"Dormire in un faro. Guida alle vacanze nei fari più belli del mondo"

Marianna Abbate

Roma – Chi non vorrebbe dormire in un faro? Da sempre i fari hanno esercitato un enorme fascino su naviganti, viaggiatori e gente comune. Grazie alla accuratissima guida illustrata “Dormire in un faro” edita da Magenes possiamo conoscere più da vicino questi monumenti alla luce. E non solo: possiamo scegliere uno di essi a nostra dimora per le vacanze e sentirci almeno per qualche giorno come i mitici guardiani di queste storiche vedette marine.
I fari esercitano da sempre il loro fascino sugli scrittori, persino Virginia Woolf ha dovuto cedergli. E seppure la signora Ramsey non ha mai avuto l’occasione di visitare il faro, il ricordo di questa gita mancata rimarrà sempre acceso nella sua famiglia.
“Dormire in un faro” è il secondo di due volumi dedicati ai fari del mondo. Il primo si occupa di quelli europei, mentre questo ci fa conoscere più da vicino quelli che si trovano in America, Australia e Africa. Sfogliando la guida diventa impossibile rimanere indifferenti di fronte alla bellezza di alcuni fari e all’incanto che esercitano sull’osservatore. Ad ogni faro è corredata una scheda con immagini molto suggestive della location. Devo ammettere che anche io mi sono trovata a fantasticare su quanto sarebbe bello visitare il Rose Island Lighthouse in Rhode Island, dove si può addirittura alloggiare nella camera del guardiano e lavorare con lui per una settimana (pagando la modica cifra di 1200 dollari).
Un modo alternativo per passare una vacanza, una lettura alternativa per un viaggio in treno.


Fs e Gambero Rosso: mangiar bene ai tempi del Frecciarossa

ROMA – Esce in libreria “Sosta fuori stazione“. In un tascabile, tutto il buono da mangiare e il bello da comprare vicino alle stazioni servite dalle Frecce AV di Trenitalia.

Con 20 milioni di passeggeri che nel corso del 2010 hanno scelto di viaggiare sui Frecciarossa e Frecciargento, i treni delle Ferrovie dello Stato, grazie all’Alta Velocità, si confermano il mezzo di trasporto più amato dagli italiani. Hanno oramai scalzato nelle preferenze aereo e automobile.

Rapidi, comodi, rilassanti, portano nel cuore della città e permettono anche a chi fa sosta solo per poco tempo di poter scoprire i tesori artistici, culturali e, perché no, gastronomici dei vari angoli del nostro paese.

Da qui l’idea di Gambero Rosso e Ferrovie dello Stato di dar vita ad una guida insolita, agile e divertente, pensata per il viaggiatore che vuole ottimizzare al massimo la sosta cercando di cogliere tutto il bello e il buono a portata di stazione.

Per ogni stazione toccata dalle Frecce (Torino Porta Nuova, Milano Centrale, Brescia, Verona Porta Nuova, Venezia Santa Lucia, Bolzano, Udine, Bologna Centrale, Firenze Santa Maria Novella, Roma Termini, Napoli Centrale, Salerno, Bari, Lecce, Taranto, Reggio Calabria) gli ispettori del Gambero Rosso hanno selezionato e raccolti in una guida tutti gli indirizzi più gustosi nel raggio di 1,5, 3 e 5 km. Oltre 350 luoghi che fanno la felicità di ogni appassionato di cibo e vino: ristoranti, trattorie, wine bar, pizzerie, bar, pasticcerie e gastronomie.
«La pubblicazione che oggi presentiamo in collaborazione con il Gambero Rosso – ha detto Mauro Moretti, amministratore delegato del Gruppo Ferrovie dello Stato – vuole accompagnare i viaggiatori alla scoperta delle ricchezze gastronomiche del paese. Le Frecce di Trenitalia hanno rivoluzionato il modo di viaggiare permettendo comodi e convenienti viaggi di andata e ritorno, nell’arco della stessa giornata, tra quasi tutti i principali capoluoghi del paese. Così, anche la possibilità di gustare le varietà culinarie regionali diventa veramente alla portata di tutti. È sufficiente una breve passeggiata nelle immediate vicinanze delle stazioni, per scoprire i gusti e i sapori delle nostre tradizioni».
«Il Gambero Rosso, afferma Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso Holding SpA, da sempre impegnato nella valorizzazione e nella scoperta delle eccellenze gastronomiche italiane, ha colto con grande piacere l’invito di Ferrovie dello Stato di realizzare questo agile pocket. Prosegue così la collaborazione con Trenitalia, che già nello scorso mese di ottobre ci aveva portato a organizzare sui treni ad Alta Velocità le Degustazioni in Rosa, vini di eccellenza di aziende firmate da produttrici donne».
Sosta fuori stazione è dunque un piccolo (entra in una tasca) ma utilissimo vademecum da portare sempre con sé, magari insieme all’orario ferroviario per arrivare al posto giusto all’ora giusta.

