Giulio Gasperini
AOSTA – Ha ragione Arianna Papini, la Felicità è una parola semplice. Ma è anche un concetto complesso, ricco, sfaccettato, finanche impossibile da definire. Nel suo nuovo libro, edito da CameloZampa, realizza una serie di magnifiche tavole, accompagnate da poche ma essenziali parole. La felicità è proprio questo: l’indispensabile, la parte necessaria e principale nella vita di chiunque.
È un testo, questo, che si scontra con l’attualità: ci sono personaggi con le mascherine che testimoniano bisogni primari, ultimamente repressi, come “indovinare i sorrisi” o “ricordare il viaggio”; perché, pare dire Papini, si può immaginare di essere felici anche nelle avversità, con un lavoro di memoria e di resistenza (parola inflazionata, vero, ma ugualmente totemica e imprescindibile). Sono spazi immensi, quelli che la Papini rappresenta, legami indissolubili e azioni che fanno parte del nostro modo di relazionarsi con noi stessi e con tutto il mondo che ci circonda, alla ricerca di un’armonia che non può mai essere vana né inutile, ma indispensabile.
Come curare le assenze? Come prendersi cura delle mancanze? Come poter sopravvivere al corpo recluso? Andando oltre i limiti, le barriere; evadendo con lo strumento della fantasia che giace in ognuno di noi e che deve essere alimentato. È un potere che valica muri, che spezza le difese, che si squaderna senza limite alcuno: basta solo nutrirlo, coltivarlo, con incrollabile fiducia.
Arianna Papini ha vinto, nel 2018, il premio Andersen alla carriera come Miglior illustratrice, e a buon diritto: le sue immagini sono potenti, catartiche, in un’esplosione di colori e di forza evocativa che sollevano il lettore nel mondo della fantasia e lo fanno planare in mondi alternativi ma, non per questo, meno reali.