Alessia Sità
Categoria: romanzo
"Alias MM" Cent’anni d’Italia
Marianna Abbate
ROMA – In questo periodo di festeggiamenti per l’Anniversario italiano è un piacere trovare tra le novità editoriali piccoli gioielli di letteratura sul nostro Paese. Il libro di Pino Sassano “Alias MM” edito da L’infinito è sicuramente tra questi. Racconta le complesse vicende generazionali di una famiglia del Sud tra il 1860 e il 1966, mostrando con maestria i cambiamenti sociali e politici di un paese in fieri.
Se Gabriel Garcia Marquez ci ha presentato “Cent’anni di solitudine”, quelli di Sassano sono cent’anni in compagnia, dove anche le peggiori difficoltà vengono affrontate con spirito e desiderio di rivincita.
Il capostipite della famiglia si trova alle prese con gli intrighi politici di uno stato ancora da formare, con tutte le sue lacune di potere e una malavita da sempre organizzata. Suo figlio Giovanni si vedrà affrontare una realtà diversa ma altrettanto complessa: cercherà di cavalcare l’onda dello sviluppo industriale in un’inedita Bell’Epoque napoletana. La nipote Milly, a sua volta, calcherà i palcoscenici del varietà, fino a che, travolta da inaspettati rivolgimenti politici del Ventennio, non sarà costretta ad emigrare in America.
Fino ad arrivare ad Alias MM il nipote omonimo del capostipite, Mario Mignone, al quale il nonno stesso, in punto di morte, racconterà la sua storia.
Un libro piacevole, appassionante. Per ricordarci chi siamo e da dove veniamo- senza dimenticare dove stiamo andando.
Bompiani: Federica De Paolis,”Ti ascolto” chiudere gli occhi e vivere con le storie degli altri
Roma – E’ strano leggere le movenze, i pensieri e gli atteggiamenti di un uomo dalla penna di una donna: le sensazione che percepisci sono aspre, dirette, proprio come le racconterebbe un uomo, ma si intersecano a descrizioni sentimentali e precise proprio come quando è la donna a raccontare. Questo è il terzo libro di Federica De Paolis, “Ti ascolto” edito da Bompiani.
Diego, il protagonista, peregrino perenne in fuga da qualcosa, deve fermarsi nella casa di famiglia senza nessuno che si prenda cura di lui. La monotonia del silenzio in cui è costretto viene spezzata dallo squillo del telefono: non c’è bisogno che le sue parole precipitino sulla cornetta, è il ricevitore che invoca ascolto. Il filo del telefono collega inaspettatamente Diego con i delicati intrecci di vite degli altri. Amicizie, storie, amori e sofferenze entrano nella cornetta del telefono per farsi ascoltare senza un nome e vivere senza un volto.
Così, le vite degli inquilini del suo stesso palazzo diventano anche la storia di Diego. Lui vuole vivere attraverso l’ascolto, celandosi dietro la sua buffa mascherina con la quale si aiuta a schermire la luce. Le storie degli altri lo coinvolgono, lo rinnovano, lo spronano a mettersi in gioco e a entrare nelle altre vite come un bisogno. I tasselli si riuniranno e il romanzo non smetterà di sorprendervi fino alle ultime righe dell’ultima pagina.
Fermarsi e chiudere gli occhi porta all’ascolto, regala quiete e riflessione: da qui alla decodificazione in parola è stato un passo semplice per una narratrice attenta come Federica De Paolis. La sua scrittura è compatta nello stile e agile nel gestire il congegno narrativo; in questo modo il lettore ha il posto da spettatore d’onore.
"E’ tutto normale"
Marianna Abbate
ROMA – Ho avuto un approccio distratto a questo libro. La sua copertina era tranquillizzante nei suoi colori pastello e nella sua fluttuante plasticità. Il titolo poi, mi ha del tutto rilassata “E’ tutto normale” mi ha detto di celeste Luciano Pagano, pubblicato da Lupo Editore.
Eppure avrei dovuto insospettirmi: se tutto è normale perché ricordarmelo? Perché sottolinearlo in prima pagina? E cosa c’è di normale in una bambina che cammina sott’acqua tenendo all’amo un pesce?
