Hélène Battaglia torna con “Una promessa di felicità”, tra qualche giorno in libreria

Una promessa di felicità_chronicalibriGiulia Siena
ROMA 
“Ognuno di loro avrebbe fatto ritorno alla propria vita: ad attendere Hope e Paul c’era Parigi, e l’appartamento in cui presto avrebbero vissuto entrambi. Per la futura contessa Birdy era infatti giunta l’ora di fare fagotto e andarsene per sempre dalla sfavillante Milano. Ormai, lei e Paul erano pronti ad affrontare tutto ciò che il destino avrebbe loro riservato”. In “Appuntamento al Ritz” Hope aveva detto sì, aveva accettato la proposta fatta nella prestigiosa stanza di Coco Chanel del Ritz e presto lei e Paulister (per tutti Paul) sarebbero diventati marito e moglie. Con “Una promessa di felicità”, Hope, l’eroina fashion, brillante e romantica, frutto della divertente penna di Hélène Battaglia, torna e promette di appassionare lettrici di ogni età.

 

In libreria per Baldini&Castoldi da mercoledì 13 novembre, il romanzo vede la sua protagonista, Hope, alle prese con un cambio vita radicale: una nuova città, Parigi e un nuovo lavoro che la porterà in giro per l’Europa, sarà la promoter di un promettente romanzo giallo. Il suo tour lavorativo parte dalla Scozia, in un misterioso castello dove il suo datore di lavoro, la nota scrittrice di gialli Ludmilla Sun, cerca in tutti i modi di evitarla. Mentre Hope è annoiata dalla nuova situazione lavorativa, scopre piccanti segreti legati a Ludmilla, un personaggio che nel corso del romanzo si rivelerà una iena spietata e senza sentimenti. Ma, oltre alle preoccupazioni (Paul sta vivendo un periodo di pressione a lavoro) e alla lontananza, sarà l’amore per il suo principe azzurro a dare energia e motivazione a Hope. La loro promessa di felicità, infatti, sarà la chiave di svolta e l’happy ending di tutta la storia.

 

Così come “Appuntamento al Ritz”, il nuovo libro di Hèlène Battaglia è storia quasi normale con sfumature fiabesche: la vita di Hope è una vita felice, fatta di amore (presto sposerà il fidanzato-modello-conte che ha sempre sognato), passione per il proprio lavoro e l’eleganza che ha sempre desiderato. Ma questa volta la scrittrice italo-francese ha arricchito la trama con nuovi spunti narrativi; “Una promessa di felicità”, infatti, non parla solo della freschezza e della spontaneità di Hope, non racconta solamente l’emozione, la bellezza e l’imprevedibilità dell’amore, in questo libro ci sono anche le preoccupazioni di ogni giorno e i piccoli screzi dell’ambiente lavorativo. Nulla da intaccare la favola di Hope, ma sicuramente qualcosa di terrestre in cui rispecchiarsi mentre stiamo sognando!

 

 

