La seconda prova narrativa di Mirko Sabatino merita la nostra lettura
Giulia Siena
PARMA “Tu sei me che comincio, io sono te che finisci. E’ l’allucinazione di un moribondo, questa, oppure è il sogno di un nascituro”? L’uomo sorride. “Forse tutt’e due le cose insieme. La vita e la morte che si attraversano in un istante lungo, lunghissimo. Magari è questo, l’eternità”.
Di eternità, vissuto, perdite, famiglia, amicizia, incontri e fughe è fatto La vita anteriore, secondo romanzo dello scrittore, mio conterraneo, Mirko Sabatino. Tante tematiche – mi direte. Un po’ le solite tematiche – aggiungerete. Cosa c’è di nuovo? – chiederete. La vita anteriore è impastato di dolcezza e realtà ed ha un intreccio narrativo particolarissimo – vi risponderò: è diviso in quarto parti che anticipano e raccontano la storia di Ettore Maggio.
Quest’ultimo nasce nell’aprile del 1977 in una famiglia allargata composta da tante donne; suo nonno Ottavio, pasticcere, è l’unica figura maschile che avrà dopo che suo padre, Antonio Parisi, “andrà via” proprio il giorno della nascita di Ettore. Siamo in una cittadina della Puglia garganica, l’arrivo del bambino stravolgerà la vita della giovane Marina e addolcirà il carattere di nonno Ottavio. Comincerà così tra loro un intensissimo legame che si spezzerà tragicamente in una giornata come tante. L’amicizia con Bruno prenderà vita lì dove la vita aveva tolto a quei bambini qualcosa di fondamentale; l’arrivo di Irene, poi, completerà un triangolo in cui si imparerà ad accogliere l’ascolto, la comprensione, la diversità, il ritorno e l’amore ogni oltre distanza.
La storia si dispiega nel tempo e percorre luoghi, stati d’animo, ribellioni e ricerche. Per questo il secondo romanzo di Sabatino – pubblicato anch’esso da Nottetempo, così come il successo L’estate muore giovane – è una di quelle letture che vale la pena fare. Per la storia, per i sentimenti di cui sono intrise le pagine, per le sensazioni che regala e lascia. E poi perché c’è sempre bisogno di narrazioni che ci mettano di fronte alle nostre paure.
Paure di non riuscire, paura di fallire, paura di non diventare, paura di non avere tempo. Questo uno degli aspetti che mi ha più colpito de La vita anteriore, oltre alla storia con un finale aperto, è la capacità del tempo. Il tempo non è nostro nemico. La nostra vita non è solo corse, lavoro, routine e obiettivi. Il tempo è un signore paziente che ci osserva mentre facciamo voli pindarici più o meno reali. Ristabiliamo il valore del tempo. Diamo a quel vecchio signore – Tempo – la possibilità di parlarci. Ascoltiamolo. Lasciamoci guidare.
Ah, recuperate anche la lettura de L’estate muore giovane. Ma se siete arrivati fin qui a leggermi, sono certa che lo farete.
Le nostre vite non ci bastano per capire, e fanno sempre troppo rumore. E’ per questo che ci sono i libri. Un libro è una vita che accade in silenzio.