Novità Editoriali

Giulia Siena
ROMA – Letture, letture e ancora letture! Le novità editoriali sono davvero tante e per tutti i gusti. Romanzi, poesia, teatro, tempo libero e letteratura per ragazzi sono i generi che racchiudono le tante proposte di alcune case editrici che ChronicaLibri ha selezionato per voi. 
Le  Edizioni Nottetempo (Roma) portano sugli scaffali delle librerie, l’ultimo romanzo di Mariolina Venezia, “Rivelazione all’Esquilino”. “Non mi ricordo gli occhi” di Giuliano Trentadue e “L’ultima passeggiata” di Gabriella Guidi Gambino sono i nuovissimi romanzi pubblicati da Mursia (Milano). La poesia universale di Sylvia Plath rivive nella raccolta “La luna e il tasso” pubblicata nella collana Acquamarina della Via del Vento Edizioni (Pistoia). 

Dopo il successo teatrale della scorsa stagione, gli Oblivion portano da domani in libreria “I promessi esplosi”, libro con dvd edito da Pendragon (Bologna). Tra qualche settimana si festeggerà la festa più romantica dell’anno… “San Valentino dei fessi”, il titolo provocatorio della raccolta di racconti pubblicato da 80144 Edizioni (Roma).
Se volete fuggire dalla routine della città, tra qualche giorno potrete trovare in un libro quello che fa per voi: “Vado a vivere in campagna. Dieci regole per passare dal sogno alla realtà” di Roberta Ferraris pubblicato da Terre di Mezzo Editore (Milano). Aspettando l’estate, il fascino del mare lo potrete trovare ne “L’altalena del sogno” di Alberto Muro Pelliconi pubblicato dall’Editrice La Mandragora (Imola). Per i lettori più giovani arriva fresco di stampa da Sinnos “An dan des, filastrocche per giocare insieme” con le illustrazioni di Paola Cadutti. Il gioco del calcio raccontato ai ragazzi? “Autobiografia della mia infanzia” di Ugo Cornia pubblicato da Topipittori (Milano). “Fino a sfiorarle il viso”, il romantico thriller di Kate Brady e”Altri regni”, il fantasy di Richard Matheson pubblicati da Fanucci Editore (Roma).

Anteprima: leggi il primo capitolo di "Radiance", il nuovo libro di Alyson Noël

ROMA – In anteprima su ChronicaLibri il primo capitolo di “Radiance”, il nuovissimo libro di Alyson Noël in uscita a fine gennaio per Fanucci Editore. “Radiance” è il primo volume della serie Gli Immortali ed è incentrata su Riley Bloom, la sorellina dell’eroina Ever. Riley, accompagnata dal suo cane, deve attraversare il ponte verso l’Oltre; qui incontrerà i genitori, i nonni e con la morte scoprirà alcuni magici poteri. Una storia tutta da scoprire…

1

La maggior parte delle persone crede che la morte sia la fine.
La fine della vita… dei bei tempi… la fine di, be’, più o meno
di tutto.
Ma quelle persone si sbagliano.
Si sbagliano di grosso.
E io lo so bene. Sono morta all’incirca un anno fa.

