“Chiudi gli occhi e guarda”, l’ultima estate da bambino

Chiudi gli occhi e guarda_neo_chronicalibriGiulia Siena
PARMA“I preparativi per andare al Mare sono più belli dell’essere al Mare. La prima volta a Marina Ligure con la mamma, in quel luglio del ’79, è stata indimenticabile: da allora “Mare” lo scrivo sempre maiuscolo, e i professori precisini ci s’incazzino pure. Ma il meglio è prima: sognare, immaginare, contare i giorni, fare i bagagli”. Siamo nel 1979 e per Corradino, il protagonista di Chiudi gli occhi e guarda (NEO. Edizioni), questo è l’anno delle esplorazioni. Nato dalla penna di Nicola Pezzoli, Corradino è un dodicenne alla scoperta del mondo e delle sue paure attraverso un viaggio che lo porterà al tanto anelato Mare.

 

Detto così, questo potrebbe risultare un libro qualsiasi: un buon racconto della vita di un ragazzino della provincia italiana sul finire degli anni Settanta; le scoperte, gli amori, gli sfottò, i baci e i giochi che lo faranno diventare grande…ma così non è, o per lo meno non è solo questo. Chiudi gli occhi e guarda è molto più di quello che dice il titolo e che all’apparenza la mia introduzione potrebbe far intuire. Nicola Pezzoli – già autore di Quattro soli a motore (2012) – con questo romanzo ci trascina nella vita di Corradino regalandoci i suoi occhi, per guardare alla stessa maniera. Siamo con lui, con il protagonista e la madre, quel mattino dell’8 luglio a bordo di una 127 beige percorrendo la Milano-Serravalle per giungere, stanchi e un po’ assonnati, a Marina Ligure. Entriamo con loro nella casa degli zii e conosciamo lo zio cieco. Zio Dilvo, dopo le affettuose telefonate alla mamma, ora è dinanzi a noi con i suoi occhi aperti e spenti; un essere umano che per trent’anni ha guardato al mondo e poi, all’improvviso, è caduto in un buio in cui ripercorre il ricordo della vista, con la gioia e l’allegria di chi sa che, nonostante la vista, riesce a vedere ancora benissimo. Il Mare (quello con la emme maiuscola) passa quasi in secondo piano: le storie, le parole, gli incontri e i racconti dello zio Dilvo aprono, per Corradino, un mondo nuovo, un mondo fatto di insegnamenti, curiosità e bellezza. Siamo con lui mentre cresce, mentre si alza con alcuni sogni e torna a letto, la sera, con qualche nuova consapevolezza. A confondere il già confuso adolescente, arriva, poi, Ilaria, cugina grande e fascinosa che, dopo aver catturato i sensi  e i pensieri del bambino, va via portando con sé gli zii.

Per Corradino comincia, così, l’estate vera, quella fatta di Mare e salsedine, amici e giochi, un’estate diversa, l’estate che aveva aspettato da anni ma che ora, dopo che lo zio Dilvo aveva svuotato della sua voce le stanze di casa, appariva a Corradino anche un po’ inutile.

Le paure e le esperienze del bambino si susseguono e rincorrono fino alla fine del libro, quando l’inverno, a sorpresa, porta via non soltanto l’estate.

 

Nicola Pezzoli ha una penna felice e diretta che rende Chiudi gli occhi e guarda non solo il racconto di un’adolescenza, ma anche un libro scanzonato e dolce, irriverente e immediato. Quello che questo libro ha di diverso da un semplice e buon romanzo è tutto merito dell’autore: è il modo di raccontare.

La primitiva parola poetica di “Foresta tacita”

Foresta tacita_libriperduti_chronicalibriGiulia Siena
PARMA – La parola di Pino D’Alfonso in Foresta tacita è una parola poetica primitiva, pura, asciutta e sincera che emerge scavando lo spazio attorno a sé. Il bianco, tutt’attorno, indica il nuovo orientamento, uno spazio di manovra che è di nuovo libero e aperto, senza ostacoli né impedimenti ma con soltanto nuove direzioni e significati da esplorare. La disposizione sulla carta è infatti la prima evidenza che stupisce nella silloge poetica edita da qualche settimana da La Biblioteca dei Libri Perduti come coronamento di una ricerca artistica che Pino D’Alfonso aveva già cominciato e predisposto nella sua globalità.

