“Chiudi gli occhi e guarda”, l’ultima estate da bambino

Chiudi gli occhi e guarda_neo_chronicalibriGiulia Siena
PARMA“I preparativi per andare al Mare sono più belli dell’essere al Mare. La prima volta a Marina Ligure con la mamma, in quel luglio del ’79, è stata indimenticabile: da allora “Mare” lo scrivo sempre maiuscolo, e i professori precisini ci s’incazzino pure. Ma il meglio è prima: sognare, immaginare, contare i giorni, fare i bagagli”. Siamo nel 1979 e per Corradino, il protagonista di Chiudi gli occhi e guarda (NEO. Edizioni), questo è l’anno delle esplorazioni. Nato dalla penna di Nicola Pezzoli, Corradino è un dodicenne alla scoperta del mondo e delle sue paure attraverso un viaggio che lo porterà al tanto anelato Mare.

 

Detto così, questo potrebbe risultare un libro qualsiasi: un buon racconto della vita di un ragazzino della provincia italiana sul finire degli anni Settanta; le scoperte, gli amori, gli sfottò, i baci e i giochi che lo faranno diventare grande…ma così non è, o per lo meno non è solo questo. Chiudi gli occhi e guarda è molto più di quello che dice il titolo e che all’apparenza la mia introduzione potrebbe far intuire. Nicola Pezzoli – già autore di Quattro soli a motore (2012) – con questo romanzo ci trascina nella vita di Corradino regalandoci i suoi occhi, per guardare alla stessa maniera. Siamo con lui, con il protagonista e la madre, quel mattino dell’8 luglio a bordo di una 127 beige percorrendo la Milano-Serravalle per giungere, stanchi e un po’ assonnati, a Marina Ligure. Entriamo con loro nella casa degli zii e conosciamo lo zio cieco. Zio Dilvo, dopo le affettuose telefonate alla mamma, ora è dinanzi a noi con i suoi occhi aperti e spenti; un essere umano che per trent’anni ha guardato al mondo e poi, all’improvviso, è caduto in un buio in cui ripercorre il ricordo della vista, con la gioia e l’allegria di chi sa che, nonostante la vista, riesce a vedere ancora benissimo. Il Mare (quello con la emme maiuscola) passa quasi in secondo piano: le storie, le parole, gli incontri e i racconti dello zio Dilvo aprono, per Corradino, un mondo nuovo, un mondo fatto di insegnamenti, curiosità e bellezza. Siamo con lui mentre cresce, mentre si alza con alcuni sogni e torna a letto, la sera, con qualche nuova consapevolezza. A confondere il già confuso adolescente, arriva, poi, Ilaria, cugina grande e fascinosa che, dopo aver catturato i sensi  e i pensieri del bambino, va via portando con sé gli zii.

Per Corradino comincia, così, l’estate vera, quella fatta di Mare e salsedine, amici e giochi, un’estate diversa, l’estate che aveva aspettato da anni ma che ora, dopo che lo zio Dilvo aveva svuotato della sua voce le stanze di casa, appariva a Corradino anche un po’ inutile.

Le paure e le esperienze del bambino si susseguono e rincorrono fino alla fine del libro, quando l’inverno, a sorpresa, porta via non soltanto l’estate.

 

Nicola Pezzoli ha una penna felice e diretta che rende Chiudi gli occhi e guarda non solo il racconto di un’adolescenza, ma anche un libro scanzonato e dolce, irriverente e immediato. Quello che questo libro ha di diverso da un semplice e buon romanzo è tutto merito dell’autore: è il modo di raccontare.

La primitiva parola poetica di “Foresta tacita”

Foresta tacita_libriperduti_chronicalibriGiulia Siena
PARMA – La parola di Pino D’Alfonso in Foresta tacita è una parola poetica primitiva, pura, asciutta e sincera che emerge scavando lo spazio attorno a sé. Il bianco, tutt’attorno, indica il nuovo orientamento, uno spazio di manovra che è di nuovo libero e aperto, senza ostacoli né impedimenti ma con soltanto nuove direzioni e significati da esplorare. La disposizione sulla carta è infatti la prima evidenza che stupisce nella silloge poetica edita da qualche settimana da La Biblioteca dei Libri Perduti come coronamento di una ricerca artistica che Pino D’Alfonso aveva già cominciato e predisposto nella sua globalità.

