Fortezza Edizioni: venticinque componimenti
Giulia Siena
Venticinque racconti nei quali risuona forte la voce della mancanza. A Matsen, che nel 1938 indirizza diverse lettere a Erik, manca la gioia, sopita in una pena “così acuta da poterne condividere il bruciore”. A Heinrich manca la determinazione per sollevarsi da quella poltrona e riprendere in mano la propria arte. A Varick manca un tassello, un piccolo pezzo di carta per ricostruire quella lettera i cui brandelli giacciono inermi sul selciato di ritorno da scuola; in quelle poche righe, una storia di un grande e rinnovato vuoto. A Norvik, il nano di Lubecca, manca l’amore: dal momento il cui viene colpito dalla visione eterea di Flora, il silenzio che lascia quel sentimento non corrisposto si fa lacerante; nulla è più come prima, nulla tornerà ad avere la stessa importanza di prima. Ora è evidente che qualcosa manca, qualcosa che in passato Norvik non poteva comprendere.
I sentimenti, così, si disvelano: affiorano le cicatrici, i dolori, le macerie. Nei venticinque racconti composti da Fabrizio Zollo e contenuti nella raccolta La mano del diavolo (Fortezza Edizioni, giugno 2022) emerge forte la sensibilità dell’autore, il suo sguardo vivo, curioso e attento sul mondo e sulle dinamiche umane. I protagonisti della penna di Zollo sono spesso vinti, colpiti nella propria fragilità, arresi, incompresi da un mondo circostante che parla una lingua differente, che è cieco, sordo, perso. E’ il contesto “a mancare”, a rendere orfane ed emerginate queste figure che, andando avanti nelle pagine, si stagliano sempre più marcatamente ai nostri occhi. Le storie qui contenute sono affreschi vivissimi di vite a brandelli, percorse dal cambiamento, dalla morte, dall’abbandono; sono vicende che rielaborano il ricordo, che tribolano nel silenzio, che procedono ai margini, senza provocare rumore, senza arrecare disturbo.
Fabrizio Zollo ci regala – su carta, attraverso la scrittura – questo ampio affresco di emozioni. Procediamo per pura osmosi empatica. Non sono infatti le descrizioni a parlare, tantomeno le trame; conosciamo pochi dettagli fisici dei personaggi, spesso non vi sono indicazioni di legami e parentele, ma sono le situazioni emotive che arrivano con decisione al lettore.
Nella raccolta La mano del diavolo non aspettatevi di trovare letteratura distopica, d’amore o d’avventura; quello che vi assicura la scrittura di Zollo (pittore, scultore, editore di Via del Vento e fotografo dall’esperienza pluriennale) è un’esplorazione guidata tra le piaghe dell’animo umano.