 

Artista eclettico e sperimentatore anche di opere sinergiche tra arte e poesia, con la serie di “Poem for ambients” esposte alla Stazione Centrale di Milano nel 1980, Pino D’Alfonso fa calare in un mondo in cui veramente la poesia attinge alla sua fonte primordiale, a quella passione inarrestabile per il significante, per il gioco di suoni lettere e sillabe, per il rincorrersi di immagini legate dalla metrica e dalle figure retoriche spavalde e sfrontate: “Vetrate / infrante / infreddolito / pontile”. Audaci architetture, costruzioni che rompono il limes della pagina e si rincorrono in altri campi, sotto altri cieli.
Gli argomenti sono vari, nella poesia di D’Alfonso, ma tutte vertono su un argomento centrale, l’amore. Ma anche una natura che si scontorna in fenomeni, effetti, cause e conseguenze di accidenti inevitabili. E anche l’umanità, in ogni sua declinazione. Proprio perché la poesia ha respiro lungo e ampio, mai arginato in nessun limite, conteso da nessun confine: “Talvolta / ti rintraccio / rincorrendoti / dentro / l’oroscopo / che un tempo / in fiore fu / anche tuo”. C’è il tempo, nella poesia di D’Alfonso: c’è il suo scorrere, il suo trasmutarsi e convertirsi in qualcosa di altro, pur non perdendo l’essenza propria, le peculiarità profonde, come nello splendido componimento che apre la sezione “Foglie in Rua dos Douradores”, dove la via abitata da Fernando Pessoa – nella persona di Bernardo Soares – posta anche in epigrafe all’intero volume, significa proprio questo spazio che contiene ma che trattiene anche nell’ansia di una fuga, di una (quanto impossibile non si sa).

 “Freddolosi / stendardi / autunnale / colore / ai tramonti… / vivacità / appassite… / assedio / di bandiere / ai sogni… / mediterranee / adolescenze / Foglie / in Rua dos Douradores”.

Novità: arriva Bioeconomia, il libro-saggio sulla chimica verde

Croce_Ciafani_Bioeconomia_edizioni ambiente_chronicalibriMILANO “O l’economia diventa una bioeconomia o non avrà alcun futuro. Il nostro sistema di produzione e consumo dipende in modo eccessivo dalle materie prime di origine fossile e dalle loro trasformazioni chimiche.” (Pauli Gunter nella prefazione al libro).

 

Arriva per le Edizioni Ambiente di Milano Bioeconomia. La chimica verde e la rinascita di un’eccellenza italiana, il libro-saggio di Beppe Croce, Stefano Ciafani e Luca Lazzeri con la prefazione di Pauli Gunter. Il cambiamento in corso oggi è radicale: passando dalla petrolchimica a processi produttivi che utilizzano materie prime vegetali la chimica sta ridisegnando la propria identità. Biopolimeri, biocarburanti, biocombustibili, biolubrificanti: il prefisso “bio” dimostra che l’economia può (e deve) rapportarsi alla società e al territorio in cui colloca le proprie attività e da cui trae le risorse di cui ha bisogno, creando occupazione, profitti e innovazione.
Le risorse della bioeconomia offrono tre vantaggi cruciali: sono potenzialmente non esauribili, in genere inquinano molto meno dei loro omologhi fossili e, infine, sono producibili sul territorio e possono quindi garantire maggiore autonomia economica. Mettendo le risorse rinnovabili e i rifiuti alla base dei prodotti di domani si apre una straordinaria sfida economica ed ecologica.
Esiste dunque un’alternativa tra corsa alla distruzione di risorse e decrescita. È quella indicata da Nicholas Georgescu-Roegen, l’inventore del termine bioeconomia, osservando che l’energia libera a cui l’uomo può accedere proviene da due fonti distinte: “la prima è uno stock, lo stock di energia libera dei giacimenti minerari nelle viscere della Terra. La seconda fonte è un flusso, quello delle radiazioni solari intercettato dalla Terra”.