Invece niente: non mi ha sfiorata il minimo sospetto.
Poi ho scoperto il segreto, poi un altro e un altro ancora. Finché il quadro non si è fatto completo, ma solo intorno a pagina 200.
Una coppia gay attende il ritorno del loro figlio Marco dalla seduta di laurea. E fino a qui tutto abbastanza normale, o perlomeno niente a cui non abbiamo mai pensato o immaginato potesse accadere. Deve portare a casa la sua anima gemella, maschio o femmina che sia. Kris.
Un nome che potrebbe significare tutto e niente. E’ tutto normale.
Riceverà in regalo una Porche. E’ tutto normale. Kris è una femmina. E’ tutto normale. La madre è morta poco dopo la nascita di Marco. La madre ha avuto una relazione con entrambi i suoi padri. La madre ha scelto di avere il figlio nonostante la malattia terminale che l’avrebbe portata alla morte. E’ tutto normale.
Marco non è il figlio naturale di quello che crede essere suo padre ma del suo compagno.
Continua a convincerti che è tutto normale.
Se poi aggiungi che Kris proviene da una famiglia omofoba, tutto il tuo castello di carta della normalità potrà finalmente frantumarsi tirando un sospiro di sollievo.
Perché se è vero che ogni famiglia ha i suoi segreti, il sottotitolo di questo libro potrebbe tranquillamente ispirarsi a un link di facebook: “E’ tutto normale. S’o dici te…”
E se qualcuno teme che gli abbia rovinato il libro non si preoccupi, ho lasciato intatto il colpo di scena finale.
L’Italia del "Vicolo dell’Acciaio"
Marianna Abbate
ROMA – Che l’Italia abbia mille volti lo sapevamo già. Certo è che per l’italiano medio l’operaio ha sempre il volto di un dipendente Mirafiori, che campeggia sulle prime pagine dei giornali. Quello che Cosimo Argentina ci mostra nel suo libro, edito da Fandango, è il “Vicolo dell’Acciaio” un distretto industriale di Taranto, che al massimo potremmo aver visto nella quinta pagina di cronaca, quando si è trovato al centro di un Referendum.
Forse perché gli operai siderurgici non sono altrettanto fotogenici quanto i dipendenti Fiat, o forse perché il loro lavoro mostra effettivamente delle problematiche economico-sanitarie ben diverse da quelle delle fabbriche di automobili. Certo è che nel libro di Argentina, si respira un’aria pesante, tossica. Una nube grigia di fumi e odori acri che chi ha sentito una volta non potrà più dimenticare.
Poi ci sono i personaggi, i protagonisti di questo ritratto dell’ Italia industriale: combattono le loro battaglie quotidiane e cercano di sopravvivere in mezzo a quel male di vivere e a tutto quel fumo. Sono coraggiosi, forti come il Generale, o indefiniti, indecisi, ma pur sempre arrabbiati, come il figlio Mino. Non cambiano. Rimangono così, statici e un po’ tristi, fino all’ultima pagina del romanzo; almeno i sopravvissuti.
Cosimo Argentina è agitato e commosso. Si vede dalle sue frasi, brevi e concise, ma non per questo semplici. Spesso il linguaggio è ermetico, autoreferenziale e complicato. Per chi non conosce il dialetto la lettura risulta poco scorrevole, nonostante si tratti comunque di una scrittura rapida e discorsiva.
La tematica ricorda un po’ Zola e un po’ Verga, ma lo stile è completamente diverso.
L’autore è troppo coinvolto per risultare oggettivo, il suo è un romanzo sentito e sofferto. Un alone di depressione si posa anche sulle considerazioni finali, come se la speranza avesse evitato di proposito questo libro. O perlomeno il quartiere industriale di Taranto.
"La sola idea di te", da Neri Pozza il primo romanzo di Rosie Alison

Roma – “Esistono molti modi di consumare una passione, a questo mondo…una lettera, una conversazione o persino un semplice sguardo”. Potrebbe riassumersi con queste parole “La sola idea di te”, il romanzo di debutto della scrittrice inglese Rosie Alison, pubblicato da Neri Pozza Editore.