"Sparkle Bere Spumante 2011", la guida alle bollicine d’Italia edita da Cucina&Vini

ROMA – Dal profondo nord fino alla punta estrema dello stivale e poi via fin sulle isole, il Belpaese è una vera esplosione di bollicine di tutti i colori e di tutti i profumi. Ormai si spumantizza tutto, anche troppo pensiamo noi, ma con risultati sempre più importanti. Sia per il riscontro più che positivo ottenuto dal mercato nazionale – gli spumanti conquistano, un po’ ovunque, sia i neofiti sia i bevitori più esperti e sofisticati – sia per il successo all’estero, dove, ferma restando la supremazia storica acquisita dallo Champagne, le nostre bollicine piacciono a un pubblico sempre più vasto. In questo marasma di prodotti una guida è quanto mai necessaria, per orientarsi, per scegliere, per provare gli abbinamenti gastronomici consigliati (a volte un po’ arditi a nostro parere…). Allora ecco “Sparkle Bere Spumante 2001” edita da Cucina&Vini, da anni una garanzia nel suggerire al lettore consumatore il meglio della produzione di spumanti del nostro Paese. Ottimamente redatta e curata da Francesco D’Agostino, questa vera e propria bibbia delle bollicine made in Italy conta ben 746 etichette raccontate con precisione e passione e che rappresentano il top del mondo delle bollicine italiane.  Oltre 330 pagine che descrivono perlage, profumi e sapori dei migliori spumanti secchi d’Italia con schede organolettiche di estrema completezza, arricchite da dati come prezzo in enoteca, abbinamenti, uvaggi che, giunta alla nona edizione, si conferma come una delle pubblicazioni più complete del settore, vero punto di riferimento sia per gli operatori del settore che per il pubblico di appassionati. Una guida che racconta una realtà, quella delle bollicine, in continuo fermento e costante crescita come confermano i dati che parlano di una sostanziale tenuta sul mercato interno e un segno positivo per quello che concerne l’export.
I mercati stranieri continuano infatti premiare la qualità e la versatilità dei nostri prodotti. Germania (+10%), States (+15%), Regno Unito (addirittura +30%) e Russia (+200%) sono soltanto alcuni dei Paesi dove gli spumanti made in Italy imperversano e guidano la rinascita dell’intero comparto vitivinicolo nostrano.
Effettivamente è un momento favorevole per la spumantistica italiana – conferma Francesco D’Agostino, curatore della guida – che proprio sul versante della qualità deve puntare le sue fiches. E lo  dimostra anche il fatto che le 5 sfere sono passate dalle 29 della passata edizione alle 39 dell’attuale. E garantisco che questo non dipende dal fatto che siamo diventati più buoni e di manica larga quanto piuttosto dallo straordinario livello dei prodotti degustati dal nostro panel“.
Un panel qualificato – coordinato da D’Agostino e composto da Fabio De Raffaele, Antonio Marcianò, Luciano Nebbia, Antonio Pellegrino, Enrico Pozza e Sussanna Varano – che ha confermato la classe dei Franciacorta (11 premiati), la crescita innegabile del Prosecco (la recente docg si è aggiudicata ben 8 premi), il solido talento trentino (9) e poi via via gli altri tra conferme e sorprese con rappresentate zone tradizionalmente vocate come Piemonte (3), Alto Adige (2) e Lombardia (2) e territori meno abituali come Sicilia, Abruzzo, Umbria e Puglia.


Prezzo di copertina: 15 euro.

