Daniela Distefano
CATANIA – “Forse suo zio Raniero un po’ di ragione ce l’aveva / e magari le fiaccole erano quella parte della vita in cui / la gente alza lo sguardo e la smette di guardarsi solo i / piedi, quel momento in cui, per una notte, tutto quello / che di solito ti sembra normale vedere sempre lì dove / sta, a fare il suo dovere, ti appare all’improvviso sotto / una luce diversa. Gli dai il valore che merita, un valore / importante e ti chiedi come mai per tutto il resto dell’anno / non ci si fermi a farlo più spesso”.
Nel sud della Toscana, in un’epoca imprecisata e anteriore alla Grande Guerra di inizio Novecento, ai piedi di un antico vulcano, sorge un paese i cui abitanti lavorano quasi tutti in una miniera. Il lavoro è duro, ma ogni anno lo scompiglio si ferma alla vigilia di Natale: la sera delle Fiaccole, una festa di ritrovo, di pace, di fratellanza. Protagonista di questo racconto dalle sfumature fiabesche – I due che salvarono il Natale (Graphe.it Edizioni) di Marco Fabbrini – è Mino, cioè Ultimino, un bambino di 8 anni ultimo di cinque fratelli che insieme, con la mamma e il babbo, vivevano in una casa non più grande di una stalla.
Come in una favola dal sapore antico, non manca il cattivo della storia, il cinico, crudele impresario tedesco della miniera dove lavora anche il papà di Mino, ovvero Gustav Strege detto il “Capoccia”. E’ sua l’idea di non celebrare la festa delle Fiaccole per incrementare la produzione nella miniera, per non lasciarsi trasportare dal canto dei minatori lieti al pensiero di passare una serata speciale con i loro cari, con tutto l’amore che il Signore riserva loro in quelle ore e per sempre.
Mino è confuso, non sa cosa pensare, è piccolo ancora, ma già grande per sopportare le sopraffazioni della vita. Gli va incontro lo zio Raniero che lo mette in guardia:
“Non dare mai per scontato il mondo. Tutti lo fanno. Nessuno alza mai la testa per guardare le nuvole, ognuno pensa alla sua vita, ognuno pensa che tutto sia difficile, complicato e che ogni cosa si faccia così perché così si fa sempre e si finisce per stare con la testa bassa e dare per scontato tutto, la natura, la vita. Ecco a cosa mi serve guardare le nuvole, a dare meno peso a me stesso e più peso al mondo”.
Intanto il popolo del paese insorge, nessuno vuole soggiacere alla decisione di Strege di interrompere i preparativi per la Festa delle Fiaccole. Si organizza uno sciopero però qualcuno ha tradito, ha fatto la spia: la favola si tinge di rosso sangue. Muore un minatore. Mino intanto fa una conoscenza che lo turba non poco, fa amicizia infatti con Adele, la figlia di Strege. Nonostante sia una ragazzina viziata, impertinente, e dannatamente lentigginosa, Mino sa che in fondo non è così cattiva come dicono i suoi compagni si scuola. I due progettano di vedere insieme l’alba e il tramonto. Ma gli eventi precipitano e… E il finale è tutto da scoprire.
I due che salvarono il natale è un libro adatto ai ragazzi di ogni età, cela dietro la patina favolistica un lavorìo su problematiche e insubordinazioni perenni: il Male che inibisce il Bene, i soprusi dei più forti contro l’impotenza dei più deboli, e persino dei vigliacchi. Ideale dono sotto l’albero di Natale, per trascorrere le feste di fine anno con la pace e la bontà nel cuore. Auguri.
Marco Fabbrini è nato e vive ad Abbadia San Salvatore, sul versante senese del Monte Amiata. Laureato in Scienze politiche, studia per una seconda laurea in Storia (disciplina di cui è appassionato cultore) e lavora nell’ambito della comunicazione. Amante della letteratura sin da bambino, si diletta nella scrittura di poesie, favole, racconti e negli ultimi anni si è specializzato nella disciplina dell’historytelling, la narrazione della storia a fini divulgativi.