 

Artista eclettico e sperimentatore anche di opere sinergiche tra arte e poesia, con la serie di “Poem for ambients” esposte alla Stazione Centrale di Milano nel 1980, Pino D’Alfonso fa calare in un mondo in cui veramente la poesia attinge alla sua fonte primordiale, a quella passione inarrestabile per il significante, per il gioco di suoni lettere e sillabe, per il rincorrersi di immagini legate dalla metrica e dalle figure retoriche spavalde e sfrontate: “Vetrate / infrante / infreddolito / pontile”. Audaci architetture, costruzioni che rompono il limes della pagina e si rincorrono in altri campi, sotto altri cieli.
Gli argomenti sono vari, nella poesia di D’Alfonso, ma tutte vertono su un argomento centrale, l’amore. Ma anche una natura che si scontorna in fenomeni, effetti, cause e conseguenze di accidenti inevitabili. E anche l’umanità, in ogni sua declinazione. Proprio perché la poesia ha respiro lungo e ampio, mai arginato in nessun limite, conteso da nessun confine: “Talvolta / ti rintraccio / rincorrendoti / dentro / l’oroscopo / che un tempo / in fiore fu / anche tuo”. C’è il tempo, nella poesia di D’Alfonso: c’è il suo scorrere, il suo trasmutarsi e convertirsi in qualcosa di altro, pur non perdendo l’essenza propria, le peculiarità profonde, come nello splendido componimento che apre la sezione “Foglie in Rua dos Douradores”, dove la via abitata da Fernando Pessoa – nella persona di Bernardo Soares – posta anche in epigrafe all’intero volume, significa proprio questo spazio che contiene ma che trattiene anche nell’ansia di una fuga, di una (quanto impossibile non si sa).

 “Freddolosi / stendardi / autunnale / colore / ai tramonti… / vivacità / appassite… / assedio / di bandiere / ai sogni… / mediterranee / adolescenze / Foglie / in Rua dos Douradores”.

Novità: arriva Bioeconomia, il libro-saggio sulla chimica verde

Croce_Ciafani_Bioeconomia_edizioni ambiente_chronicalibriMILANO “O l’economia diventa una bioeconomia o non avrà alcun futuro. Il nostro sistema di produzione e consumo dipende in modo eccessivo dalle materie prime di origine fossile e dalle loro trasformazioni chimiche.” (Pauli Gunter nella prefazione al libro).

 

Arriva per le Edizioni Ambiente di Milano Bioeconomia. La chimica verde e la rinascita di un’eccellenza italiana, il libro-saggio di Beppe Croce, Stefano Ciafani e Luca Lazzeri con la prefazione di Pauli Gunter. Il cambiamento in corso oggi è radicale: passando dalla petrolchimica a processi produttivi che utilizzano materie prime vegetali la chimica sta ridisegnando la propria identità. Biopolimeri, biocarburanti, biocombustibili, biolubrificanti: il prefisso “bio” dimostra che l’economia può (e deve) rapportarsi alla società e al territorio in cui colloca le proprie attività e da cui trae le risorse di cui ha bisogno, creando occupazione, profitti e innovazione.
Le risorse della bioeconomia offrono tre vantaggi cruciali: sono potenzialmente non esauribili, in genere inquinano molto meno dei loro omologhi fossili e, infine, sono producibili sul territorio e possono quindi garantire maggiore autonomia economica. Mettendo le risorse rinnovabili e i rifiuti alla base dei prodotti di domani si apre una straordinaria sfida economica ed ecologica.
Esiste dunque un’alternativa tra corsa alla distruzione di risorse e decrescita. È quella indicata da Nicholas Georgescu-Roegen, l’inventore del termine bioeconomia, osservando che l’energia libera a cui l’uomo può accedere proviene da due fonti distinte: “la prima è uno stock, lo stock di energia libera dei giacimenti minerari nelle viscere della Terra. La seconda fonte è un flusso, quello delle radiazioni solari intercettato dalla Terra”.