“Fratelli”, se le strade possono dividersi

fratelli
Silvia Notarangelo

ROMAElisabeth e Uli sono fratello e sorella. Sono cresciuti insieme in un paesino della Germania Orientale, si sono sostenuti a vicenda, hanno condiviso momenti difficili e creduto negli stessi ideali. La vita li ha messi di fronte alla Guerra, alla divisione del loro Paese in due mondi incompatibili, dove, inevitabilmente, si deve scegliere da che parte stare.
Fratelli”, il romanzo di Brigitte Reimann (Voland), racconta la loro storia. Una storia appassionata, poetica, a tratti malinconica, che corre sul filo sottile dei sentimenti.
Il rapporto tra i due protagonisti è fatto di complicità, battibecchi, gelosie e tensioni che la Reimann riesce sapientemente a ricostruire. Intensa e incalzante, la narrazione procede sovrapponendo presente e passato.
È Elisabeth, in prima persona, ad abbandonarsi ai ricordi, quando lei e Uli giocavano a Hänsel e Gretel, quando le strade erano attraversate dai carri armati, quando per la prima volta aveva varcato le soglie del kombinat per dedicarsi alla sua vera passione, la pittura.
Il presente, invece, ci porta al 1960, alla Pasqua di quell’anno. Come sempre, fratello e sorella si ritrovano nella loro vecchia casa per trascorrere insieme le feste.
L’atmosfera è allegra, forse troppo. E, infatti, proprio come “un’ombra che il pomeriggio d’estate oscura il sole”, ecco che su Elisabeth piomba un’inaspettata confessione. Uli ha deciso: si trasferirà a Ovest, ad Amburgo. Per lei è un colpo durissimo. Quella che, almeno superficialmente, potrebbe sembrare una reazione prettamente emotiva, in realtà nasconde tanto altro. A poco a poco, tra i due, si apre una voragine. Lo scontro è duro, serrato. Allo sconcerto e alle emozioni dell’una si oppongono le lucide e rassegnate argomentazioni dell’altro.
Elisabeth è un’idealista, una “piccola sognatrice incallita”, ma anche una giovane donna combattiva, pronta a difendere le sue idee e quelle del socialismo. Uli non crede più a niente, è arrabbiato e deluso, nella sua vita vuole costruire navi ma si sente “a pezzi, prigioniero dietro una grata di stupidità e burocrazia”.
Così si va avanti tra accuse, forti e concitate, e momenti di tenerezza che sembrano poter rimettere tutto in discussione. Il contrasto non si esaurisce nel semplice tentativo di Elisabeth di ridestare nel fratello i vecchi ideali condivisi, ma finisce per scavare in profondità, nell’intimo dei due personaggi, riuscendo a portare alla luce dubbi e insicurezze sepolti sotto un apparente equilibrio.
L’interrogativo finale può essere solo uno: meglio andarsene con la dolorosa consapevolezza di avere “la coscienza sporca” o restare sperando di “armare di nuovo la barca e veleggiare in mare aperto”?

Jovanotti: le emozioni non finiscono, arriva “Ti porto via con me”

jovanotti_ti porto via con me_libroMILANO“Deve essere una grande festa, e il ruolo del pubblico sarà importante. Voglio prenderlo per mano e accompagnarlo via con me sulle montagne russe della musica”. Lorenzo Jovanotti
26 settembre 2013: arriva in libreria “Ti porto via con me. Backup tour Lorenzo negli Stadi“, il volume che racconta la magia dell’ultimo tour di Jovanotti. Con le foto di Michele Lungaresi e i testi di Lorenzo Cherubini Jovanotti, il libro pubblicato da ISBN, è un viaggio unico ed emozionante negli stadi che hanno visto e ascoltato la musica, l’energia e la grinta di Jovanotti.

Lo show dell’estate 2013 è iniziato il 7 giugno allo Stadio del Conero, ad Ancona. Lorenzo Jovanotti e la sua band hanno attraversato l’Italia da Nord a Sud, da San Siro all’Olimpico, dal Dall’Ara di Bologna al Della Vittoria di Bari, per suonare l’accordo conclusivo del BackUp tour allo stadio di Cagliari, il 20 luglio. Più di 300 persone coinvolte nella produzione di un tour che ha registrato il tutto esaurito a ogni tappa, uno spettacolo vissuto da più di mezzo milione di spettatori, una vera e propria festa mobile sulle note dei più grandi successi di Lorenzo, di cui l’album Backup è la raccolta definitiva. Le immagini di questo libro ritraggono l’artista prima, durante e dopo i concerti, l’occhio dietro la macchina è quello del suo fotografo ufficiale, Michele Lugaresi detto Maikid, che il tour l&rs quo;ha vissuto da dietro le quinte. L’obiettivo di Maikid non inquadra solo il palcoscenico, ma anche il pubblico: i volti di chi ha atteso sin dal pomeriggio in prima fila e di chi ha partecipato a questo show, ballando, ridendo, alzando le braccia al cielo, saltando, e qualche volta commovendosi. I testi di Lorenzo, il diario registrato sull’immancabile taccuino che porta sempre con sé, accompagnano le fotografie ripercorrendo i momenti più emozionanti del tour.
Sono venticinque anni che Lorenzo fa ballare l’Italia. Chi se lo ricorda Walking, uscito nel 1987, primo segno musicale d’esistenza dell’entità chiamata Jovanotti? Qualcuno sì, e moltissimi ricordano Gimme Five, tormentone tardo-Eighties che dominò la scena pop italiana l’anno seguente. Ma nessuno di loro avrebbe mai potuto immaginare che oggi, nell’anno di grazia 2013, ancora lui, ancora Jovanotti, sarebbe stato ancora uno degli avvenimenti più interessanti della scena pop italiana.

