Neri Pozza: “Vietnam. Una tragedia epica. 1945-1975 di Max Hastings – pp.19-318
Daniela Distefano
CATANIA – “Non erano i vietnamiti a dare il via alle violenze, eravamo stati noi andando lì… Quello che stavamo cercando di fare in Vietnam era di impedire a un governo locale di prendere il potere”.
Sono migliaia le versioni, le analisi, le memorie ed i romanzi sul Vietnam. Lo scrittore britannico Max Hastings ha riunito in questo volume – Vietnam. Una tragedia epica (1945-1975) di Max Hastings – pp.19-318 – tutti questi generi in un unico porridge narrativo. Per Tim O’Brien, La guerra “celebrata” nel periodo successivo al miracoloso trionfo mondiale contro il nazismo ha esercitato la maggiore influenza sulla cultura del proprio tempo, andando a rispolverare vecchi rigurgiti della crudeltà fra i generi, della società pericolosamente inattiva. A quasi mezzo secolo di distanza, sono ancora vive nella memoria collettiva le immagini che ne fanno un simbolo della barbarie millenaria, oggi siamo già un passo “più in là”.
“ La foto, ad esempio, del capo della polizia di Saigon che spara a un prigioniero vietcong durante l’offensiva del Tet nel 1968; o quella della bambina che urla, correndo nuda in preda alla sofferenza dopo essere rimasta vittima di un attacco con il napalm nel 1972”: arte.
Attraverso immagini e ancora immagini si è impressa nel suolo terreno la radice dell’umiliazione subita e inflitta in quel conflitto dagli Stati Uniti – la nazione più orgogliosa – che ha fatto del contrasto bellico un campo di avanzamento tecnologico, “il bombardiere b-52”, mentre i contadini indossavano e si svestivano del cappello a cono di paglia, del casco coloniale, dei sandali e delle biciclette.
La guerra durò tre decenni costò fra i due e i tre milioni di vite e, negli Stati Uniti, determinò la rovina di un presidente e la caduta di un altro. Ha prodotto, inoltre, una sterminata letteratura, oltre a numerosi film, canzoni civili, tributi per osannare il macabro della tribalità, della bestialità umana. Lo scrittore inglese racconta l’imperizia dell’amministrazione americana nella conduzione dell’approdo americano in terra vietnamita – dapprima con mille esitazioni, nel timore di una reazione russa e cinese al fianco di Vietnam del Nord, poi con una risolutezza spietata, inflazionando i concetti di abuso, potere, scandalosità, scavalcamento cardiaco.