10 Libri per combattere il grande freddo

10LIBRI_freddoGiulia Siena
PARMA – Una nuova irruzione polare sta per sorprendere l’Italia e gli italiani: basta un normale inverno e siamo già in piena allerta meteo. Quello che una volta si chiamava inverno ora si chiama “big snow”, “eventi meteorologici estremi”, “storica mega nevicata”, “gelo polare” e così via. Sarà che ancora mi faccio sorprendere dei termini usati in un normale febbraio, ma questo allarmismo, questo accentuare a tutti i costi che si tratta di qualcosa di straordinario, comincia un po’ a stufarmi. Mi sembra normale, invece, che quando l’inverno è giusto, con la neve che arriva, il mare che infuria e il freddo che cresce ci sia maggiore tranquillità e si abbia più tempo. Così, per combattere il freddo e impiegare il tempo di una nevicata o di una forte pioggia nel migliore dei modi, viene in nostro soccorso la lettura. Ah, questa è anche la settimana di San Valentino, dimenticavo! Quindi, quali sono i 10 Libri per combattere il grande freddo? Semplicemente questi:

 

1. “La firma del puparo” di Roberto Riccardi, Edizioni e/o
Dopo “Undercover” e “Venga pure la fine” dall’11 febbraio torna il tenente Liguori, ma questa volta i riflettori si accendono su Nino Calabrò. Amico d’infanzia che Liguori ha arrestato per droga, Calabrò annuncia di voler collaborare con la giustizia: misteri, guerre di mafia e sicari tengono alta la tensione.

2. “Gli equivoci dell’amore” di Moreno Montanari, Mursia
Questa settimana non è solo fredda, è anche la settimana di San Valentino – ahimé – e l’amore non è cieco, ma veggente: scorge, riconosce e chiama a essere in tutta la sua pienezza la verità di ciò che è e di ciò che siamo.

3. “Quelli che però è lo stesso” di Silvia Dai Prà, Laterza
Una trentenne che mai avrebbe pensato di fare l’insegnante, un professionale della periferia romana, adolescenti sentimentali, giovani fascisti, adulti iracondi, professori sull’orlo dell’abisso: tre trimestri nello sfascio della scuola italiana, in un libro che diverte e commuove allo stesso tempo.

4. “Il rumore sottile della prosa” di Giorgio Manganelli, Adelphi
Tutto il libro può essere considerato come una protratta risposta all’interrogativo “perché scrivete?”. Da qui rampollano miriadi di altri interrogativi, fino ad alcuni di suprema e quasi irrespirabile difficoltà – come quel «che cosa dunque ‘non è’ un racconto?» che qui trova una magistrale risposta.

5. “Solo averti più vicino” di Erika Favaro, Piemme
Per le inguaribili romantiche, c’è una storia di passione finita ma di un amore profondo. “Può l’amore, quando è cresciuto forte, vero, appassire così?”

6. “La felicità è un viaggio filosofico” di Frédéric Lenoir, Bompiani
Il grande paradosso della felicità è che essa è allo stesso tempo indomabile e addomesticabile. Ha a che fare tanto col destino o la fortuna quanto con una componente razionale e volontaria. È questa una delle ragioni per cui non esiste una ‘ricetta’ della felicità valida per tutti.

7. “La notte… l’attesa” di Salvatore Adamo, Fazi 
Questo romanzo è uno uno snodarsi di vicende talvolta cupe talvolta esilaranti, dove incontriamo un’infinità di personaggi pittoreschi e il presente si intreccia ai ricordi dell’infanzia italiana, passando da un Belgio brumoso in cui la polvere di carbone sembra avere coperto ogni cosa a una Sicilia inondata di sole.

8. “Breve trattato sulle coincidenze” di Domenico Dara, Nutrimenti
Tuffatevi nella Calabria degli ultimi anni Sessanta, nella vita di un postino messaggero che allevia le sofferenze altrui attraverso la scrittura perché la vita è fatta di coincidenze, ma non del tutto naturali.

9. “Una fra tante” di Emma, Emilia Ferretti Viola, Ortica Editrice
La vita in un bordello l’ha resa una prostituta. Non aveva più nulla in comune con le altre, non era più donna come loro, ma era soltanto una femmina.

10. “La fine dell’amore. Graphic short stories” di Ilaria Bernardini, HOP!
Tredici disegnatori interpretano i racconti di Ilaria Bernardini, raccolti nel volume La fine dell’amore (ISBN, 2006). Nascono, così, tredici storie illustrate che fermano l’incanto dell’indecifrabilità e della complessità dell’amore nelle sue molteplici forme. Amore, ma anche follia, morte e dolore si alternano senza sosta in un libro davvero caleidoscopico.

