La terza geografia, prima prova poetica di Carmine Valentino Mosesso
Giulia Siena
PARMA – Il legame tra l’uomo e la natura è al centro della letteratura già da diverso tempo. Si potrebbe affermare che questo è sempre stato un argomento centrale e oggi, al cospetto dell’emergenza ambientale, c’è la necessità di trovare nuove voci e rinnovate forme narrative per l’ambiente. In un momento storico – questo – di forti rinnovamenti e repentine evoluzioni, la natura sembra essere il rifugio più sicuro e accogliente; il “ritorno” a essa diventa chiave che apre alla speranza del futuro avendo radici ben radicate nel passato.
Lo stesso ritorno che il “poeta contadino” Carmine Valentino Mosesso ha messo in atto verso il proprio paese d’origine, Castel del Giudice, nell’Alto Molise, dopo la laurea in Agraria. Qui Mosesso, classe 1994, ha ristabilito il contatto con la terra, ha dato vita alla propria azienda agricola, si è fatto portavoce politico delle realtà rurali e ha cominciato a coltivare parole in forma poetica. Il libro – La terza geografia – pubblicato in questi giorni dalla NEO Edizioni, è una raccolta di poesie intense, fresche e sorprendenti.
“Guarda la tua città, / spogliala con la forza sovrumana dell’ammirazione, / baciala con la bocca invisibile dell’amore, / pensa al tuo paese come fosse la tua sposa”. Comincia con questi versi la raccolta che celebra il rapporto viscerale e antico con la terra. Come una sorta di moderno Umberto Saba o Cesare Pavese, il giovane autore molisano esalta attraverso la parola la culla di pietre e polvere, erba e germogli che è la propria patria. Una patria a cui si torna, con il pensiero o con ogni parte di sé, ogni volta che il decadimento della “rivoluzione digitale” mostra il conto dei tanti progressi. Ed è quella patria, fatta di vento e impastata di sole o neve, che rimarrà la cosa più simile a noi mentre tutto intorno, tutto quel mondo che ci aveva promesso miglioramenti, sta cambiando sembianze e promesse (“Siamo terra che respira nella vita, / e nel respiro della terra oltre la vita”). La terra è lì, invece, come simbolo di una nuova opportunità, per dare vita a un nuovo inizio, per ristabilire un altro e differente equilibrio: (“Guarda la terra, / i ragazzi che crescono: / il nuovo mondo sta per nascere da lì. / In fondo non serve molto, / basta soltanto trovare un nuovo centro”). Proseguendo con le liriche appare sempre più evidente l’intento narrativo di Mosesso: condividere ciò che vive, la verità della terra, la verità della vita, la verità della poesia. Condivide la propria e rinnovata consapevolezza di aver trovato – confermato – il proprio posto nel mondo; una scelta, questa, frutto di un amore viscerale e dalla decisione di intraprendere una cura per fiorire scegliendo “la medicina dell’amore”. Ed è con questa certezza che Mosesso coltiva la propria terra, porta gli animali al pascolo, compone le proprie poesie, mentre il vento schiarisce i pensieri e la neve veste di bianco i rilievi. Il volume, poi, si chiude con dolcissimi versi di amore, riflessione e speranza. Parole importanti e vere, come vero è il sentimento, tangibile il caldo della terra, limpida la luce delle stelle nella notte assoluta della campagna.
La terza geografia si dimostra un libro bellissimo, una raccolta di poesie essenziali e modernissime nel raccontare il sempre valido rapporto uomo-natura. Ci aspettiamo nuove e grandi cose da questo poeta.
La poesia non è una scienza,
non si scrivono poesie applicando teoremi.
La rima è una lacrima strappata al vento, una crepa
di tristezza
su una bocca desolata.
La poesia non sceglie nessuno,
il poeta è semplicemente qualcuno che le dedica
tempo
per una ragione metafisica, una comunissima forma
d’amore.
La poesia è una religione con un dio che sta nello
sguardo,
nella pelle del mondo.
Il poeta sente per sublimazione, per la rete fittissima
del batticuore.
Se decidi di scrivere poesie non scriverai niente,
è come avere la presunzione di confezionare l’aria, di
spacciare tempo.
Per scrivere poesie devi essere troppe cose insieme
una bestia, un visionario, un moribondo,
un vecchio che ha fatto la guerra,
un bambino con il grembiule al primo giorno di
scuola elementare,
una maestra in pensione, un dio senza regno e senza
cielo,
un uomo che non ha casa in questo mondo.