"S.C.U.M Manifesto per l’eliminazione del maschio", perché ogni uomo, nel profondo, sa di essere un indegno pezzo di merda

Giulia Siena
ROMA “In questa società la vita, nel migliore dei casi, è una noia sconfinata e nulla riguarda le donne: dunque, alle donne responsabili, civilmente impegnate e in cerca di emozioni sconvolgenti, non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istruire l’automazione globale e distruggere il sesso maschile”. “S.C.U.M Manifesto” apparve nel 1967 nelle strade americane venduto  a 25 centesimi alle donne e 50 agli uomini da Valerie Solanas, la femminista che lo scrisse e lo autoprodusse. Oggi che il femminismo è quasi solo un ricordo, oggi che le donne fanno di tutto per apparire “accessori” del maschio,  “S.C.U.M Manifesto per l’eliminazione del maschio” viene pubblicato dalla Ortica Editrice quasi a ricordare cos’era il più sfrenato femminismo. 

Scum è sporco, è feccia. Scum sono le donne Figlie di papà che permettono al maschio di credersi utile, indispensabile, superiore e forte; invece il maschio è una nullità, vive per somigliare alla donna. Scum è il Manifesto femminista di una donna tradita dal proprio padre durante l’infanzia: gli abusi subiti ne hanno fatto una donna forte ma allo stesso tempo rabbiosa. Una donna che è stata nomade, prostituta, studiosa, eterosessuale, bisessuale e lesbica. Una donna che ha osservato la società americana del dopoguerra per descriverne – estremizzando – le crepe e le pecche. Così è nato il trattato sull’eliminazione del maschio, quasi come un appello alle femmine a schierarsi dalla parte delle donne determinate a eliminare dalla società il male rappresentato dal maschio. Un essere, secondo la Solanas, “incapace di comunicazione, di trasporto, di identificazione con altri”, un essere che acquisisce un proprio ruolo solo attraverso i figli e le guerre. Ma Scum non è sommossa isterica, “SCUM braccherà la sua preda freddamente, nell’ombra, e poi, con calma, la ucciderà” perché “ogni uomo, nel profondo, sa di essere un indegno pezzo di merda”.

“La Kryptonite nella borsa” il commovente romanzo di Ivan Cotroneo

Alessia Sità

ROMA – Sarà in libreria da mercoledì 19 Ottobre l’edizione tascabile de La Kryptonite nella borsa” di Ivan Cotroneo, pubblicato da Bompiani. Il romanzo ripercorre i drammi e le avventure di una famiglia scombinata della Napoli degli anni ’70. Dall’omonimo libro è stato tratto il film in concorso al Festival del Film di Roma, che segna anche il debutto alla regia di Ivan Cotroneo, a cui va il merito di aver saputo descrivere un mondo semplice e divertente in cui l’imprevedibile è sempre dietro l’angolo.


Peppino ha sette anni e vive in una famiglia un po’ scombinata. Quando la madre Rosaria va in depressione dopo avere scoperto 
che il marito la tradisce usando come alcova la Fiat 850 azzurro avion, Peppino viene adottato dai suoi zii ventenni che lo conducono in giro per la Swinging Naples, tra feste in scantinati, collettivi femministi, comunità greche che ballano in piazza, molte nudità, qualche acido e parecchio alcool. La nonna Carmela, sarta, cuce pantaloni a zampa d’elefante e accorcia minigonne, il nonno Pasqualealleva in casa una nidiata di pulcini che sottopone a torture d’amore, mentre Gennaro, che crede di essere Superman e va in giro con una mantellina rosa da parrucchiere, è ossessionato dalla kryptonite e cerca di fermare gli autobus in corsa verso piazza Municipio. È in questa strana famiglia che Peppino supera la sua linea d’ombra in versione psichedelica e impara a volare.
Dopo il realismo crudele di “Il re del mondo” e l’apoteosi romantica di “Cronaca di un disamore”, Ivan Cotroneo diverte e commuove con un romanzo che racconta i drammi, le avventure, e soprattutto il ridicolo di una famiglia speciale.