2
La cosa più strana del morire è che in realtà non cambia
niente.
Voglio dire, vi aspettereste un grande cambiamento, giusto?
Perché morire… be’, diciamocelo, è una cosa abbastanza
drammatica. Sull’argomento hanno scritto canzoni, libri,
e anche sceneggiature. Accidenti, è persino uno dei temi
principali nei cartoni animati del sabato mattina. Ma la questione
invece non ha niente a che fare con quello che si vede
in tv.
Nemmeno un po’.
Prendete me, per esempio. Io sono viva, ehm, perciò considerate
che è sicuro… come la morte, che la morte non è poi
così diversa. O almeno, non all’inizio. E almeno, non in senso
negativo come probabilmente voi credete.
Perché a dire il vero, nel momento in cui sono morta mi sono
sentita più viva che mai. Potevo saltare più in alto… correre
più veloce… potevo persino attraversare i muri se volevo.
Ed è stato soprattutto questo l’elemento rivelatore.
Il fatto di attraversare i muri.
Visto che non è che potessi fare una cosa del genere prima,
è così che ho capito che qualcosa era successo.
Qualcosa d’importante.
Ma fino ad allora, era sembrata una fantastica gitarella in
macchina. Cioè, mio padre decise tutt’a un tratto, inaspettatamente,
di cambiare direzione.
Un minuto prima filava sulla strada sinuosa, mentre io
cantavo seguendo l’iPod, con la testa del mio cane Buttercup
appoggiata sulle ginocchia, facendo del mio meglio per
ignorare quella prepotente di Ever, mia sorella maggiore,
che in pratica vive per tormentarmi. E la cosa successiva che
ricordo è che eravamo completamente da un’altra parte.
Non più sulla superstrada, non più nell’Oregon, non so
come eravamo atterrati nel bel mezzo di questo magnifico
campo che splendeva, pieno di alberi pulsanti di luce e di fiori
vibranti. E quando i miei genitori andarono in una direzione
e mia sorella in un’altra, io me ne restai lì, con la testa che
mi girava da matti, indecisa su chi seguire.
Una parte di me mi incitava: ‘Attraversa il ponte con mamma
e papà e Buttercup… loro sanno cos’è meglio!’»
Mentre l’altra parte insisteva: ‘Non fare la santarellina… se
Ever vede qualcosa di strabiliante e tu te lo perdi, te ne pentirai
per sempre!’
E quando alla fine decisi di seguire mia sorella, ci avevo
messo così tanto tempo che se n’era già andata.
Semplicemente… scomparsa.
Nella nebbia fluttuante.
Era tornata lì, sulla Terra.
Ed è così che sono rimasta intrappolata. Intrappolata fra
due mondi.
Finché non sono riuscita ad arrivare Qui.
È così che lo chiamano: ‘Qui.’


E se sei tanto scemo da chiedere che ora è, ti risponderanno:
‘Ora.’
Probabilmente perché Qui il tempo non esiste, il che significa
che tutto accade, be’, nell’istante in cui accade, che è sempre…
ora
Quindi, credo che si potrebbe dire che vivo Qui e Ora.
Stranamente, non è così diverso da dove vivevo prima, lì
a Eugene, nell’Oregon.
Eccetto che per il tempo, che non esiste. E naturalmente,
per quel piccolo particolare di poter attraversare i muri e via
dicendo.
Ma a parte questo, e il fatto che posso fare apparire qualsiasi
cosa io voglia – tipo case e automobili e vestiti, persino
animali e spiagge – semplicemente immaginandola, è tutto
più o meno uguale.
I miei genitori sono Qui. I miei nonni pure. Persino il mio
dolce labrador color miele, Buttercup, ce l’ha fatta. E anche
se potremmo vivere ovunque vogliamo, in qualsiasi tipo di
casa si possa desiderare, la cosa divertente è che il nuovo
quartiere è una copia quasi perfetta del mio vecchio quartiere
nell’Oregon.
È tutto identico, addirittura i vestiti appesi nell’armadio,
le calze stipate nei cassetti, e i poster attaccati alle pareti della
mia stanza. L’unica cosa diversa, l’unica cosa che in qualche
modo mi scoccia, è il fatto che tutte le altre case nei paraggi
sono vuote. Principalmente per il fatto che tutti i miei
vecchi vicini e amici sono vivi e in salute, e ancora lì sulla Terra
(be’, per ora almeno!). Ma ripeto, eccetto questo, è esattamente
come lo ricordo.
Esattamente come lo desideravo.
Vorrei solo avere degli amici con cui godermelo.

3
Quando mi sono svegliata stamattina… Oh, questa è un’altra
cosa… Probabilmente pensavate che non avessi bisogno di
dormire, giusto? Be’, all’inizio è quello che ho pensato anch’io.
Ma per come me l’hanno spiegata i miei genitori, siamo, in un
certo senso, più vivi che mai, siamo fatti di energia nella sua
forma più pura. E dopo una lunga giornata di creazioni e apparizioni
e, be’, qualsiasi altra attività le persone Qui scelgano
di svolgere, la nostra energia ha bisogno di una piccola sosta,
un sonnellino per riposare, per recuperare e rigenerarsi… il
che, di nuovo, non è diverso dalla vita sulla Terra.
Insomma, quando mi sono svegliata stamattina con Buttercup
che scodinzolava e mi leccava la faccia, nonostante sia una
maniera abbastanza piacevole di svegliarsi, l’ho spinto via, tirandomi
la coperta sulla testa, e rigirandomi così da dargli le
spalle. I miei occhi si sono stretti al massimo e ho tentato di immergermi
di nuovo nel mio sogno mentre Buttercup continuava
a mugolare e guaire e toccarmi con la zampa.
E proprio quando stavo per cacciarlo via di nuovo, ecco
che mi sono ricordata: Buttercup era eccitato per me.