10 Libri per combattere il grande freddo

10LIBRI_freddoGiulia Siena
PARMA – Una nuova irruzione polare sta per sorprendere l’Italia e gli italiani: basta un normale inverno e siamo già in piena allerta meteo. Quello che una volta si chiamava inverno ora si chiama “big snow”, “eventi meteorologici estremi”, “storica mega nevicata”, “gelo polare” e così via. Sarà che ancora mi faccio sorprendere dei termini usati in un normale febbraio, ma questo allarmismo, questo accentuare a tutti i costi che si tratta di qualcosa di straordinario, comincia un po’ a stufarmi. Mi sembra normale, invece, che quando l’inverno è giusto, con la neve che arriva, il mare che infuria e il freddo che cresce ci sia maggiore tranquillità e si abbia più tempo. Così, per combattere il freddo e impiegare il tempo di una nevicata o di una forte pioggia nel migliore dei modi, viene in nostro soccorso la lettura. Ah, questa è anche la settimana di San Valentino, dimenticavo! Quindi, quali sono i 10 Libri per combattere il grande freddo? Semplicemente questi:

 

1. “La firma del puparo” di Roberto Riccardi, Edizioni e/o
Dopo “Undercover” e “Venga pure la fine” dall’11 febbraio torna il tenente Liguori, ma questa volta i riflettori si accendono su Nino Calabrò. Amico d’infanzia che Liguori ha arrestato per droga, Calabrò annuncia di voler collaborare con la giustizia: misteri, guerre di mafia e sicari tengono alta la tensione.

2. “Gli equivoci dell’amore” di Moreno Montanari, Mursia
Questa settimana non è solo fredda, è anche la settimana di San Valentino – ahimé – e l’amore non è cieco, ma veggente: scorge, riconosce e chiama a essere in tutta la sua pienezza la verità di ciò che è e di ciò che siamo.

3. “Quelli che però è lo stesso” di Silvia Dai Prà, Laterza
Una trentenne che mai avrebbe pensato di fare l’insegnante, un professionale della periferia romana, adolescenti sentimentali, giovani fascisti, adulti iracondi, professori sull’orlo dell’abisso: tre trimestri nello sfascio della scuola italiana, in un libro che diverte e commuove allo stesso tempo.

4. “Il rumore sottile della prosa” di Giorgio Manganelli, Adelphi
Tutto il libro può essere considerato come una protratta risposta all’interrogativo “perché scrivete?”. Da qui rampollano miriadi di altri interrogativi, fino ad alcuni di suprema e quasi irrespirabile difficoltà – come quel «che cosa dunque ‘non è’ un racconto?» che qui trova una magistrale risposta.

5. “Solo averti più vicino” di Erika Favaro, Piemme
Per le inguaribili romantiche, c’è una storia di passione finita ma di un amore profondo. “Può l’amore, quando è cresciuto forte, vero, appassire così?”

6. “La felicità è un viaggio filosofico” di Frédéric Lenoir, Bompiani
Il grande paradosso della felicità è che essa è allo stesso tempo indomabile e addomesticabile. Ha a che fare tanto col destino o la fortuna quanto con una componente razionale e volontaria. È questa una delle ragioni per cui non esiste una ‘ricetta’ della felicità valida per tutti.

7. “La notte… l’attesa” di Salvatore Adamo, Fazi 
Questo romanzo è uno uno snodarsi di vicende talvolta cupe talvolta esilaranti, dove incontriamo un’infinità di personaggi pittoreschi e il presente si intreccia ai ricordi dell’infanzia italiana, passando da un Belgio brumoso in cui la polvere di carbone sembra avere coperto ogni cosa a una Sicilia inondata di sole.

8. “Breve trattato sulle coincidenze” di Domenico Dara, Nutrimenti
Tuffatevi nella Calabria degli ultimi anni Sessanta, nella vita di un postino messaggero che allevia le sofferenze altrui attraverso la scrittura perché la vita è fatta di coincidenze, ma non del tutto naturali.

9. “Una fra tante” di Emma, Emilia Ferretti Viola, Ortica Editrice
La vita in un bordello l’ha resa una prostituta. Non aveva più nulla in comune con le altre, non era più donna come loro, ma era soltanto una femmina.

10. “La fine dell’amore. Graphic short stories” di Ilaria Bernardini, HOP!
Tredici disegnatori interpretano i racconti di Ilaria Bernardini, raccolti nel volume La fine dell’amore (ISBN, 2006). Nascono, così, tredici storie illustrate che fermano l’incanto dell’indecifrabilità e della complessità dell’amore nelle sue molteplici forme. Amore, ma anche follia, morte e dolore si alternano senza sosta in un libro davvero caleidoscopico.

