Giulio Gasperini
AOSTA – Le finestre sono luoghi privilegiati. Di osservazione, innanzitutto; e sicché anche di conoscenza, di analisi, di approfondimento. Di scoperta, in definitiva; una scoperta che si matura come esperienza, come tentativo, come scommessa. La storia che Lorenzo Naia e Roberta Rossetti ci raccontano in La finestra, edito da Verbavolant edizioni, è dolcemente commovente, in una spirale di sentimenti che non virano mai al pietismo o al sentimentalismo ma mantiene una dignità non solo letteraria ma anche di trasporto e compartecipazione.
Il pathos, in questa storia, non è qualcosa di plateale né di melodrammatico, ma una costante accelerazione a un finale estremamente speranzoso, che supera le barriere delle solitudine, le rigide regole, le ferree e dolorose prigioni che si sollevano, a volte senza che nessuno se ne accorga. Per due bambini guardare al di fuori della finestra è l’inizio di un processo di liberazione, di cambiamento del mondo che li circonda, che loro guardano dall’alto delle loro posizioni privilegiate ma scomode e che, pertanto, hanno la voglia di contribuire a cambiare, migliorandolo.
Il libro di Verbavolant edizioni, nella sua pregevolissima fattura, e con la sua elegantissima realizzazione, ha tanti pregi, primo fra tutti quello di trasformare una storia di ricostruzione in un’avventura preziosa e intensa per grandi e piccoli, che attraversa le ansie più tenebrose, le paure per ognuno ataviche, e le grandi speranze, i lunghi sguardi carichi di attesa che non hanno paura ad affrontare l’orizzonte, e tutto quello che sta nel mezzo. La città, così, diventa luogo in cui non hanno comunque posto i miracoli ma piccoli gesti di gentilezza e gratitudine, carichi di potenza che sa costruire.
La città è anche la protagonista di uno degli ultimi “libri da parati” pubblicati, che racconta e descrive, con gli splendidi disegni di Marcella Brancaforte e i testi di Giuseppina Norcia, I doni degli dei, ovvero la disputa tra Atena e Poseidone per il controllo della collina dove poi sarà fondata Atene. Nella grazia della narrazione, la dolcezza dell’albero simbolo del Mediterraneo, in una rilettura del mito che voglia creare unità e non sottolineare differenze e discordanze; perché l’uomo è uomo ovunque e dovunque.
La finestra e il mondo che accade
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