Sinnos: La ragazza bambù
Giulia Siena – La felice penna di Edward van de Vendel incontra nuovamente i colori di Mattias De Leeuw. Quello che nasce è la rivisitazione – leggera e poetica – di un’antica fiaba giapponese del nono secolo. Le parole che compongono La ragazza bambù (pubblicata da Sinnos in un’edizione davvero imperdibile) sono nuove, dirette e, a tratti, struggenti; le parole qui intessono una trama fatta di incontri, legami, sentimenti.
Oi era un fazzoletto di terra in Giappone governato da un vecchissimo imperatore. Qui vivevano persone buone, tra queste un anziano tagliatore di bambù e sua moglie. I due non erano più giovani, ma condividevano ancora la semplicità di un sorriso, la piacevolezza di una carezza. Stavano invecchiando, è vero, il loro viso era segnato da rughe, ma non avevano figli che potessero contare le linee che solcavano i loro volti o che potessero assistere alla loro quotidiana esistenza. Un giorno, però, tagliando i verdi e robusti bambù, l’anziano sentì un rumore; davanti ai suoi occhi si materializzò una bambina minuscola. Divenne quella figlia che non avevano mai avuto. Jie, questo il nome che le diedero, arrivò dal nulla, all’improvviso, come “dono” arrivato da chissà dove. Cresceva piano, in salute e sempre vestita d’azzurro. Jie, la “principessa splendente dal flessuoso bambù”, aveva apportato tanta gioia alla famiglia, ma aveva anche attirato l’interesse dei ragazzi di Oi. Eppure Jie era indifferente al mondo esterno; trascorreva molto tempo in casa ad osservare le mani leggere della madre, lo sguardo dolce del padre. Crescendo fu assillata dall’esigenza di trovare un marito, quella compagnia che sarebbe mancata alla morte dei due anziani genitori. Jie non voleva. Jie rifiutava, assegnava prove astruse ai pretendenti, chiudeva ogni possibile strada. Jie era ad Oi per i suoi genitori. Anche quando le rondini furono complici dell’incontro con un ragazzo senza nome, Jie cercò di allontanare quel fiorente sentimento, quello strano sentire. Mai aveva provato ciò. Mai aveva avuto dubbi. Tutto, da quel momento, cambiò. Il ragazzo senza nome tornò, fu respinto di nuovo. Allora lui scrisse, scrisse moltissimo. Non ricevette mai risposta. Intanto le rughe sul volto degli anziani aumentavano e Jie era sempre più chiusa al mondo. La sua presenza si faceva intermittente, scostante, evanescente. Intanto dal cielo era continuamente osservata. Dal cielo, dal luogo dove sembrava fosse arrivata. Dopo uno scontro, le lacrime e 1111 lettere, Jie si decise a rispondere. Quale strada avrebbe preso la sua vita?
La ragazza bambù è una fiaba delicatissima in cui la sorprendete abilità della vita nel sovvertire le regole, porre interrogativi, sparagliare le carte, si mostra in tutta la sua lucidità. Jie aveva deciso il suo percorso: sarebbe stata quel dono che tanto meritavano i due anziani abitanti di Oi. Sarebbe stata spalla fidata, ricompensa per una vita di sacrifici e gentilezza. Ma l’amore, un altro tipo di amore, fece capolino. Le scelte diverranno difficili, le decisioni dolorose.
Una fiaba sul valore dei legami (quelli nuovi, inaspettati, costruiti sul sorriso e il rispetto), sulla lacerante paura della fuga. Un racconto denso di significati e valori, una lettura da condividere tra generazioni. Perché è una lingua, quella dell’amore, che parla oltre il tempo, oltre i luoghi, oltre ogni possibile errore.