Giulio Gasperini
AOSTA – Una donna guerriera. Curda. In lotta prima con i turchi che non accettano uno stato curdo autonomo, poi contro il Daesh, lo Stato islamico che non conosce pietà né umanità. Non è strano, in quella piega di mondo. Da alcuni anni, ovvero dal 2012, la costituzione dell’YPJ ha portato alla ribalta del mondo – anche se in maniera poco mediatica e giornalistica – il ruolo fondamentale delle donne nella resistenza curda; e, negli ultimi mesi, contro l’espansione di Daesh in quelle regioni del medio oriente svuotate di un forte potere statale. Avesta Harun era una di queste donne guerriere, caduta durante un’operazione militare condotta dalle forze del PKK per riconquistare un villaggio occupato dal Daesh. Marco Rovelli è volato fino in Kurdistan, sulle tracce della memoria e dei racconti di chi Avesta l’aveva conosciuta e ammirata: è nato, così, La guerriera dagli occhi verdi, edito da Giunti editore, ovvero la storia di una donna che, colpita dall’ingiustizia patita dal suo popolo, ha deciso di ritirarsi sulle montagne, di farsi guerriera e di dedicarsi alla causa di un Kurdistan finalmente libero e autonomo.
La storia di Avesta è diventata nota e famosa soltanto all’indomani della sua morte, come sempre accade per le personalità impegnate e uniche. La loro forza, con la quale hanno tessuto i loro gesti e le loro azioni, non viene meno però con la morte, perché nel racconto e nella memoria vengono investiti di un ruolo e di un significato potenti e universali: si trasformano così in modelli ed esempi, in epica contemporanea che rinsalda legami e potenzia di significato concrete realtà. Rovelli ha raccontato, in questo libro, tutta la storia di Avesta, con la grazia e la compostezza di chi spia una vita da lontano, cercando di penetrare nella mentalità, nella sensibilità, capire le ragioni profonde di una scelta di vita che è vocazione e missione.
Rovelli ha visitato di persona, assieme alla guida Ferat Ak, i luoghi che sono stati lo scenario della sua vita; ha conosciuto le persone che, anche solo per un attimo, hanno incrociato quegli occhi verdi, hanno condiviso le stesse marce, la stessa formazione, gli stessi discorsi su libri e idee, le stesse esercitazioni, in una vita nascosta, sempre con il kalashnikov “abbracciato” per un obiettivo superiore, al quale dedicare persino la propria libertà personale, definendo una nuova idea e una nuova concretezza di femminilità. Rovelli racconta, con una lingua semplice e immediata, la storia, le radici, i motivi profondi, i legami familiari; e poi ci testimonia la vita che i combattenti del PKK conducono al riparo, nelle montagne, formandosi ed esercitandosi per le azioni di domani. Il racconto della vita della guerriera – che Rovelli regala quasi calando il lettore dietro lo schermo degli occhi verdi di Avesta – si intreccia con quello di altri uomini e donne che hanno preso la stessa decisione, rinunciando agli affetti familiari, ai desideri e alle aspirazioni, coagulati tutti attorno al desiderio di poter finalmente concedere un po’ di pace a un popolo perseguitato e martoriato in ogni epoca, oggi come ieri, e domani come oggi.
La guerriera curda che resistette al Daesh
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