"La vita al 90°"…storie di calcio non solo giocato


Silvia Notarangelo
Roma – Ci sono alcuni sport – e il calcio è uno di quelli – che hanno la capacità di smuovere gli animi, di suscitare interminabili discussioni e furibonde litigate ma anche di regalare storie straordinarie che assumono, nel tempo, contorni leggendari. Raffaele Ciccarelli ne ha scelte tre, davvero suggestive, per il suo “La vita al 90°”, pubblicato dalle Edizioni Cento Autori.
Si inizia con el divino Ricardo Zamora, classe 1901, professione portiere. E’ lui a difendere la porta delle Furie Rosse dal 1920 al 1934, è lui a ipnotizzare gli avversari con la sua calma, la sua sicurezza, la sua abilità nell’intuire sempre la traiettoria del pallone.
Ed è proprio contro el divino che la nazionale italiana deve fare i conti nei quarti di finale della Coppa del Mondo 1934. Lo svantaggio iniziale pare una condanna, i tentativi offensivi sono vani. Non c’è modo di trafiggere Zamora, è necessario inventarsi qualcosa. E a quel qualcosa ci pensa Angelo Schiavio che, ostacolandolo nettamente nella sua area di porta, consente a Ferrari di insaccare. L’1-1, come era facile attendersi, regge fino alla fine e, da regolamento, occorre rigiocare. Ma ecco che, proprio nei secondi novanta minuti, avviene ciò che nessuno si aspetta: Ricardo si siede in tribuna, al suo posto gioca Nogues. Una mossa incredibile, mai giustificata, probabilmente determinata da forti pressioni politiche. È la svolta. L’assenza dell’uomo in più, di quel portiere insuperabile, è un vero regalo per gli azzurri che riescono ad imporsi e a continuare il loro cammino verso quella finale che regalerà all’Italia la prima Coppa del Mondo.
Se segnare, come in questo caso, può essere davvero difficile, in altri, pochissimi a dire la verità, si è volutamente scelto di non segnare, impedendo al pallone di varcare la fatidica linea di porta. È quanto è avvenuto a Kiev, il 6 agosto 1942, di fronte l’FC Start e la Flakelf, ovvero, ex calciatori di Dinamo e Locomotiv, scampati alla deportazione, contro ufficiali dell’aeronautica tedesca. In palio non ci sono punti né trofei, c’è molto di più: ci sono la dignità e l’orgoglio di un popolo intero che si stringe attorno alla sua squadra nella consapevolezza che almeno lì, sul terreno di gioco, nessuno può sconfiggerla, perché lì, è lei l’assoluta dominatrice. Il risultato finale è quasi imbarazzante: 5-1 all’andata, 5-2 al ritorno, in un incontro che, di calcio, ha ben poco. Le conseguenze di questa doppia vittoria sul campo non tarderanno ad arrivare e saranno drammatiche, ma la voglia di rivalsa e la speranza nel futuro sono ormai consolidate e, presto, diventeranno realtà.
Un futuro spezzato, invece, per i Busby Babes, i ragazzi di Busby, di Sir Matt Busby. Quando, nel 1999, il Manchester United conquista la sua seconda Coppa dei Campioni, i tifosi dei Reds non si trattengono dall’intonare “Happy Birthday Sir Matt”. Matt è proprio lui, Matt Busby, e il pensiero torna, ancora una volta, ai suoi ragazzi, a quelle giovani promesse che avevano saputo incantare negli anni Cinquanta prima di arrendersi ad un crudele destino. Il volo proveniente da Belgrado, dove si erano facilmente imposti sulla squadra locale, non fece mai ritorno. Si schiantò contro una casa e prese fuoco. I superstiti furono pochissimi, tra di loro Busby. Lo sconcerto fu enorme, ricominciare sembrava impossibile. Eppure tutto ripartirà proprio da sir Matt, dalla sua voglia di rimettersi in gioco fino a ricostruire una squadra capace di raggiungere l’atteso traguardo: la conquista di quella Coppa dei Campioni che la sorte aveva negato ai suoi babes, ma che almeno lui può ora dedicare alla loro memoria.