Le 5 Sfere 2010

  • Giuseppe Galliano Brut Riserva 2001 Borgo Maragliano
  • Gavi Soldati La Scolca Brut 2002 La Scolca
  • Gavi Soldati La Scolca D’Antan Brut 1997 La Scolca
  • Oltrepò Pavese Pinot Nero Écru Nature 2004 Anteo
  • Franciacorta Riserva Vittorio Moretti Extra Brut 2002 Bellavista
  • Franciacorta Gran Cuvée Pas Operé Extra Brut 2003 Bellavista
  • Franciacorta Brut 2005 Ca’ del Bosco
  • Franciacorta Cuvée Annamaria Clementi Brut 2002 Ca’ del Bosco
  • Franciacorta Giovanni Cavalleri Collezione Esclusiva Brut 2001 Cavalleri
  • Franciacorta Brut 2005 Ferghettina
  • Franciacorta Extra Brut 2002 Ferghettina
  • Franciacorta Ante Omnia Satèn 2004 Majolini
  • Franciacorta P.R. Brut Monte Rossa
  • Franciacorta Comarì del Salem Extra Brut 2004 Uberti
  • Franciacorta Sublimis Non Dosato 2003 Uberti
  • Franciacorta Cuvette Brut 2004 Villa
  • Trento Riserva Altemasi Graal Brut 2002 Cavit
  • Trento Giulio Ferrari Riserva del Fondatore Brut 2000 Ferrari
  • Trento Perlé Nero Extra Brut 2003 Ferrari
  • Trento Riserva Brut 2004 Letrari
  • Trento Riserva Methius Brut 2003 Metius
  • Alto Adige Riserva Hausmannhof Brut 1999 Haderburg
  • Prosecco di Valdobbiadene Vigneto Giardino Dry 2008 Adami
  • Valdobbiadene Superiore di Cartizze Dry 2008 Bortolomiol
  • Valdobbiadene Superiore di Cartizze Dry 2008 Col Vetoraz
  • Valdobbiadene Suprème Dry Le Bertole
  • Valdobbiadene Prosecco Superiore di Cartizze Dry Orsola Andreola
  • Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva Ubaldo Rosi Brut 2004 Colonnara
  • La Dama Forestiera Nature Brut 2003 D’Araprì

"Viaggiatori viaggianti": tutte le geografie della coscienza

Giulio Gasperini
ROMA –
La geografia, con Andrea Semplici, riempie nuovi contorni: si anima di nuove prospettive, respira d’un respiro più genuino: utile e divertente. Forse è proprio così che andrebbe studiata, la geografia, materia oramai bistrattata da insegnanti e alunni e anche ufficialmente condannata – affronto ancor più grave – dai programmi ministeriali.

Andrebbe rianimata, la geografia, e Andrea Semplici, giornalista dalla penna leggera ma suadente, in questo piccolo ma prezioso volume della Terre di Mezzo editore (2010, ripubblicato in un formato ampliato, da nove a quindici racconti, rispetto alla precedente edizione tascabile) la scontorna, poeticamente, raccontando le fiabe di alcuni “Viaggiatori viaggianti” che, insofferenti degli orizzonti definiti, si spinsero sempre un po’ più oltre, a ricercar le terre che nessuno aveva mai scoperto; quelle che nessun altro scoprirà più.
Quella di Semplici è la geografia di persone che hanno nome e cognome, una declinazione d’identità, che siano famose o no, che siano Che Guevara o Salgari, Bob Marley o Pablo Neruda. Non è la geografia delle percentuali e delle cifre, dei grafici e delle cartine mute: è una geografia di sudore e d’intenti, d’ideali e di sogni, di poesie e letterature, di confessioni e di piccoli gesti, perché quotidiani, ma che diventan grandi, frutti d’un eroismo al vivere che noi, nelle nostre comode vite del duemila oramai avanzato, abbiamo dimenticato; o seguitiamo a ignorare. È una geografia che ci riporta alla scoperta d’antiche reliquie, tra le dittature ingombranti della modernità: perché il presente non può prescindere dal passato, e Semplici lo sottolinea, con l’eleganza di chi guarda alla follia del presente con un sorriso di compiaciuto compatimento. È la geografia, quella di Semplici, della rabbia per una perdita insanabile, irrimediabile; è la geografia che condanna le nostre patetiche auto-assoluzioni e ci convoca tutti sullo scranno degli imputati.
Perché non possiamo davvero esser contenti d’un mondo, d’un’umanità che, nella sua accelerazione al progresso, al futuro, sacrifica persino le persone: e per questo ci ammonisce (e ci condanna) la povera Virginia, l’ultima india ona.

