Giulio Gasperini
AOSTA – Berlino è, per paradigma, la città del cambiamento; una città che si è dovuta reinventare, ricostruire, riunificare dopo un destino beffardo e grottesco. In particolare, dagli anni Ottanta e dalla caduta del Muro di Berlino la riconquista di spazi, luoghi, frammenti di urbanità che avevano intrapreso direzioni e comportamenti troppo distanti e divergenti. Natascia Ancarani, in Doppia esposizione. Berlin 1985-2015, splendido volume arricchito da 134 fotografie della città tedesca edito da Edizioni del Foglio Clandestino, accompagna per mano il lettore alla scoperta dei cambiamenti che hanno caratterizzato la città simbolo della divisione e della riunificazione dell’Europa intera dopo le follie e gli stravolgimenti epocali della Seconda guerra mondiale.
L’esperienza di attraversamento di Berlino è filtrata attraverso l’esperienza diretta e concreta della scrittrice, che ci fa visitare i suoi luoghi preferiti, quelli elettivi e sentimentali; ogni paesaggio, palazzo, spazio urbano acquista un nuovo significato – mentre anche il significante è in via di re-definizione e assemblamento – nella convergenza di portata storica politica e sociale e forze intimistiche e personali. Tre quartiere vengono raccontati in una descrizione romantica e coinvolgente: l’urbanità e la società si intrecciano, si allacciano, si intersecano, plasmando una città che cresce e si (de)forma a partire da coloro che ci abitano, amalgamando differenze, crescendo impiantando radici; a dire, in fin dei conti, una verità assoluta: che le città sono organismi viventi, interessanti nella loro evoluzione, nei cambiamenti e nelle modifiche di cui gli abitanti – nuovi e antichi – sono gli autori fondamentali e più potenti.
Angolo per angolo, strada per strada, monumento per monumento ogni dettaglio di Berlino viene raccontato dalla Ancarani, partendo da dettagli personali e individuali, da suggestioni intime, per allargare poi lo sguardo a una dimensione più collettiva e universale, trasmettendo la portata storica dell’orizzonte berlinese e tedesco più in generale, che tanta responsabilità ha avuto nella definizione della storia europea.
Ad accompagnare le parole e il racconto, ci sono le foto di tanti artisti, da Michael Hughes a Wolfgang Krolow, da Elda Papa a Peter Woelck, splendidamente sapide e significanti, cogliendo il cambiamento senza trascurare la parte più devastata e devastante, la più precaria e lontana dalla modernità. Il territorio urbano di Berlino diventa, in questo libro, il campo di un’intensa ricerca, di un’esperienza collettiva che trascende l’individuale, e che mostra e dimostra – prove alla mano – quanto sia difficile, ma estremamente gratificante, la ricostruzione di un’identità e un’individualità tra lo scorrere del tempo e il dipanarsi di nuove generazioni (non importa poi molto di quale nazionalità).
“Doppia esposizione” per una Berlino in costruzione
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