Tutti erano eccitati per me.
Da quando ero arrivata Qui, ero stata quasi sempre impegnata
ad abituarmi alla mia nuova vita, integrandomi di nuovo
nella mia famiglia, e fondamentalmente cercando di imparare
come funzionano le cose in questo posto. E ora che mi
ero ambientata, era arrivato il momento del mio primo giorno
di scuola (sì, abbiamo la scuola Qui… non è tutto rose e fiori,
sapete), e visto che tutti si mostravano così eccitati al riguardo,
mi è sembrato doveroso mostrarmi eccitata anch’io.
 Abbastanza eccitata da alzarmi dal letto, prepararmi, e
avere il tempo di far apparire qualcosa di carino da mettermi,
così potevo, almeno secondo i miei genitori, andare in un
posto dove avrei: ‘Incontrato nuovi amici, imparato nuove
cose, e in men che non si dica mi sarei ritrovata a riprendere
dal punto esatto in cui avevo interrotto a casa!’
E per quanto non ne fossi convinta, per quanto fossi pronta
a scommettere qualsiasi cosa che non si sarebbe rivelato
nemmeno lontanamente vero, mi sono limitata a sorridere e
assentire. Volevo che pensassero che ero impaziente quanto,
evidentemente, lo erano loro.
Non volevo che sapessero quanto mi mancava la mia vecchia
vita laggiù a casa – mi mancava così tanto che ormai era
una specie di dolore costante dentro di me –, e nemmeno che
ero praticamente strasicura che questa scuola, non importa
quanto fosse favolosa secondo loro, non avrebbe mai potuto
competere con quella che mi ero lasciata alle spalle.
Così, dopo essermi gustata una frugale colazione con
mamma e papà (e no, in realtà non abbiamo più bisogno di
mangiare, ma rinuncereste al piacere dei cereali con dentro le
toffolette se non foste costretti?), mi sono messa in cammino.
All’inizio indossavo la classica uniforme da college: camicia
bianca, gonna a quadri, giacca blu, calze bianche e scarpe ca-
rine, visto che ho sempre desiderato frequentare una scuola
che richiedesse l’uniforme, ma poi per strada ci ho ripensato
e l’ho sostituita con un paio di jeans aderenti, ballerine e un
soffice lanuginoso cardigan blu indossato sopra un top con il
logo del mio gruppo preferito.
Sul serio, far apparire le cose è davvero facile… o almeno lo
è Qui. Basta pensare a quello che vuoi, qualsiasi cosa, stampartelo
bene in mente… e voilà… come per magia, ce l’hai!
Comunque, ho continuato a procedere così, cambiando e
ricambiando, avanti e indietro, i due look. Facevo due passi
come una ragazza da college, e altri due vestita come una dodicenne
superstilosa. Calcolavo che sarei rimasta coi vestiti
che avevo addosso nel momento in cui avrei raggiunto il
campus, sapendo che potevo sempre cambiarmi in un istante
se quella si fosse rivelata la scelta sbagliata.
Poi, a un certo punto della strada, l’ho visto.
L’Osservatorio.
Il posto su cui i miei genitori mi avevano messo in guardia.
Ripetevano che non avrebbe portato a niente di buono. Che
mi sarei fissata di nuovo, mentre invece avevo bisogno di raccogliere
le energie per andare avanti, ambientarmi, e accettare
il fatto che, mi piaccia o no, adesso sono ufficialmente un’abitante
di Qui e Ora. Sostenevano che era giunta l’ora di voltare
le spalle alla vecchia vita e impegnarmi ad accettare la vita dopo
la morte.
«Ti sei trattenuta sulla Terra abbastanza» aveva detto mio
padre, rivolgendomi il solito sguardo comprensivo e allo
stesso tempo preoccupato.
Mentre mia mamma assisteva, occhi socchiusi e braccia
conserte, senza lasciarsi incantare nemmeno un secondo
dalla scusa della ‘pura e semplice curiosità’. «Tua sorella ha
la sua lezione da imparare, il suo destino da compiere, e non
spetta a te interferire» aveva detto, rifiutandosi di essere accondiscendente
o anche solo guardare le cose dal mio punto
di vista.