"Roma. Guida non conformista alla città"

Marianna Abbate
ROMA – Conoscete Roma? Anzi, conoscete bene Roma? Lo credono in molti. Lo crede mio padre, trasteverino doc, lo credo io, cresciuta a Roma Sud, vicino agli studi di Cinecittà. Lo crede evidentemente anche Fulvio Abbate (la concomitanza del cognome è dovuta al caso), palermitano trapiantato a Roma, autore della “Roma. Guida non conformista alla città” edita da Cooper. Ci sbagliamo un po’ tutti, forse. O forse abbiamo tutti ragione.

Il libro di Abbate è simpatico, carino e, per quanto io odi questi aggettivi, sono decisamente calzanti. I paragrafi non seguono alcun ordine logico: non c’è suddivisione tematica, alfabetica e neanche per quartieri. E’ un gran calderone di notizie, di gossip archeologico e cinematografico, di racconti e aneddoti legati all’esperienza di giornalista e uomo di cultura, un po’ radical chic e un po’ anticamente comunista.
Davanti ai nostri occhi sfilano, senza fermarsi a pensare, Barbara Palombelli, i filetti di baccalà, Porta Portese, via Margutta, il Quarticciolo e Alberto Moravia. Fatti che si conoscono e fatti privati, che l’autore mescola insistentemente fino a confonderli tra loro, tanto che non possiamo più dire con certezza se lui non abbia per caso assistito agli omicidi della Rupe Tarpea.
E’ giusto così, Roma non ha un solo volto, associabile ad una sola immagine, come lo fu la Ferrara di Bassani. Il bello della guida di Abbate è che non bisogna leggerla di seguito, si può consultare come una vera guida conformista, andare dritti al punto che ci interessa. Salvo poi perdersi a leggere il paragrafo successivo che non c’entra assolutamente nulla.

Fulvio Abbate, Roma guida non conformista alla città, Cooper, Roma 2007, pp. 292, € 12

"Roma nel piatto 2011", uno sguardo attento alla ristorazione del Lazio

Roma nel Piatto 2011: la guida indipendente alla ristorazione da quest’anno non più solo cartacea ma anche interattiva
Emiliano Mei
ROMA – Nel panorama delle guide alla ristorazione tutti, bene o male, si autoproclamano obiettivi, indipendenti, autorevoli. Pochi (o nessuno), in realtà, lo è più o lo è mai stato. Troppi interessi, bilanci da quadrare, rapporti collaterali. “Roma nel Piatto 2011“, edito dalla Pecora Nera Editore, si caratterizza per essere (forse) l’unica guida enogastronomica regionale a conservare ancora queste caratteristiche. Anzi, ne fanno il loro tratto distintivo, tanto da essere ritenuta, da molti utilizzatori, una vera “bibbia” della gastronomia di Roma e del Lazio. Roma nel Piatto


, che da due anni recensisce tutto il territorio regionale e non più la sola provincia di Roma, stila una graduatoria dei “migliori”, partendo come al solito dal “folletto” Heinz Beck chef de “La Pergola” del Rome Cavalieri, una vera e propria istituzione della regione. In un contesto di rara bellezza per la vista impagabile sulla Città Eterna, il cuoco tedesco crea piatti praticamente perfetti, che denotano una padronanza dell’arte culinaria mai fine a sé stessa: un’esperienza, per chi può, che merita di essere vissuta. A seguirlo un quartetto con ben tre indirizzi di provincia: “Le Colline Ciociare” di Acuto (FR), la “La Trota” di Rivodutri (RI) e, promozione di quest’anno, “La Parolina” di Trevinano (VT). A fargli compagnia un indirizzo capitolino, “Il Pagliaccio” di Anthony Genovese.

