Il destino di ogni donna di nome Tess

Agnese Cerroni

ROMA Ogni epoca si è confrontata con la questione femminile e da sempre le persone più sensibili hanno dato il loro contributo per liberare la donna dalle ingiustizie del dominio maschile. Sul finire dell’Ottocento, lo scrittore inglese Thomas Hardy (1840-1928), nel suo romanzo Tess of the D’Urbervilles (pubblicato dapprima a puntate sulla rivista “Graphic” nel 1891), tratta del problema della doppia morale in campo sessuale che vigeva nell’età vittoriana. Un uomo poteva avere relazioni sessuali extraconiugali prima e durante il matrimonio senza perdere la sua rispettabilità sociale, mentre per la donna era diverso: qualsiasi relazione sessuale fuori dal matrimonio , anche in caso di stupro, portava la società a considerarla una prostituta e ad emarginarla. Valle di Blackmoor, Wessex: John Durbeyfield, nullafacente con a carico una moglie e sei figli, scopre di avere il sangue nobile dell’aristocratica dinastia dei D’Urberville. Inaspettatamente una famiglia D’Urberville abita nei pressi della loro cittadina, e John decide di mandare la sua bella e fresca primogenita, Tess, a rivendicare il proprio titolo nobiliare. La giovane ed innocente Tess inizia così una formidabile avventura, guidata dalla mano di un tragico e crudele destino. Un racconto molto interessante che evidenzia la figura della donna nella società e, attraverso la storia di una di esse, narra i tranelli e le tentazioni che gli uomini possono provocare e che inducono a commettere sbagli che segnano la vita.