Ma anche se le loro intenzioni erano buone, vedete, loro
non conoscevano affatto mia sorella bene quanto me. Non sapevano
che lei aveva bisogno di me in un modo che loro non
avrebbero mai potuto capire. Oltretutto, se è vero che il tempo
non esiste più, allora non c’è pericolo di fare tardi a scuola,
giusto? Perciò andiamo, che cosa potrebbe succedere nella
peggiore delle ipotesi?
Più che convinta, ho fatto una piccola deviazione e mi sono
infilata dentro, agguantando un biglietto dal distributore
sul muro prima di accodarmi a una lunghissima fila. Circondata
da un bel mucchio di teste grigie, in brodo di giuggiole
al pensiero dei nipoti che non vedevano l’ora di guardare. Infine
sullo schermo in alto ha lampeggiato il mio numero e io
ho marciato dritta dentro il cubicolo appena liberato, ho chiuso
la tenda alle mie spalle, mi sono accomodata sul duro sgabello
di metallo e ho digitato la destinazione desiderata, esaminando
attentamente lo schermo finché non l’ho trovata.
Ever.
Mia sorella.
Capelli biondi, occhi azzurri, mia sorella mi assomiglia un
sacco, tranne che per il naso. È stata così fortunata da prendere
il naso perfettamente dritto di nostra madre… mentre io
ho preso quello, ehm, più tozzo di mio padre.
«Un naso che ha carattere» amava dire mio padre. «Non
ce n’è un altro così, da nessuna parte… tranne che sulla tua
faccia!» diceva, acchiappandolo con uno di quei pizzicotti
che riescono sempre a farmi ridere.
Ma anche se avevo l’impressione di fissare lo schermo da
un bel po’ di tempo, non è che stessi vedendo poi così tanto.
O perlomeno, niente d’importante in ogni caso. Niente che
potesse definirsi da infarto (e no, il mio cuore in realtà non batte
più, è tanto per dire). In sostanza quello che vedevo era una
ragazza che si muoveva, cercando in ogni modo di far credere
a chiunque attorno a lei di essere una persona perfettamente
normale, che viveva una vita perfettamente normale, quando
la verità è, lo so per certo, che era tutto tranne che questo.
Eppure, non potevo smettere di guardare. Non potevo impedire
a quella vecchia sensazione di riavvolgermi.
Una sensazione per cui il cuore mi si gonfiava così tanto che,
ne ero certa, sarebbe scoppiato scavandomi un grande buco
proprio in pieno petto.
Una sensazione per cui la gola mi andava in fiamme e
m’impediva di parlare, gli occhi incominciavano a lacrimare,
e io mi riempivo di nostalgia, uno struggimento così soffocante
che avrei dato qualunque cosa per tornare indietro.
Indietro sulla Terra.
Nel posto a cui appartenevo veramente.
Perché a dire il vero, per quanto mi stessi sforzando di fare
la coraggiosa e di far credere a tutti che mi stavo ambientando
bene e che stavo imparando sul serio ad amare la mia
nuova vita Qui… il fatto è che non era vero.
Non mi stavo ambientando.
Non stavo imparando ad amare un bel niente.
No. Per niente.
In effetti, avendone la possibilità, avrei fatto qualunque cosa
per trovare di nuovo quel ponte e attraversarlo di corsa
senza voltarmi indietro nemmeno una volta.
Avrei fatto qualunque cosa per tornare a casa, alla mia vera
casa, e vivere di nuovo accanto a mia sorella.
E non c’è voluto troppo tempo davanti allo schermo per capire
che Ever si sentiva come me. Perché non solo le manca-
vo, ma era anche piuttosto evidente che aveva bisogno di me
quanto io ne avevo di lei.
Ed è bastato questo per convincermi di aver fatto la cosa
giusta.
È bastato per non sentire l’ultimo pizzico di rimorso per
aver deluso i miei genitori ed essermi infilata di nascosto nell’Osservatorio.
Perché a dire il vero mi sentivo giustificata.
Avolte devi semplicemente agire per conto tuo.
Avolte devi fare quello che dentro di te sai che è giusto.
Fanucci Editore, tutti i diritti riservati.

