Daniela Distefano
CATANIA – Jill Santopolo è cresciuta a Hewlett, nello stato di New York. Dopo la laurea in Letteratura inglese alla Columbia, ha iniziato una brillante carriera nel mondo dell’editoria e adesso è responsabile di una casa editrice del gruppo Penguin Random House.
Nel giro di due settimane il suo romanzo Il giorno che aspettiamo (Editrice Nord) è stato venduto in 12 Paesi, poi in altri 10. Un successo forse previsto ma non scontato per un libro che tocca le corde della nostra sensibilità.
Siamo a New York, due giovani – Gabe e Lucy – si incontrano per la prima volta nel giorno dell’apocalisse americana: l’11 settembre 2001. Nasce un sentimento tra le macerie non solo metaforiche del popolo statunitense.
“Ecco come mi sono sentita il giorno in cui ci siamo incontrati. Baciarti nel bel mezzo di un’immane tragedia mi sembrava la cosa più giusta e al contempo più sbagliata del mondo. Ma mi sono concentrata sulla parte che mi sembrava giusta, come faccio sempre”.
Chissà, forse per questo il legame che unisce queste due anime è così tenace che per spezzarsi avrà bisogno delle bombe del destino. Gabe, fotografo di guerra, decide di andare in Iraq, Lucy non può lasciare il suo impegno lavorativo per seguire il suo amore: finisce la vita insieme, ma non il pulsare del cuore.
Tredici anni dopo, Lucy ha trovato la serenità tra le braccia di Darren, uomo metodico ( sua la Bucket List con la quale pianifica ogni evento dell’ esistenza), marito e padre impeccabile, demolitore di ogni tentennamento.
Ma Lucy ha dimenticato Gabe?
Ci sono relazioni che sono come il fuoco. Ci sono alcune storie che divampano come incendi: sono irresistibili, fuori controllo, spettacolari e pericolose e hanno la capacità di consumarti prima ancora che tu ti accorga di essere ustionata. Altre invece sono come un caminetto: solide, stabili, accoglienti e confortanti.. L’ideale sarebbe una via di mezzo, forse è questo il falò: una relazione che è sempre sul punto di bruciarti ma non ci arriva mai.
Gabe è un falò o l’inferno pieno di lingue di fuoco? Di certo non è un caminetto.
La soluzione di questo triangolo è tutt’altro che geometrica, investe la nostra stessa impotenza di esseri incapaci di governare l’onda della sorte, anche quando ci riguarda da vicino, anche se siamo noi stessi a pagare per causa sua.
“Ci sono cose che sappiamo pur senza esserne coscienti”, e l’amore è uno di questi fanali nella notte di tutti i supplizi umani.
Il giorno che aspettiamo è un libro che si divora avidamente come lo zucchero filato, però poi vola via dal nostro palato e ci lascia un dubbio: lo abbiamo davvero assaporato o è solo la nostra immaginazione che ce lo ha fatto gustare?
Avvertenze: si consiglia di munirsi di kleenex prima della lettura, si piange, ci si dispera, “si aggrovigliano le budella”, come diceva la bella Julia Roberts in “Pretty Woman”, ma questa è un’altra storia d’amore.