 

 

Arriva “Via Ripetta 155”, storia di una giovinezza a cavallo della rivoluzione

via RIPETTA155Giulia Siena
PARMA – Non mi succedeva da un po’ di aprire un libro e provare quella profonda nostalgia che si prova quando anche tu hai percorso quelle strade, ti sei trovata a quel semaforo o a quell’incrocio. Mi mancava quella sensazione, quel sorriso sulle labbra che emerge dopo aver quasi scosso la testa per ricordare. Dopo si insinua qualcos’altro: la gioia di rivivere per un attimo la propria primissima giovinezza, – il periodo di vita che racconta il libro anche se con qualche decennio di differenza – un periodo nella vita in cui regnava indiscussa la voglia di cambiare il mondo, la caparbietà dei venti anni, la felicità di quella quotidianità in movimento, alle prese con le piccole e grandi rivoluzioni. Una nostalgia diversa, ma altrettanto forte.
Clara Sereni con Via Ripetta 155 è riuscita a fare questo. Il libro, pubblicato da qualche settimana da Giunti, è il racconto di una giovinezza vissuta tra le vie e le speranze di Roma tra il 1968 e il 1977. Questi sono gli anni cruciali: anni di rivoluzioni, cambiamenti, ribellioni, anni di dissidi, di scontri, di contestazioni, anni di terrorismo. Questo, però, è anche il periodo dell’amore libero, dell’aborto, del divorzio, della musica come arma, della donna che rivendica il suo status, della cultura e della politica militante; questo è il periodo in cui si è fatta buona parte della Storia del secondo Novecento. In questi anni – come scrive l’autrice – “c’era sempre un ‘per fortuna’: quando ci si sente nel gran fiume della Storia, con il mondo intero a portata di mano, si fa presto a dire ‘fortuna’”. Clara Sereni – scrittrice classe 1946 – aveva dalla sua la caparbietà: giovanissima aveva voluto lasciare la casa paterna e abbandonare lì, nelle grandi stanze di quell’appartamento borghese, il peso e le aspettative che incombevano sulla figlia di un politico di spicco. Decise allora che la sua vita apparteneva solo a sé stessa: alla musica che le faceva venire voglia di cantare, alla politica vera, non quella che la tessera del Pci le voleva affibbiare, ai suoi vestiti strambi, al trucco, al cibo, ai racconti che voleva scrivere, ai film che voleva vedere, alla gente che voleva incontrare. Comincia, così, nel 1968, dopo mesi di ricerca, la sua vita a Via Ripetta 155, in quel palazzo che sembra faccia già parte di via della Scrofa, una vita fatta di scoperte, emozioni, prove, sacrifici, gioie. In questi anni tutto scorre come se dovesse durare per sempre, ma gli anni passano e Clara cresce. Cresce con noi che la leggiamo mentre in Italia tutto cambia.

 

Via Ripetta 155 è un romanzo, è un diario, è una cronaca di un decennio che ha cambiato il Paese mentre cambiava i propri figli, quelli nati durante la guerra, quelli che ora credevano in qualcosa di nuovo, diverso da quello in cui credevano i propri padri. Via Ripetta 155 è la storia di un amore di una donna per la propria giovinezza, ma anche una storia parallela, diversa e intima rispetto a quella che abbiamo studiato sui libri di storia. Ma comunque valida, essenziale.

 

“Non mi importava di niente, non mi preoccupavo di niente: direi che ero felice, benché la parola suoni anche a me eccessiva. Ero piena di me. Poter dire “casa mia”. E poi lì, a via Ripetta, la strada dove avevo trascorso il primo Capodanno adulto, di scoperta e di politica (e di innamoramento infelice, ma questa è cosa che mi ha accompagnato così a lungo che non vale la pena di star lì a raccontarla). Il futuro era un cantiere aperto, molte e grandi cose da fare. Senza timore di infortuni”. 

Speciale GIORNATA DELLA MEMORIA: Peter Lantos e “Tracce di memoria. Il mio viaggio nell’olocausto e ritorno”

traccedimemoriaROMA – Per lo Speciale Giornata della Memoria proponiamo Tracce di memoria. Il mio viaggio nell’olocausto e ritorno (Giunti), la storia vera di Peter Lantos che a soli cinque anni è già tra gli orrori di Bergen-Belsen. Imparare a contare fino a dieci può essere un gioco, un piccolo esercizio da condurre insieme alla mamma, a cinque anni nella spensieratezza della propria camera. Non è lo stesso se il gioco si trasforma in una pratica di sopravvivenza, per evitare i geloni alle dita nel freddo della spianata di Bergen-Belsen, in attesa dell’appello mattutino.