Pur se unica esclusa dal club del 9 (i voti sono in una scala in decimi), la provincia di Latina si segnala per due cittadine davvero affidabili: Anzio e Terracina, entrambe caratterizzate dalla numerosa offerta di ristorazione di buon livello. Vale la pena menzionare, per la seconda località, “Il Granchio”, che non solo è ulteriormente migliorato ma ha saputo sostituire e colmare il vuoto lasciato dalla chiusura dell’ottimo “Marconi23″.
Difficile spendere altrettante parole di elogio sia per la condizione ristorativa generale della Capitale, sia per il panorama gastronomico delle province di Frosinone e Rieti dove raramente si va oltre una classica cucina “casereccia”, interpretata spesso in modo pesante e senza alcun vantaggio per il gusto.
Una vera chicca è la recensione della qualità del caffè. Purtroppo in moltissimi ristoranti, specie a Roma, ci siamo rovinati il palato, sollazzato da un ottimo pasto, con una pietosa ‘dose’ di caffeina di indegna fattura. Ben vengano, quindi, i voti in tal senso e che servano a stimolare i ristoratori a prestare più attenzione a questo dettaglio che, spesso, insieme con il conto lascia davvero l’amaro in bocca al cliente.
La crisi che ha colpito in questi anni l’economia occidentale – afferma il curatore della guida Simone Cargiani – ha in parte cambiato la fisionomia del mondo della ristorazione, non colpendo tutte le attività enogastronomiche allo stesso modo. La più penalizzata è stata di sicuro la ristorazione medio-alta, che ha visto preferire forme di offerta più economiche: trattorie, oramai diventate sempre più locali di tendenza, pizzerie e luoghi dove poter consumare a buffet un ricco aperitivo. Quest’ultimo è diventato un vero e proprio rito per i giovani dal budget limitato, che hanno trovato così la formula per cenare in ambienti conviviali spendendo, spesso, meno di dieci euro”.
Sale, in questa nuova edizione, a 545 il numero dei locali recensiti (con 120 novità rispetto alla passata edizione) e, per dare suggerimenti assolutamente liberi da condizionamenti, La Pecora Nera ha rinnovato la scelta di non vendere pubblicità ai ristoratori, di muoversi in perfetto anonimato durante il lavoro di “perlustrazione ristorativa” e di non organizzare eventi con degli chef.
Questa filosofia è per La Pecora Nera un’assoluta priorità, tratto distintivo dell’essere una casa editrice indipendente che negli anni, per questo suo aspetto, si è fatta sempre più conoscere ed apprezzare. Questo modus operandi ha fatto sì che un’importante associazione quale F.I.P.E. (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) abbia utilizzato Roma nel Piatto per promuovere un discorso di qualità e trasparenza dei loro associati.
Non più solo cartacea, ma anche digitale e interattiva con “QRisto” l’applicazione per IPhone e IPod Touch che permette di leggere i codici QR contenuti in ogni recensione di “Roma nel Piatto”, offrendo pratici servizi di geolocalizzazione, condivisione commenti e aggiornamento rispetto a quanto scritto nell’edizione in commercio della guida. I codici possono essere letti sia nel formato cartaceo sia nella versione semplificata presente nel sito http://www.romanelpiatto.it/. Attraverso questa applicazione si potranno usufruire di servizi quali mappa, calcolo del percorso, distanza e navigazione guidata con l’ausilio della fotocamera e di un simpatico avatar dell’esercizio enogastronomico scelto.Diverso, invece, l’approccio alla base di Roma per il Goloso – curata da Fernanda D’Arienzo – una guida dallo scopo preciso: dare un contributo alla valorizzazione delle piccole “botteghe del gusto”, sedi dell’eccellenza enogastronomia italiana.
La grande distribuzione negli ultimi anni si è caratterizzata come fattore penalizzante per i piccoli esercenti: le quantità necessarie per giustificare l’acquisto di un prodotto hanno tagliato fuori gran parte della produzione di nicchia, vera ricchezza e peculiarità del nostro Paese.
Roma per il Goloso – dichiara Fernanda D’Arienzo – vuole far conoscere ai lettori gli oltre 700 indirizzi di quartiere, alcuni vere e proprie boutique per gourmet e altri, invece, attività più accessibili ma allo stesso tempo meritevoli”.
Molti di questi esercizi, pur offrendo standard qualitativi ben superiori a gran parte dei rinomati marchi, si vedono precluso l’accesso alla grande distribuzione.
Starà al fruitore della guida scoprire questi piccoli “gioielli gastronomici” attraverso i tre pratici indici: alfabetico, per categoria e per quartiere.