“Radiance”, Alyson Noël , Roma, Fanucci Editore, collana Tweens, 2011.
Età consigliata: 9-13 anni..

Novità per ragazzi: " La sorgente di luce" di Geronimo Giglio

ROMA “La sorgente di luce” è il nuovo libro di Geronimo Giglio pubblicato da Fanucci. In una placida cittadina di provincia, la battaglia tra le bande dei Draghi Rossi e delle Baccanti per la conquista del territorio di  Boscospettro è ormai giunta alla resa finale. Dopo lo scontro, Ettore, Hady e Lara vengono scaraventati nell’Arnamour, un mondo popolato  di creature bizzarre, dove la magia è racchiusa in boccette e barili. I tre faticano a orientarsi nella nuova realtà:
il pacifico popolo di quelle terre è minacciato dai Mannani, i Gustamagia, una strana specie di esseri che ha il solo intento di consumare ogni scorta di magia presente, mettendo in pericolo la vita delle Elucidi, le governatrici dell’Arnamour che vigilano sulla sua ricchezza. Ognuno dei tre apprenderà la  difficile arte dei poteri magici in una Gilda differente: Lara imparerà a dominare la magia che controlla le persone e a carpirne i segreti, Hady avrà il disperato compito di rimettere a nuovo una nave che ha l’aspetto di un relitto degli abissi, ed Ettore entrerà a far parte dell’élite dei guerrieri Vooan e imparerà a caro prezzo cosa significhi il valore in battaglia.
(scheda libro a cura di Fanucci Editore)

Gennaio ricco di Novità Editoriali

Giulia Siena
Roma – Tantissime le novità editoriali del nuovo anno; infatti, il 2011 si presenta come una stagione ricca di romanzi, guide, saggi e letture per bambini. ChronicaLibri ha scelto le ultime pubblicazioni di alcune interessanti case editrici.
 Aliberti (Roma) pubblica il libro-inchiesta “Umberto Magno. La vera storia dell’imperatore della Padania” di Leonardo Facco. Falzea (Reggio Calabria – Bologna) porta in libreria “In fondo ai suoi occhi” di Roberto Bonfanti e “Stai come vuoi. Manuale di equilibrio emotivo” di Claudio Maffei.
La casa editrice Zero91 (Milano) ci segnala tra le novità di questo gennaio 2011″Quasi innocenti” di Marin Ledun. Astraea (Bologna) inserisce “Lingerie. Piccola guida all’abbigliamento della seduzione” di Francesca Tripodi nella collana “Pink Book”.

Fanucci (Roma) presenta “I figli di Abramo” il nuovo thriller targato Robert Littell, “La città sostituta” dalla visione magica di Philip K. Dick e per i ragazzi “Radiance” una nuova e commovente storia di Alyson Noel. Da Pendragon (Bologna) è in libreria da qualche settimana il romanzo “Il rotolo di tela” di Alba Piolanti e le nuovissime guide “Roma senza vie di mezzo” di Achille Corea e “Milano senza vie di mezzo” di Paolo Melissi. :duepunti edizioni (Palermo) pubblica”L’invenzione della cultura eterosessuale” di Louis-Georges Tin. Le letture tutte dedicate ai bambini sono: “Quel ramo del lago di Como… La storia dei Promessi Sposi” di Ermanno Detti e le illustrazioni di A. Ferrara pubblicato dalle Nuove Edizioni Romane (Roma); la “La casa sull’altura” – in libreria dal 26 gennaio – di Nino De Vita con illustrazioni di S. Massi edito da Orecchio Acerbo (Roma) e l’ultimo libro di Emanuela Nava e Desideria Guicciardini pubblicato dalla Lapis (Roma),”Il mio ciuccio per te”.