 

Peter Lantos è ancora un bambino quando, insieme alla sua famiglia, viene prelevato dalla casa di Makó, in Ungheria, e rinchiuso prima nel ghetto della città e poi costretto a un lungo viaggio che lo condurrà al lager tedesco. Saranno gli americani a trarre Peter in salvo, ma lo stalinismo sovietico costringerà il ragazzo ad affrontare nuovamente gli stenti di una vita senza la piena libertà.
Fuggito a Londra e divenuto adulto, Peter ripercorre le tappe del suo viaggio. Dopo anni trascorsi a studiare la mente umana come neurologo, non accetta che il ricordo di quei giorni sia per lui così confuso. Ma la ricostruzione è molto difficile: i testimoni stanno morendo, i luoghi hanno cambiato geografia e aspetto.
Aggrappandosi a ogni indizio e risalendo alle origini di ogni traccia di passato, Peter ricompone i ricordi.

 

Questo è per lui il modo di tenere viva la memoria del suo viaggio, e di restituirla a tutti noi.

Novità: arriva “L’altra sete”, dal 29 gennaio per Fandango

fandangoROMA – Arriverà in libreria il 29 gennaio L’altra sete, il libro di Alice Torriani pubblicato da Fandango. La protagonista si chiama Alice e ha 27 anni. L’hanno sistemata in una clinica che ha il nome rassicurante di una Casa, ma non sa dire da quanto sia lì. Ha una voglia disperata di Luca. Luca che odora di buono, che la tiene per i fianchi e le sorride. Sono gli occhi glaciali di sua madre gli unici che ha addosso. Insieme a quelli inquisitori del terapeuta, che non smette di fare domande. Perché il diabete, ripetono i medici, non è una malattia, è una Condizione. Bisogna imparare ad avvertire i tremori, i formicolii alla lingua e sulle gambe, ed essere pronti a bucare, caricare la piccola penna nera della glicemia come fosse una pistola e sparare. Alice non sa come sia possibile, alla sua età, abituarsi all’idea di non produrre abbastanza insulina, perché prima di ogni cosa deve fare i conti con l’assenza di Luca per capire come convivere con una mancanza che è, inevitabilmente, una dipendenza.

 

 

2015: 10 Libri per un pomeriggio di Gennaio

novita_libriGiulia Siena
ROMA
– Anno nuovo, lista nuova. Questo pomeriggio sentivo proprio il bisogno di parlarvi un po’ di libri e di stilare la prima lista dei 10 Libri 2015. Così, ho deciso di consigliarvi qualche buona lettura. Dal rientro dalle feste di Natale sarete già pieni di libri e letture che avrete trovato sotto l’albero o che amici e parenti vi avranno regalato. Ma, se non siete tra i fortunati che hanno ricevuto in dono qualche buona lettura, potete sfruttare questo giovedì pomeriggio per regalarvi qualche ora in compagnia di un romanzo, di un racconto o di qualche poesia.

Venite in libreria con me, vi presento i 10 Libri per un pomeriggio di Gennaio.

 

1. “L’ignoranza delle persone colte” di William Hazlitt, Fazi
Uscirà il 16 gennaio questo saggio in cui vengono raccolte le uscite di Table-Talk, la rubrica che lo scrittore e critico inglese William Hazlitt tenne nel 1820 sul London Magazine, su argomenti riguardanti la filosofia, la morale, la letteratura e l’esperienza quotidiana. Naturalmente si parla anche – in modo spassoso, diretto e paradossale – dell’ignoranza delle persone colte.

2. “E fu sera e fu mattina” di Daniela Rindi, Intermezzi – ePub
Sette capitoli raccontano la storia di Irene e di sua madre, Marta, in un palazzo di periferia. Uscito nelle ultime settimane del 2014, questo libro di Intermezzi fa parte della collana digitale di narrativa breve Ottantamila.