"D’amore e ombra", un classico di Isabel Allende
"Senza tacchi", ma neanche in punta di piedi
Marianna Abbate
ROMA – Fare la modella è il sogno di migliaia di ragazzine. Sfilare con quegli abiti meravigliosi e fluttuanti, occupare tutti i manifesti della città, sorridere ai fotografi e firmare autografi. Inutile ripetere che questa è solo una faccia della medaglia e che dall’altra parte ci sono umiliazioni, sofferenze diete interminabili e malsana competizione. Ce lo racconta da vicino Francesca Lancini, supermodella, nel suo esordio letterario “Senza tacchi” edito da Bompiani.
Sono stata attirata alla lettura di questo libro dal nostro direttore, che conosce bene la mia debolezza per i romanzi rosa, consumati in quantità industriale a qualunque ora del giorno e della notte. Ebbene , cara direttrice, questo non è un romanzo rosa, come potrebbero indurci erroneamente queste lunghe gambe nude in copertina. Questo romanzo è più simile a un horror psicologico, a una storia di guerra oppure, se proprio vogliamo a una commedia nera all’inglese. Perchè il mondo che vediamo, e che impariamo a conoscere dalle pagine del libro, fa paura. Inquieta e terrorizza, delude e rattrista. Un libro consigliabile a tutte le mamme che spingono le loro figlie a cominciare queste improbabili carriere, sostenendole con impegno in diete massacranti, pagando interventi estetici inutili se non dannosi. Perchè sono proprio così i genitori del libro: assenti e assenteisti, confidano nel denaro più che nell’Amore e nel successo più che nella Felicità.
La consolazione sta nel fatto che la protagonista, una ragazza abbastanza sveglia, riesce a liberarsi da questo vortice di autodistruzione, grazie ad una visione lucida di quanto la circonda. Non saprei definire quanto di autobiografico l’autrice abbia voluto condividere con i lettori; ma se pensiamo che da una carriera di successo, che l’ha portata come valletta a Sanremo nel 2006, si è dedicata alla scrittura possiamo immaginare che la realtà si distingua ben poco dalla fantasia. Le faccio i miei migliori auguri per questo cambiamento.
Solcate l’avventura tra le pagine straordinarie di "Moby Dick"
"Gli anni della speranza", il racconto della difficile emigrazione da una terra ostile
Giulia Siena
ROMA – “Si strinsero uno con l’altro, come un blocco, come una vera famiglia. Erano sul suolo francese e sapevano che per loro cominciavano gli anni della speranza.” Finisce con un augurio di speranza il romanzo di Anna Tolu Pouget che ripercorre gli anni difficili del Fascismo. “Gli anni della speranza”, pubblicato da Arkadia Editore, è il racconto intenso di personaggi diversi tra loro, ma simili per condizione sociale: due ragazzi e una bambina che in diversi momenti, nello stesso paese di un’isola arida, si sono scontrati con la durezza del tempo. Strade tortuose e parallele che negli anni si sono incrociate per proseguire insieme verso “gli anni della speranza”; dopo che l’austerità delle madri aveva scosso le loro piccole sensibilità, dopo che l’asprezza della guerra aveva messo alla prova la loro forza, dopo che il dolore si era preso gioco dei loro sorrisi.
Così, Francesco e Margherita sono cresciuti a pochi metri di distanza in una Sardegna “devota” al Fascismo e impaurita dalla Guerra; entrambi proclamavano entusiasti “Viva il Re! Viva il Duce!” con la sommessa speranza che il futuro sarebbe stato più ricco di cibo e amore. Entrambi volevano fuggire da quell’entroterra polveroso, avaro di soddisfazioni e affetto per approdare lontano, dove la cattiveria dei loro avi non poteva raggiungerli.
Anna Tolu Pouget in poco più di centocinquanta pagine costruisce un romanzo familiare dalla solida struttura narrativa: i riferimenti geografici sono calibrati con successo alle vicende storiche e il tutto sapientemente arricchito da sfumate venature sentimentali.