 

"Regali Golosi" di Sigrid Verbert: da Giunti è sempre tempo di pensierini

ROMA Sigrid Verbert, autrice del seguitissimo blog Cavoletto di Bruxelles, in “Regali Golosi” pubblicato da Giunti, inventa e propone idee per regali fatti in casa, partendo dal presupposto che un “pensierino” confezionato con le proprie mani, con cura e attenzione, è decisamente più prezioso di qualunque altro dono. Il volume è composto da 9 capitoli, ciascuno dedicato a un tema specifico:
Biscotti Quotidiani (che contiene anche una sezione dedicata ai biscotti del mondo); Cioccolato; Un Candido Natale (con una parte specifica sui biscotti per l’albero); Tuttifrutti; Happy Hour; Barattoli Dolci (con ricette dedicate a marmellate, conserve e frutta in barattolo e le indicazioni per una giusta conservazione); Barattoli Salati (con una sezione sulle zuppe in conserva;
Condimenti (che propone sia condimenti base che tutti i consigli per il barbecue); Bottiglie (dedicato sia alle bevande analcoliche che ai liquori).

Per ogni capitolo Sigrid Verbert (belga già fotografa per Il Gambero Rosso) dedica un’attenzione particolare alle confezioni così da trasformare anche dei semplici biscotti in un regalo particolare e personalizzato.
Le ricette sono illustrate dagli scatti dell’autrice, con i commenti nello stile informale che caratterizza il suo blog.

Regali golosi è un libro da consultare in ogni occasione e per qualsiasi avvenimento, contiene utili consigli e suggerimenti originali per creare con gusto personalissimi Regali golosi.

"Iglù e Nanuk", la storia di un’amicizia targata Lapis

ROMA – Dalla penna di Anna Maria Curti arriva in libreria per edizioni Lapis, “Iglù e Nanuk” la storia di un’amicizia in una terra lontana. Nanuk è un orso bianco che vive al Polo Nord e adora andare in mongolfiera. Ha deciso di partire per un lungo viaggio… Destinazione: Polo Sud! Vuole raggiungere Iglù, il suo amico pinguino. Ma cosa penserà il popolo dei pinguini quando lo vedrà arrivare? Avrà paura o riuscirà a fidarsi di lui? Le cose non sono sempre come sembrano.
A volte basta un piccolo imprevisto per farci cambiare idea e per scoprire che anche dietro a una montagna di pelo bianco può nascondersi un vero amico!

Patrizia di Carrobio ci porta tra i "Diamanti"

Giulia Siena
ROMA – Donne e diamanti, un legame antico e indissolubile che ha portato una donna che di mestiere commercia diamanti a scrivere una guida pratica e completa pubblicata da Astraea. ChronicaLibri ha intervistato Patrizia di Carrobio, autrice di “Diamati, una guida personale”. 
 

Come è nata l’idea di una guida tutta dedicata ai diamanti? 
L’idea di una guida dedicata ai diamanti è maturata nel tempo, lavorando a contatto con le persone e rendendomi conto di quanto la gente fosse confusa dalle troppe informazioni reperibili sui libri, su internet o anche solo per sentito dire. Al posto di avere un’idea chiara su cosa fossero i diamanti, come andassero scelti e tutto quello che potesse interessare loro, le persone avevano un’idea del diamante e del gioiello unicamente basata sulla cosiddetta ‘leggenda metropolitana’. Con la mia guida, Diamanti, voglio cercare di mettere chiarezza e offrire delle informazioni quanto più vicine alla quotidianità di chi il diamante lo deve acquistare, per sé o per qualcun altro. 
Nel libro ci spieghi che per scegliere un diamante è essenziale affidarsi  alla teoria delle “quattro C” e al buon gusto, ma c’è qualcosa che fa di un gioiello un oggetto davvero di cattivo gusto? 
Con gli anni mi sono resa conto che ‘buon gusto’ e ‘cattivo gusto’ sono due concetti del tutto relativi. Così come un vestito può essere immettibile per qualcuno e stupendo per qualcun’altro, nello stesso modo, quello stesso vestito, per esempio, se indossato da una donna può apparire in un modo e se indossato da un’altra in modo diametralmente opposto. Ciò che sta male a una persona può stare bene a un’altra. La stessa cosa vale per il gioiello o per il diamante.
La mia opinione, ovviamente strettamente personale, è che sia il connubio oggetto-persona a determinare quanto quell’oggetto possa essere o meno di buon gusto. Credo, inoltre, che stare bene con se stessi aiuti a indossare con più naturalezza qualsiasi cosa, gioielli, abiti e quant’altro.
Come tu ci spieghi, dopo la seconda guerra mondiale tra le donne e i diamanti è iniziata  una lunga storia d’amore, questa storia d’amore oggi è ancora salda, nonostante i problemi  finanziari dell’ultimo periodo? 
Sono convinta che la storia d’amore tra le donne e i diamanti sia del tutto indipendente rispetto ai soldi o a una condizione economica più generale. Per questo credo che questa love story duri ancora oggi, indenne e incolume.
Tu hai lavorato in Italia, Inghilterra, America, come cambiano i gusti degli acquirenti in materia di diamanti? 
Le persone, ovunque si vada, sono molto influenzate dalle mode e dai costumi.
Negli Stati Uniti si usa molto volersi far notare (questo è un paese dove avere dei soldi e mostrarlo viene visto come qualcosa di positivo) e per questo forse i diamanti e i gioielli indossati qui sono in generale più vistosi. Diversamente dall’Italia dove per una questione culturale e sociale si tende più alla sobrietà, considerando la vistosità qualcosa di un po’ ‘cafone’.
I diamanti che scelgono le donne per se stesse sono diversi da quelli che scelgono gli uomini per donarli alle donne?
Credo si tratti di una questione del tutto personale: quanto più un uomo si trova sulla stessa lunghezza d’onda della sua donna, tanto più tenderà a scegliere quello che lei avrebbe scelto per se stessa.  
La recensione di “Diamanti, una guida personale” sarà online giovedì su ChronicaLibri

