Giulia Siena PARMA – “La musica è energia, ma anche controllo; è rigore, ma anche avventura’. La musica, sovrana di tutto, era armonia infinita, Dio e ritmo vitale, tempo eterno e pure respiro. L’Oriente e l’aria tersa di un continente immateriale. Così, in seno a quell’orchestra, lei stava imparando ad ascoltarsi ascoltando gli altri, dando la stura alle tante energie che quella musica ogni volta accendeva in lei”.
La musica, l’arte, la bellezza e l’enigma si intrecciano in Piano Concerto Schumann, il romanzo di Paola Maria Liotta pubblicato da Il seme bianco.
Daniela Distefano CATANIA – “Bisognava inventare un nuovo modo di amarsi, nel crollo di un mondo e nelle macerie d’ogni cosa passata. Il disgusto inconscio del passato riaffiorava tra loro come una istintiva reazione di un mondo nuovo: bisognava essere buoni, caritatevoli, innocenti, mentre fuori tutto era preciso e feroce”.
L’ingegner Dale rientra nel suo paese dopo un periodo all’estero; a seguito di un travagliato periodo di guerra civile, il nuovo regime ostenta pace e sicurezza. Si capisce ben presto che sicurezza e pace hanno un prezzo altissimo; non c’è vera libertà, si vive nel disagio di essere colti in flagranza di reato, di destare sospetti ed equivoci.
Daniela Distefano CATANIA – “Lily Bells era pienamente, straordinariamente felice. La sua natura di gatto, libera e curiosa, ghiotta e pigra, la aiutava a non sentirsi mai sola. Da ragazza aveva goduto di un lieve innamoramento per uno studente greco, tal Panaiotis, probabilmente non ricambiato e vissuto dall’universitario ellenico con un certo opportunismo (ma, si suppone, senza che Lily se ne fosse mai accorta), e aveva assaporato in parte anche le gioie della tenerezza carnale. Poi, senza alcun rammarico, aveva scelto la libertà. Bambini e animali di varie specie, piacevolezze del vicinato, ricerche al computer e passeggiate digestive, unite a una buona dose di immaginazione per spiccare il volo nelle mattine più uggiose, le garantivano di non annoiarsi mai e tenere caldo il focolare degli affetti e delle relazioni con il mondo. A Lily Bells non si poteva che volere bene. Tutt’al più, nelle giornate in cui il suo desiderio di ficcare il naso era più insistente, si poteva ignorarla un pochino. Ma Lily, non c’è dubbio, sapeva essere simpatica. Tranne a Mrs Hawk e a suo fratello. A loro la signorina Bells non andava giù”. Le straordinarie bilocazioni di Lily Bells, scritto da Valentina Ferri e pubblicato da L’Iguana, descrive la vita appassionata e irriverente di Lily Bells. Lily Bells vive in Inghilterra, a Bath, e adora spiare i suoi vicini, che hanno nomi grotteschi – Cloe Panthy con le orecchie da pantera, Mrs Sarah Oinky con il suo corpo da maiale, Mrs Madeleine Hawk e il fratello Jude simile a un falchetto – uno zoo umano che Lily frequenta libera e senza pregiudizi. Curiosa del mondo e del suo prossimo, ama visceralmente l’arte e la pittura, tanto da svenire al cospetto dei quadri di Bosch e Velazquez.
Daniela Distefano CATANIA – “Mentre l’aereo sorvolava di nuovo le Alpi e si avvicinava alla Toscana e poi a Firenze, Lilian non guardò fuori dal finestrino. Con la testa appoggiata allo schienale e con gli occhi chiusi, pensava alla sua vita passata e più ancora a quella futura. Cosa avrebbe fatto ora che sapeva? Come avrebbe sistemato la sua vita? Il pensiero di Alberto, e della sua bottega dove spendeva la maggior parte delle sue giornate, e del piccolo borgo alla periferia di Firenze, tutto le appariva squallido e senza senso. Si salvava solo l’affetto dei suoi figli, i quali però la legavano in modo inequivocabile ad Alberto che lei voleva lasciare”. Un luogo ameno dell’Umbria, poi Firenze, infine l’Inghilterra. Lilian percorre rotte singolari per ritrovare se stessa. Affamata di amore, in mezzo alle bufere della vita, questa giovane donna si reinventa, si trasforma, per scoprire la sua vera stella, il suo destino nascosto, la terra a cui appartenere per sempre. Protagonista del romanzo La scelta di Lilian (Bonfirraro) di Marcella Spinozzi Tarducci è una vittima che parte da zero per conquistarsi una porzione di felicità.