 

«È un’opera d’arte! Bellissimo fare una raccolta fotografica del mio pubblico! È un’Italia bellissima… Perché non ne facciamo un libro? Titolo possibile: BELLA»

“Il bacio del pane”: il nuovo romanzo di Carmine Abate

libro-bacio-pane-258Alessia Sità

ROMA – “Quel giorno aveva imparato che si può essere cacciati di casa per troppo amore. E la partenza, qualsiasi partenza per forza, è una ferita che brucia a lungo o sempre, anche se non si vede”.
Carmine Abate, vincitore del Premio Campiello 2012, ritorna in libreria con un nuovo toccante romanzo: “Il bacio del pane” edito da Mondadori. A fare da sfondo all’indimenticabile estate di un gruppo di adolescenti è Carfizzi, paese d’origine dell’autore, cui nel libro attribuisce il nome fantastico di Spillace. Fra ruderi, profumi e natura incontaminata, proprio a pochi passi dal piccolo paese, l’allegra comitiva scopre un meraviglioso paradiso che sembra non conoscere tempo. Si tratta del Giglietto, un luogo incantevole che, però, nasconde uno sconvolgente mistero. In uno dei mulini abbandonati, infatti, Francesco e Marta – la sua bellissima compaesana che vive a Firenze e scende in Calabria per l’estate – incontrano un vagabondo armato e poco socievole. Il muro di diffidenza dell’uomo presto, però, verrà scalfito dalla bontà e dall’infinita generosità dei due ragazzi, che scopriranno la terribile ferita che ha costretto Lorenzo a nascondersi nel Giglietto. Ad accompagnare i giorni afosi di un’estate unica e irripetibile non sarà solo il mare scintillante, ma anche vecchi ricordi e antichi sapori, come quello dei fichi maturi, delle olive in salamoia, del pane preparato in casa come si faceva un tempo. “Il bacio del pane” è molto più di un romanzo, è una metafora dei “valori che si incarnano nel gesto antico e attuale di baciare il pane, per celebrarne il dono e il mistero”. Carmine Abate ha ancora una volta il merito di saper raccontare la Calabria in tutti i suoi aspetti: dalla ‘ndrangheta alle grandi emozioni umane che veicolano le scelte dei personaggi.
La voglia di dire no alla mafia, il dolore di dover lasciare la propria terra e i propri affetti fanno da cornice a questo commovente romanzo, che conduce il lettore ad assaporare la fragranza della vita e di una terra che ha ancora tanto da offrire.

Novità: “Andirivieni”, una vita in viaggio

andirivieni_200pxROMA “Si dice che la testa non serva solo a usare il cappello. Si dice anche che le gambe e i piedi non esistano solo per usare le scarpe. Con le gambe e i piedi camminiamo, corriamo… viaggiamo”. Il viaggio è il tema centrale di “Andirivieni”, il libro di Isabel Martins Minhós e Bernardo Carvalho pubblicato in queste settimane da La Nuova Frontiera Junior.

 

L’andirivieni degli uomini, che percorrono chilometri e chilometri in automobili, navi e aerei, ci sembra al giorno d’oggi facile e scontato. Ma sulla terra non siamo gli unici: come noi, molti uccell mammiferi e pesci si muovono in cerca di cibo o di un buon clima. E questi incredibili viaggiatori non solo ci sorprendono per le distanze che percorrono, ma anche per l’enorme rispetto che, al contrario di noi, hanno nei confronti della natura e dell’ambiente.

 

Andirivieni è colori, viaggio e cultura del viaggio. Andirivieni è un libro illustrato (adatto dai 5 anni) ci sfida a riflettere sul nostro arrogante stile di vita quando viaggiamo, perché spesso, ignorando le esigenze e le culture dei luoghi che visitiamo, possiamo mettere a repentaglio il fragile equilibrio del pianeta.

 

 

“Interrogato il morto”, un omicidio inaspettato nelle colline brianzole

interrogatoilmorto_Lupo_chronicalibriSilvia Notarangelo
ROMA – Direttamente mutuata dalle perizie necroscopiche, “Interrogato il morto” è la singolare formula che dà il titolo all’ultimo e piacevole romanzo di Renato Cogliati, pubblicato da Lupo Editore. Con uno stile personale e ironico, capace di alternare più registri linguistici, l’autore si immerge nella realtà di fine anni Cinquanta, riuscendo a ricreare un’atmosfera suggestiva e a tratti paradossale, animata da caratteristici personaggi.