 

 

La Notte di InchiostroDiPuglia: il 24 aprile non si dorme, si legge! Intervista a Michele Galgano

inchiostro-pugliaGiulia Siena
MILANO – Il 71% dei pugliesi non legge. Questa notizia, drammatica per alcuni, indifferente per altri, ha innescato in Michele Galgano una semplice quanto ossessiva idea. L’idea è La Notte di InchiostroDiPuglia: come abbiamo voluto dire noi di ChronicaLibri, il 24 aprile non si dorme, si legge! Dalle 19 per tutta la notte – o giù di li – i pugliesi si incontreranno in 50 librerie, i Fortini Letterari, per dimostrare che così non è, o almeno non sarà più.

Galgano – ideatore dell’iniziativa e curatore del blog InchiostroDiPuglia.it attraverso il quale segnala autori pugliesi che proprio in Puglia non si conoscono alle numerose librerie del circuito e disseminate per tutta la regione – ci tiene a precisare che l’evento è della gente e di tutti coloro che vorranno aderire. Dalla Puglia all’Italia, quindi, perché la Notte di InchiostroDiPuglia ha messo in moto una macchina organizzativa nazionale che ha voluto e pensato eventi letterari anche a Milano, Padova e Roma. Noi, con ChronicaLibri ci saremo, ma ora vogliamo farvi scoprire di più attraverso le parole di chi in questo progetto ci mette la faccia, Michele Galgano.

 

 

Come nasce l’idea de La Notte di InchiostroDiPuglia, una notte bianca dedicata ai libri per lettori e librerie pugliesi?
L’idea è nata guardando i numeri disastrosi stilati dall’ISTAT e riguardanti la Puglia e la lettura: è emerso che la Puglia è una regione di non lettori; il 71% degli pugliesi, infatti, non legge. Ci aspettavamo dati drammatici, ma non così! Allora con le librerie, le associazioni culturali, gli autori e i lettori del circuito nato dal blog letterario Inchiostrodipuglia.it, abbiamo voluto creare La Notte di InchiostrodiPuglia. La sera del 24 aprile vogliamo dare un segnale: la Puglia non ci sta, la Puglia, da fanalino di coda diventa la regione in cui la gente, di sera, esce dalle proprie case per recarsi in libreria.

MGLe librerie saranno protagoniste di questa notte e saranno Fortini Letterari; perché questo nome?
I lettori, quelli che in Puglia ancora leggono, sono “coloro che resistono” e anche la data, 24 aprile, il giorno che precede i festeggiamenti per la Liberazione, è voluto. La gente che crede nel valore della lettura fa la “resistenza” e le librerie sono i Fortini Letterari che, come dice Cosimo Argentina, noto scrittore pugliese amico di InchiostrodiPuglia, sono “gli ultimi avamposti contro la paranoia da supermercato che sta avvolgendo tutto il sistema intellettuale e culturale italiano”.

Ad oggi ci sono 50 Fortini Letterari solo in Puglia e qualche altro disseminato per l’Italia. Come si svolgerà la lunga notte della lettura?
Vogliamo accendere i riflettori sulle librerie e sulla lettura e lo faremo attraverso le tante associazioni, gruppi, librai e lettori che dalla Puglia hanno voluto aderire per dire: noi ci siamo e leggiamo. Ad oggi – perché i numeri potrebbero crescere ancora – siamo a 50 eventi organizzati nella sola Puglia e sotto forma di manifestazioni diverse (reading, presentazioni, dibattiti, contest di poesia e rappresentazioni) perché ognuno è stato libero di aderire e di farlo a proprio modo. Nel resto di Italia, invece, stiamo avendo proposte da quasi tutte le regioni; per ora abbiamo diversi eventi a Milano, città adottiva per molti collaboratori e appassionati del blog, poi Roma – dove si è mossa una macchina organizzativa del tutto spontanea-  e Padova. Il tutto, mi piace dirlo, è stato organizzato grazie alla forza della rete, al passaparola, al tam tam dei social e senza nessun finanziamento pubblico. La nostra sarà una grande notte, una grande testimonianza di voglia di cambiare le cose perché una notte dedicata ai libri e incentrata sul ruolo cruciale che hanno le librerie sul territorio. Vogliamo e dobbiamo preservare le librerie. Poi vogliamo sfatare tre miti: i pugliesi non leggono; i pugliesi non hanno voglia di organizzare le cose; i pugliesi non sanno collaborare. Scommettiamo che li sfatiamo tutti e tre?
Non ci resta che aspettare il 24 aprile, intanto sfruttiamo il tempo, leggiamo!

