“Il tortellino muore nel brodo”, un noir dallo sguardo gastronomico

Giulia Siena
PARMA “Mi dispiace davvero, ma ci sono cose nella vita che si possono avere e altre no. Il tortellino al pomodoro proprio no. Il tortellino muore nel brodo”. La presa di posizione di Emilio Zucchini nelle prime pagine di questo libro dovrebbe metterci sulla buona strada, da questa affermazione dovremmo già capire diverse cose: Il tortellino muore nel brodo di Filippo Venturi (Mondadori) non è un libro di cucina, ma un romanzo, ed Emilio Zucchini non è un ristoratore qualsiasi. Zucchini, per tutti Zucca, ha uno sguardo attento e ironico, è perspicace ed è uno scapolo incallito che ama vivere tra i tavoli della sua trattoria e“la trattoria è ancora uno di quei luoghi che probabilmente non salveranno il mondo, ma di sicuro possono rendere migliore una giornata, o perlomeno un paio d’ore […] E la trattoria di Emilio è proprio questo: una scatola piena di ricordi e di antichi sapori a cui lui cerca di dare quotidianamente vita”. In un giorno qualsiasi, mentre è alle prese con le tagliatelle e il ragù – sono pochissimi i piatti che si diletta a cucinare prima di accogliere i clienti – fuori dal suo locale succede qualcosa che sconvolgerà la vita di diverse persone. Continua

“La preda” di Irène Némirovsky, un romanzo perfetto, analitico e spietato

Daniela Distefano
CATANIA – Irène Némirovsky (nata a Kiev nel 1903, e morta ad Auschwitz nel 1942) scrisse La preda nel 1936, ma il libro apparve a stampa due anni dopo. Pubblicato in Italia da Adelphi, questo volume è un classico che non lascia dubbi circa il suo valore e la sua stalattitica luminosità stilistica. Il plot è incentrato sulla parabola di un arricchito effimero: Jean-Luc Daguerne, un giovane che sbarca il lunario con disperazione e fatica.
“Tutto si mercanteggiava nel segno dell’amicizia, della fiducia, dei favori dati e ricevuti, e così facilmente… Con una parola, un sorriso, un’alzata di spalle, degl’imbecilli venivano portati alle stelle, dei ladri perdonati e uomini senza virtù né intelligenza forniti di laute prebende. Nel vedere quella pioggia di onori e ricchezze che si rovesciava ciecamente su altri, Jean-Luc provava una rabbia, una tristezza senza pari, un sentimento struggente di spoliazione. Era spaventoso accorgersi che mentre tutti progredivano lui restava immobile, nonostante i terribili, e vani, sforzi. Gli sembrava che la sua vita fosse ormai definitivamente perduta. Non c’era supplizio paragonabile al presentimento della sconfitta. La sconfitta dichiarata. L’avrebbe anche accettata con coraggio. La certezza di essere una nullità lo avrebbe calmato. E invece no, restava la dolorosa speranza che fossero gli altri a essere in torto, che la coscienza che aveva di sé non potesse essere sbagliata. E tuttavia il tempo passava, la sua giovinezza passava e lui non aveva niente!…”. Continua

Bonfirraro: “Il mistero della tomba di Federico II” di Daniela Scimeca

Daniela Distefano
CATANIADaniela Scimeca vive a Palermo, è laureata in lettere e insegna al liceo. Nel 1996 ha vinto il Primo Premio di Giornalismo giovanile “Dario Arrigo”, ha collaborato con la rivista Biblion. Nel 2010 ha pubblicato il romanzo “La lunga marcia verso casa”, che ha ricevuto il Premio della Critica al Concorso Nazionale Val di Magra “Roberto Miccheloni”. La sua ultima opera letteraria – Il mistero della tomba di Federico II (Bonfirraro Editore) – è stata finalista regionale al Premio RAI La Giara 2013.
Tutto il plot ruota attorno alla scoperta di un cadavere femminile che giace, nella regale tomba, accanto a quello di Federico II – lo “stupor mundi” che aveva reso florida la Sicilia arricchendola di commistioni culturali e sociali. Continua