"All’ombra di Caravaggio", un’ipotesi non fa la storia. Ma la umanizza.

Giulio Gasperini

ROMA – Perché no?!? Tutto sommato, degli ultimi giorni del divin pittore non sappiamo granché; quasi nulla, anzi. Adesso, finanche per la scienza, Michelangelo Merisi da Caravaggio, pittore più acclamato in Europa ma più braccato nella penisola italica, morì e fu sepolto a Port’Ercole, deliziosa piega di costa del Monte Argentario, nella Maremma toscana. La verità non è che un’ipotesi, più o meno romanzata, più o meno fantasiosa: ma pur sempre un’ipotesi. Perché i documenti tacciono, gli archivi han sottratto, la memoria si è persa. Ed ecco dove arriva in aiuto la letteratura. Susanna Cantore giustifica la sua “ipotesi narrativa sugli ultimi giorni di Michelangelo Merisi” con le seduzioni che, in tempi di gioventù, una statua eretta a memento nella pineta della Feniglia esercitava su di lei. , libricino pubblicato nel 2010 dalla effequ – casa editrice con sede, appunto, a Orbetello – è un tentativo fantasioso e tutt’altro che banale di dar voce alla storia che storia non è, perché senza prove, ma leggenda e fantasia. A parlare è una donna, in un mondo (e in una storia) dove di uomini ce ne sono in abbondanza (tra papi, cardinali, sicari e protettori) ma le donne son confinate al ruolo di sbadate ombre, di evanescenti profili.
“All’ombra di Caravaggio”
Le donne, in realtà, son due: una monaca dalla vocazione fragile, dall’istinto pittorico, che accoglie l’ospite febbricitante e delirante, sfregiato nel volto e nell’animo; e un’altra, più immateriale, presente soltanto in una manciata di versi che accompagna il racconto, che sostiene la personalità della monaca e che strappa un sorriso amaro al morente: Vittoria Colonna, raro esempio di poesia al femminile mai rinnegata dalla letteratura italiana accademica. La monaca ci scorta in questo percorso all’assoluzione del Caravaggio, mèta ultima forse (a dir la verità) troppo accelerata e scontata: sia perché concessa e riservata soltanto a lei (e non all’ufficialità), sia perché quasi estorta da quel comune sentimento umano dell’angoscia in articulo mortis. Però s’è detto che, delle ore che precedettero la morte del pittore, niente se ne sa e tutto si può immaginare, sicché si può persino perdonare questa scantonata moraleggiante verso un pentimento che non è necessario, né doveroso, ci sia stato (e, in più, finanche la monaca, definitivamente spezzatasi la sua vocazione dopo lo scontro con Caravaggio, sarà condannata per eresia).
“All’ombra del Caravaggio” ci sorprende: perché ha il coraggio di giocare con la storia, d’immaginarla estendersi verso altri confini, verso nuove prospettive, dando carne e fiato anche a personaggi collaterali, creati ma verosimili; ma ha il coraggio di mantenere chiaro ed evidente che la fantasia, in questo caso, è una suggestione infantile, e che la storia dovrebbe essere piuttosto certezza dell’evento.