Arriva “Via Ripetta 155”, storia di una giovinezza a cavallo della rivoluzione

via RIPETTA155Giulia Siena
PARMA – Non mi succedeva da un po’ di aprire un libro e provare quella profonda nostalgia che si prova quando anche tu hai percorso quelle strade, ti sei trovata a quel semaforo o a quell’incrocio. Mi mancava quella sensazione, quel sorriso sulle labbra che emerge dopo aver quasi scosso la testa per ricordare. Dopo si insinua qualcos’altro: la gioia di rivivere per un attimo la propria primissima giovinezza, – il periodo di vita che racconta il libro anche se con qualche decennio di differenza – un periodo nella vita in cui regnava indiscussa la voglia di cambiare il mondo, la caparbietà dei venti anni, la felicità di quella quotidianità in movimento, alle prese con le piccole e grandi rivoluzioni. Una nostalgia diversa, ma altrettanto forte.
Clara Sereni con Via Ripetta 155 è riuscita a fare questo. Il libro, pubblicato da qualche settimana da Giunti, è il racconto di una giovinezza vissuta tra le vie e le speranze di Roma tra il 1968 e il 1977. Questi sono gli anni cruciali: anni di rivoluzioni, cambiamenti, ribellioni, anni di dissidi, di scontri, di contestazioni, anni di terrorismo. Questo, però, è anche il periodo dell’amore libero, dell’aborto, del divorzio, della musica come arma, della donna che rivendica il suo status, della cultura e della politica militante; questo è il periodo in cui si è fatta buona parte della Storia del secondo Novecento. In questi anni – come scrive l’autrice – “c’era sempre un ‘per fortuna’: quando ci si sente nel gran fiume della Storia, con il mondo intero a portata di mano, si fa presto a dire ‘fortuna’”. Clara Sereni – scrittrice classe 1946 – aveva dalla sua la caparbietà: giovanissima aveva voluto lasciare la casa paterna e abbandonare lì, nelle grandi stanze di quell’appartamento borghese, il peso e le aspettative che incombevano sulla figlia di un politico di spicco. Decise allora che la sua vita apparteneva solo a sé stessa: alla musica che le faceva venire voglia di cantare, alla politica vera, non quella che la tessera del Pci le voleva affibbiare, ai suoi vestiti strambi, al trucco, al cibo, ai racconti che voleva scrivere, ai film che voleva vedere, alla gente che voleva incontrare. Comincia, così, nel 1968, dopo mesi di ricerca, la sua vita a Via Ripetta 155, in quel palazzo che sembra faccia già parte di via della Scrofa, una vita fatta di scoperte, emozioni, prove, sacrifici, gioie. In questi anni tutto scorre come se dovesse durare per sempre, ma gli anni passano e Clara cresce. Cresce con noi che la leggiamo mentre in Italia tutto cambia.

 

Via Ripetta 155 è un romanzo, è un diario, è una cronaca di un decennio che ha cambiato il Paese mentre cambiava i propri figli, quelli nati durante la guerra, quelli che ora credevano in qualcosa di nuovo, diverso da quello in cui credevano i propri padri. Via Ripetta 155 è la storia di un amore di una donna per la propria giovinezza, ma anche una storia parallela, diversa e intima rispetto a quella che abbiamo studiato sui libri di storia. Ma comunque valida, essenziale.

 

“Non mi importava di niente, non mi preoccupavo di niente: direi che ero felice, benché la parola suoni anche a me eccessiva. Ero piena di me. Poter dire “casa mia”. E poi lì, a via Ripetta, la strada dove avevo trascorso il primo Capodanno adulto, di scoperta e di politica (e di innamoramento infelice, ma questa è cosa che mi ha accompagnato così a lungo che non vale la pena di star lì a raccontarla). Il futuro era un cantiere aperto, molte e grandi cose da fare. Senza timore di infortuni”. 