Neo: “Cometa”, miserie e follie di uomini attuali

Giulia Siena
PARMA – Dire che con Cometa Gregorio Magini cerchi la provocazione è inesatto. Gregorio Magini, attraverso il suo Cometa, scrive e descrive vite distratte che brancolano in una normalità qualunque resa anomala da tonnellate di silenzio. Magini descrive la normalità dell’oggi, nulla di più, e il fatto che lo faccia attraverso la percezione del piacere e del dolore non ne muta il contenuto. Cometa, il romanzo in libreria da poco più di venti giorni pubblicato da NEO Edizioni, ha i tratti fondamentali di un romanzo di formazione, ma non aspettatevi personaggi risoluti, vincenti e soddisfatti; aspettatevi – e ci tengo a sottolinearlo – personaggi dissennati, persi e soli che cercano nel piacere fisico il sussulto primordiale della vita; che trovano nella casa materna il proprio porto sicuro. Aspettatevi una scrittura tagliante e precisa, ma mai scurrile, nonostante l’apparenza. Continua

Mondadori: “La grande truffa” di John Grisham. Traduzione di Luca Fusari e Sara Prencipe

Daniela Distefano
CATANIA “Era un sabato soleggiato e fresco, e Zola aveva bisogno d’aria. (..) Fissò il monumento a Washington e il Campidoglio in lontananza e pensò ai genitori e al fratello, tenuti progionieri in uno squallido centro di detenzione, in attesa dell’espulsione. Dov’era lei c’era una vista magnifica: ogni palazzo e ogni monumento erano simboli di una libertà incoercibile. La sua famiglia, invece, non vedeva altro che filo spinato e recinzioni, sempre che vedessero qualcosa. Grazie al loro sacrificio lei aveva avuto in dono la cittadinanza, una condizione irreversibile che non aveva fatto nulla per meritarsi. (..) Non aveva senso, era ingiusto e crudele”.

Questo brano è tratto da La grande truffa (Mondadori), ultimo romanzo di John Grisham avvocato e scrittore statunitense di gialli giudiziari (“legal thriller” in inglese). Continua

Mondadori: Valentina Farinaccio torna alla scrittura con “Le poche cose certe”

Giulia Siena
PARMALe poche cose certe (Mondadori) è la seconda prova narrativa di Valentina Farinaccio che, dopo La strada del ritorno è sempre più corta, torna a raccontare di figli, genitori, dolori, scoperte e attese.

Chiamarsi come il protagonista di un romanzo forse non aiuta a vivere la vita vera. Doveva saperlo fin da subito, Arturo, che quel nome lo avrebbe intrappolato senza farlo mai crescere, paralizzato, come un attore troppo impaurito per dire le proprie battute sulla scena. Arturo l’attore lo faceva davvero; era comparso in qualche film, fiction in tv, teatro, ma da qualche tempo, da quando quella ragazza lo aveva smascherato e consigliato di cambiare strada, si era rintanato nel suo silenzio, tra il tram, il suo bilocale e nuovo lavoro, un lavoro vero. Ed ora che l’inverno continuava il suo corso senza cedere ancora il passo alla primavera, ora si trovava sul quel tram, il 14, in attesa che il rottame ripartisse alla volta di un appuntamento con Atlantide; un’isola con le sembianze di una donna. Anche Arturo aveva la sua isola, il suo posto, il suo perché e il suo principio: Continua

Meridiano Zero: il macello della peste in un romanzo di Paola Prosciuttini, “La mannaia”

Marilena Giulianetti
ROMA – Prima e dopo. Nel mezzo la tragedia. Il presente non esiste, annullato dalla lugubre spirale che falcia l’umanità. E il futuro? Chi non ha presente non ha neppure futuro. Solo la pestilenza e la paura esistono. Macabra e potente Paola Presciuttini avvince e coinvolge nel romanzo La mannaia – Il macello della peste, edito da Meridiano Zero.
Culla di civiltà e delle arti Firenze è il centro nevralgico dei commerci tra Asia ed Europa. Certo, la famiglia di nascita determina il censo e tutte le possibilità cui gli uomini avranno accesso nella vita; i ricchi arricchiscono e i poveri restano tali. Scorre così la vita nella straordinaria Firenze, con le sue severe ingiustizie e le pavide certezze. Scorre la vita finché il morbo si abbatte spietato. E’ il 1348 e Firenze viene travolta dalla peste. Continua