“Brutti caratteri. Persone proprio così”. Storie e profili di personaggi dal carattere un po’difficile

Alessia Sità
ROMA – Se pensate di avere un brutto carattere consolatevi, non siete i soli. Riuscire ad avere un buon rapporto con le persone che ci circondano, a casa, a lavoro, in giro, non è semplice né tantomeno una cosa facile.
Per imparare a comprendere noi stessi e soprattutto gli altri, Paola Gelsomino ci offre un valido spunto di riflessione in “Brutti caratteri. Persone proprio così” edito nel 2011 dalle Edizioni Pendragon.

Attraverso una serie di racconti, l’autrice, nonché esperta di comunicazione interpersonale e sociale, mette in evidenza la diversità dei comportamenti umani analizzandoli in diverse situazioni della vita. In ogni storia emerge un particolare che spinge il lettore ad un’attenta autoanalisi di sé e dei singoli individui.

Inevitabilmente ci si ritrova ad interrogarsi sulla propria condizione esistenziale e sulle persone che fanno parte della nostra vita. Reale, sconvolgente e senza intenti moralistici, questo libro vi farà capire quanto sia importante non farsi accecare da sentimenti come rabbia, rancore, lussuria.
Con “Brutti caratteri” Paola Gelsomino mette a disposizione la propria personale esperienza professionale, delineando accuratamente il profilo di numerosi personaggi: violenti, ipocondriaci, insicuri, malati.
Se desiderate misurarvi con il vostro ‘lato oscuro’ o con la vostra fragilità non perdetevi quest’occasione, scoprirete che non sempre avere un brutto carattere è poi così utile per farsi valere o per difendere ciò che vi appartiene.

"Niente è più intatto di un cuore spezzato", da Piemme il romanzo della gente che non ci somiglia

Marianna Abbate
ROMA  In questi giorni a Varsavia si celebra l’anniversario della rivolta del 1944. Ogni giorno seguo in televisione film e documentari che parlano della seconda Guerra Mondiale, e ogni giorno piango un poco per quei cuori spezzati, così giovani e così intatti. La lettura del romanzo di Vanna De Angelis, “Niente è più intatto di un cuore spezzato”, edito da Piemme nella collana Voci, non poteva capitarmi in un momento più opportuno.


Perché la storia di Varsavia la conosco bene, conosco bene il misero destino di polacchi ed ebrei in una città uccisa da incursioni aeree e retate crudeli. Ho letto mille volte le lapidi attaccate ai palazzi ogni 100 metri che recitano cifre fredde di morti ammazzati. Quelle persone mi somigliano, somigliano anche a chi legge questo articolo. La loro vita ci somiglia: una bella casa, una tovaglia all’uncinetto e “una radio per sentire che la guerra è finita“.
Nel romanzo della De Angelis c’è gente che non ci somiglia. Persone che vivono in modo totalmente diverso da noi. Nomadi, allegri, artistici e vaghi. Diversi persino dagli zingari con i quali abbiamo imparato a convivere in Italia, che ormai hanno ben poco di quello stile di vita gitano che tanto aveva affascinato i poeti. Gente che però si trova a vivere lo stesso dramma, lo stesso dolore e le stesse paure di quelli che hanno sempre avuto un libro sul comodino di noce accanto al letto.
E quei dolori, che spesso ci illudiamo di conoscere, assumono un volto nuovo. Sono accompagnati da suoni e da odori che non abbiamo mai sentito. Hanno nomi che non abbiamo mai letto.
Dusan e Radmila, giovani e innamorati, schiacciati da una storia più grande di tutto. Finiti in un campo di concentramento il cui nome non smetterà mai di terrorizzarci. Dove “il lavoro rende liberi“.
E in tutto questo, così uguali agli altri, “senza capelli e senza nome“, ancora inferiori, zingari.
Quanto tempo ancora prima che questo dolore ci diventi alieno come quello della Rivoluzione Francese, o dei morti nelle arene dell’Impero Romano? Quanto tempo passerà prima che qualcuno inneggi di nuovo alla guerra “unica pulizia del mondo“? 