“Causa di forza maggiore” di Chiara Giacobelli vince il Premio Letterario Internazionale Marguerite Yourcenar 2014

chiara_giacobelli_intervista-chronicalibriROMAChiara Giacobelli, con il racconto Causa di forza maggiore si aggiudica il Premio Letterario Internazionale Marguerite Yourcenar (sezione Narrativa) edizione 2014; il Premio che vede ogni anno la partecipazione di centinaia di autori da tutta Italia e non solo, nelle due sezioni Narrativa e Poesia. La giuria, composta da esperti del settore, ha selezionato in un primo momento una rosa di dieci finalisti e successivamente sono stati i finalisti stessi a scegliere il racconto giudicato migliore. La cerimonia di premiazione della XXII edizione del Premio avverrà sabato 31 gennaio presso l’Auditorium «Recagni» della Scuola Sociale Accademia delle Arti a Melegnano, in provincia di Milano.

 

Il racconto di Chiara Giacobelli – giornalista e scrittrice, autrice di “101 cose da fare nelle Marche almeno una volta nella vita” e “1001 monasteri e santuari in Italia da visitare almeno una volta nella vita” (Newton Compton) ; “Furio Scarpelli. Il cinema viene dopo” (Le Mani); “Emilia Romagna. Una visione artistica” (Round Table Bologna) – sarà pubblicato all’interno dell’Antologia ufficiale del Premio (contenente anche gli altri nove racconti finalisti) che verrà consegnata agli autori nel corso della cerimonia di premiazione e sarà poi acquistabile sia in libreria che online. Inoltre, come vincitrice della sezione Narrativa, Chiara Giacobelli avrà la possibilità di pubblicare gratuitamente un libro di una trentina di pagine, stampabile in 100 copie. Il racconto vincitore “Causa di forza maggiore” sarà inoltre pubblicato dalla rivista “Il Club degli Autori” – ente promotore del Premio insieme alla casa editrice Montedit – ed anche in internet sul sito www.club.it.

 

Questa la motivazione per l’assegnazione del premio:
“Il racconto è pervaso da profonda umanità, resa perfettamente dalla scrittura di Chiara Giacobelli, che propone la storia di due figure narrative estreme: da un lato, una donna che “gioca a fare la scrittrice” e, dall’altro lato, un barbone che vive di stenti, come ad enfatizzare la presenza di due mondi agli antipodi. Eppure hanno una cosa in comune: l’inerzia. Seguendo un costante scandaglio dell’animo umano, si giunge al simbolico dono di un libro, con la convinzione che l’uomo ne farà carta straccia, ma non sarà così. Chiara Giacobelli dimostra la sua bravura nel rendere pienamente percepibile la sua intenzione narrativa”.

 

 ChronicaLibri ha voluto fare qualche domanda a Chiara Giacobelli

Complimenti per il risultato ottenuto! Causa di forza maggiore, infatti, vince il prestigioso Premio Letterario Internazionale Marguerite Yourcenar (sezione Narrativa), come nasce questo racconto?
Nasce dall’incontro quasi quotidiano con il barbone descritto nel testo, di cui non so nulla, ma che sin dall’inizio mi ha molto incuriosita. Ho cercato di immaginare la sua storia, mentre ero nel bel mezzo di una brutta malattia dalla quale temevo che non sarei mai riuscita a guarire. Di fatto, mi sembrava fossimo due personaggi agli antipodi eppure assai simili nella disperazione, che con il tempo si era trasformata in inerzia. Il racconto, infatti, verte principalmente sul concetto dell’inerzia umana, lo analizza, lo scandaglia da varie angolature, prova ad andare a fondo per capire come nasce e anche fino a dove può arrivare.

Il racconto sarà pubblicato all’interno dell’Antologia ufficiale del Premio e, da vincitrice, potrai pubblicare un nuovo libro. Tante occasioni, quindi, ma secondo te qual è lo stato dei premi letterari in Italia?
A me sembra ottimo, ce ne sono tantissimi organizzati da regioni, enti e associazioni, ovviamente non tutti con la stessa importanza e non tutti in grado di mettere a disposizione premi in denaro o in pubblicazioni. Ma sappiamo bene quanto difficile sia la situazione culturale italiana in questo momento, perciò vedere un simile fervore, una così grande voglia di fare che nasce direttamente dalle persone e dal loro amore per la letteratura è secondo me molto commovente. E’ naturale che poi di tutti coloro che partecipano – e magari vincono – ai premi, solo una piccolissima percentuale riuscirà a farsi notare e magari un giorno ad arrivare a vivere di scrittura, ma ciò non toglie il valore e l’importanza di simili iniziative.

