Roberto Cavallo presenta il suo “Meno 100 chili”

Silvia Notarangelo
ROMA
– La sfida della sostenibilità non è un mistero. Nuovi modelli di produzione e di consumo, accompagnati da scelte più consapevoli, sono, da tempo, oggetto di riflessione. Roberto Cavallo, nel suo Meno 100 chili (Edizioni Ambiente), ipotizza come alleggerire la nostra pattumiera, affrontando il delicato tema ambientale con rigore e sensibilità, senza tralasciare alcuni pratici consigli per il lettore. ChronicaLibri lo ha intervistato:

 

Zona, molecolare, Dukan. Sono solo tre delle tantissime diete che ogni giorno promettono miracoli. Il regime alimentare che lei propone è, invece, privo di sacrifici per il palato. Si chiama “dieta della pattumiera”. Da dove nasce la sua attenzione per l’ambiente?
Già. Tra l’altro le diete che Lei cita, stanno vendendo un sacco! Spero che anche le mie diete riscuotano altrettanto successo (sorride ndr). C’è una cosa in comune tra le diete del palato e la dieta della pattumiera: tanto buon senso! Dire da dove nasce la mia attenzione per l’ambiente non glielo so dire. Forse è nata con me. Credo molto nell’imprinting e nella genetica: e allora credo che questa attenzione venga da mio nonno a cui ho dedicato il libro e mi sia stata trasmessa dalla gioia di vivere di mia madre e dalla cultura di mio padre.

 

Il libro è ispirato all’omonimo spettacolo teatrale di cui è autore e protagonista. Si trova più a suo agio sotto i riflettori di un palcoscenico o di fronte ad una pagina bianca? Perché la scelta di una trasposizione?
Mi piace comunicare. In ogni forma. Comunicare non significa però solo recitare o scrivere. Ma una volta finito lo spettacolo o la pagina condividerla e mettersi a disposizione ad ascoltare. Così nasce una nuova messa in scena più ricca e profonda o una nuova pagina.

 

“Compriamo cose che buttiamo”, afferma. Ed è, purtroppo, verissimo. La produzione di rifiuti è pericolosamente aumentata negli ultimi anni. La raccolta differenziata è un primo passo importante. Quali sono i comportamenti da promuovere ed incentivare?
In realtà il primo passo è proprio la prevenzione. Prima della raccolta differenziata. Il rifiuto che non c’è non va raccolto, non va trasportato, non va trattato. Occorre dunque che le autorità locali cerchino un dialogo con imprese e cittadini per ripensare le modalità produttive, distributive e di consumo. Nel libro provo a dare alcuni suggerimenti partendo dalle stanze della casa. Ma lo stesso esercizio lo si può fare partendo dal ciclo produttivo per un’impresa o dagli assessorati di un Comune. C’è un denominatore comune che rappresenta oggi un’ottima notizia: da qualunque punto si parta, lavorare sulla riduzione dei rifiuti fa risparmiare.
Difficile però fare sintesi, perché si tratta di un processo complesso e per questo merita un approccio complesso. Mi limito a dire che il comportamento da incentivare è la capacità di vedere con più punti di vista. Un Comune potrebbe promuovere la propria acqua pubblica garantendone una buona qualità organolettica al rubinetto o alle fontanelle, potrebbe adeguare il proprio piano regolatore prevedendo spazi adeguati per praticare il compostaggio domestico individuale o collettivo, adeguare il prelievo fiscale in proporzione al comportamento dei propri cittadini: chi produce di meno e differenzia di più deve pagare di meno.

 

Esempi ed esperienze positive, per fortuna, non mancano. Eco hotel, eco uffici, Comuni impegnati in progetti ambiziosi. C’è, secondo lei, un settore in cui si potrebbe fare ancora molto?
Penso che tutti i settori debbano proseguire sul cammino della sostenibilità.
Non credo ci sia un settore particolarmente in ritardo, ma all’interno di ogni comparto ci sono buone, anzi ottime, pratiche, la sfida è metterle a sistema.