 

Siamo a Brivio, un paesino di confine tra le provincie di Como e Bergamo. Come è facile immaginare, chiacchiere e pettegolezzi sono all’ordine del giorno, ma tutti sanno bene come funzionano le cose: qui non accade nulla “senza il consenso del sindaco, del parroco, del medico condotto e del maresciallo dei carabinieri”.
Ed è proprio all’interno di una delle istituzioni, la caserma, che si muovono i protagonisti della storia. Dall’alto del suo “metro e cinquantacinque centimetri”, il comandante Salvatore Inverso è ormai prossimo alla pensione. Nel tempo, ha saputo farsi apprezzare da superiori e magistrati, grazie anche ad alcuni successi ottenuti forse per bravura, più verosimilmente per pura fatalità. In ogni caso, la sua fama non è in discussione e ciò gli consente piccole quanto gradite distrazioni a bordo del suo Galletto Moto Guzzi o seduto in qualche osteria della zona ad assaporare cassöeula, verze e busecca.
Una vita, nel complesso, tranquilla e appagante in cui, all’improvviso, irrompe il maresciallo Antonio Veleno. Sarà lui a sostituirlo, un giorno, alla guida della caserma. Tra i due non è certo amore a prima vista, anzi. Arrogante e sicuro di sé, il nuovo arrivato non fa nulla per guadagnarsi la stima del suo superiore. Ma se nel lavoro Salvatore sembra riuscire a tenere a bada le aspirazioni del giovane collega, più difficile sarà per lui arginare un altro “interesse” prettamente personale. Un uragano si abbatte nell’esistenza del comandante. E visto che i guai non arrivano mai dai soli, ecco qualcosa di totalmente imprevisto: un omicidio. Un cadavere viene ritrovato nei boschi impenetrabili del Monastirolo.
Le indagini, prontamente avviate, si svolgono in un clima surreale, quasi ai limiti del grottesco. Inverso non è abituato a gestire casi simili, nessuno prima d’ora aveva mai osato commettere un delitto nei territori di sua competenza. Gli acciacchi dell’età, poi, uniti al solito, inesauribile appetito, di certo non aiutano. Eppure, tra affanni, improbabili collaboratori e l’immancabile autopsia, anche questa volta il comandante riuscirà a cavarsela.
Tirato un sospiro di sollievo, Inverso può forse riconoscere quanto sia inutile tentare di avere sempre tutto sotto controllo, nella vita come nel lavoro. Ci sono cose che accadono e basta, a prescindere dalla volontà o dai desideri di ognuno, e che poco hanno a che fare con la razionalità. L’importante è capire quando è il momento di deporre l’ascia di guerra e abbandonarsi, serenamente, al corso degli eventi.

Novità: da fine agosto “Noi non dormiamo”

NOI-NON-DORMIAMO_MILANO – Si presenta come una delle uscite più attese dell’estate. E’ “Noi non dormiamo”, il libro di Kathrin Röggla,  pubblicato ISBN Edizioni e in tutte le librerie dal prossimo 29 agosto. “Noi non dormiamo” è un romanzo, un’inchiesta, un’opera teatrale. Dopo aver raccontato la Berlino alternativa della techno e dei lounge bar, Kathrin Röggla si dedica a indagare uno degli oggetti più misteriosi della moder­nità: il sonno di manager, web designer, consulenti aziendali, sta­gisti, accounter e programmatori, attraverso una storia ambientata in una fiera di settore alla quale partecipano tutti i protagonisti, interagendo tra loro.  L’autrice plasma un’avvincente narrazione polifonica, una sorta di flusso di coscienza a più voci, dove l’attuale rapporto fra persona e sistema emerge in tutta la sua complessità.

“Noi non dormiamo” è il ritratto di una società insonne e fondata sul concetto di efficienza, che ha ormai dimenticato la sacralità del riposo: stanchezza cronica, ansia da prestazione, gerarchie ferree e il lavoro che avvolge ogni cosa.
Tra crisi e precariato, ambizioni e arrivismi selvaggi, una generazione votata all’efficienza è disposta a tutto pur di non perdere il lavoro e scalare la gerarchia: persino a smettere di dormire.