Ti abbiamo conosciuto in veste di scrittrice e giornalista, alle prese con libri di viaggio, saggi sul cinema e dedita a raccontare l’Italia, le sue ricchezze e i suoi paesaggi. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sto ultimando il mio romanzo d’esordio rappresentata dalla Walkabout Literary Agency di Fiammetta Biancatelli, Ombretta Borgia e Paolo Valentini, che hanno creduto in me e per questo ringrazio di cuore. Ho anche altri libri di varia da scrivere nei prossimi mesi e alcuni progetti giornalistici, ma per il momento il romanzo è la mia priorità. Parzialmente autobiografico, prende spunto dalle mille figuracce che ho fatto nel corso della vita per raccontare un personaggio femminile che da Giacomo Scarpelli, sceneggiatore de “Il Postino”, è stato definito “una buffa Woody Allen in gonnella finalmente non apologetica”. Un viaggio inaspettato in Italia la porterà a vivere una dolce storia d’amore ambientata nel Golfo dei Poeti (e in buona parte all’interno dei Pronto Soccorsi in cui inevitabilmente finirà, per un motivo o per l’altro).

 

Speciale GIORNATA DELLA MEMORIA: Peter Lantos e “Tracce di memoria. Il mio viaggio nell’olocausto e ritorno”

traccedimemoriaROMA – Per lo Speciale Giornata della Memoria proponiamo Tracce di memoria. Il mio viaggio nell’olocausto e ritorno (Giunti), la storia vera di Peter Lantos che a soli cinque anni è già tra gli orrori di Bergen-Belsen. Imparare a contare fino a dieci può essere un gioco, un piccolo esercizio da condurre insieme alla mamma, a cinque anni nella spensieratezza della propria camera. Non è lo stesso se il gioco si trasforma in una pratica di sopravvivenza, per evitare i geloni alle dita nel freddo della spianata di Bergen-Belsen, in attesa dell’appello mattutino.

 

Peter Lantos è ancora un bambino quando, insieme alla sua famiglia, viene prelevato dalla casa di Makó, in Ungheria, e rinchiuso prima nel ghetto della città e poi costretto a un lungo viaggio che lo condurrà al lager tedesco. Saranno gli americani a trarre Peter in salvo, ma lo stalinismo sovietico costringerà il ragazzo ad affrontare nuovamente gli stenti di una vita senza la piena libertà.
Fuggito a Londra e divenuto adulto, Peter ripercorre le tappe del suo viaggio. Dopo anni trascorsi a studiare la mente umana come neurologo, non accetta che il ricordo di quei giorni sia per lui così confuso. Ma la ricostruzione è molto difficile: i testimoni stanno morendo, i luoghi hanno cambiato geografia e aspetto.
Aggrappandosi a ogni indizio e risalendo alle origini di ogni traccia di passato, Peter ricompone i ricordi.

 

Questo è per lui il modo di tenere viva la memoria del suo viaggio, e di restituirla a tutti noi.

Novità: arriva “L’altra sete”, dal 29 gennaio per Fandango

fandangoROMA – Arriverà in libreria il 29 gennaio L’altra sete, il libro di Alice Torriani pubblicato da Fandango. La protagonista si chiama Alice e ha 27 anni. L’hanno sistemata in una clinica che ha il nome rassicurante di una Casa, ma non sa dire da quanto sia lì. Ha una voglia disperata di Luca. Luca che odora di buono, che la tiene per i fianchi e le sorride. Sono gli occhi glaciali di sua madre gli unici che ha addosso. Insieme a quelli inquisitori del terapeuta, che non smette di fare domande. Perché il diabete, ripetono i medici, non è una malattia, è una Condizione. Bisogna imparare ad avvertire i tremori, i formicolii alla lingua e sulle gambe, ed essere pronti a bucare, caricare la piccola penna nera della glicemia come fosse una pistola e sparare. Alice non sa come sia possibile, alla sua età, abituarsi all’idea di non produrre abbastanza insulina, perché prima di ogni cosa deve fare i conti con l’assenza di Luca per capire come convivere con una mancanza che è, inevitabilmente, una dipendenza.

