tormenti interiori, a un’irrequietudine profonda che si sublima nell’atto creativo. Ma l’Antonello di Silvana La Spina è anche un uomo profondamente coinvolto nei suoi sentimenti, un uomo che non si riabilita neanche a posteriori, in punto di morte, mentre un sacerdote gli impartisce l’estrema unzione; è un uomo che si confessa, sì, ma non per perdonarsi o riabilitarsi, semplicemente per capirsi, prima che sia troppo tardi.
Silvana La Spina sa ricamare una storia sapiente e sapida, utilizzando una lingua gustosa e vivace, piena di sostanza e di materia, che dà vita creativa e una profonda tridimensionalità a un uomo che squaderna dalla semplice materia narrativa o dalla classificazione di “personaggio storico” ma diventa ben altro: un uomo vero, vivo, dal cuore pulsante e dalla pelle fremente. Tutti gli altri personaggi, che lo contornano ma non sterilmente e che aiutano a significarlo in pieno, sono anch’essi costruiti in maniera sapiente e commossa, stabilendo delle empatie col lettore che li legano ancora di più non soltanto al loro destino ma anche al piacere della lettura. L’Antonello di Silvana La Spina è, in definitiva, un uomo che piace immaginare proprio così, un artista geniale coi suoi difetti e le sue qualità eccezionali, con i suoi segreti e le ammissioni dei suoi propositi. Un uomo, insomma, che non sia solo genio ma anche paura.
La vita dipinta di un pittore immenso
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