Mondadori: “Manhattan beach” di Jennifer Egan

Daniela Distefano
CATANIA – Anna Kerrigan – protagonista dell’ultimo romanzo di Jennifer Egan, Manhattan beach (Mondadori) – è una ventenne che durante l’ultima fase della Seconda guerra mondiale si trova impiegata nel cantiere navale di Brooklyn. Privata dell’affetto del padre, scomparso lasciandosi dietro una moglie ex ballerina e una seconda figlia disabile, Anna è insofferente alle regole di un mondo dominato dal potere dell’uomo, anche se è attratta da un’attività prettamente maschile, quella del palombaro. E sul fondo del mare la giovane cerca il cadavere del padre. Anna emerge dalle acque di New York mentre il mondo emerge dalle macerie della guerra. “Straordinaria, sorprendente, imprevedibile”: così è stata definita la scrittura di Jennifer Egan, vincitrice del Premio Pulitzer 2011 per la narrativa con “Il tempo è bastardo”, romanzo accolto come un capolavoro tanto dalla critica quanto dai lettori.

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“Clessidra”, Edizioni Clichy di Dani Shapiro: il memoir da cui non ti vuoi separare

Giorgia Sbuelz
ROMA – Un giorno t’imbatti in un memoir. Chiariamo cosa sia un memoir lasciando il compito alla stessa autrice, Dani Shapiro: “In inglese, il termine memoir viene in linea diretta dal termine francese per memoria, mémoire”, dichiara David Shields in Fame di realtà. “Eppure, nascosta sotto la parola memoir ce n’è un’altra molto meno affidabile. Dietro il latino memoria, c’è l’antico greco mérmeros, un derivato del persiano avestico mermara, a sua volta derivante dalla parola indoeuropea che indicava “ciò che pensiamo ma che non riusciamo ad afferrare”: mer-mer, “sognare a occhi aperti”, “essere in ambasce”, “arrovellarsi”.

Clessidra, il memoir di Dani Shapiro edito in Italia da Clichy è questo, non è un’autobiografia, dove la ricostruzione degli eventi avviene attraverso la selezione dei ricordi come realtà oggettiva e fattuale, qui si ha a che fare con una raccolta di emozioni che sono il filtro della riorganizzazione di tali ricordi.
L’autrice scivola avanti e indietro nel proprio tempo interiore scardinando le tappe della propria vita. Si cerca e si ritrova attraverso i diari che scriveva fin da ragazza. In questo modo raggruppa le varie parti di sé rivedendosi nelle diverse pelli che ha indossato: dalla giovane donna che mostrava al mondo di essere dura e frettolosa, fino alla cinquantaduenne odierna, saggia e consapevole, innamorata dello stesso uomo che ha sposato diciotto anni prima, lo scrittore M., a cui è dedicato il libro. Continua

Bompiani: “Le stelle fredde” di Guido Piovene

Daniela Distefano
CATANIA“Anch’io non ero sceso in quella conca a ricordare, ma a togliermi ogni illusione di poterlo fare, perché ogni ricordo era morto, com’ero quasi morto anch’io, eccettuata un’irrequietezza spettrale senza il vigore della vita. L’obbligazione che mi ero proposto forse era proprio quella di veder morire con me tutti i residui del passato”.

Premio Strega 1970, il romanzo Le stelle fredde (Bompiani) di Guido Piovene racconta la catarsi mancata di un uomo che perdendo l’amore della propria donna, precipita nell’astrattezza delle emozioni, e finisce col voltare pagina troppo bruscamente. Dopo aver lasciato la città per trasferirsi nella casa avita in campagna, il protagonista viene sospettato dell’omicidio di una persona che nutriva per lui antichi rancori. Ha inizio così una fuga da sé e un ritiro dal mondo durante il quale incontrerà un amico nella persona di Sergio e un redivivo Fedor Dostoevskij che si chiede: “il mondo si ricorda ancora di me?” “Che domanda!” rispose Sergio. “Sappia allora, se le fa piacere, che la sua gloria cresce sempre. Si studia Dostoevskij, lo si ristudia, lo si imita, si subisce la sua influenza, i personaggi dei suoi libri sono familiari a tutti; senza Dostoevskij insomma questo bel mondo non sarebbe quello che è”. Continua