"Sulla strada per Corleone", in viaggio verso il profondo sud del Nord Europa

Agnese Cerroni
Roma “Chi ha paura muore ogni giorno. Chi non ha paura muore una volta sola”. Diciannove anni dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio in cui persero la vita il magistrato Giovanni Falcone e il collega e amico Paolo Borsellino con i rispettivi agenti di scorta, dopo le inchieste, la stage di Duisburg e l’epitaffio televisivo di Roberto Saviano, è una giornalista tedesca, Petra Reski, a parlare di mafia. In “Sulla strada per Corleone. Storie di mafia tra Italia e Germania” (edito da Edizioni Ambiente) la Reski ci racconta il suo viaggio in macchina da Kamen – la città dove è cresciuta – a Corleone (per un totale di 2448 km), fatto a vent’anni di distanza dal primo Grand Tour contemporaneo a bordo di una Renault 4 “solo perché avevo letto il Padrino”.

Dando gas alla sua Spider bianca, l’autrice affronta la lunga discesa verso il Sud Italia, dalle fitte ramificazioni fino alla base della struttura mafiosa, per rivelare, attraverso la sua via crucis, che non è necessario arrivare fino alla Sicilia rurale per imbattersi in quell’organizzazione nota come Cosa Nostra, ma che essa prospera ovunque, persino nella ben più florida economia tedesca. Droga che fa impresa, smaltimento di rifiuti, riciclaggio di denaro proveniente da illeciti e contrabbando di merci. Interviste a magistrati, imprenditori, preti e collusi. Il tutto per tinteggiare un affresco affascinante e cupo, arcaico e post moderno di una piaga pan-europea.

"Sognando Jupiter", il diario di un viaggio

Silvia Notarangelo
Roma – È possibile mettersi in gioco, accettare nuove sfide in una età in cui il peso degli anni consiglierebbe il riposo e inviterebbe alla quiete? Sì, se si crede che i sogni non abbiano mai fine. E questo è ciò che dimostra Ted Simon con il suo Sognando Jupiter, edito da Elliot, diario di un viaggio da lui effettuato, ormai alla soglia dei settant’anni, seguendo lo stesso itinerario del suo giro del mondo del 1973.
Partire per mete uguali trent’anni dopo, con una moto BMW R80 GS, percorrendo quarantotto Paesi, sopravvivendo a due gravi incidenti, per osservare, documentare e comunicare agli altri “cosa era accaduto su quel percorso di centoventicinquemila chilometri che mi ero inventato negli anni settanta e soprattutto cercare di scoprire se riuscivo a ritrovare la persona che ero allora”, un uomo diventato mito per molti.

È questo il duplice scopo del viaggio del leggendario Jupiter nel 2001: un lungo percorso nella memoria di luoghi, incontri, sentimenti di ieri da confrontare con le emozioni scaturite dai nuovi vissuti di viaggio.

Con un racconto dal ritmo serrato, arricchito da minuziose descrizioni di ambienti, uomini cose, Ted Simon conduce i suoi lettori in Africa, in America Latina, in Australia, a Singapore, in India, in Turchia, coinvolgendoli e rendendoli partecipi delle sue riflessioni, delle sue impressioni ma anche dei pericoli incontrati in strade disagevoli, piene di buche, dei rischi corsi nel procedere affondando nel fango del Kenja o arrancando nella selva boliviana, delle difficoltà da superare alle frontiere per ottenere i visti.
Le trasformazioni che l’autore, durante il suo percorso, rileva nei luoghi e nei modi di vita sono molte e, talvolta, generano quella delusione che deriva dalla perdita di qualcosa, unita al rimpianto che “una sola cultura sia diventata così potente da rendere schiave le altre o costringerle a pagare un tributo, anche se quella cultura è la mia”. I cambiamenti sono evidenti anche negli amici ritrovati, invecchiati nel fisico, ma con un’immutata disponibilità all’accoglienza, a conferma “della grandezza del genere umano”.
Giunto al termine del suo itinerario, Ted Simon si congeda con la speranza che questo libro incoraggi a viaggiare, perché un viaggio non finisce ma continua nei ricordi, nella mente, nella ricchezza delle esperienze.