 

 

10 Libri per un week end anti dati ISTAT

10LIBRI chronicalibriGiulia Siena
ROMA – I recenti dati ISTAT sulla produzione e la lettura di libri in Italia parlano chiaro: nel 2014 oltre 23 milioni 750 mila persone dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista; rispetto al 2013, la quota di lettori di libri è scesa dal 43% al 41,4%; quasi una famiglia su dieci (9,8%) non ha alcun libro in casa; il 63,5% ne ha al massimo 100; il numero di lettori forti rimane invariato.

Perché, allora, non cerchiamo di boicottare questi numeri, perché non dimostriamo che nonostante i problemi, le oscillazioni di mercato, i dati statistici, il libro rimane un ottimo passatempo? Nonostante sia sempre un buon momento per cominciare a leggere, proprio oggi che comincia il week end si presenta la situazione perfetta: brevi ma intense giornate di riposo e nullafacenza; staccate il telefono e seguitemi. Non sapete cosa leggere? Ci sono qua io con i 10 LIBRI per un week end anti dati ISTAT.

 

1. “Cruciverba” di Leonardo Sciascia, Adelphi
Partiamo da lontano con questo libro del 1983 in cui lo scrittore siciliano tratta la storia come un grande cruciverba in cui orizzontale e verticale sono eventi, personaggi e contesti che incontrando hanno cambiato il corso della storia.

2. “Lo schiaccianoci” di E.T.A. Hoffmann, Edizioni Clichy
Lo scritto di Hoffmann divenuto celebre per il suo eterno dissidio tra realtà e favola, lo stesso che ha ispirato Ciaikovskij e Walt Disney, viene riproposto al grande pubblico in un’ottima pubblicazione Clichy.

3. “La tentazione di essere felici” di Lorenzo Marone, Longanesi
Un anziano rompiscatole ha deciso di chiudere il mondo fuori dalla sua porta, il mondo, per lui, merita di essere trattato solamente con un po’ di ironia e molto sarcasmo, fino a quando la porta di una dirimpettaia si apre.

4. “Il salto della rana” di Paola Rondini, Fernandel
Da Milano all’Arizona come saltando alla ricerca di esperienze e consapevolezza. Questa è la storia di Emma che da un’agenzia di pubblicità si ritrova a milioni di chilometri di distanza con nuovi pensieri e nuove domande.

5. “Il padrone” di Goffredo Parise, Adelphi
Questo romanzo del 1964 è una favola ironica e feroce: il giovane protagonista arriva dalla provincia alla città e qui si trova intrappolato in un mondo sospeso e grottesco, popolato di personaggi controversi e originali.

6. “La vita sobria. Racconti ubriachi” di AA.VV. a cura di Graziano Dell’Anna, Neo Edizioni
Dieci scrittori per dieci racconti incentrati sull’alcool e quello che provoca: euforia, malinconia, angoscia e dolcezza.

7. “I fantasmi non muoiono mai” di Lucia Tilde Ingrosso, Laurana
Il ritrovamento di un anello fa riaprire il caso di Valeria, morta in un incidente d’auto in Costa Azzurra dieci anni prima. Un giallo in piena regola, ma un giallo nuovo.

8. “Baci di carta. Lettere di un padre ebreo dalla prigione, 1942/43” di Pali Meller, Marsilio
Ventiquattro lettere inviate dal carcere dove era stato rinchiuso per aver falsificato dei documenti danno vita a un libro intenso che racconta la nascita di una nuova relazione tra un padre e i suoi due figli attraverso le lettere. Un rapporto epistolare fatto di amore e poesia, abbracci e coccole affidate alla carta.

9. “STOP-TIME” di Frank Conroy, Fandango
Pubblicato in America nel 1967, questo romanzo di Frank Conroy diventa inno sfrenato alla libertà, elegia dell’amore fraterno, racconto di un’amicizia speciale che si consuma tra i boschi e le città deserte dell’infanzia.

10. “La lettera rubata e altre indagini” di Edgar Allan Poe, L’Orma 
Quattro racconti di Poe tradotti da Giorgio Manganelli e raccolti sotto il segno del tema epistolare per raccontare viaggi e avventure sotto il segno dell’intrigo.