 

“Lo slogan: “potrò dormire quando sarò morto”, non lo adatterebbe pari pari adesso, si usava piuttosto una volta, “verso la metà degli anni novanta questo era lo slogan per an­tonomasia”, almeno per la sua generazione. verso la metà degli anni novanta si pote­va ancora dire. certo, a tutt’oggi qualcosa di valido ci sarebbe, ma allora lo si metteva in pratica, appunto. e a pensarci bene, deve dire che era sorprendente, la sua generazione. bisogna immaginarsi quanto sapere veniva accumulato in pochissimo tempo e quanta esperienza. sì, quello che ragazzi poco più che ventenni non avevano raccolto come espe­rienza. adesso naturalmente erano a pezzi, ma una volta che si fossero ripresi avrebbero potuto ripartire da tutt’altro livello”.

Il “Social Zoo” di Aldo Putignano

putignano-social-zooGiorgia Sbuelz
ROMA – Lorenzo è il misterioso protagonista di “Social Zoo”, romanzo di satira sulla scrittura presentato in una forma epistolare inconsueta: il destinatario, lo stesso Lorenzo, non risponde mai alle lettere che riceve, anzi se ne sbarazza cestinandole! A raccoglierle con solerzia sarà un sedicente filologo che provvederà a riorganizzarle in ordine cronologico operando dei tagli qua e là a seconda del proprio gusto.
Il risultato sorprendente di questo romanzo di Aldo Putignano, mente creativa ed editore di Homo Scrivens, è un collage vivace dei generi narrativi adoperati dalla scrittura moderna.
Il campionario è vasto e ben rappresentato da ogni personaggio: si passa dal giallo, dove il buffo e troppo scrupoloso Maresciallo Biglioffo indaga su un omicidio che deve ancora avvenire, al fantascientifico, dove tale Jeffrey Consuet, al secolo Goffredo Consueto, vuole,attraverso un romanzo dal titolo sibillino “Terrore dallo spazio profondo”, mettere in allarme l’intera umanità sul rischio di una presenza venusiana sul pianeta Terra. C’è Lucilla perennemente in cerca dell’ anima gemella, con le sue frasi a metà e l’uso/abuso dei punti interrogativi ed esclamativi, e Alberto Sanchez, che vuole diventare un narratore neoverista, per questo insegue un ignaro Personaggio reale, per far sì che il suo romanzo “si scriva da solo”, semplicemente riportando quella che crede essere la vita scialba e prevedibile di uno studente fuori corso di Giurisprudenza.
Tutti si rivolgono a Lorenzo, ma chi sia in realtà non lo scopriremo mai veramente. Mano a mano che si procede con la lettura appaiono indizi, o meglio piccoli segnali sul suo carattere schivo e riservato. L’amico Cesarone lo invita inutilmente a far baldoria in improbabili feste e veglioni di Capodanno siberiani da lui organizzati (il 22 di novembre!) e lo chiama “mistico asceta”; Mariolina Dolcetti gli sottopone trame sanguinolente, omicidi a profusione e sparatorie, per poi finire a lamentarsi di suo marito e di sua figlia e chiudere in tutta fretta le missive con un: “baci baci baci, Mariolina tua”.
C’è quello che il filologo redattore ribattezza “magister anonimus” che racconta in toccanti versi la sua solitudine esistenziale, si percepisce come uomo a metà, fino a capire che, in fin dei conti, dell’altra metà aveva più basilarmente bisogno. Incontriamo poi tutta una serie di personaggi che si contendono la paternità di una poesia sul mare in tempesta, legata dunque ad un sentire corale… indubbiamente fin troppo corale.
Lorenzo è imparziale con le risposte, a tutti concede solo il suo silenzio, lasciando così ai suoi mittenti la facoltà di interpretarlo liberamente. Un’interpretazione che il più delle volte non arriva, perché non importa cosa potrà rispondere Lorenzo, l’importante è scaricare il proprio ego, liberarsi attraverso la scrittura e, più spesso, far finta di praticarla.
Ecco perché alla fine il tutto si presenta come un gigantesco Social Zoo… dove le tipologie umane, come quelle narrative, fanno bella mostra di sé in gabbie che ne limitano la comunicazione reale, e tutto rimane apparente in un autoreferenzialismo costante, che di sociale ha ben poco.
Il dubbio sollevato da un altro personaggio, Enrica Camilleri con la sua tesi di dottorato, è che la scrittura possa far male al fisico e alla psiche. A sostegno della sua intuizione riporta una serie di illustri esempi come Rimbaud, Salinger, Svevo, che decidono di abbandonare la scrittura per “liberarsi dal morbo”, poiché il prezzo da pagare in termini di libertà e dipendenza sarebbe stato troppo alto.
E poi c’è Armida. L’unica che si rivolge veramente a Lorenzo, perché forse è l’unica che lo conosce bene. Armida consegna a mano i suoi biglietti, gli chiede come sta, lo rimprovera perché non sa cosa sia un telefonino, gli fa gli auguri di buon compleanno…
Armida che non sopporta più i silenzi di Lorenzo, che evidentemente non si accontenta di una comunicazione egoriferita, ma vuole di più, vuole entrare in contatto col suo destinatario, raggiungerlo realmente. E’ questo forse lo scopo della comunicazione? E quale quello della scrittura?