"Babbo Natale è strunz" la 80144 Edizioni propone di boicottare le Feste

ROMA Quale frase sentite più spesso nel periodo natalizio: buon Natale? Sbagliato!
La frase più ripetuta è: “odio le feste, spero che passino in fretta”. “Babbo Natale è strunz”, in libreria pubblicato dalle 80144 Edizioni, è un volume che racconta l’altro Natale, quello di chi rifiuta l’idea di scegliere regali in negozi affollatissimi. Quello di chi è cresciuto senza un genitore e col resto della famiglia a soffocarlo d’amore per non farne sentire l’assenza. Quello di chi Babbo Natale lo prenderebbe a calci e chissà cos’altro…

Sedici autori, sguinzagliati da noi tra deliri pre e post natalizi per mettere nero su bianco, una volta per sempre, il lato oscuro di Babbo Natale e di tutto quello che rappresenta in quell’orgia internazionale che è il mese di dicembre. Un libro per chi, quell’inesorabile Natale, lo ama e lo festeggia, perché chi lo detesta sa già tutto.
Gli   autori:

Roberto Pellico, Ferdinando Esposito, Mario Pistacchio, Mattia Frasca, Ivan Polidoro, Nicola Ingenito, Nadia Terranova, Stof, Michele Carenini, Fabrizio Gabrielli, Euro Carello, Mirko Sabatino, Raffaella R. Ferré, Michele De Caro, Monica Mazzitelli e Andrea Chimenti.

ChronicaLibri: letture sotto l’albero

ROMA –  Cosa potreste mettere sotto l’albero? Quali libri potreste donare con originalità e oculatezza? Noi tralasciamo ogni classifica di vendita per consigliarvi quello che abbiamo letto, riletto e regalato. Le scelte, poi, fatele voi. Buon Natale e Buone Feste dalla Redazione di ChronicaLibri.

1) Se il sole muore, Oriana Fallaci: perché la modernità indiscriminata e il futuro avventato posson esser pericolosi; se sacrificano (o tradiscono) l’uomo.
2) Il ritorno dei mariti, Barbara Alberti: perché chi si crede vincitore (e torna a questuare pietà) è sempre meglio accoglierlo con una graffiante (e impietosa) ironia.
3) Poesie, Kostantino Kavafis: perché pochi hanno scritto così divinamente come lui; senza farlo troppo sapere.
4) Estasi culinarie, Muriel Barbery: perché le storie che si intrecciano tra passione e gusto sono quelle che lasciano il segno. (la lista continua…)

5) I Vangeli di Fabrizio De André, Riccardo Storti: perché oltre la musica il grande maestro ci ha lasciato anche tante parole. Tutte da scoprire.
6) La morte della bellezza, Giuseppe Patroni Griffi: perché è la tragedia, quando muore la bellezza, quella vera: è la catastrofe. Ed è (quasi) sempre colpa dell’uomo.
7) I Simpson e la filosofia. Reprints, AA. VV: perché questi diciotto saggi dimostrano che la filosofia riesce ad essere “pop” e accetta tutti i punti di vista.
8) Poesie, Sandro Penna: perché il mondo fisico si riscopre prezioso, erotico, esuberante. E l’uomo vi aderisce pienamente, senza più riluttanze.
9) Cortile a Cleopatra, Fausta Cialente: perché è la fiaba, certe volte, supera la realtà, la scontorna e la rende migliore; anche se poi, irresistibilmente, se ne sentirà la mancanza
10) Morire in fondo è trendy, Dario D’Amato: perché nella tragicità degli eventi, alle volte, ci dimentichiamo che stiamo vivendo… allora l’ironia è indispensabile.
11) Tre storie d’amore, Bonaventura Tecchi: perché di racconti così non se ne scrivono più: tesi, affascinanti e velati di un sentimento antico e immortale.
12) Le onde, Virginia Woolf: perché nessuno ha mai saputo scrivere come lei, né avvolgerci in una spirale devastante che c’inabissa nel tempo e ce ne fa risorgere più potenti.