3. “L’uomo che schioccava le dita” di Fariba Hachtroudi, Edizioni e/o
Aspettando ancora qualche giorno (sarà in libreria dal 14 gennaio) potrete leggere la storia della prigioniera 455 che in Iran viene bendata e torturata, ogni giorno. A liberarla da questo incubo un uomo che semplicemente schiocca le dita…

4. “Bestiario di vite disgraziate” di Ambra Porcedda, Bèbert.
Storie disperate e divertenti, vere, reali, realistiche e quasi surreali, le storie di Ambra Porcedda viaggiano tra il personale e il sociale perché le bestie sono ovunque!

5. “Arcano 21” di Luca Ragagnin, Del Vecchio Editore
Un bellissimo e affascinante viaggio nel mondo delle liberie, questo è “Arcano 21”, la cronaca di un viaggio a posteriori fatto da un libraio tra i grotteschi personaggi che animano il mondo dei libri.

6. “Romanzi del cambiamento. Scrittrici dal 1950 al 1980” di Angela Scarparo, Avagliano
Torno a parlarvi di questo libro perché penso che sia un libro di cui si sentiva la mancanza: tutti che parlano dei grandi autori del Novecento (Calvino, Moravia, Montale) quasi dimenticando che la storia della Letteratura del Novecento è anche stata fatta da grandi scrittrici. Scopritele qui.

7. “Quasi quasi mi faccio L’Eroica. Ovvero, come fui rapito dall’insana passione del ciclovintage” di Lino Gallo, Ediciclo
Dicono che i pensionati si annoiano; ma il protagonista di questo libro sovverte la normalità e invece di deporre le idee copra una bicicletta. Da qui inizia una vera e propria passione per le bici d’epoca; qui inizia un lungo viaggio.

8. “Spregamore” di Paolo Del Colle, Gaffi
Un giallo filosofico è quello che Del Colle porta in libreria a più di dieci anni dall’uscita de “Le ragazze dell’Eur”, il suo primo libro. Spregamore è la storia di un uomo in fuga.

9. “Il vigneto Da Vinci” di Giovanni Negri, Piemme
Il tanto atteso e chiacchierato appuntamento con l’Expo 2015 ora entra anche in romanzo: qui Giovanni Negri, infatti, ambienta una storia ricca di colpi di scena.

10. “La chiamano strada” di Luca Pedretti, Epika Edizioni
Fresco di stampa, “La chiamano strada”, racconta con parole leggere tre anni di vita dell’autore, in bilico tra le difficoltà di crescere e la maturità, le sfide, gli scontri e i sentimenti.

“Il principe felice e altri racconti” per sospendere il tempo, almeno a Natale!

Ilprincipefelice_CHRonicalibriGiulia Siena
PARMA – Con l’arrivo del Natale arriva il momento delle fiabe. E ISBN Edizioni ha pensato bene di riunire in un unico volume i più significativi e celebri racconti di Oscar Wilde accompagnandoli dalle deliziose illustrazioni di Cristina Pieropan. E’ nato, così, Il principe felice e altri racconti, un libro illustrato che, per la prima volta, propone al pubblico di lettori di tutte le età due storiche raccolte di Wilde, Il principe felice (1888) e Una casa di melograni (1891). Quello che ne esce è un intenso e fantastico viaggio tra corti e palazzi, giardini, laghi e città, foreste di pini e mari sconfinati accompagnati da statue e giganti, principi ingenui e fuochi d’artificio un po’ egoisti, giovani re e piccoli mostri di corte, cacciatori, taglialegna e streghe. Personaggi divertenti, nostalgici, complessi e schietti per questi racconti (9 in tutto) che ci portano a spasso tra ambientazioni fuori dal tempo e regalano storie e trame di grande spessore. Il principe felice e altri racconti è una carrellata di figure differenti e ricercate, costruite dal celebre scrittore allo scopo di creare novelle che potessero intrattenere i suoi figli e farli riflettere, educarli alla vita sottolineando, attraverso i racconti, comportamenti e situazioni da evitare a favore di un comportamento giusto per una vita felice e di valore. Per questo motivo il genio di Wilde delinea protagonisti irriverenti o esemplari: il vanitoso e logorroico razzo che taccia di egoismo e villania tutti quelli che – fontane luminose o rane, girandole o anatre – parlano di sé quando gli altri vogliono fare altrettanto; l’Infanta di Spagna che per il suo compleanno ride a crepapelle dell’ingenua bruttezza del piccolo Nano ignorando la sensibilità di quest’ultimo; il piccolo Hans di sentimenti nobili e lo speranzoso Pescatore innamorato di una Sirena.