Daniela Distefano CATANIA – A volte l’esistenza viaggia sul binario dell’incertezza, e accade non di rado che questa oscillazione dei sensi ci conduca lontano dalle rotaie quotidiane. Leggiamo un giornale e con la mente esploriamo i tramonti norvegesi, oppure compriamo il pane e il suo profumo ci fa attraversare l’Asia Minore e i suoi misteri. Il protagonista di Piccole esistenze (Ianieri Edizioni), assapora due vite e questo sdoppiamento lo porta a dire: “Io non sono io. O meglio, se sono io, sono anche qualcos’altro”.
Ma chi è davvero Horace Prynton? L’uomo che guida una prestigiosa rivista letteraria di New York, che ha una moglie premurosa, due meravigliosi bambini, e tutto quel che occorre per essere felice oppure il disperato che sospetta di essere già stato qualcun altro, di aver già vissuto in precedenza? La sua vita di successo è turbata da continue reminiscenze, come se avesse conosciuto altre epoche, altri paesi… Continua
Daniela Distefano CATANIA – “Forse suo zio Raniero un po’ di ragione ce l’aveva / e magari le fiaccole erano quella parte della vita in cui / la gente alza lo sguardo e la smette di guardarsi solo i / piedi, quel momento in cui, per una notte, tutto quello / che di solito ti sembra normale vedere sempre lì dove / sta, a fare il suo dovere, ti appare all’improvviso sotto / una luce diversa. Gli dai il valore che merita, un valore / importante e ti chiedi come mai per tutto il resto dell’anno / non ci si fermi a farlo più spesso”.
Nel sud della Toscana, in un’epoca imprecisata e anteriore alla Grande Guerra di inizio Novecento, ai piedi di un antico vulcano, sorge un paese i cui abitanti lavorano quasi tutti in una miniera. Il lavoro è duro, ma ogni anno lo scompiglio si ferma alla vigilia di Natale: la sera delle Fiaccole, una festa di ritrovo, di pace, di fratellanza. Protagonista di questo racconto dalle sfumature fiabesche – I due che salvarono il Natale (Graphe.it Edizioni) di Marco Fabbrini – è Mino, cioè Ultimino, un bambino di 8 anni ultimo di cinque fratelli che insieme, con la mamma e il babbo, vivevano in una casa non più grande di una stalla.
Come in una favola dal sapore antico, non manca il cattivo della storia, il cinico, crudele impresario tedesco della miniera dove lavora anche il papà di Mino, ovvero Gustav Strege detto il “Capoccia”. Continua
Giulia Siena PARMA – Graphe.it Edizionicon la collana di narrativa Natale ieri e oggi racconta il fascino delle festività attraverso le parole di autrici e autori contemporanei e del passato. Emozioni di Natale (anche in e-book) raccoglie due voci, due esperienze, due epoche e due racconti: L’eroe dell’officina di Cordelia, alias Virginia Tedeschi Treves (1849-1916), e La Lettera di Piergiorgio Pulixi.
Virginia Tedeschi, moglie dell’editore Giuseppe Treves, provava una dedizione profonda per la letteratura per l’infanzia: scrisse libri per ragazzi e fondò e diresse “Il Giornale del Fanciulli”. La sua visione, legata all’attenzione per il ruolo della donna, per i diritti sul lavoro e la tutela dei bambini, la portò negli anni e intrecciare queste tematiche e scrivere favole, romanzi e racconti. Tra questi anche L’eroe dell’officina (tratto da “Piccoli eroi”, 1892) ambientato in una tipografia di Milano; qui due ragazzi, vicini di casa, hanno messo in gioco la propria amicizia per un posto di macchinista alle stampe. Hanno poco più di dieci anni e fino a qualche mese prima erano sì amici, ma rivali a scuola e motivo di lotte, scontri e confronti tra le loro madri. Continua
Daniela Distefano CATANIA – “Non sono una donna rancorosa. Quando litigo con qualcuno, poi non ci rimugino troppo e non contesto le ragioni altrui. In una discussione, non sento l’esigenza di avere a tutti i costi l’ultima parola, ma come sempre, quando si parla di regole, esistono delle eccezioni. Per esempio, non riesco proprio a rimanere impassibile se qualcuno si approfitta di un’altra persona e questo vale ovviamente anche quando la persona in questione sono io. In questi casi faccio tutto ciò che è in mio potere per far prevalere la giustizia. Ecco perché i fatti accaduti in questo mese non mi hanno lasciato altra scelta se non un’azione rapida e decisiva”.