"Ricette Sfiziose", il libro che ti aiuta a portare in tavola la qualità in modo semplice

ROMA – Le “Ricette Sfiziose” di Michela Neri, da qualche settimana sono in libreria pubblicate da GribaudoChi ha voglia di assaporare qualcosa di sfizioso o cerca di un’idea appetitosa da servire agli ospiti come spuntino o come antipasto, in questo volume troverà più di 170 ricette per una gran varietà di snack: dai crostini alle torte salate, dai canapé ai sorbetti, dai panini ai piatti di pesce, carne e verdure, perfetti per una merenda, un picnic, un brunch o da servire a un cocktail tra amici. E per finire, un capitolo sugli spuntini dolci. L’idea che sta alla base del volume è quella di servire cibo fresco preparato in casa, usando ingredienti di alta qualità.
Con queste ricette potrete programmare in anticipo spuntini da tutto il mondo, come pâté, kebab, fajita, hamburger, bagel e hummus, ma anche piadine, pizze, torte salate, focacce e crudité, oppure preparazioni classiche come Bretzel, pane e grissini, granite, dolcissimi petit-four e tartufi al cioccolato.

"Il Vino e il Mare. Guida alla vite difficile delle piccole isole"

ROMA – E’ stato presentato qualche giorno fa, presso la Libreria l’Argonauta di Roma, il libro di Andrea Gabbrielli “ Il Vino e il Mare- Guida alla vite difficile delle piccole isole” pubblicato dalle Edizioni Iacobelli. Alla conferenza stampa sono intervenuti Riccardo Cotarella, uno dei più affermati enologi italiani e docente dell’Università della Tuscia, Andrea D’Ambra di D’Ambra Vini d’Ischia 1888, una delle più antiche cantine delle isole minori italiane, Marco Sabellico giornalista del Gambero Rosso e Marcello Fioretti, presidente del Consorzio di tutela dei vini dell’Elba Luigi Veronelli li chiamava “angeli matti” perché rincorrevano – e rincorrono tuttora – un sogno combattendo contro ogni genere di avversità geografica e climatica. Di loro parla Andrea Gabbrielli nel suo libro, passando in rassegna le piccole isole di Toscana, Lazio, Sardegna, Campania, Sicilia e Veneto. Al centro della pubblicazione i vignaioli di Pantelleria, Vulcano, Salina, Ischia, Giglio, Capraia, Sant’Antioco, Sant’Erasmo nella Laguna Veneta e tanti altri ancora che oltre a produrre vini unici per intensità ed aromi, con il loro lavoro svolgono un ruolo fondamentale per la manutenzione del paesaggio insulare continuando una tradizione produttiva millenaria.

Il libro vuole essere anche un racconto del nostro grande patrimonio storico e naturalistico descritto attraverso i vini e le cantine, insomma un libro guida che fa venire voglia di sole e vacanze, di contatto con la natura vera e le sue sfide, di esperienze lontane dalle grandi rotte e dal consumismo, un libro tutto da gustare dedicato ad un pubblico “slow” che unisce al culto del buon bere e del buon mangiare il piacere della scoperta.