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"Sette giorni a Dakar". Viaggio in Senegal

Alessia Sità
ROMA – Il resoconto di una settimana trascorsa in Senegal: è questo “Sette giorni a Dakar” di Massimo Giannini e Luca Macchiavelli, pubblicato nella collana “Percorsi” delle Edizioni dell’Arco. Luca e Massimo si conoscono durante una festa senegalese a Milano, qui scoprono di essere stati scelti dal loro editore per andare in Senegal con l’obiettivo di documentare la più importante solennità religiosa musulmana: il Tabaski. Secondo la tradizione, ogni famiglia, anche la più indigente, deve sacrificare almeno un montone per festeggiare degnamente la “grande festa”.

Per i protagonisti quello a Dakar sarà un viaggio ricco di novità, amichevoli incontri e svariati avvenimenti, molti dei quali saranno piccoli imprevisti, che si riveleranno fondamentali per imparare ad apprezzare sempre di più l’universo senegalese. L’incontro con la gente del luogo sarà un momento di scambio culturale e umano. Entrambi – in particolar modo Massimo – capiranno come l’efficienza occidentale, talvolta, possa servire a ben poco. Una settimana vissuta intensamente, fra antichi colori, atmosfere ancestrali e rituali atavici, il tutto avvolto da un’aura primordiale respirata soprattutto nei momenti di preghiera. Sette giorni trascorsi ad un ritmo oscillante fra la frenesia quotidiana e il rilassato senegalese. Un reportage scritto a quattro mani e arricchito da alcuni scatti fotografici che hanno saputo cogliere, abilmente, l’essenza dello scenario quotidiano della capitale senegalese. “Sette giorni a Dakar” è un racconto di chi ha vissuto, pur se brevemente, i problemi e la bellezza del Senegal.

Il precariato? Non è un problema: "Cento lavori orrendi. Storie infernali dal mondo del lavoro"

Marianna Abbate

ROMA – Vi è mai capitato di chiedervi chi sia il poveretto che lava le lenzuola dell’ospedale? O di immaginare quanto debba essere brutto dover buttare via gli avanzi dai piatti di un ristorante? O peggio, vi è mai capitato di farlo? Non lamentatevi, questi non sono di certo i lavori peggiori. “Cento lavori orrendi. Storie infernali dal mondo del lavoro”, edito da Einaudi, vi catapulterà in una dimensione parallela, dove incontrerete chi analizza le vostre urine, chi confeziona il latte scremato e chi buca le torte.
Scoprirete chi toglie le patatine ammuffite dai pacchetti del bar e chi seleziona soltanto le pillole rotonde per le vostre scatole di medicinali. E neanche i lavori che vi sembravano utili, interessanti e stimolanti lo saranno più. Siete un giornalista? Provate a convincere il vostro capo che i Nirvana non si ispirano agli Abba. Dirigete una televisione locale? Scoprirete che il vostro lavoro consiste perlopiù nel vendere spazi pubblicitari. E non potrete mai stare tranquilli, perché per quanto orrendo possa essere il vostro lavoro, c’è sempre qualcuno più disperato di voi, pronto a soffiarvi il posto.

Tutta fantasia, direte, l’autore mangiava pesante la sera. Eh no, è, purtroppo, la triste realtà. Le testimonianze sono state raccolte per anni da una rivista inglese che aveva dedicato una rubrica al tema. Ogni lavoro è classificato tenendo conto di sei fattori che lo rendono orribile, e cioè quanto esso sia pericoloso, inutile, alienante, umiliante, immorale o disgustoso. Per rendere il tutto ancora più interessante, ogni lavoratore ha indicato la paga percepita, che quasi mai giustifica il trattamento ricevuto.
Cento lavori orrendi non smetterà di stupirvi fino all’ultima pagina, vi farà riflettere sulla follia del genere umano e vi farà ridere con la sua sconcertante attualità.

Cento lavori orrendi. Storie infernali dal mondo del lavoro, D. Kieran a cura di, Einaudi, 178 p., € 11.