Alessia Sità
ROMA – “Gli intellettuali sono sempre stati in competizione con i preti. Mentre i preti ti vengono incontro con il sorriso paternalistico di chi ha Dio in tasca e te ne offre un po’ a condizione che tu gli offra obbedienza, così gli intellettuali laici moderni si presentano al mondo come coloro che dicono la verità e difendono la libertà.”
Questo è quanto scrive Alfonso Berardinelli nel suo nuovo libro “Che intellettuale sei?”edito nel 2011 da Nottetempo, nella collana Gransasso.
L’autore tiene subito a precisare che ‘gli intellettuali non sono un gruppo, né un partito della verità: sono qua e là, non hanno potere, e se lo cercano si mettono al servizio di chi lo ha”. Schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra, però, sarebbe un controsenso, sarebbe come snaturarsi e perdere la misura di ciò che si è.
Berardinelli passa in rassegna ben tre tipi di intellettuali: il Metafisico, il Tecnico e il Critico. I primi ‘si credono e si vogliono Critici’; i secondi ‘a loro volta si sentono massimamente critici, realistici, concreti e privi e di pregiudizi (…)’ ; gli ultimi ‘nutrono infine la presunzione di essere criticamente i più coerenti, dato che non credono né di credere né di sapere (…)’.
L’analisi prosegue tenendo in considerazione anche i rapporti morali e letterari con la politica, ‘per il sociologo e il politico gli intellettuali sono una categoria, una serie di corporazioni e di gruppi di pressione’. Esiste, però, anche una sorta di contraddizione fra Cultura e Società, che già dall’Illuminismo ha contribuito ad alimentare l’immagine dell’intellettuale misantropo, ovvero ‘un individuo indocile alle buone regole della socievolezza’. Insomma, il dibattito affrontato dal critico letterario non sembra essere di facile soluzione, da una parte vi è l’idea di intellettuali intesi come ‘artisti del pensare e del sapere’ e dall’altra vi è l’immagine di misantropia che pare appartenere a questa pseudo ‘categoria di professionisti’.
Con una certa vena umoristica, dietro la quale sembra paventarsi anche una nota polemica, Bernardelli affronta un quesito culturale particolarmente interessante, descrivendo l’intellettuale di ieri e di oggi con tutti i suoi paradossi.