“La vera agricoltura sostenibile, oggi tanto di moda, è l’unica presente (nelle piccole isole) a tal punto che la produzione è talmente integrata con la manutenzione del territorio da identificarsi con la natura dei luoghi stessi” scrive il prof . Attilio Scienza nell’introduzione al libro dove Andrea Gabbrielli racconta di territori in prevalenza di origine vulcanica legati da problematiche simili e, spesso, anche dalle stesse difficoltà: mancato rinnovo degli impianti vitati, scarsa remuneratività della sola produzione delle uve, mancato ricambio generazionale.
Sino a qualche anno fa, la vitivinicoltura insulare stava scomparendo, ora piccoli tentativi affiancati da importanti investimenti stanno segnando una nuova fase della sua storia e rappresentano una limitata seppur significativa inversione di tendenza. In più, oggi, è anche in crescita la nicchia dei consumatori disposta a spendere per vini dotati di personalità e di carattere come quelli insulari.
Se, quindi, l’analisi delle isole come zone vinicole di grande pregio, di alto valore storico,
ambientale, paesaggistico, sociale e turistico, e al contempo con particolari e delicate morfologie territoriali è valida, è necessario che queste colture, definite “eroiche”, vengano incentivate e sostenute dalle istituzioni al fine di garantire una adeguata tutela e alla possibilità di impulso per le aziende.

Un libro quindi che evidenzia l’attualità di questa produzione vitivinicola e al tempo stesso vuole essere un omaggio agli “angeli matti”, che ogni giorno continuano a coltivare la vite e a produrre vino per la gioia, il piacere e il godimento di tutti.

“Il vino e il mare – Guida alla vite difficile delle piccole isole”
di Andrea Gabbrielli
Iacobelli Editore -Pagine 192 -Prezzo euro 15,00.
Dove acquistarlo: sul sito della casa editrice www.iacobellisrl.com, nelle edicole e nelle librerie
delle piccole isole.

"Senza respiro". Valentina F. torna, ma con qualche "imprevisto"

Silvia Notarangelo
ROMA – È un’esperienza, purtroppo, comune. Un volo annullato all’ultimo momento ed ecco che tutti i piani sono stravolti, scatenando innumerevoli disagi e malumori. Le cose, però, non vanno esattamente così per Alicia, la protagonista del nuovo libro di Valentina F., “Senza respiro”, pubblicato da Fanucci. Per lei l’imprevisto si trasforma in qualcosa di più, in un’esperienza incredibile, capace di mettere in discussione le sue certezze.
Quando, da sola, si ritrova all’aeroporto di New York e sente annunciare “il volo 724, New York- Acapulco, è stato cancellato”, il panico è inevitabile. La settimana tanto attesa con Rudy, il ragazzo messicano di cui è innamorata, rischia di saltare.
Non conosce nessuno in città e, quindi, non le resta altro che chiamare Teresa, una simpatica ragazza italiana conosciuta in aereo, disponibile ad ospitarla in qualunque momento. Il trasferimento a casa della giovane connazionale è immediato e la permanenza negli Stati Uniti, oltre a rivelarsi più lunga del previsto, saprà riservare imprevedibili sorprese.
Dopo un primo momento di sconforto, i giorni nella Grande Mela prendono una piega inaspettata. Alicia conosce Steve, un artista sui generis, con una personale filosofia di vita ed una altrettanto particolare concezione delle sue opere. L’inizio tra i due non è certo dei migliori. Alicia è scettica, crede che sia un pazzo e Steve, da parte sua, fa ben poco per sfatare quest’opinione. Ogni incontro sembra stregato, c’è sempre qualcosa che non va. Incomprensioni e litigi non riescono, però, a nascondere un reciproco interesse che sembra crescere di giorno in giorno.
La svolta arriva quando Alicia, seppur titubante, accetta di posare per Steve. Finalmente conosce da vicino la sua realtà, vede i suoi quadri e, senza accorgersene, si ritrova catapultata in un’avventura che le farà aprire gli occhi su Steve e sul senso dei suoi giorni trascorsi a New York.
Dall’autrice di “TVUKDB”, un nuovo romanzo da leggere tutto di un fiato, nella convinzione che sì, a volte, l’immaginazione può davvero superare la realtà.