 

La prima regola non scritta è “il buon senso”. Nel secondo capitolo ricorda e commenta la direttiva comunitaria del 2008, in materia di produzione e gestione dei rifiuti. Se avesse l’opportunità di partecipare alla redazione di un testo di legge, quali provvedimenti riterrebbe prioritari adottare?
Chiederei di definire obiettivi reali di riduzione attraverso piani regionali di prevenzione. Chiederei che in questi piani si definisca l’obiettivo di 400 kg per abitante all’anno di produzione complessiva di rifiuti urbani. Per raggiungere questo obiettivo occorrerà promuovere interventi urbanistici che permettano ai cittadini di vivere in città dove sia facile fare la spesa presso contadini che coltivano terra vicino alla città, vivere in città dove si possa fare il compostaggio domestico individuale e comunitario, vivere in città dove l’acqua del rubinetto è così buona che non ti viene in mente di comprare acqua in plastica, vivere in città dove se qualcosa non mi serve più sia semplice portarlo in un luogo dove qualcuno a cui quel bene serve ancora lo possa prendere senza che nel frattempo sia diventato un rifiuto.
Nel campo della differenziata chiederei di adeguare l’etichettatura in modo che quando ti trovi in mano un oggetto non hai nessun dubbio di dove buttarlo, limitando anche le materie utilizzate per produrre imballaggi e manufatti.
Sempre per la differenziata chiederei di omologare il colore dei contenitori in tutta Italia in modo che la plastica si butti sempre nello stesso colore da Bolzano a Palermo, così la carta o l’alluminio.
Infine chiederei l’applicazione del sistema fiscale proporzionale alla produzione e alla differenziazione dei propri rifiuti secondo il principio chi inquina paga, sia per le famiglie che, soprattutto, per le aziende.

 

Il Natale si avvicina. Può suggerirci qualche semplice accorgimento da adottare per le feste così da ridurre, o almeno contenere, l’impatto ambientale?
Due suggerimenti: quando state per scegliere un regalo cercate un servizio più che un oggetto, meglio un abbonamento al teatro o alla piscina che non una cravatta o un completo intimo. Se poi proprio dobbiamo scegliere un bene cerchiamone uno che duri tanto nel tempo, come per esempio un libro.
Il secondo suggerimento è che un regalo è bello per quel che contiene e non per come è impacchettato. Allora possiamo usare giornali già letti o carta recuperata da altri regali. Auguri di un Natale sostenibile.

“La Kryptonite nella borsa” il commovente romanzo di Ivan Cotroneo

Alessia Sità

ROMA – Sarà in libreria da mercoledì 19 Ottobre l’edizione tascabile de La Kryptonite nella borsa” di Ivan Cotroneo, pubblicato da Bompiani. Il romanzo ripercorre i drammi e le avventure di una famiglia scombinata della Napoli degli anni ’70. Dall’omonimo libro è stato tratto il film in concorso al Festival del Film di Roma, che segna anche il debutto alla regia di Ivan Cotroneo, a cui va il merito di aver saputo descrivere un mondo semplice e divertente in cui l’imprevedibile è sempre dietro l’angolo.


Peppino ha sette anni e vive in una famiglia un po’ scombinata. Quando la madre Rosaria va in depressione dopo avere scoperto 
che il marito la tradisce usando come alcova la Fiat 850 azzurro avion, Peppino viene adottato dai suoi zii ventenni che lo conducono in giro per la Swinging Naples, tra feste in scantinati, collettivi femministi, comunità greche che ballano in piazza, molte nudità, qualche acido e parecchio alcool. La nonna Carmela, sarta, cuce pantaloni a zampa d’elefante e accorcia minigonne, il nonno Pasqualealleva in casa una nidiata di pulcini che sottopone a torture d’amore, mentre Gennaro, che crede di essere Superman e va in giro con una mantellina rosa da parrucchiere, è ossessionato dalla kryptonite e cerca di fermare gli autobus in corsa verso piazza Municipio. È in questa strana famiglia che Peppino supera la sua linea d’ombra in versione psichedelica e impara a volare.
Dopo il realismo crudele di “Il re del mondo” e l’apoteosi romantica di “Cronaca di un disamore”, Ivan Cotroneo diverte e commuove con un romanzo che racconta i drammi, le avventure, e soprattutto il ridicolo di una famiglia speciale.