Susan Green – protagonista de La felicità del cactus – vive a Londra ha un lavoro e un compagno fisso, anche se è allergica a ogni sentimentalismo o romanticheria. Improvvisamente, si rovescia per lei la vita quotidiana. Le muore la madre ed è costretta a fare i conti con una maternità involontaria. Lei, femminista di ferro, cocciuta e prevedibile dovrà vedersela pure col fratello Edward per l’eredità. I mesi trascorrono con alti e bassi, e Susan li affronta con un programma meticoloso di sopravvivenza a tutti i costi. Continua
Giulia Siena PARMA – La bambina ovunque: nei giorni tutti uguali, nella monotematicità dei discorsi, nelle ansie di una vita appena nata, nelle serate in casa e nei sorrisi di quella gioia troppo grande. Prima di essere “la bambina ovunque” un figlio è un sogno, un pensiero, una speranza e alle volte ci si chiede se si possa essere portati ad accudire e crescere una creatura, a educarla e condurla nel mondo. Ma Stefano Sgambati nel suo romanzo La bambina ovunque (Mondadori) non vuole raccontare solo questo; il punto di vista dell’autore è quello di un padre che analizza l’emotività di tutti i personaggi coinvolti sulla scena di una nuova famiglia che cresce. Un personaggio nuovo, in questa querelle tra attese e gioia straripante, è quella del padre. Il padre è sempre in ombra, il padre non è la madre, non ha il suo corpo invaso e modificato, non subisce le nausee e i dolori, non si sveglia nel cuore della notte per correre in bagno. Al padre non si rivolgono tante domande, se non le solite: come va, come si sente, quanto manca.
Eppure il padre nasce con il suo stesso figlio, ma le proprie perplessità si preannunciano per tempo. Quello di Stefano Sgambati in La bambina ovunque è il tentativo – riuscito – di dare forma alla sua emozione e trovare un riparo per il senso di inadeguatezza e per quelle ansie, le lunghe attese. Continua
Daniela Distefano CATANIA – “Di lì a poco, forse, si sarebbero ritrovati. Giulia si domandava come sarebbe stato rivederli e riabbracciarli, dopo tutti gli eventi che avevano inevitabilmente segnato le loro vite”.
Un viaggio da Milano a Sant’Anna, piccolo borgo toscano, e un fiume di ricordi come una spruzzata di profumo che sprigiona sensazioni che solleticano la pelle. Giulia, Leonardo e Andrea sono inseparabili amici di ogni estate, cresciuti sotto l’ala protettrice di nonna Elena, adesso morta. Ma dopo il triste evento luttuoso, il testamento di nonna Elena assegna alla nipote Giulia un oggetto speciale: lo specchio di oKram, che prende il nome dal suo antico costruttore. Attraverso un piccolo cerchietto magico questo oggetto bizzarro fa rivivere episodi della vita già accaduti e mostra esiti alternativi. “Da allora la loro vita era giunta a una svolta: con il tempo avevano imparato che lo specchio funzionava ancora, sebbene non come avrebbe dovuto. Era come un vecchio saggio, che li guidava nelle loro esperienze di vita mostrando come gli eventi, a volte, potessero prendere pieghe diverse soltanto cambiando atteggiamento”.
Romanzo di formazione, Lo specchio di oKram (Giovane Holden Edizioni) di Laura Del Veneziano racconta la maturazione di una bambina che cresce e diventa donna abbandonando le paure della sua età per affrontare le sfide dell’ignoto. Continua
Il giornale di libri e letterature ideato e diretto da Giulia Siena, ChronicaLibri è una testata registrata al Tribunale di Roma 461/2010