 

Putignano non tira le somme, non risponde a quesiti, si diverte e ci diverte offrendoci con intelligenza e tanta ironia una panoramica reale sulle dinamiche comunicative dell’individuo moderno, che passa dal “parlarsi addosso” allo “scriversi addosso” come se fosse un percorso obbligato. Un giro in chat, una scorsa al social network, un frettoloso sms e un altro slalom passivo attorno alle gabbie di questo immenso, variegato ma irresistibile Social Zoo.

Pickwick: un nuovo marchio, tanti libri

PickwickROMA – Pickwick è un pesce di colore arancio e, vista anche la stagione, comincia oggi a nuotare sulle copertine di 80 nuovi libri. Nato da Sperling & Kupfer Editori ed Edizioni Piemme, Pickwick è un nuovo marchio editoriale che si pone l’obiettivo di conquistare una posizione di leadership nel mercato italiano dei tascabili con un’offerta completa che va dai romanzi ai self-help, passando per thriller, storici e young adult, fino ad arrivare ai saggi e alla spiritualità. Tra i primi Pickwick c’è “The Dome” di Stephen King (da cui la serie Under the dome in onda su Rai2 dal 14 luglio), “Il sangue dei vinti” di Giampaolo Pansa (con una nuova prefazione dell’autore) e molti altri successi di scrittori del calibro di  Khaled Hosseini, Stephen King , Jo Nesbo Lauren Weisberger, Nicholas Sparks, Michael Connelly, Pietro Grasso, Guillaume Musso, Danielle Steel, Yann Martel, Hernan H. Mamani, Barry Sears, Gigliola Braga, Anna Guglielmi, Deepak Chopra.

Riprendendo il nome del celebre romanzo di Charles Dickens del 1836, “Il circolo Pickwick” appunto, il nuovo marchio punta sulla varietà di generi, sui grandi autori e sul pratico formato, senza dimenticare il prezzo vantaggioso. Infatti, i primi libri in catalogo saranno venduti a un prezzo compreso tra gli €8,90 ai €10,90, a cui si aggiungerà uno sconto del 25% dal 12 luglio all’11 agosto.

 

 

 

Novità: “L’Ammezzato” arriva alla Milanesiana

bompianiMILANO – Arriva in occasione della Milanesiana – l’ormai storica rassegna in programma a Milano con 40 appuntamenti fino al 9 luglio – “L’Ammezzato” di Nicholson Baker. Pubblicato da Bompiani,  il romanzo parla di Howie, un impiegato alquanto ordinario.

Dopo l’intervallo per il pranzo – un biscotto, un bicchiere di latte – il giovane Howie, torna al lavoro: attraversa l’atrio, sale, diretto al suo ufficio nell’ammezzato, sulla scala mobile… Tutto pare ovvio, consueto – ma oggi, forse, non è un giorno come tutti gli altri. Oggi, prima di rientrare, Howie ha dovuto fare un acquisto: un paio di lacci da scarpe, per sostituire quelli che gli si sono rotti – una stringa ieri, una l’altroieri. Un caso strano, in verità… a partire da questo spunto, la brevissima ascesa del protagonista – una manciata di secondi – si trasforma, per libera associazione, o dissociazione, di idee, in un eccentrico, divertente e insieme spietato itinerario del pensiero e della memoria. Mentre si chiede quando ha imparato a legarsi le stringhe da solo; quali altri tappe hanno segnato la sua crescita; come si usurano le stringhe (nel legarsele o nel camminare? e in modo simmetrico o no?), il quotidiano, il banale, i tic propri e altrui vengono catalogati, spiati, commentati, chiosati con lucido sarcasmo, in una sorta di delirante volontà di dare ordine al caos.