“Si o No? Questo è il problema”: il debutto letterario di Paolo Meneguzzi

Alessia Sità

ROMA “Si o No? Questo è il problema”: non è solo una domanda esistenziale che di solito ci poniamo prima di prendere decisioni che potrebbero cambiare completamente il nostro destino, ma è anche il titolo del libro di Paolo Meneguzzi, pubblicato qualche mese fa da Aliberti editoreNato per festeggiare quindici anni di carriera nel mondo della musica, il debutto letterario del cantante italiano è un romanzo autobiografico fatto sostanzialmente di valori importanti e di grandi emozioni, ognuna delle quali è profondamente legata ad una fase specifica della crescita del protagonista.

Giunto all’altare, il giovane Pablo è assalito da mille dubbi. Improvvisamente tutto quello che sembrava essere una certezza diventa un grosso punto interrogativo; anche sposare la donna che fino a pochi giorni prima sembrava essere quella giusta per l’eternità, diventa un problema non indifferente. Allora che fare? Che cosa seguire: cuore o ragione?
Partendo dai ricordi di infanzia, il protagonista ripercorre tutte le tappe che lo hanno portato al successo: dalle esperienze in Sudamerica a quelle in Europa, passando attraverso un insolito e bizzarro addio al celibato finito in modo alquanto discutibile.
In ogni attimo di vita vissuta non mancano amori, amici e canzoni.
Con uno stile semplice e anche divertente, Paolo Meneguzzi ricorda i momenti salienti della sua carriera e gli incontri che hanno lasciato un segno indelebile nella sua vita.
Si o No? Questo è il problema” è una sorta di “curriculum vitae sentimentale” che ha il potere di fare emergere sensazioni ed emozioni che, almeno una volta nella vita, tutti abbiamo provato.

Una serata che si tinge di "Rosa e Nero"

Marianna Abbate
ROMA – Un uomo un po’ annoiato dalla vita, non riesce a cancellare il ricordo della donna troppo bella che si è lasciato scappare. La segue fino in Brasile, per scoprire che dietro quella bellezza materiale si nasconde un’anima ancora migliore. 
E’ con questa storia rosa che inizia il romanzo, o meglio racconto lungo, di Giacomo Properzj, “Rosa e nero” edito da Mursia.

Ed è qui che la storia assume una tinta decisamente diversa, ma senza entrare mai nella dimensione del romanzo: il protagonista scopre che la donna che ha sempre amato è impegnata socialmente nell’aiuto dei bambini delle favelas. Colpito da questo atteggiamento, decide di fare qualcosa di utile della propria vita e partecipa ad un indagine ad alto rischio sui cosiddetti baby hunters, i cacciatori che vengono da tutto il mondo per godere perversamente dell’uccisione di un bambino.
Una storia che è anche una denuncia, raccontata come un reportage, senza tanti fronzoli e buonismo. Il protagonista non è un santo, le sue scelte non sono guidate dalla morale. 
E’ lo stesso uomo che instaura una relazione sessuale con la figlia minorenne della portinaia, ma poi accoglie in casa una prostituta terrorizzata. La corrente della vita lo trascina con sé, fino a travolgerlo. Le sue scelte influiscono sulla vita di chi lo circonda, ferendo alcuni e salvando altri. E forse i danni sono anche maggiori del guadagno.
Neorealismo pasoliniano che non permette di distinguere nettamente tra il buono e il cattivo, pur evidenziando chiaramente le differenze tra bene e male.
Ma nessuno sarà chiamato a proclamare l’ardua sentenza.