 

I racconti di Wilde sono un toccasana per l’anima: regalano una sospensione dal quotidiano che solo i grandi scritti – e i grandi scrittori – possono fare. Perché, allora, non farlo a Natale? Sospendiamo il tempo e rifuggiamoci nelle fiabe, almeno per qualche ora.

 

Per i lettori di tutte le età.

Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: “La guerra a casa”

la guerra a casaMILANO“Ho scelto di fare di un dolore privato un atto pubblico. Perché nessuna donna deve morire per mano del proprio amore…”.
Oggi, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne vi presentiamo La guerra a casa, il libro di Damiano Rizzi in cui racconta l’omicidio della sorella Tiziana (luglio 2013) e di come sia nata “Tiziana vive”, una rete d’aiuto contro la violenza sulle donne.

È il 9 luglio 2013 e una telefonata sveglia Damiano Rizzi, presidente dell’Ong Soleterre, nel cuore della notte. È a Roma, impegnato a “salvare il mondo”, ma a casa è successo qualcosa di terribile, è arrivata la guerra: la sorella di Damiano è stata uccisa dal marito.

Il filo del racconto si spezza. Così Damiano ne riprende il bandolo dal principio, dalla sua vita “prima” di quella telefonata: racconta – alla sua famiglia, a sua sorella e a tutti noi – le guerre “lontane” di cui è stato testimone in Bosnia, Kosovo, Costa d’Avorio, Sierra Leone, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Centro America, Ucraina. Le bambine soldato della Costa d’Avorio, gli amputati della Sierra Leone, le donne trucidate in Guatemala, l’Ucraina vissuta con il fotografo Andy Rocchelli: conflitti tutti differenti per i loro moventi aberranti – potere, diamanti, denaro – ma simili nei meccanismi e nelle conseguenze: la morte di persone innocenti.

Come cantava Fabrizio De André, “il dolore degli altri è dolore a metà”. Ma quando la guerra arriva a casa, è dentro di noi per sempre. Damiano torna al presente e scopre che vivere sulla sua pelle l’assassinio di Tiziana è un dolore intero: scopre l’indifferenza di alcuni “professionisti”, la noncuranza del sistema giudiziario, scopre soprattutto che in Italia il fatto che ogni tre giorni una donna sia uccisa da un uomo, spesso il marito, il compagno o l’amante, è considerato “normale”. Proprio come la guerra, o la diseguaglianza tra ricchi e poveri nei Paesi del Sud del mondo che conosce così bene.

Nel suo libro-diario, Damiano ha parole forti per questa normalità: la chiama “morte”. Ci chiede di ribellarci, adesso. Perché l’indifferenza uccide. È per questo che ha deciso di fondare “Tiziana vive”, una rete contro la violenza nei confronti di donne e bambini il cui obiettivo principale è quello di portare alla luce, dare voce e rispondere in modo concreto a una richiesta di aiuto psicologico che spesso rimane silente.

Un libro di drammatica bellezza e di speranza che si legge come un romanzo e lancia un forte messaggio. Scrive Damiano nel finale: “Ho capito ancora meglio – se ce n’era bisogno – che cosa vuol dire salvare una vita umana o perderla. È l’unico motivo di vita. Ho la forza delle vittime. Che o si arrendono o lottano. Non c’è modo di arrendersi, di rassegnarsi. Voglio andare avanti. Per salvare ancora una vita umana. Non tutto è ineluttabile. Voglio lasciare un pensiero che funzioni: sennò perché mandare avanti la specie? Vorrei fare qualcosa di utile per me e per gli altri”.

Con un contributo sul tema del femminicidio di Simona Lanzoni, vicepresidente della Fondazione Pangea Onlus, mentre Vauro Senesi racconta la genesi del logo dell’associazione “Tiziana Vive”, a cui sono devoluti i diritti del libro.

 

 

“Il femminicidio è frutto di “una concezione della donna come un oggetto di possesso a cui si può comandare: tanto che se una donna non risponde più agli ‘ordini’ o vuole una vita propria non ha più diritto di esistere. Si può uccidere” Serena Dandini nella prefazione del libro.