Agnese Cerroni
ROMA – Nota scrittrice portoghese – vincitrice nel 2001 del Premio Pen Club con il suo Lillias Fraser – Hélia Correia in autunno torna in libreria con Bastardia, libro edito da Caravan Edizioni. Al centro di questo racconto avvolgente e sospeso nel tempo, un ragazzo della provincia lusitana povera e profonda, i cui natali incredibilmente fantastici, quando scoperti, lo faranno sempre pensare e infine muovere verso quegli orizzonti sconosciuti. Il giovane Moisés, che vive in un villaggio dell’entroterra che sperimenta da secoli la durezza della vita, protetto da una madre sempre preoccupata ma consapevole del mistero collegato alla sua maternità, deciderà dunque di andar via dal paese pur di andare altrove. L’occasione è lavorare dallo zio, in una località diversa e lontana, dove spera di avvicinarsi ad un mondo mai visto e ora vagheggiato. Nella nuova cittadina, tra umili mansioni da svolgere, circondato da parenti e pari grado, ma soprattutto viaggiatori ed avventori, la sua aspirazione non farà che accrescersi…
Categoria: narrativa
Un "Brindisi" con Alberto Basso
Marianna Abbate
ROMA – La storia di uno qualunque. C’è chi direbbe “bamboccione”: trent’anni e una tesi ancora da iniziare. “Brindisi” di Alberto Basso, edito da La Mandragora, ci mostra uno stralcio della sua vita.
Il ritorno a casa, il ritorno al vecchio lavoro nell’enoteca ferrarese. Il ritorno in seno alla famiglia. Tra quella gente che si parla, ma non si capisce. Che sembra esprimersi in lingue sconosciute, con monologhi autoreferenziali.
Ritratte dalle loro stesse parole, ma anche guardate con una curiosità nuova da quel figliol prodigo: C’è la madre, sfegatata sostenitrice di Gerry Scotti, la figlia invisibile con disturbi alimentari, un fratello lontano e il padre, capofamiglia non più capo di se stesso- reduce da mille sconfitte, nella sua ultima lotta contro un male inguaribile.
E poi c’è il vino, a litri. E c’è quella tesi, di cui sopra, che porta con sè scombinati ricordi degli “anni di piombo”.
C’è una storia d’amore all’ultimo atto e un professore fumoso e superficiale.
Tutti gli elementi di un buon film, immagini che possiamo quasi vedere nella nostra mente.
Non è un caso, infatti, che l’autore sia uno sceneggiatore. Uno che sa gestire bene i dialoghi, che sa dar loro voce.
Una lettura impegnativa, ma allo stesso tempo scorrevole, con un climax emozionante nelle pagine finali.
"Maria", l’inizio del lavoro narrativo di Lalla Romano
Giulia Siena
ROMA – E’ il 1953 quando Lalla Romano (1906-2001), scrittrice e pittrice piemontese, dà alle stampe “Maria”. Quest’opera, insieme a “Tetto murato” del 1957, segna l’inizio del lavoro narrativo della più schiva e riflessiva scrittrice del Novecento. “Maria” è il tipico esempio di romanzo del Neorealismo, in esso confluiscono l’attenta osservazione del quotidiano e le considerazioni di un occhio perspicace, quale quello della Romano. Quest’ultima crea un romanzo sulla sua donna di servizio perché vede in lei un personaggio, la perfetta protagonista di un suo romanzo. La storia è quella di Maria, collaboratrice domestica presso la stessa scrittrice.
Tra loro si crea un rapporto di rispetto reciproco, di silenzi, di affetto e di tacita stima. Ma, sono evidenti tra le righe, le controverse sensazioni della scrittrice: ogni giorno è incerta sui comportamenti da tenere con Maria e, inoltre, è perennemente sorpresa al cospetto del mondo contadino che si fa vivido dal vivere della donna.
Il romanzo si svolge nell’arco di venti anni e in questi anni tutto muta, si evolve e si rafforza. Gli anni Cinquanta “impregnano” le pagine di questo romanzo; questi anni di passaggio, di novità e di differenze culturali ed economiche intaccano il ritmo e l’intreccio del romanzo: le vite di due donne diverse si incontrano e coesistono in un mondo che si rinventa poco a poco. Maria e Lalla hanno un ponte che le unisce, è il figlio della scrittrice, il protagonista de “Le parole tra noi leggere” (Premio Strega nel 1969) e, attraverso lui, che loro riusciranno a conoscersi e a solidificare un rapporto di stima e riconoscenza.
Lalla Romano, riprende in “Maria” i temi cari a Pavese (città-società contadina piemontese), quello stesso scrittore che criticò fortemente il romanzo della scrittrice poiché si disse “stufo morto di leggere storie di donne di servizio”. Forse il giudizio di Pavese fu troppo rigido. Infatti, le storie delle donne di servizio tornano attuali negli anni Ottanta quando Magda Szabò, la più importante scrittrice ungherese dello scorso secolo, pubblica “La porta”(1987). Ed in questo libro torna il rapporto di Lalla e Maria, tornano i sentimenti convulsi e forti di una scrittrice che osserva il suo mondo nel quale vive un personaggio a cui dare voce.
"Asma" da serial killer
A movimentare la routine del protagonista, l’ennesimo fascicolo che finisce per caso sulla sua scrivania. Pare che un pirata della strada abbia investito una ragazza, lasciandola cadavere sull’asfalto. Ma ci sono dei dettagli che solleticano il sesto senso di Luca. Per quale motivo il responsabile ha arrestato la propria corsa, è sceso dalla macchina e ha spostato il corpo della vittima, disponendolo in una posizione innaturale, per poi dissolversi nell’oscurità di una notte d’estate? C’è una qualche relazione con altri incidenti stradali occorsi negli anni di cui non è stata mai accertata alcuna responsabilità? Come il migliore dei detective, Luca inizia le indagini per proprio conto. Nessuno infatti, nemmeno la polizia, sembra dar credito alle sue supposizioni, fino a quando, in un crescendo di violenza, l’assassino torna a colpire ripetutamente, adoprando lo stesso modus operandi. C’è forse un serial killer nelle strade di Roma? E visto che sembra scegliere casualmente le sue vittime, ci si può realmente sentire al sicuro mentre si traversa la strada?